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Autore: skiblue    04/05/2006    14 recensioni
Un rapporto fraterno, speciale e concreto, l'affetto che lega due fratelli supera ogni cosa, e spesso può stupire o sorprendere. Piccola storia su un momento dell'infanzia di Ginny e Bill.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Weasley, Ginny Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Brother and sister

Brother and sister

 

Ginevra Weasley sorrideva allegra, i capelli rossi, ancora corti, incorniciavano il suo bel viso, e i suoi occhi castani scrutavano il mondo con attenzione, indossava un tutina color prugna che faceva a pugni col colore dei suoi capelli.

Era una bambina dolcissima.

Non che ci fosse poi molto da osservare, la sua camera era ancora piuttosto spoglia, tranne che per i vari peluche, ormai usurati dall’uso,  e l’armadio strapieno di vestiti, però la visuale che ospitava la finestra era bella, un enorme olmo cresceva giusto lì davanti ed in quel momento delle uova si stavano schiudendo, davanti agli occhi spalancati ed increduli della piccola.

Ginny, nome affibbiatogli dal fratellino di appena un anno più grande ancora incapace di pronunciare le lettere difficili, mosse le manine in direzione della finestra, come cercando di muoversi verso essa, si alzò in piedi, però, data la bassa statura, non riuscì a superare le sbarre del lettino, e cadde nuovamente indietro, seduta.

Sul suo viso si formò una smorfia stupita, arrabbiata e delusa, non si rendeva conto che quello che voleva fare era impossibile, o almeno avrebbe dovuto esserlo.

La piccolina si mise un ditino in bocca, succhiandolo e domandandosi dove fosse il suo ciuccio, la porta si aprì con una scricchiolio, la piccola volse lo sguardo sulla persona che era entrata, una ragazzino di circa undici anni, aveva una folta chioma ramata che gli dava un aria disordinata, ma un sorriso allegro e furbastro, Ginny allungò le mani verso di lui, sorridendo a sua volta.

Il ragazzo le si avvicinò, non poteva resistere alla sua sorellina quando spalancava quei suoi occhi color cioccolato, cibo che peraltro amava moltissimo, e emetteva quegli adorabili gorgoglii.

-Ciao piccolina- le disse guardandola dall’alto del suo metro e quaranta, la piccola allungò nuovamente le manine verso il fratello, ridendo allegra, la rabbia di qualche secondo prima aveva lasciato posto ad una ceca felicità, ma è questo il bello dei bambini non si soffermano mai troppo sulle delusioni, trovando sempre, o quasi il bello della vita-

-Tao Bill, coe tai?- mormorò in quella lingua a metà tra il comprensibile e l’immaginabile, il ragazzo sorrise spostandosi una ciocca di capelli dalla fronte, era un tipo strano, Bill Weasley, affascinato dal passato ma che amava i piaceri della famiglia, ogni Weasley era diverso dagli altri, non come ideali, ma come preferenze, erano una famiglia varia e allegra, una famiglia con cui si trascorrevano piacevolmente i pomeriggi, fatta forse eccezione per i gemelli, i quali condividevano lo stesso amore per i guai e gli scherzi.

-Stupendamente, Ginny, davvero bene, ma che c’è? Mi era sembrato di sentire un tonfo- non era affatto certo che l bambina avesse compreso quella frase, ma la piccola lo stupì indicando la finestra, i suoi occhi color nocciola pieni di curiosità e desiderio di osservare i piccoli uccellini venire al mondo.

-Fuoi, batta nanna- pronunciò la bambina tirandosi in piedi, ed imitando il movimento che si fa prima di spiccare un balzo, il ragazzo sorrise ancora, e ridendo la prese in braccio, la piccola Ginny non sapendo cosa fare lo imitò e la risata di Bill continuò più forte e allegra che mai. Era una cosa incredibile, come quella bambina ripetesse tutti i suoi movimenti, tra loro due c’era una affetto indissolubile, anche perché la prima parola che aveva detto, una vera sorpresa per tutta la famiglia.

Un sorriso si disegnò sulle labbra del ragazzino.

In quei giorni in casa Weasley c’erano state delle scommesse, in realtà c’erano sempre state delle scommesse sulle prime parole dei piccoli di casa, a quei tempi il risultato era di parità, Bill ricordava la tensione che regnava in casa, una sfida che ricorreva e che colorava i pomeriggi a casa Weasley.

La domanda che regnava era: la prima parola dell’unica femmina Weasley sarebbe stata Mamma o papà? All’epoca il risultato era di parità, sia lui che Percy che Ron avevano pronunciato la parola di cinque lettere, mentre Charlie, Fred e George avevano trovato più bella quella di quattro, insomma la prima parola di Ginevra avrebbe decretato la fine della sfida.

