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Autore: Beads and Flowers    03/09/2011    1 recensioni
Attenzione! Questa è la terza delle Saghe MEREH. Leggere solo questa può causare effetti collaterali anche gravi, non sottoministrare sotto ai 6 anni (a meno che non vogliate bloccare al vostro seccante fratellino minore la crescita).
In questa saga, i MEREH e la Tata Arianna andranno in una piacevole vacanza attorno al mondo insieme, chi per una ragione, chi per un' altra.
L' ultima Tata, quella dolce ed apprensiva, riuscirà finalmente a domare le cinque forze dell' adolescenza? Scopritelo, con l' aiuto delle 10 regole per una bella vacanza, il vostro PC, tanta pazienza per ritardi e simili e (naturalmente)una voglia matta d' andare in vacanza con i MEREH!!!
Genere: Comico, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le Tate contro i MEREH'
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4) Portarsi Dietro Abiti Idonei al Luogo Visitato.

 
“Quando arrriviamo? Quando mangiamo? E quando arriviamo? E perchè ci siamo fermati? Siamo arrivati? Perchè ci stiamo muovendo di nuovo? E quando arriviamo? Quando arriviamo? Quando arriviamo? Quando arr-”
Roberta afferrò Gabriele per il colletto e gli puntò un coltello incrostato di sangue secco alla gola.
“Se ripeti anora una volta quella domanda ti giuro che sapere quando arriviamo in Siberia sarà l’ ultimo dei tuoi problemi, capito?”
Il viso di Gabriele s’ illuminò.
“Quando arr-”
Roberta lo stordì con un pugno e riprese a parlottare con Nik sulla critica condizione dei vasetti di pongo in Scandinavia. Klara stava giocando a tresettanta con Bummino e Arianna stava lottando con le valige che non ne volevano proprio sapere di rimanere al loro posto nel bagagliaio del treno. Con una mano tratteneva il passeggino a razzi, con l’ altra le cinque valige di Roberta (piene zeppe di armi di ogni genere) e con un piede il fodero di una chitarra.
“R-ragazzi... un aiutino?”
“Ed io credo fermamente che i vasetti di pongo siano in una posizione estremamente critica nella società sandinava, in fondo la loro posizione sociale non corrisponde a quella dei vasetti del DAS, ed ergo non sono di certo una piacev- eh? Bella zi’, nun me rompe’ ‘o cazzo che sto’ a descute’ co’ sta’ rincojonita de merda, vuoi? Dicevamo? Oh, sì! Dunque, la loro posizione sociale non è allo stesso livello del...”
 
Ehrm, ragazzi, non per rompere l’ incanto della conversazione, ma siamo arrivati a Tрусость.
 
“...?”
 
Che c’ è?
 
“...???”
 
Che volete? Siamo arrivati a Tрусость. Che c’ è da guardarmi a quel modo?
 
“Pe’ prima cosa, io nun vedo niscuna città o villaggio o niscun Federico e Valeria ad accogliecce’. Secondo, ma come cazzo parli, Kla’?”
 
Ho solo detto che siamo arrivati a Tрусость*, Siberia. Che c’ è, vi devo pure tradurre il Russo, adesso?
 
“No, guarda, è la nostra lingua madre. Comunque, neanch’ io vedo il villaggio in cui sono stati spediti Federico e Valeria.  Tutto ciò che riesco a  vedere è neve, neve ed anche della neve. Oh, no! Aspettate! Se strizzo bene gli occhi, in questa precisa maniera, a cira tre chilometri da quel cumolo di neve si riesce a scorgere... ah, no. Oddio, ma forse... no, no è ancora neve.”
 
E allora, questo Tрусость dove sarebbe, esattamente? Forse la linea Transiberiana si è sbagliata ed ha saltto una fermata?
 
