Meno di mezz'ora dopo una Mercury quasi più scassata della Pinto
di Vartan parcheggiò con un
gran stridio di freni ad un millimetro dalla transenna, sollevando un nugolo di
fiacche proteste da parte degli agenti della sorveglianza. Prima ancora che la
macchina si fermasse, la portiera del passeggero si era già aperta e ne era uscito, non senza difficoltà, un tizio che sembrava
un armadio a sei ante in completo gessato giacca e cravatta. Il suo lucido
cranio nero svettava di venti centimetri buoni su tutti e l’espressione feroce
del viso non era affatto mitigata dagli occhiali
scuri, soprattutto a quell’ora di notte. Dal posto di
guida, scese una ragazzetta che, per contrasto, sembrava più piccola di quanto fosse in realtà: aveva una curiosa zazzera di capelli neri
che andavano in tutte le direzioni, lo sguardo truce di chi è appena uscito di
galera e un giubbotto da motociclista che le pendeva addosso come se fosse di
qualcun altro. Vartan andò loro incontro con la
faccia seria: salutò il tizio nero con un gesto secco del mento e quasi sorrise
alla ragazza che gli piantò addosso due seri occhioni neri molto latini.
“Thorpe,
Mancuso, vi stavo aspettando.” disse
Vartan con un’aria di leggero rimprovero.
“Siamo venuti appena
possibile” rispose Thorpe, facendo quasi vibrare il
terreno col suo vocione d’oltretomba “Di che si tratta?”
Vartan fece un gesto secco con la testa verso il gruppetto
di donne in cerchio intorno al fuoco senza girarsi del tutto e l’espressione
del suo viso si fece ancora più cupa.
“Il solito casino di Mama Dubois” disse, quasi
masticando le parole “Ha fatto di nuovo quella cosa
del cerchio e del fuoco… uno di questi giorni la butto in mezzo ad uno dei suoi
maledetti falò e chi s’è visto s’è visto!”
“Dici così
ma sai benissimo che Mama Dubois
è più potente di te, di me e dei nostri capi messi insieme” commentò pacato Thorpe, sorridendo “E’ per questo che ci hai chiamato
subito senza nemmeno tentare di sloggiarla come avrebbe fatto un qualsiasi
pivello, vero?”
“Dobbiamo tenercela buona, volenti o nolenti” rincarò la dose Mancuso, imbronciata “Mama Dubois è una Mambo, una sacerdotessa voodoo:
nemmeno tu hai il coraggio di scherzare su queste cose dopo che hai visto cosa
è capace di fare, Vartan. E comunque,
se ti informassi meglio, sapresti che quella cosa del cerchio e del fuoco è
fondamentale nella religione voodoo. Serve per
invocare Brigitte e Baron Samedi,
i Loa della morte e dei cimiteri. Stanno preparando
una serena morte per i loro cari, non stanno facendo niente di male.”
“I ti-bon-ange
dei morti sono ancora qui” rincarò la dose Thorpe, molto serio “Hanno bisogno di protezione per
raggiungere l’aldilà.”
“Sì, sì, come vi pare” tagliò
corto Vartan, che evidentemente non ne sapeva mezza
di Loa o bon-ange o cimiteri, e nemmeno voleva
saperne “Vedete se riuscite a fare sloggiare Mama Dubois e il suo gruppo di galline da brodo senza ulteriori spargimenti di sangue. Ne è
già stato versato abbastanza per stasera.”
Mancuso si girò verso di lui con un sopracciglio interrogativamente alzato.
“Tutto qui?” domandò spazientita “Ci hai buttato giù dal letto a quest’ora della notte solo per far sloggiare Mama Dubois dalla tua scena del
crimine?”
Vartan sembrò soppesare le sue parole con un misto di impazienza e vergogna.