Fu una mattina primaverile, quando Ginny aveva circa cinque mesi che tutta contenta nelle braccia di Mamma Weasley iniziò a urlettare tutta felice.

-Bill, Bill, Bill-

-Ehi, coa hai?- la voce acuta e squillante di Ginevra lo riportò alla realtà, le scompigliò affettuosamente i capelli, e la piccola sorrise, socchiudendo gli occhi nocciola, Bill si sentì totalmente in suo potere, era pazzesco l’ascendente che quella creaturina di appena settantasette centimetri avesse su di lui.

-Nulla piccola, niente ero perso nei miei pensieri- sorrise, la piccola assunse un aria di chi non aveva capito, aggrottando lievemente le sopracciglia rosse e assumendo un’espressione vagamente goffa. Poi scosse la testa e ritornò a guardare la finestra sorridendo ammirata da quello spettacolo di uova che si schiudevano portando alla luce quegli esseri rosei e, a dirla tutta, piuttosto bruttini.

-Coa tono…?- poi mancandogli una parola adatta si limitò ad indicarla, Bill guardò nella sua direzione e sorrise poi guardò la piccola negli occhi, e sorrise.

-Sono uccellini, ripeti Gin, uccellini- ripeté la parola più lentamente, e la piccola batteste le mani entusiasta, ridendo.

-Utteini, bello, bello, utteini- continuò Ginny ridendo allegra e continuando a guardare gli uccellini, che adesso pigolavano affamati.

-Si, sono molto belli Ginevra- gli disse il ragazzo abbracciandola, poi tese l’orecchio e sentì distintamente le urla della madre, era ora di pranzo, posò la piccola per terra e le prese la mano, Ginevra mosse alcuni passi ridendo felice, ma si fermò di fronte alle scale, ostacolo insormontabile per lei, sbuffò appena, poi aggrappandosi alla mano del fratello scese il primo gradino, okay, il primo ostacolo era superato, sorrise in direzione del fratello, poi assunse nuovamente una faccia concentrata e tesa, e mosse di nuovo un passo giù da gradino, continuarono così per un po’, quando scendeva aumentava la stretta alla mano, per poi rilassarla, quando, orami, era al sicuro sul gradino di sotto, alla fine mollò la mano del fratello, e mosse sicura alcuni passi, giungendo alla fine della scala. Trasse un profondo respiro e si aspettò di essere presa in braccio, Bill si arrese a quegli occhini da cerbiattina e la prese, proprio quando passava per il corridoio Percy, che lo guardò mal trattenendo un’occhiata di rimprovero.

Percy era un bambino diligente e studioso, fin troppo forse, profondamente diverso dagli altri Weasley, ma spesso si credeva la di sopra degli altri, con quel suo carattere orgoglioso e silenzioso.

-Che c’è Perce?- gli domandò mal contenendo una tono piuttosto scocciato, il ragazzo si sistemò gli occhiali sul naso, tirandoseli su, e sorrise, Bill scosse la testa a volte quel bambino di otto anni risultava davvero irritante, ma tutto sommato gli voleva bene, era comunque suo fratello.

-Così la vizi- disse con la sua nocetta troppo acuta, e impappinandosi sulla zeta, lettera che da quando aveva imparato a parlare gli causava sempre qualche problema, Bill gli tirò un lieve scappellotto.

-Non dire stupidate, e poi non sono affari tuoi- ribadì ridendo allegro, poi si diresse verso la cucina.

Un lieve odore di cannella colorava l’aria, Bill osservò quella stanza, era disordinata, semplicemente. I gemelli si stavano prendendo a colpi di mollica seduti a tavola, sotto lo sguardo allegro di Charlie che faceva da arbitro.

Il piccolo Ron, di appena tre anni, li guardava ammirato e Molly cercava di riportare l’ordine, ma si arrese quando Fred gli lanciò addosso la sua pappa, un brodino verde di natura indefinita, ed il pranzo si concluse con una grande risata.

 

***

 

Bill gettò un’occhiata alla stanza, era tutto a posto, la roba per la scuola nel baule e le cose che avrebbe lasciato a casa sparse un po’ per tutta la stanza.

Charlie lo guardava dal letto, era seduto con le gambe incrociate e guardava il fratello allegramente, gli sarebbe mancato, non vedeva l’ora di andare anche lui ad Hogwarts, sarebbe stato divertente giocare a Quidditch, e poi avrebbe finalmente avuto tanti amici, cosa che un po’ gli mancava nella “quiete” famigliare di casa Weasley.

