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Autore: CowgirlSara    29/02/2004    1 recensioni
Potrà il re di Rohan affrontare questa ennesima sfida come le altre battaglie che ha combattuto? O essere traditi dalla persona amata è una ferita troppo dolorosa anche per un guerriero come lui? Arriverà infine il riscatto, per una donna che non spera più? La vita della sposa di Legolas dipende da loro... Una specie di seguito di "It looks like you".
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aragorn, Eomer, Legolas, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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12 - Un altro giorno, un nuovo giorno

12 - Un altro giorno, un nuovo giorno

 

Tell me why

when I scream there's no reply,

when I reach out there's nothing to find,

when I sleep I break down and cry...

(Fading like a flower - Roxette)

 

Dolore, buio, frasi in una lingua che non conosceva, ma che la rassicuravano, sembravano qualcosa tra una preghiera ed un canto; le sentiva, la portavano verso la luce. Ora avvertiva calore, pace, poteva riposare tranquillamente...

Stava cercando di aprire gli occhi, si sentiva così pesante, come ancorata al materasso; le sue mani si muovevano lentamente, le dita avevano poca sensibilità.

Sollevò le palpebre, e si ritrovò osservata da due splendidi e seri occhi verdi; la stanza era illuminata solo dai primi bagliori di una pallida alba.

"Come ti senti?" Le domandò la voce calda di Eomer, pur mantenendo un tono distaccato; lei si passò una tremante mano sulla fronte, il gesto le provocò del dolore ad un fianco.

"Non lo so..." Rispose incerta la ragazza. "Che cosa è successo?" Chiese confusa.

"Sei stata gravemente ferita, sei viva solo grazie all'intervento di Enid..." Quelle parole le fecero tornare la memoria: rammentò gli occhi di Luhawk, il coltello, il suo intervento...

"Luhawk?" Domandò all'improvviso, interrompendo Eomer.

"E' morto." Rispose il re del Mark; poi la osservò, per capire dalle sue reazioni se le dispiacesse, ma la vide solo fare un sospiro sollevato.

"Tu... che... che cosa fai qui?" Balbettò Serena, dopo qualche attimo di silenzio; lui distolse lo sguardo, mascherando un certo imbarazzo.

"Ecco... mia sorella aveva da fare, Aragorn e Arwen si stanno preparando per tornare a Gondor, Legolas sta assistendo Enid, perciò..." Spiegò l'uomo.

"Che cosa è successo a Enid?!" Chiese d'impeto la ragazza, tentando di sollevarsi seduta, ma un dolore lancinante la costrinse a sdraiarsi di nuovo.

"Dopo averti soccorsa è svenuta, sono passati tre giorni e ancora non si è ripresa." Raccontò Eomer, con sguardo preoccupato.

"E il bambino?" Intervenne Serena.

"I curatori assicurano che va tutto bene, Arwen ipotizza che il suo sia uno stato d'incoscienza volontario, per preservare il bambino finché lei non si sia del tutto ripresa, bah... faccende da elfi..." Rispose l'uomo, allargando le braccia; poi si alzò dalla sedia di fronte la letto. "Adesso vado, devo avvertire che ti sei ripresa..." Affermò, avvicinandosi alla porta e dandole le spalle.

"Eomer..." Lo richiamò la ragazza; lui si voltò con espressione interrogativa. "Che cosa significava quel bacio?" Gli domandò con un filo di voce.

"Non capisco di quale bacio stai parlando..." Replicò lui, con la mano sulla maniglia.

"Invece lo sai perfettamente." Ribatté Serena.

Certo che lo sapeva, aveva capito che non si riferiva ai baci che si erano scambiati al tempo della loro conoscenza, o ai baci feroci che si erano dati durante l'amplesso, ma a quell'unico bacio, quello sulla guancia, l'unico che significasse davvero qualcosa...