“Kla’.” disse Nik, aggiustandosi i suoi occhiali scuri sugli occhi “A’ linea Transiberiana nun sbaglia mai.”
“R-ragazzi, vi prego: scendiamo e controlliamo la situazione. Sono ben tre ore che trattengo questi bagagli, se scendiamo sarebbe senz’ altro meglio.”
“Pe’ me va bene. Scendemo.”
Si diressero verso l’ uscita, con Nik che non sprecava l’ occasione per distribuire bigliettini pubblicitari della sua compagnia ‘Buona Roba’.
 
Ma non avevi smesso di trafficarla?
 
“Stare lontano da chella... come se chiamava? Camelia Frizzi, m’ ha  ripristinato ‘a mia dependenza per ‘o commercio.”
La Tata scosse debolemente la testa sotto alla sua montagnola di valige. Doveva assolutamente riportare quei poveri bambini traviati sulla retta via. I sei uscirono dal treno e si guardarono attorno. Neve, nient’ altro che neve e l’ ululato del vento. I MEREH e la Tata aspettarono che qualcun altro scendesse dal treno. Nessun si fece avanti. Qualche secondo dopo, il treno esplose allegramente alle loro spalle.
“Bum Bum!”
“Bravo, picciotto! Tenghi sempre d’ aspetta’ che ‘i altri scendano da ‘o treno prima di farlo esplodere. M- ma dove cazzo siamo finiti? Dove sono Valeria e quel rompipalle di Federico?”
Fu allora che lo videro. Oh  meglio, fu allora che lo sentirono.
“@m0000r33333333! X) lora che lo sentirono.
rico?"Nessun altro era sceso.
Nn s@i k@nt0 mi s3i m@nk@t@, Ci$ccio0lin@@@!”
Roberta si nascose dietro alla montagnola di bagagli della Tata.
“Ho cambiato idea. Io me ne ritorno in Italia, voi andate pure avanti senza di me.”
“Forza, Robe’. Forza e coraggio.”
“Hai ragione,Nik. E’ solo un truzzo, solo un truzzo. Che male può fare?”
Federico comparve all’ orizzonte, seguito da sua sorella Valeria, stanca ma sorridente.
“T3s0r000! H0 d3cis0 di p3rd0n@rti x k3ll@ v0lt@ @ sk0ll@!!! H0 c@pit0 k3 in f0nd0 il n0str0 @m000r333 3’ + imp0rt@nt3 di un@ m@nicur3 r0vin@t@! 0:-)”
“Che genio.”
“@ll0r@, k3 n3 dc di sp0s@rci d0m@ni m@ttin@? :D”
 “CHE COSA?!?!”
Valeria, dietro a Federico, stava giusto mimando ai MEREH di scappare il più lontano possibile da quel posto abbandonato da Dio, non apena udì le parole del fratello si mise ad urlare a squarciagola:
“SCAPPATE IL PIU’ LONTANO POSSIBILE DA QUESTO POSTO ABBANDONATO DA DIO!!!” poi, indicando Federico, mormorò “E sacppate anche da lui!”
Roberta stava giusto facendo dietro-front, quando la Tata l’ acchiappò per il cappotto nero:
“Cazzo vuoi?!”
“Se ho imparato una cosa in sette anni di servizio all’ Associazione Tate alla Riscossa, è che con i bambini ed i ragazzini bisogna usare man ferma e tanta, tanta dolcezza. Quindi, ora vai da lui e gli dici, gentile ma ferma, che sei onoratissima della sua offerta, ma purtroppo pensi che tu sia troppo giovane.”
“Non è che sono troppo giovane, è che lui si mette le mutande arancioni e giallo fosforescente! Giallo fosforescente, capito?! Giallo fosforescente!!!**”
“... Sei troppo giovane.”
“Giallo fosforescente!!!”
“....”
“.... OK, OK, vado da lui.”
I sei si diressero verso i fratelli ArdeTasto, guidati da una Roberta a dir poco spaventata. Finalmente, i due si ritrovarono l’ uno di fronte all’ altra.
“@h!  @ll0r@ p0ssi@m0 p3ns@r3 subit0 @l m@trim0n-”
“Frena! Frena! Prima di tutto, ci avevate scritto una lettera che diceva chiaramente che il vostro manicomio era sì in Siberia, ma era almeno un edificio! Dove cavolo è?”