-In che casa pensi di finire?- Bill si voltò un po’ sorpreso, poi tornò a concentrarsi sul baule, cercando di ficcare l’ennesimo maglione made in Weasley:

-In Grifondoro, mi pare ovvio- Charlie si strinse nelle spalle, poi cambiò argomento.

-Chissà come la prenderà Gin- Bill assunse un’aria triste, già, chissà come l’avrebbe presa la sua sorellina? Un bel mistero, sarebbe stata la prima volta in due anni che si sarebbero separati, e a dirla tutta, quella imminente separazione preoccupava anche lui.

-Non so spero bene- detto questo sollevarono il baule e lo portarono di sotto, ridendo e scherzando, ma in un tono diverso dal solito, in un tono velato di un lieve strato di tristezza.

 

***

 

Il binario 9 e ¾ era affollato, un coro di oh e che bello si innalzò dalla comitiva dai capelli rossi, Bill guardò il binario sorridendo, quello si che era un treno, non gli pareva nemmeno vero che presto, forse fin troppo sarebbe arrivato ad Hogwarts, era un grande cambiamento, un piacevole grande cambiamento.

Molly strinse al petto suo figlio, il viso pieno di lacrime, e Arthur lo strinse a se in un abbraccio da orso.

-Fai il bravo piccolo della mamma- disse la donna sorridendogli, Bill sbuffò, certo che lo avrebbe fatto.

-Non sono piccolo mamma- sbuffò infastidito, Charlie rise.

-Ma certo, tu sei il mio grande, piccolo tesoro- alcuni ragazzi che passavano di lì risero additandoli.

-Bill è gande mamma, no picciò- la signora Weasley rise divertita, quella bambina era un amore.

Bill intanto iniziò a salutare tutti i suoi fratelli, abbracciò Charlie e gli diede una leggera spinta.

-Tratta bene il nostro nascondiglio segreto- gli disse, Charlie annuì, una lacrima fece capolino trai suoi occhi verdi, e Bill gli tirò un lieve pugno.

-Non piangere bambinetto- disse, Charlie sorrise.

-Mi mancherai, idiota-

-Anche te-

Bill passò a salutare Percy che più che un fratello pareva la fotocopia della diligenza, e lo salutò con un impersonale.

-Fai il bravo e vai bene a scuola- al quale Bill scosse testa, poi si chinò ad abbracciare i gemelli, i quelli si scostarono schifati quando il ragazzo gli stampò un bacio sulla guancia.

-Che schifo Bill- mormorò Fred pulendosi la mano sulla salopette di jeans, era davvero un frugoletto, mai si sarebbe potuto immaginare che fosse una tale peste.

-Già, come ti vengono in mente certe cose?- rincarò George, identico al fratello tranne che per una piccola voglia sulla mano.

-Fate i bravi- i due non risposero, anzi si volarono e iniziarono a litigare con Charlie, poi Bill salutò Ron, scompigliandogli i capelli e poi la sua Ginny.

-Ci vediamo tra un po’- gli disse stringendola a se, Ginny versò una piccola lacrima, in cuor suo aveva capito che non avrebbe visto il suo Bill per un bel po’.

-Pecchè? Doe vai?- domandò asciugandosi la lacrima con la piccola manina, Bill la strinse ancora a se, era così piccola ed indifesa.

-Via- mormorò dolcemente.

-No, no via, tu qui co me- disse incrociando le braccia, Bill le scompigliò i capelli e si alzò dirigendosi verso il treno, la piccola scoppiò in lacrime e, se non fosse stata trattenuta dalla madre avrebbe seguito Bill.

La piccola si divincolò ma il treno aveva già preso a correre, veloce, su quei binari, che le stavano portando via il su fratellone, si concentrò increspando tutto il viso, le lacrime che copiosamente le rigavano il volto.

Poi, incomprensibilmente si levò da terra, e prese a rincorrere il treno sotto lo sguardo attonito dei passanti, fortunatamente maghi, e lo sguardo stupito e curioso di Bill, che l’abbracciò dolcemente, conscio però del fatto che la piccola non dovesse restare con lui.

-Gin adesso vai dalla mamma, io torno presto, presto- la piccola annuì e spiccò nuovamente il volo. E Bill non fu in grado che constatare che il loro rapporto era troppo forte per essere spezzato, lei era una persona troppo importante per lui, lei era sua sorella.  

 

Va bene, vi è piaciuta??

Spero di si, insomma mi sono immedesimata in Ginny, personalmente io non ho questo rapporto con le mie sorelle, anzi, ma mi sono divertita ad immaginare il rapporto di Gin e Bill così.

Va bene vi lascio, ciao ciao.

Ski  

 

 

  
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