"Non significava niente." Rispose Eomer, senza esitazione. "Era solo un gesto dettato dalla passione del momento..." Quelle parole fecero di nuovo inaridire l'animo di Serena, ed appassire quel fiore che aveva appena ritrovato i colori; non si aspettava una risposta diversa, ma come negare che ci aveva sperato.

"Che cosa devo fare io adesso?" Mormorò la ragazza, guardandosi le mani posate in grembo. "Devo andarmene, sparire dalla tua vita?" Aggiunse senza guardarlo.

"Forse è la cosa giusta." Rispose lui, ma sentiva il cuore oppresso. "Così potremo entrambi cercare di dimenticare." Continuò, voltandosi verso la porta. "Certo, almeno finché non sarai guarita, potrai tranquillamente rimanere qui." Concluse, poi aprì la porta e lasciò la stanza.

Serena strinse i pugni sulle lenzuola candide; ora non aveva davvero più niente, nulla per cui valesse la pena di guarire, di andare avanti. Adesso era davvero inutile...

 

I reach and feel your hair

Your smell lingers in the air

I brush your cheek with my fingertips

I taste the void upon your lips

And I wait for paradise...

(Paradise - Bruce Springsteen)

 

Aprì gli occhi quasi contro voglia, sulla luce rosata di un'alba che preannunciava l'ennesima sfolgorante giornata di quello splendido maggio; l'alta finestra era aperta e una brezza fresca entrava, portando il profumo della rugiada e dei fiori che si schiudevano. Chiudendo gli occhi poteva quasi immaginare di essere su, al nord, e che fuori ci fossero i frondosi alberi verdi della loro foresta.

Sorrise, guardandolo; il vento le portava anche il suo profumo, di dolce muschio. Lui era fermo di spalle, indossava una casacca verde scuro e dei pantaloni color della terra; i suoi lunghi e morbidi capelli biondi posavano sulla sua schiena perfetta, appena mossi dalla brezza. Teneva le mani appoggiate sul davanzale, sembrava assorto, o forse stava solo guardando il sorgere il sole, come tante volte avevano fatto insieme.

"Legolas, tarenamin lisse..." Sussurrò; la sua voce si confuse col cinguettare dei passeri, ma lui si voltò, con occhi stupiti.

L'elfo sentì per un momento il cuore battergli tanto forte da fermare persino il respiro; poi concentrò lo sguardo sul viso sereno, bellissimo e sorridente della sua Fata dei Boschi, e si accorse di stare per cedere all'emozione. Lei capì, guardandolo, così allungò la mano verso Legolas, il quale, commosso, la prese nella sua e poi s'inginocchiò accanto al letto.

"Enid, meleth... meleth nin..." Balbettò il principe, affondando il viso nell'incavo del suo collo e abbracciandola forte; Enid sentì le lacrime bagnarle la pelle.

"Non piangere, amor mio, mio dolce principe..." Gli bisbigliò dolcemente, carezzandogli il capo. "So che hai avuto paura, anche io ne ho avuta, ma ora sono di nuovo qui con te." Lo rassicurò con la sua voce melodiosa. "Siamo, di nuovo qui con te." Aggiunse sorridendo; lui alzò la testa e le sorrise, tra le lacrime.

"Perché non mi hai detto del bambino?" Le domandò, mentre le sistemava i capelli sulla fronte; lei scosse piano il capo.

"Non lo sapevo nemmeno io, poi ho fatto un sogno..." Rispose Enid, intenta a sfiorare la guancia, il sopracciglio, l'orecchio del suo adorato sposo.

"Ti ha parlato?" Chiese entusiasta Legolas, dopo averle dato dei piccoli baci ai lati delle labbra sorridenti.

"No." Ammise lei, passando le dita sulla catenina che reggeva il suo ciondolo, ancora al collo dell'elfo. "Ma avrà i tuoi occhi." Aggiunse, disegnando con tocco leggero il profilo dei begl'occhi blu di Legolas.