Valeria alzò le spalle, sconsolata.
“Era tutto un trucco. In realtà i nostri genitori ed i nostri psicologi hanno capito che eravamo casi irrecuperabili ed... ehrm... nocivi, ergo ci hanno spedito qui con la speranza che morissimo assiderati.”
La Tata sgranò gli occhi.
“Ma... ma è terribile! Quale genitore farebbe mai una cosa del genere?!”
“Be’, ecco, vede... non sono veramente i nostri genitori. Quest’ ultimi sono morti quando naqui io, in un incidente di treno. Le coppie che ci hanno ospitato ci hanno trovato tutte troppo strani e pericolosi e dopo circa un mese ci hanno abbandonato al nostro orfanotrofio per casi disperati.”
“Povere stelle! Ma... addirittura pericolosi? Perchè mai due bei giovincelli come voi dovrebbero essere pericolosi?”
“Abbiamo provato ad ammazzare tutte e trentasei le coppie che ci hanno adottato.”
“... Voi due siete anche peggio di questi cinque, non è vero?”
“Be’, loro hanno distrutto un’ intera scuola.”
“In effetti...”
“Raga’, raga’! Ma che cazzo facemo noi, mo’?! Come se fa’ a raggiunge’ la Cina se ce tenemo da’ morì assiderati ca?”
“Oh, non vi preoccupate per quello. Il treno passa di qua circa una volta ogni due giorni.”
“Non è che servirà a molto, un’ intera parte delle rotaie è completamente distrutta.” osservò disgustata la Tata.
“Oh, ci saranno sicuramente degli operai con i loro attrezzi nel prossimo treno. Nel frattempo, vi possiamo far vedere come sopravviviamo.”
“S0l0 @gli 3R3H. R0b3rtin@ r3st@ cn m3.”
“Frena i cavalli, Federico. Valeria, dove vivete, dove mangiate e dove fate i bisogni?”
“Allora, i bisogni li facciamo dove capita.”
Arianna vomitò.
“Sìììì... comunque, abbiamo costruito una larga e spessa tenda con i vestiti di Fedeico a qualche miglia da qui. Sempre con i suoi vestiti abbiamo cucito coperte, materassi, tendine, centrotavola, cuscini, tovaglie, tovaglioli, tovagliolini, altri vestiti più guardabili...”
“Caspita, hai molti vestiti, non è vero Federico?”
“I mi3i pr3friti s0n0 i c@lz0ncini di D0lc3 e G@bb@n@ 3, n@tur@lm3nt3, l3 mi3 mut@nd3 @r@nci0ni e gi@ll0 f0sf0r3sc3nt’! :)”
“*-*.... Cioè, voglio dire: Oh...”
“Allora, seguiteci pure.”
Si incamminarono verso l’ ignoto. Per circa tre ore non videro altro che neve, neve ed ancora neve. Finalmente giunsero alla tanda dei fratelli ArdeTasto. Era come un misto tra lo spettacolare ed il raccapricciante. La tenda aveva la forma di una yurta, le tipiche tende mongole, ed era fatta di vari jeans e magliette hawaiane cucite insieme a patchwork. Sulla sommità della tenda sventolavano allegramente al vanto le mutande arancioni e giallo fosforescente di Federico, a mo’ di bandierina. Roberta non potè far altro che vomitare.
L’ interno della tenda richiamava l’ atmosfera che si porteva respirare nel salotto di un sultano, grazie alle abili mani di sarta di Valeria ed alle coperte, materassi, tendine, centrotavola, cuscini, tovaglie, tovaglioli, tovagliolini, altri vestiti più guardabili...
Mentre la Tata ed i MEREH si guardavano attorno affascinati dalle spiegazioni di Valeria, Federico offrifa con galanteria qualche erbaccia trovata chissà dove e dell’ acqua bollente riscaldata con un piccolo fornellino.
La Tata era molto colpita.
