Anime & Manga > Death Note
Ricorda la storia  |      
Autore: ryuzaki eru    02/09/2011    5 recensioni
Questa storia è solo il primo flash che buttai giù della long-fiction Anothe world. Fu la prima scena che mi venne in mente e la scrissi di getto. È sospesa nel delirio di un pomeriggio e, col senno di poi, può essere considerata una sorta di "trailer" della storia completa. Un trailer con moltissimi spoiler, troppi spoiler. Quindi, qualora siate interessati, consiglio eventualmente di leggere questa one-shot solo dopo.
Sotto le coperte cominciarono ad avanzare i soliti pensieri… (…)
Emma cominciò a singhiozzare sommessamente, stringendo un angolo del cuscino, con il capo completamente coperto dal piumino, per tentare di non farsi vedere… (…)
Sapeva che Elle la poteva vedere, che quelle maledette telecamere la spiavano giorno e notte in tutte quelle  stramaledette stanze d’albergo che cambiavano quasi ogni giorno.
Sapeva però che tutto questo l’aveva voluto lei, che lei si era fatta avanti in tutti i modi per farsi indagare da lui, da Elle.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Another world'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Un omaggio ad Elle, perchè tempo fa mi diede la spinta di iniziare questa folle avventura della scrittura ;)
Eh già, perchè questa è stata la prima fic che ho scritto, in assoluto, e stasera l'ho ritirata fuori! Ti conviene scappare quindi ;)
Ricorda che è solo la follia di un pomeriggio e che potrà sembrarti incompiuta, ma è solo un flash in un altro mondo...

Aggiungo un'altra cosa importante (più di un mese dopo le prime tre righe qui sopra!): potrebbe contenere spoiler della longfic "Another world", quindi, se la stai seguendo, pensaci prima di leggere anche questo racconto ;)

Ad ogni modo, grazie di essere qui!

Alcuni dei personaggi che appariranno non mi appartengono, ma sono proprietà di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.


 