"Quanto mi sei mancata..." Sussurrò infine il principe, prima di baciarla con passione.

"Oh, scusate il disturbo!" Esclamò la voce inconfondibile di Aragorn; i due elfi si voltarono verso la porta, giusto in tempo per vedere l'uomo che se n’andava.

"No, Estel, aspetta!" Lo richiamò Enid; il re di Gondor tornò sui suoi passi.

"Arwen mi ha mandato a vedere come stavi, non pensavo di trovarti così in forma." Affermò Aragorn avvicinandosi e facendole una carezza sulla fronte.

"Ti prego, dille che sto bene e che mi dispiace aver fatto preoccupare tutti." Gli disse l'elfo dai capelli rossi; Legolas li osservava in silenzio, sempre tenendo la mano di Enid.

"Non angustiarti, ora è tutto a posto, solo... con tutte le emozioni che ha avuto sua madre, questo piccolo Verdefoglia diventerà un guerriero!" Scherzò il ramingo; gli altri due risero, palesemente rasserenati. "Bene, ora vado a dire ad Arwen che stai bene, vi lascio." Aggiunse, tornando verso la porta ed uscendo.

"A proposito di quello che è successo, Legolas..." Mormorò Enid, richiamando l'attenzione del suo sposo.

"Dimmi." La incitò lui, chinandosi fino a poggiare il capo accanto al suo, sul cuscino.

"Come sta Serena?" Domandò lei, senza nascondere un filo di preoccupazione; Legolas le fece una carezza e le sorrise.

"Sta meglio, anche lei si è appena svegliata, ce lo ha riferito Eomer pochi minuti fa." Le riferì; inspiegabilmente l'espressione di Enid rimase seria.

"Ho una strana sensazione, portami da lei." Dichiarò la fanciulla elfo; lui la guardò stupito.

"Non puoi affaticarti troppo, amore mio." Le disse prendendole la mano.

"Io sto bene, portami tu, ti prego, la devo vedere..." Lo supplicò, stringendo le dita di Legolas tra le proprie; sembrava veramente preoccupata.

"Come vuoi, ma non dovrai fare sforzi inutili." Accettò, raccomandandosi, l'elfo; lei annuì, così Legolas la prese in braccio, pronto a portala nella camera dell'altra ragazza.

 

Maybe that time has its own way of healin'

Maybe it dries the tears in you eyes

But never change the way that I'm feelin'

Only you can answer my cries

(Open your heart - Europe)

 

I due elfi erano fermi davanti al letto vuoto di Serena; si scambiarono un'occhiata interrogativa, la stanza era vuota.

"Ma dove può essere andata, con quella ferita?" Si domandò Legolas, a voce alta, mentre Enid si avvicinava al letto.

La fanciulla elfo si chinò sulle lenzuola, sfiorando con la punta delle dita una macchia scura: era sangue. Enid si risollevò allarmata, una sensazione di estremo disagio si era impadronita di lei dopo aver toccato quella macchia, aveva paura, stava succedendo qualcosa.

Si voltò immediatamente verso il marito e, senza aspettare una sua parola, si precipitò fuori della stanza. Legolas la seguì preoccupato; Enid era nel corridoio, si guardava intorno, come se cercasse qualcosa.

"Enid, che succede?" Le domandò; lei parve non sentirlo e prese a correre, percorrendo il corridoio sulla sinistra.

La fanciulla elfo aveva sentito una corrente di aria fresca venire da quella direzione; si fermò in fondo ad una rampa di strette scale, in cima alle quali c'era una porta aperta da cui filtrava la luce del mattino che nasceva. Enid non esitò, cominciando a correre su per le scale; Legolas la raggiunse e l'afferrò per una mano, lei si voltò.

"Non puoi correre, ne fare le scale." Le disse serio, stringendo il suo polso.