“Bè”
sbottò alla fine, girando loro le spalle “Magari visto che siete dei mezzi
stregoni, riuscite a capire cosa diavolo è successo qui stanotte. Abbiamo tre
cadaveri, una decina di indiziati e nessuno che scucia
una sola maledettissima parola. C’è di mezzo roba grossa
e domattina sarà impossibile tenere lontana la stampa… il sindaco ci farà a
fettine se non troviamo chi è stato…”
“Ok,
abbiamo capito” lo interruppe Mancuso, abbagliandolo
con uno dei suoi rari e sorprendenti sorrisi “Vediamo cos’ha da dirci Mama Dubois per salvarti il culo poi la sbattiamo fuori da qui
a pedate. Te gusta, hijo?”
“Sembri sempre di più il tuo
degno compare Mendez” ringhiò Vartan,
offeso “Forse passi troppo tempo con lui.”
Il sorriso si spense
repentinamente dal viso di Mancuso che masticò a
vuoto per un paio di secondi prima di decidersi a voltargli le spalle.
“Ti faremo sapere, tenente Vartan” gli disse con voce annoiata “Intanto, sgombra
l’area dai tuoi uomini per un’ora. Non voglio in giro anima
viva, mi sono spiegata?”
“Stai scherzando?” strepitò Vartan, di nuovo arrabbiato
“Mica siamo a vostra disposizione, signori della SREC dei miei stivali!
Ti do dieci minuti.”
“Quarantacinque minuti o
lascio qui Mama Dubois a
sgozzare galline per il sommo sollazzo della stampa.” sibilò perfidamente Mancuso senza
nemmeno girarsi verso di lui.
Vartan meditò a lungo con gli occhi
ridotte a fessure malevole.
“Mezz'ora” ringhiò alla fine,
vinto “E che ne sia valsa la pena o invece delle
galline sgozzeremo te davanti alla stampa, agente Mancuso.”
* * *
Gli agenti della polizia stavano
cominciando a sgombrare perplessi mentre Mancuso e Thorpe si avvicinavano al gruppetto di donne raccolte in
preghiera davanti al fuoco.
“Se
va tutto bene, Mama Dubois
farà in modo di finire questa sceneggiata entro dieci minuti” mormorò Thorpe speranzoso “Così ce ne torniamo in ufficio a
spennare per bene Mendez con una nuova partita a
poker…”
Normalmente, gli interventi
di Mama Dubois si
limitavano a inoffensivi riti di preparazione al
passaggio dell’anima del defunto, il ti-bon-ange,
verso l’aldilà. Certo, sia Thorpe che Mancuso sapevano bene che quell’aspetto folcloristico e innocuo di Mama Dubois era solo la punta di
un iceberg, una facciata ad uso e consumo dei personaggi come Vartan. Loro sapevano bene, invece, che quella donna
dall’aria svaporata, senza età, dagli occhi cangianti ed il sorriso gentile, in
realtà era l’indiscussa regina di Storyville. Niente
succedeva senza che lei lo sapesse; nessuno muoveva un dito senza il suo
benestare. Mama Dubois era
molto amata dalla gente di New Orleans ed era conosciuta fino nel Cajun: una sacerdotessa voodoo
come poche se ne erano viste in Louisiana, famosa per
la sua condiscendenza e, contemporaneamente, per la sua implacabile
severità.
“Non ci metterei la mano sul
fuoco.” borbottò Mancuso,
rannuvolandosi mentre osservava attentamente le donne accasciate. Il movimento
ondulatorio delle loro teste, il sottofondo isterico dei loro lamenti e
soprattutto lo sguardo perso ed angosciato di alcune di loro erano segnali
sufficientemente anomali per metterla in guardia. Man mano che si avvicinavano, l’aria intorno sembrava acquistare una
pesantezza nuova, una densità elettrica piuttosto inquietante... come se si
muovesse in spire concentriche mossa non dal vento, ma da qualcosa di più
potente. Thorpe e Mancuso
evitarono accuratamente di guardarsi negli occhi, ben consci del fatto che due
poliziotti scafati come loro non potevano permettersi
il lusso di dimostrare inquietudine per qualcosa di così poco scientifico come
una “sensazione”. Mama Dubois,
nonostante gli occhi saldamente chiusi, si alzò in piedi con perfetto tempismo
al loro arrivo. I due agenti si fermarono a debita e rispettosa distanza mentre
Mama Dubois, con gesti
molto lenti e tranquilli, posava una leggera carezza alla testa abbassata di
una donna in lacrime e si dirigeva verso di loro. L’espressione del suo viso
fece balzare il cuore in gola a Mancuso che dimenticò
d’un colpo i convenevoli di rito.