Elle… E se tenesse sotto controllo te…
 

Sotto le coperte cominciarono ad avanzare i soliti pensieri…
Col buio e la notte la mente andava a briglia sciolta, libera anche dai semplici ed istintivi impulsi della vita, come lo stare in piedi o seduti, il pensiero di aver fame e dover mangiare qualcosa, il lavarsi, il vestirsi. Tutto, nella quotidianità di chi vive in una moderna media condizione di benessere, implica una qualche forma di concentrazione e di impegno, anche se minimo.
Quando invece la luce si spegne, la consapevolezza di dover semplicemente dormire può portare la mente a vagare su terreni incerti, ma prolifici. È il momento dell’immaginazione che precede il sonno, dei pensieri assurdi ed irreali, senza giudizio o senso di colpa, senza paura di perdere tempo o di lasciarsi andare.
Se però non vogliamo che la mente voli libera e cerchiamo di tenerci occupati per non pensare, questo momento può essere terribile…
Emma cominciò a singhiozzare sommessamente, stringendo un angolo del cuscino, con il capo completamente coperto dal piumino, per tentare di non farsi vedere…
L’avvicinarsi del sonno a volte era anche peggio del sonno stesso. Un dormire strano, diverso e senza sogni, che le causava ansia. Ogni volta le sembrava di sprofondare nel nulla ed ogni volta temeva di risvegliarsi altrove, nel mondo in cui era cresciuta, che però le mancava e che non sapeva che fine avesse fatto… Questi pensieri le facevano mancare ogni appiglio e fluttuava nel vuoto, priva di certezze…
Era trascorsa un’altra giornata, aveva respirato per un’altra giornata. Ma veramente lo aveva fatto?
Sapeva che Elle la poteva vedere, che quelle maledette telecamere la spiavano giorno e notte in tutte quelle stramaledette stanze d’albergo che cambiavano quasi ogni giorno.
Sapeva però che l’aveva voluto lei… che lei si era fatta avanti in tutti i modi per farsi indagare da lui, da Elle…  
Sapeva che Elle, in un modo o nell’altro, per un qualche scherzo del destino o della relatività, esisteva dall’altra parte della porta.
Sapeva che il “suo” amato Elle di carta e celluloide era ora di carne, sperduto in una qualche suite di quello stesso albergo…
E sapeva anche che lui sarebbe morto… Come lo sapevano, tristemente, tutti i suoi fan…
Si asciugò le lacrime sulle lenzuola e si mise seduta sul letto, tirò un po’ su col naso ed accese la luce. Si alzò. Scostò le tende. Andò in bagno a sciacquarsi il viso. Tornò in camera non sapendo cosa fare, certa di non voler dormire, né leggere, né guardare la tv.
Guardò il chiarore luminoso della città, dall’alto, attraverso i vetri della finestra, sotto un cielo notturno senza stelle…
Passò qualche minuto. Sentì bussare alla porta.
Elle.
Un tuffo al cuore.
Favoloso come in ogni immagine dell’anime… ma ora, vero…
Niente saluti, naturalmente…
«Cosa ci fai qui…?» Gli chiese Emma, tra il sorpreso ed il titubante.
«Ho l’impressione che tu abbia dei problemi nel dormire» Disse Ryuzaki, freddo e diretto come sempre, rimanendo sulla porta.
Emma non si mosse e rimasero in piedi sull’uscio.
Ovviamente, nonostante avesse cercato di nascondersi, lui l’aveva vista ugualmente tremare sotto le coperte,  piangere sotto le coperte, quasi tutte le notti…
 «Tu “sai” che ho dei problemi a dormire…»
L’enfasi che Emma diede al “sai” non fu esagerata, con la voce quasi sussurrata che le uscì, ma ci fu. Alludeva naturalmente alle telecamere… Il tono della sua voce era calmo e, in fondo,  non c’era polemica. Non poteva essercene… Aveva accettato quella situazione. L’aveva cercata…
«No. Io “so”» non marcò troppo la parola «che ora non stai dormendo e “so” che non lo stavi facendo neanche poco fa. Il semplice fatto di singhiozzare ogni sera non significa che tu non riesca a dormire, dopo aver sfogato. Infatti effettivamente “so” anche che in genere dormi ogni notte.
Quello che invece non posso sapere, ma che suppongo, è che hai problemi “nel” dormire, non “a” dormire. Forse avrei dovuto dire che ho l’impressione che tu abbia un sonno diverso. Probabilmente mi sono spiegato male.»
Ovviamente non si era spiegato male per niente. Ogni singola parola, nella sua prima affermazione, aveva effettivamente espresso quello che poi aveva dovuto rispiegare… “Nel” dormire e non “a” dormire…. Sarebbe bastato ascoltare con più attenzione…
Riusciva a far sentire carente chiunque, ma lo faceva educatamente, spesso con una fredda gentilezza e con quella annoiata sequenza di parole che molti probabilmente avrebbero preferito sentirsi dire palesemente: “ma che sei ritardato!” oppure, arrogantemente, “ancora tenti di rispondermi?”.
Ma Elle non lo faceva. Era troppo intelligente per non sapere che gli altri, cioè praticamente tutti, non avrebbero mai potuto capirlo al volo o seguirlo in ognuno dei suoi rapidissimi collegamenti sinaptici, né tanto meno porre immediatamente l’accento sulla scelta sempre appropriata delle sue parole. Questo perché le sue capacità spiazzavano sempre e dietro ogni termine, dietro ogni sintetico periodo, spesso c’erano più considerazioni di quanto una persona sana e dotata di un’intelligenza media potesse arrivare a cogliere nei pochi secondi che Elle impiegava a formulare la frase.
Questo era più o meno quello che doveva roteare nella testa di Emma in quel momento e che nella mente di Ryuzaki era chiaro da fin troppo tempo.
Emma continuava a vacillare…
Non andava. Non era stata pronta. Era rimasta come una scema, non era decisamente il momento per un confronto con lui…
Ma in fondo era quello che voleva, no? Che lui intuisse tutto di lei, proprio come stava facendo in quell’istante! Aveva capito che aveva un sonno “strano”… Solo che una cosa era volerlo, una cosa era assistere, accidenti!
Insomma, toccare con mano la capacità di un ragionamento complesso, ma fluido, poteva essere molto stimolante… Ma avere la possibilità di appurare sulla propria pelle la fondatezza di un intuito incredibile era spiazzante!
La parte più ignota dell’intelligenza, che permetteva collegamenti solo apparentemente privi di logica, era forse collegata in qualche strano modo alla sensibilità? Elle era sensibile? Non sensibilità intesa come umanità però…
Tutti questi pensieri si svolsero nel giro di una manciata di secondi che, tradotti, significarono qualche attimo di silenzio, davanti agli occhi apparentemente spenti di Ryuzaki.
Emma cercò di riprendersi.
Dove erano rimasti? Ah sì, il “sonno strano” ed il fatto che lui educatamente avesse detto di essersi, forse, spiegato male…
 «… No. Sono io che non ho fatto abbastanza attenzione alle tue parole, che ignoro la rapidità dei tuoi pensieri e non mi rendo conto di quanto il tuo intuito possa essere infallibile, anche quando si tratta di considerazioni su di me, quindi quando potrei tranquillamente testarne la veridicità…»
Elle rimase nella stessa posizione, ma i suoi occhi sembravano più luminosi ora.
Emma inclinò un po’ la testa, cogliendo quel cambiamento negli occhi del suo amato “personaggio” preferito e lo guardò vagamente incuriosita… Davanti a lui si sentiva sempre fegato di topo in vitro!
«Cos’è, sei soddisfatto perché ti ho confermato che quello che pensavi era esatto?
…Strano però… non è molto da te gongolare…» Terminò Emma sussurrando, quasi tra sé e sé.
«Infatti non lo sto facendo.» Il gelo in una risposta…
E non lo stava facendo veramente.
Emma non aveva impiegato molto tempo a realizzare tutto quello che aveva pensato Ryuzaki… Meno della maggior parte delle persone.
Una cosa che Elle si divertiva a fare era cronometrare gli attimi di silenzio delle persone che aveva davanti, dopo le sue affermazioni, e valutare attentamente le risposte dopo queste pause. La sua idea sulle capacità intellettive della gente nasceva anche da questi giochetti superbi, ma in fondo innocui. Si fa quel che si può quando si è soli in fondo, no?