"Legolas tu sottovaluti la mia forza!" Gli gridò lei. "Non sono io che sto male! Lasciami andare, adesso." Protestò; lui allentò la presa e lasciò che la mano della sua sposa scivolasse dalla propria. Enid riprese a salire, la seguì.

Salì esitante l'ultimo gradino, affacciandosi sul mattino scintillante; la luce, per un attimo le ferì gli occhi, ma quando riuscì a riaprirli vide subito una figura in piedi sull'orlo del bastione. Il vento faceva aderire la veste azzurrina al suo corpo sottile, una macchia rossa si affacciava all'altezza del ventre.

"Serena." Chiamò l'elfo, mentre faceva un passo verso di lei; la ragazza si voltò dopo un piccolo sussulto di stupore. La guardò con gli occhi lucidi e appannati; l'amica corrucciava la fronte.

"Enid..." Mormorò, poi le fece un piccolo sorriso addolorato. "Stai bene?" Le chiese.

"Sì... sì, sto bene, perché non vieni a curartene di persona?" Rispose l'elfo dai capelli rossi.

"No, non posso." Ribatté Serena, tornando a guardare il vuoto sotto ai bastioni di Meduseld. "Io... devo andarmene..." Mormorò poi.

"No, non puoi!" Esclamò Enid. "Non puoi farlo, non è la strada giusta." Continuò, avvicinandosi alla ragazza con passi lenti.

"Enid..." La chiamò Legolas, ricordandole di averla accompagnata; la fanciulla si voltò verso di lui, mostrandogli un viso di nuovo impallidito.

"Va' a chiamare Eomer." Gli sussurrò decisa.

"Non ti lascio qui da sola." Dichiarò serio l'elfo biondo, scuotendo il capo.

"Ti prego, c'è bisogno di lui, non riuscirò a salvarla da sola." Insisté Enid. "Vai, ti prego." Legolas sospirò poco convinto, poi si persuase, lasciando il terrazzo; mentre scendeva le scale diede un ultimo sguardo alla sua compagna, di cui intravedeva ancora i riccioli color dell'autunno.

"Serena... Serena, perché non mi dai la mano e non scendi qui con me?" Domandò Enid all'amica, cercando di convincerla; lei scosse il capo. "Non puoi decidere di porre fine alla tua vita, farci soffrire così..."

"Nessuno piangerà la mia morte, io sono inutile!" Protestò Serena, passandosi le mani sul viso; Enid aveva capito che la ferita si era riaperta, e probabilmente il dolore era forte.

"Io piangerei, tu sei mia amica..." Le disse dolcemente l'elfo.

"Ho quasi ucciso tuo figlio, dovresti odiarmi come gli altri..." La interruppe; l'altra fanciulla la vide barcollare leggermente, così allungò un braccio verso di lei, allarmata.

"Nessuno ti odia, Serena..." Eomer arrivò proprio mentre Enid pronunciava queste parole; vide l'elfo, poi spostò gli occhi sulla figura in piedi sul bastione.

Il re del Mark spalancò gli occhi sconvolto, quando la riconobbe; salì l'ultimo gradino e si fermò poi accanto a Enid. Legolas rimase vicino alla porta.

"Che succede?" Chiese l'uomo tenendo gli occhi fissi sulla ragazza in bilico.

"Sta male, la ferita si è riaperta..." Rispose la fanciulla elfo.

"Potrebbe svenire!" Esclamò Eomer, stringendo i pugni.

"Peggio..." Mormorò la donna. "Potrebbe buttarsi... ed è quello che ha intenzione di fare..." Aggiunse allarmata; poi si girò verso l'amico. "Parlale." Gli consigliò.

"Io... io..." Balbettò lui impaurito, voltando il capo da Enid a Serena e viceversa. "Non so che cosa dirle..." La sua espressione era impotente.

"Parlale col cuore, lei ascolterà." Gli disse l'elfo, spingendolo verso di lei.