“Che
succede, Mama?” chiese spiccia a muso duro.
Mama Dubois alzò i suoi
sorprendenti occhi dorati sulla giovane, non senza aver mandato un breve cenno
di saluto col capo verso Thorpe.
“Abbiamo un grosso problema”
mormorò con voce bassa e musicale che sembrava un sospiro di foglie secche “Un
grosso problema davvero. Mai capitata una cosa così. Quanto
tempo ci ha dato Vartan?”
“Abbiamo solo mezz'ora”
rispose Mancuso mordendosi un labbro“Avanti, dicci che sta succedendo.”
Mama Dubois lanciò
uno sguardo nervoso alle sue spalle, verso il gruppo di donne intorno al fuoco,
poi parlò con voce molto bassa in modo da non farsi sentire da nessun
altro.
“Il ti-bon-ange
di Jeanne è ancora qui, ma è molto irrequieto” disse
preoccupata “Nonostante abbiamo invocato i Loa di protezione, sta scappando via….come
se fosse catturato e trascinato lontano.”
Fece una pausa ad effetto
prima di sussurrare le ultime parole in tono definitivo.
“Sospetto che ci sia un baka nei dintorni.”
Mancuso e Thorpe rimasero a lungo
immersi in un silenzio sorpreso.
“Baka?”
sussurrò Thorpe come a richiedere spiegazioni.
“Un baka,
sì” rispose lentamente Mama Dubois
“Uno spirito maligno che sta tentando di allontanare
il ti-bon-ange di Jeanne.
Qui è avvenuto un fatto di sangue molto cruento: tre morti, tanta gente ferita…tanto odio tutto intorno. Quasi non si riesce a respirare
tanto l’aria ne è piena. Non vedo chi, se non un baka, avrebbe potuto provocare
tutto questo.”
“Mama,
andiamo…” sorrise Thorpe, accomodante “Quella gente è
morta per colpi di arma da fuoco, non per uno
stramaledetto rito voodoo.”
“Un baka
può provocare tutto questo” rispose Mama Dubois con incrollabile convinzione “Oltretutto, per
invocare un baka non è
necessario tanto l’esperienza quanto una forte carica mentale. Qualsiasi
persona potrebbe invocare uno spirito maligno in situazione di forte stress
emotivo.”
Mancuso lanciò una penetrante occhiata alla donna di colore
che sostenne il suo sguardo con calma apparente.
“Se stai tentando di dirci
qualcosa, Mama, ti consiglio di parlare fuori dai denti” ringhiò Thorpe
con aria cattiva “Non è né il tempo né il luogo per i tuoi complicati giochetti
spiritici. Intendi dire che chi secondo te ha invocato
il baka è il mandante di questa carneficina?”
“Forse.” rispose
Mama Dubois, enigmatica.
“Mama,
sai benissimo che non possiamo basare una indagine di
polizia sulla presunta presenza di uno spirito maligno” sospirò pazientemente Mancuso “Quindi, potresti dirci di preciso cos’è che vuoi
che facciamo?”
Mancuso e la sacerdotessa si guardarono
negli occhi con aperta sfida.
“La cosa che mi preme di più,
adesso, è mettere in salvo il ti-bon-ange
di Jeanne” mormorò infine Mama
Dubois, con accorata gravità “E’ in pericolo e finché
il baka sarà in circolazione non potrà trovare la via
della luce. Dovete aiutarla.”
“Dobbiamo?” domandò sorpresa Mancuso, sollevando un sopracciglio “Io e Thorpe? Se non sbaglio, solo chi
ha invocato il baka può ricacciarlo da dove è venuto.