Be’, quella ragazza strana ed enigmatica, uscita dal nulla, aveva capito bene e l’aveva fatto nel giro di poco tempo…
Ryuzaki l’aveva nuovamente messa alla prova.
E comunque, in pochi si accorgevano che gli occhi di lui potevano essere più luminosi in determinati momenti… La carica umana di Emma era assolutamente notevole.
Forse Elle pensò questo, prima di continuare a parlare…
«Trovo interessante che tu dica queste cose. Non mi sembra di conoscerti da tanto tempo, di averti mai dato molta confidenza, di averti fatto confessioni e, in generale, di essere una persona tanto trasparente da farti affermare che “qualcosa non sia da me”.» Non c’era alcuna inflessione nelle sue parole, ma il tono pacato e placido di chi chiede un caffè al bar.
Ancora silenzio.
Ryuzaki la fissava.
«…Interessante, dici tu… Vedo che continui a volermi fare il terzo grado, fingendoti interessato ai  miei problemi nel sonno.»
 «È il mio lavoro. Non saresti qui se io non volessi farti domande. E non fingo di essere interessato, “sono” interessato ai tuoi problemi nel sonno.»
 «Come sempre mi sfugge parte dei possibili collegamenti mentali che ti fanno porre l’attenzione su qualcosa, in questo caso il mio sonno…ma questa volta non me li spiegare. »
Emma sapeva che Elle sarebbe stato l’unico in grado di capire qualcosa di più su quello che le era successo, ma non era ancora il momento…
Quindi proseguì a parlare «La verità è che non ho idea del perché il sonno mi faccia così paura, pur riuscendo a dormire…»
Com’era bello dire la verità. Certo così passava un po’ per schizoide… La parte della disadattata non le era mai piaciuta…
«Mhm.» Rispose Ryuzaki, portandosi l’indice sulle labbra.
Le credeva ed evidentemente non si sconvolgeva di fronte alle stranezze o alle difficoltà delle persone. Era privo di qualsiasi giudizio in questo senso.
«Perché piangevi?» Proseguì diretto.
«Perché tu morirai.» Adesso era lei il freezer… E così sganciò la bomba numero uno…
Silenzio. Le pupille di Ryuzaki si dilatarono sensibilmente, riducendo il sottile anello grigio scuro dell’iride, come se all’improvviso ci si trovasse in una grotta buia e lui fosse l’unico a poter vedere, l’unico a poter capire qualcosa.
Assurdo.
Eppure qualcosa nella sua testa si era certamente messa in moto… Intuito…
«È un’eventualità.» Cominciò lapidario Ryuzaki «E’ abbastanza ovvio che non desidero assolutamente che questo accada, ma è un’eventualità che ora devo necessariamente mettere in conto. Escludo momentaneamente ogni discussione sulla categoricità con cui affermi questi cosa, perché so che non mi risponderesti, almeno per il momento, e perché decisamente non è che mi entusiasmi parlare della mia morte.
Ciò che mi incuriosisce ora è il fatto che tu possa piangere per questo. Immagino comunque che le due cose siano collegate in qualche modo, il fatto che tu sappia che morirò e che la cosa ti fa versare lacrime ogni notte. Ma, come ho già detto, non voglio affrontare ora la questione. Quindi veniamo al discorso “piangere”.
Generalmente la gente piange per le persone a cui tiene molto, familiari o amici; se dotata di una certa sensibilità può farlo anche per frequentazioni molto meno strette; può dispiacersi o al massimo intristirsi lievemente se invece si tratta di persone che conosce appena.
Tu mi conosci appena, per quanto ne so io. »
Non smise mai di fissarla negli occhi mentre parlava.
La verità era che lei non lo conosceva affatto “appena”… Pagine e pagine di manga… Questo però,  lui come poteva anche solo immaginarlo…
«Evidentemente posso essere incasellata nella categoria di persone dotate di un’ “eccezionale” sensibilità. Se tu sapessi che sono in pericolo a causa di un qualche malintenzionato, cercheresti di sottrarmi alla morte, per un senso di giustizia, immagino. E questo non ha nulla a che fare con la sensibilità e con il fatto che mi conosci appena. »
«Mhm… » Ryuzaki premette il pollice sulle labbra, spostandole lievemente e facendole increspare all’angolo della bocca.
C’era stato un cambiamento. Dopo i primi momenti di panico, lei era tornata la ragazza brillante che conosceva tante delle verità nascoste sul suo conto, verità che lei gli snocciolava di tanto in tanto, in pillole, come quando gli aveva fatto capire di sapere che lui era Elle… Come poteva conoscere certe cose… Interessante…
Ryuzaki proseguì «Valida argomentazione. È ovvio che, come al solito, stai omettendo, ma non mentendo. Non credo che tu lo abbia mai fatto finora, mentire.
Il problema è che propendo sempre più per l’ipotesi che così tu voglia ottenere qualcosa e che l’abbia voluto fin dalla prima volta che mi hai incontrato. Anzi, credo quasi che tu mi abbia voluto incontrare.»
«Allora comincio a scongiurare il rischio di essere considerata solo una spostata megalomane.
Nel mio caso invece il problema è che tu non ti fidi di me. Mi credi, ma non ti fidi. Del resto non hai ancora motivi per farlo. Non posso certo biasimarti.»
Emma, negli iniziali attimi di incertezza, aveva incassato qualche colpo, a causa probabilmente del momento particolare in cui Ryuzaki l’aveva beccata, praticamente in lacrime ed incastrata in pensieri non troppo sani. La conversazione ne aveva decisamente risentito ed i silenzi avevano regnato troppo. Lui lo aveva certamente notato.
Ora si era ripresa e rinnovava la consapevolezza di quanto le emozioni potessero impastare la lucidità. La forza di Ryuzaki era anche in questo, probabilmente.
La sua invece era dovuta al fatto che conosceva tutti gli eventi, che conosceva lui come ogni degno fan di Death Note, e che solo grazie a questo poteva tenere testa ad Elle. Non doveva mai dimenticarlo. Le sue conoscenze contro l’intuito di lui…
«Umh. La mia fiducia. Anche. Credo che ci siano il 5% di possibilità che anche ottenere la mia fiducia sia un tuo obiettivo.»
«Devi essere molto convinto di questo allora. Le percentuali sono alte.»
«Delusa?» Ryuzaki tentava ancora di scucirle qualcosa e di testarla.
Emma osò rischiare un’altra delle sue carte, per colpire, e colpì.
«No. Sono alte davvero. Un 90% direi. Non ero ironica. Sei tu che, a differenza mia, sei un bugiardo.»
Colpito, effettivamente, ma accusò grandiosamente. Gelido e senza esitare nemmeno un attimo, rese il colpo, naturalmente:
 «E tu sai anche questo, che sono un bugiardo, e lo sai da tempo.»
Come lo avesse capito, non è dato sapere… Intuito…
«E tu continui a mettermi alla prova e a volermi scucire qualcosa.» Conoscenza…
«E a te piace quando ti metto alla prova.» Colpita… dall’intuito… «Tu lo vuoi…» Una voce vagamente più rauca in quelle ultime due parole…
Oddio… Sì, lo voleva… Voleva lui, accidenti!
Ricacciò gli ormoni sotto i piedi! Un bel respiro e di nuovo agguerrita!
«Immagino di sì.»
«Vuoi una fetta di torta?» Le disse col solito tono di voce compassato, poi con le mani in tasca, si incamminò svogliatamente nel corridoio.
Emma sarebbe anche potuta  impazzire. Lo conosceva. Lo adorava. L’aveva affascinata il suo personaggio assurdo e poliedrico, incredibilmente forte, deciso, ma anche buffo, teneramente buffo… Ma “vivere”  il suo carattere era decisamente spiazzante…
Dopo qualche passo Ryuzaki si girò di profilo e voltò la testa verso di Emma.
«Allora, non vuoi niente? Tanto non mi dirai altro stanotte.»
«Grazie della spiegazione per il repentino cambiamento di argomento. E sì, voglio un biscotto.»
Emma seguì Ryuzaki, curiosa e sorpresa all’idea che questa volta avrebbe conosciuto l’ubicazione nell’hotel della fantomatica “suite di controllo”…
 