Serena, nel frattempo, viveva in una realtà ovattata, percepiva solo il vento entrarle nelle orecchie; all'improvviso un fitta dolorosa le fece portare le mani all'addome, così si accorse della macchia di sangue che si stava allargando sulla sua veste.

"Serena..." Una tremante voce maschile la chiamò; lei si girò piano e vide Eomer. Era pallido, porgeva una mano verso di lei. "Perché lo stai facendo?" Le chiese; le lacrime ripresero a scendere sulle guance della ragazza, mentre il sole, incurante della tragedia, illuminava coi suoi raggi dorati tutto il bastione.

"Perché sono inutile, non ho niente, nessuno mi vorrà mai..." Rispose la ragazza, coprendosi il viso con le mani, poi se le portò ai capelli con rabbia.

"Non dire così! Hai salvato al vita di Enid, rischiando di perdere la tua, non puoi buttarti via in questo modo!" Le gridò Eomer, stringendo i pugni. "Per favore, scendi da lì..." La implorò poi, con tono più quieto.

"E' troppo tardi!" Urlò lei, stringendo le mani sui propri capelli, col viso invaso dalle lacrime. "Ho sprecato la mia vita, credendo di amare chi non lo meritava, e quando ho capito di amare te era troppo tardi! Tu mi odi adesso, e come potresti volermi, dopo quello che ti ho fatto?!" Continuò gridando contro il vento.

"Tu... mi ami?" Balbettò l'uomo sorpreso, corrucciando le sopracciglia; Serena si girò appena, con espressione colpevole e gli occhi gonfi e rossi.

"Oh sì, io ti amo Eomer... perdonami..." Affermò la ragazza con voce tremante; Enid sospirò sollevata, a quelle parole, come se la brezza primaverile la raggiungesse per la prima volta da quando era sul bastione. Legolas le strinse la mano, lei gli sorrise.

"Io... ho provato ad odiarti..." Riprese titubante Eomer. "Ma non ci sono riuscito." Confessò; lei lo osservò, incredula di sentire quelle parole, di vedere quegli occhi lucidi, di seguire quella lacrima dopo che li ebbe socchiusi. "Non riesco a togliermi dalla mente quella fanciulla splendida che ho conosciuto, ne a credere non sia la stessa donna che ho davanti ora. Dimenticare sarebbe impossibile, ma potrei perdonare..." Affermò poi; Serena lo guardava scuotendo leggermente il capo. "Vieni da me, scendi..." Le chiese di nuovo; ormai piangeva, allungando la mano verso di lei.

"Io non merito il tuo perdono... devo uscire dalla tua vita..." Dichiarò la ragazza senza convinzione, muovendosi verso il bordo del bastione.

"NO!" Gridò l'uomo, facendo un altro passo verso di lei. "Mentivo, non è vero, mentivo a me stesso!" Aggiunse allungando entrambe le braccia. "Non voglio che tu esca dalla mia vita e... quel bacio... c'era tutto in quel bacio... Io non posso vivere senza di te, ti prego, vieni da me..." La implorò di nuovo; lei era incredula e sorpresa, ma ancora addolorata.

"Che cosa significa questo?" Gli domandò, mentre stringeva le mani sulla ferita.

"Che ti amo, che non ho mai smesso di amarti, e per questo soffrivo così... io ho bisogno di te... vieni da me, scendi..." Serena tremava, non riusciva a credere a quello che aveva sentito, le sembrava troppo, per poterlo accettare.

Un dolore acuto all'addome le fece stringere la presa della mani; le tremarono le gambe. Eomer la vide barcollare pericolosamente verso il precipizio; non perse tempo, l'afferrò per la vita, dopo un piccolo balzo. Serena si ritrovò tra le sue braccia, stretta tanto forte quasi da soffocare; si lasciò andare alle lacrime.