Oppure, una Mambo molto brava può provare ad invocare i Loa e
chiedere il loro aiuto.”
Mama Dubois tacque a lungo,
pensierosa.
“Non abbiamo tempo per
richiamare come si deve l’intervento dei nostri amati Loa”
disse con voce rotta “Qualcuno deve andare ad aiutare il ti-bon-ange
di Jeanne dove si trova adesso.”
Thorpe e Mancuso, a quelle parole,
si scambiarono uno sguardo sorpreso.
“Mama”
esordì Mancuso con voce dolce ma
ferma “Jeanne è morta. Nessuno può raggiungerla dov’è
adesso. E anche se tu credi che sia possibile, non abbiamo tempo per una
cerimonia così complicata.”
“Oltretutto, non è possibile
che tu faccia sia da Mambo che da Tramite.” Rincarò la
dose Thorpe, serenamente.
Mama Dubois posò su di lui un
lungo sguardo sorpreso.
“E chi ha detto
che sarò io ad andare ad aiutare Jeanne?” ribatté con
voce pacata “Come giustamente hai detto, io devo presenziare alla cerimonia:
devo invocare Loa Legba nel
suo aspetto di apritore del passaggio, Maitre Ka-Fu.
Questo richiederà tutta la concentrazione mia e delle mie
donne. C’è un’aria instabile, qui: si sente odore di malvagità. Se lasciassi aprire a chicchessia la porta fra i mondi, che ne
verrebbe fuori?”
“Nessuna delle tue donne è
abbastanza potente per varcare
Lo sguardo che Mama Dubois posò su di lei era
tranquillo, sereno e molto, molto deciso.
“Infatti” disse con voce
morbida “E’ per questo che andrai tu.”
LEGENDA:
I Loa sono divinità Voodoo, venerate dai fedeli
durante le cerimonie. Ci sono due principali categorie di Loa,
secondo la credenza: Il Rada ed il Petro. Molti Loa
hanno manifestazioni che appartengono sia al Rada che
al Petro. Tutti i Loa "montano" o posseggono i loro devoti.
Le credenze Voodoo includono
l'esistenza di spiriti maligni che vagano nella notte. Questi posseggono membri appartenenti alla setta dei bizango, assumendo spesso le esembianze
di animali; sono chiamati Baka. Una delle
forme comuni del baka è il loup
garou, o lupo mannaro.
Note dell’autrice:
Proseguo la storia a
balzelloni, senza avere uno straccio di trama da seguire…Va bene lo stesso, gente? Sappiatemi dire.
Lady Antares
D.L.: Mi hermosissima
must woman!! Che bello sentirti di nuovo… le tue parole mi fanno l’effetto
di uno scaldotto di pile (in pieno inverno: in estate
mi fai l’effetto di una menta fresca bevuta in veranda). Sono felice che i miei
poveri, bistrattati personaggi piacciano a qualcuno. Hanno così
tanto da dire e da dare: bisogna solo lasciarli fare, lasciare che esprimano
i loro (ehm) conflitti interiori…Ma passiamo a noi: com’è finita la storia
della scollatura a scomparsa? Devo sapere tutto (mai che mi faccia i cXXXi miei, io). Anche io adoro Mancuso: è il mio alter ego, si sente? Mendez,
invece, è la prova che la mia mente è pericolosamente malata: sono già
innamorata di lui ed ho scritto solo due scene!! E
poi, gli altri…credimi,
tutti da scoprire. Spero di risentirti presto, mi corazon!! A presto!!
Kika2: Amore mio!! Non ti sentire in
colpa, qui siamo tutti fulminati, chi più chi meno: sei in buona compagnia, non
temere! La storia proseguirà, ma non sarà lunghissima: un cinque, sei capitoli
al massimo. Però, ho già pronta in testa una nuova
avventura per i miei pazzi scatenati della SREC (questa volta con protagonisti Jones e Brancousie). Poi, chissà.
Per ora, mi piace scrivere di loro. Non mi abbandonare e dimmi sempre cosa ne
pensi, ti prego!!
Grazie a tutti
Un bacio
Elfie