Solo il portatile bianco acceso in terra, al centro, nella penombra della grande stanza spoglia.
Sul monitor la stanza di Emma.
Affianco una confezione aperta di biscotti, sul pavimento.
Un basso tavolino con una torta gigantesca.
Nient’altro.
Il letto era intatto e sui due cuscini c’erano ancora i cioccolatini di benvenuto dell’albergo. Era strano che non li avesse mangiati… 
Tre porte chiuse affacciavano nella stanza.
Era solo l’ambiente “privato” di Ryuzaki. I segreti delle indagini (segreti per modo di dire, per Emma) erano dietro quelle porte.
Quindi la teneva d’occhio solo lui… Aveva finalmente scongiurato la sua più grande ansia: che Raito si insospettisse e cominciasse a considerarla un nome da scrivere su quel maledetto quaderno… Ma poteva forse aspettarsi meno cautela ed acume da Elle?
«Tra poche ore ce ne andremo di qui.» Disse Ryuzaki, dandole le spalle.
Ovvio. Stava mettendo in chiaro che, anche se l’aveva portata lì, non aveva messo a rischio nulla, perché il giorno dopo, di mattina presto, se ne sarebbero andati in un altro albergo, dove lui avrebbe di nuovo avuto una suite con ubicazione sconosciuta per Emma… In conclusione le stava dicendo che non si fidava di lei… Come non detto. Come poteva esserle venuto in mente che le stesse concedendo un po’ di fiducia! E poi non avrebbe dovuto neanche farlo... Perché in fondo le stava mostrando solo ciò che Emma già sapeva: il fatto che lui la controllasse. In quella stanza non c’era assolutamente nient’altro.
Perché allora aveva voluto specificare quella cosa per rimarcare che non aveva fiducia in lei…?
Ryuzaki la bloccò, per fortuna, da quel trip mentale…
«Quelli sono amari e fondenti. Non mi piacciono.» Le spiegò, continuando a mostrarle le spalle, mentre si dirigeva verso la megatorta alla panna sul tavolino…
Un mistero… L’intuito fenomenale poteva essere una forma di sensibilità…?
Emma non lo sapeva ancora.
E intanto lo guardava, magro, dinoccolato, con le mani in tasca, nella penombra, i piedi nudi, il collo affusolato…
Elle…
Elle era davanti a lei, ora…
 