Enid e Legolas si scambiarono un'occhiata soddisfatta, proprio nel momento in cui sopraggiungevano Eowyn, Aragorn e Faramir, allarmati dalle notizie; anche loro si rassicurarono quando videro la scena.

 

Passo dopo passo, lasciare il rancore

scoprire l'inganno e sconfiggere il dolore

Comprare tutto il mondo,

regalarlo a chi, come te,

è nato da un giorno e crescere vorrà

(Quando ci sarai - Nomadi)

 

"Perdonami..." Sussurrò Serena, col capo affondato nel petto di Eomer; non riusciva ad articolare altre frasi.

"Basta, basta..." Le disse lui, carezzandole i capelli castani, cercando di smettere di piangere. "Non ci sono più scuse e perdoni da chiedere, ora c'è solo la nostra vita insieme..." Aggiunse dolcemente.

"Io ti amo..." Ripeté la ragazza, alzando appena gli occhi grigi, in quelli verdi dell'uomo.

"Non è una colpa, amor mio." Le sorrise. "Anch'io ti amo."

"Ma ho paura..." Confessò Serena, senza riuscire a fermare le lacrime.

"Non devi più averne, ora siamo liberi dal passato e tu sarai la mia regina." Dichiarò Eomer, con tono rassicurante, baciandole la fronte.

"Grazie..." Mormorò lei, poco prima che l'uomo le baciasse le labbra.

"Scusate..." Un dolce voce femminile li interruppe; si lasciarono e guardarono Enid. "Credo che sarebbe meglio sistemare quella ferita, prima che peggiori..." Suggerì l'elfo.

"Hai ragione." Annuì Eomer, dopo aver guardato il sangue sulla veste di Serena; poi la prese in braccio, avviandosi alle scale.

"Eowyn..." La voce della ragazza lo fece fermare accanto a sua sorella; la principessa prese la mano di Serena. "Grazie di aver sempre creduto in me." Le disse; la bionda guerriera sorrise.

"Sapevo che in fondo lo amavi anche tu." Rispose Eowyn; anche il fratello le sorrise.

I due innamorati si allontanarono, dopo che le ragazze si furono lasciate le mani, seguiti da Enid, Legolas e Aragorn. Eowyn e Faramir rimasero in cima al bastione, dove il sole brillava ormai alto; il cavaliere guardò, osservando la sua espressione finalmente serena la donna, sorridendo dolcemente.

"Sei felice?" Le domandò poi, dopo qualche istante di silenzio.

"Oh sì, lo sono!" Esclamò lei, prendendogli il viso tra le mani e dandogli una leggero bacio sulle labbra; l'uomo rimase con gli occhi spalancati dal piacevole stupore.

 

Enid uscì dalla stanza di Serena, dopo averle medicato al ferita; nel corridoio trovò Legolas, Aragorn e Arwen che l'aspettavano. L'elfo sorrise agli amici.

"Ora è tutto a posto." Disse Enid. "Eomer è con lei, e questa è la cura migliore." Aggiunse avvicinandosi a Legolas e prendendogli la mano.

"Bene." Commentò il re di Gondor, mentre stringeva per la vita la sua regina.

"Mi porti fuori, ho bisogno di stare sotto il sole." Chiese Enid al suo sposo; lui le sorrise, incamminandosi verso l'uscita del castello. Aragorn e Arwen li seguirono.

Camminavano tranquilli, finalmente liberi di parlare di cose leggere, di ridere e scherzare; le due coppie si tenevano per mano, felici.

"Beh, a quanto pare abbiamo fatto tutto quello che si doveva." Affermò, ad un certo punto, Aragorn.

"Eh, sì." Intervenne Legolas. "Abbiamo sconfitto i crudeli banditi..." Dichiarò.

"E abbiamo salvato le fanciulle in pericolo." Continuò il ramingo, annuendo; Enid si girò sorridendo con gratitudine.