 
Eh già… Finisce così… E non è incompleta né incompiuta. È così e basta.
L’avevo detto che era solo un delirio sospeso in un pomeriggio invernale ;)
La storia intera non venne scritta e non nacque per essere pubblicata su EFP nè per essere letta da qualche altro fan di Death Note, eccetto me. Troppe cose che non vanno! Lo stesso dicasi per questo testo che hai appena letto. Ma oggi mi girava così e, dato che la coerenza non è esattamente il mio pane quotidiano, tu te lo sei ritrovato davanti... e ora mi starai maledicendo per la malsana botta di testa ;)
 
Allora, a distanza di tempo da quando ho pubblicato questa storia, decido ora di aggiungere queste parole, rigorosamente senza cancellare le precedenti, a riprova del fatto che la coerenza non mi appartiene ;)
Alla fine ho deciso di condividere la storia intera cui si ispira questa one shot e l'ho fatto grazie all'entusiasmo di Saretta, Gargy e Lu, che ringrazio infinitamente!
Se vi dovesse mai venire in mente di leggere la storia completa (e allora preparatevi a camminare sui ceci!) sappiate che questo racconto è effettivamente inserito nel bel mezzo della trama, ma che probabilmente non comparirà così com'è all'interno della stessa, o perlomeno non lo farà nello stesso modo.
Probabilmente qui ci saranno cose da eliminare, da aggiungere, da riscrivere o forse tutto quello che succede non accadrà o magari i personaggi non risulteranno simili... Questo perchè, come vi ho già detto in tante lingue ormai, questa è la prima cosa che scrissi, senza avere un'idea chiara del personaggio di Emma, nè dell'evolversi preciso degli eventi o del rapporto più o meno intimo di L con lei...
Quindi, se volete leggere la long fiction intera (--> qui), non pensate troppo a questa one-shot, anche perchè potrebbe contenere spoiler fasulli ^_-
Dopo queste precisazioni (probabilmente inutili!) vi saluto!

Grazie infinite di aver letto!

Eru

   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Death Note / Vai alla pagina dell'autore: ryuzaki eru