"E riunito gli innamorati." Ricordò Arwen, sotto lo sguardo concorde dell'elfo dai capelli rossi.

"Dunque non ci resta che tornare a casa." Proclamò Enid, riprendendo a camminare, con la mano nella mano di Legolas.

"Noi abbiamo già i bagagli pronti!" Esclamò Aragorn; in quel momento, però, Arwen si bloccò.

Il re di Gondor si voltò verso di lei e la vide portarsi la mano libera al ventre; l'uomo spalancò gli occhi e, con voce muta, muovendo solo le lebbra, le chiese che stava succedendo.

"Credo che qualcuno, qui, non abbia molta fretta di tornare a casa..." Mormorò, con un sorriso nervoso e ironico, la fanciulla elfo.

"Il bambino!" Gridò Aragorn, stringendole la mano più forte.

"Sì, Estel..."

"Che dobbiamo fare?! L'acqua calda, le pezze... ti porto dentro?!" L'uomo cominciò a borbottare con urgenza, senza riprendere fiato.

"Calmati..." Lo pregò la moglie.

"Aragorn, guardami." Gli ordinò Enid; il ramingo alzò gli occhi sull'elfo. "Ecco, guardami, e respira, come ti ho insegnato io." Gli disse, aiutandolo con i gesti; lui cominciò a respirare intensamente, trovando immediato sollievo. "Legolas, prendi Arwen, portala dentro." Si rivolse poi al marito, mentre slacciava le mani dei sovrani di Gondor, e teneva nella sua quella di Aragorn.

Ora percorrevano velocemente i corridoi della reggia di Meduseld; l'elfo teneva in braccio la partoriente, gli altri due li seguivano tenendosi per mano. Aragorn continuava a respirare profondamente. Incontrarono Eowyn e Faramir, in atteggiamento stranamente confidenziale; si lasciarono le mani quando li videro.

"Che succede?" Domandò la principessa, seguendo il trambusto.

"Sta per avere il bambino." Rispose Enid passandole davanti.

"Davvero?! Ma è stupendo!" Commentò Eowyn, continuando a seguire con gli occhi il gruppetto che si allontanava.

Arrivati nei pressi della camera dei sovrani di Gondor, si trovarono di fronte Eomer che usciva dalla stanza di Serena; l'uomo li guardò stupito, mentre gli passavano velocemente davanti, Enid gli sorrise.

"Non starà per partorire?" Chiese il re di Rohan, con tono tra l'infastidito ed il sorpreso.

"Sì." Annuì la fanciulla elfo; Eomer si piantò nel mezzo del corridoio, mente loro procedevano oltre.

"Mi state dicendo che il primo principe di Gondor da secoli, sta per nascere a Rohan?" Domandò allora, con espressione divertita; Aragorn si voltò verso di lui.

"Direi proprio di sì." Rispose il ramingo; Eomer si mise a ridere: inspiegabilmente trovava la cosa molto divertente!

Lasciarono il re del Mark a ridere appoggiato alla parete, e certo la sua gioia non era data solo dalla coincidenza dell'inaspettata nascita; aveva, alla fine, ritrovato la pace. Gli altri, nel frattempo, erano entrati nella camera di Arwen, e si apprestavano a far vedere la luce al frutto del grande e contrastato amore tra l'elfo ed il re.

 

Dalle cronache di Gondor

 

...fu così che, nel giorno 18 del mese di maggio, dell'anno I° della Quarta Era della Terra di Mezzo, prima che giungesse il mezzodì, nel regno dei cavalli, Rohan, retta a quel tempo da Eomer figlio di Eomund, nacque la prima principessa di Gondor, cui fu imposto il nome di Gilraen Luce del Mattino.

La figlia di Aragorn e della regina Arwen Stella del Vespro fu da allora la più splendente luce del regno. E re Elessar non fu più l'ultimo dei Dùnedain.

 

 

FINE

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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