“Come avete fatto a trovare queste erbe?”
“Io e mio fratello ci siamo informati un po’ tramite il conduttore del treno. Qui, anche se per un periodo molto breve, si scioglie la neve e spuntano queste erbette.  Stiamo per entrare in questa stagione, così si possono trovare facilmente le erbe che ci servono per soprvvivere.”
Roberta non era del tutto convinta.
“E come farai a sopravvivere in autunno, Valeria?”
“Perchè lo chiedi solo a me? Odi a tal punto Federico?”
“Sì, ma non l’ ho chiesto solo a te solamente per quel motivo. So per certo che Federico è anche peggio di Gabriele: dategli un elastico per capelli firmato Armani e potrà vivere tranquillamente anche sulla vetta dell’ Everest.”
“M@ i0 nn @ndr3i M@I sull’ 3v3r3st! Nn 3’ @bb@st@nz@ r0m@ntic0 3 p0i d0v3 c0struir3m0 l@ n0str@ c@s3tt@?”
“Sta zitto, Federico. Comunque, per rispondere alla tua domanda, Roberta, giusto ieri ho ordinato una capra. Mi dovrebbe arrivare tra qualche settimana. Se raccogliamo abbastanza erba per il foraggio, la capretta dovrebbe riuscire a superare l’ inverno.”
“OK, ma... dove l’ avete ordinata la capra? L’ avete sempre chiesta al conducente del treno?”
“Oh no, signora Tata! L’ abbiamo ordinata su Internet!”
“Internet?! Ma come cazzo avete fatto?! Qui non prende la connessione ad Internet e come fate ad avere un com-”
Valeria la girò verso un angolo poco distante dal letto di Federico dove, con tanto di fili elettrici fatti di pezza e monitor di cotone, vi era un computer completamente costituito da vecchi vestiti.
“M-ma.. ma come... come avete fatto a...”
“Sono di Milano.” le ricordò Valeria, soffindo su una pistola a colla fumante “Datemi un ago e qualche pezzo di stoffa ed io li cucirò insieme fino a formare una copia dettagliata della Torre Eiffel.”
“Me sa’ che te conviene trova’ n’ altro esempio. L’ avemo distrutta.”
 “... ed io li cucirò insieme fino a formare una copia dettagliata del Museo dei Lacci delle Scarpe e della Crosta di Baguette nel quartiere dell’ Arsenal.”
Nik scosse debolmente la testa.
“... ed io li cucirò insieme fino a formare una copia dettagliata della Monna Lisa.”
I MEREH e la Tata indicarono tutti Gabriele.
“Sentite, farò qualcosa di spettacolare, va bene?!”
“Va bene!”
“:D! Ehi, Cicci0lin@, k3 n3 dici di f@rci 1 gir0 x l@ Sib3ri@, i0 3 t3 d@ sl?”
“.... E va bene. Ragazzi, io e Federico dobbiamo fare una bella chiaccheratina da soli. Voi restate pure qua, daccordo?”
 
OK!
 
“Tanto non c’ è niente di bello là fuori. E poi qui è tutto così soffocante, si suda molto e si muore letteralmente di caldo. Forse oggi è la mia giornata buona.”
“Dai, Federico, andiamocene.”
Uscirono dalla tenda e si incamminarono mano nella mano in quella romantica distesa di neve letale.
“K3 n3 dc d viv3r3 chui x s3mpr3, Cicci0lin@? I n0stri p@mpini @vr@nn0 ttt l0 sp@zi0 x p3rd3rsi n3ll@ n3v3, m0rir3 surg3l@ti 3 sc@nn@rsi @ vic3nd@ ttt l3 v0lt3 k3 l0 v0rr@nn0!”
“Federico” disse Roberta, prendendo le mani mani del ragazzo coperte da guanti color pistacchio “Quello che mi dici è molto commovente. Sai, credo di aver capito quello che stavi cercando di dirmi alla scuola.”
“*-* Rilly?”
“Rilly, Federico, veri rilly. Ho capito che, anche se apparteniamo a due mondi diversi, in fondo tu sei sempre stato l’ unico a capirmi veramente. Ora so che tu sei l’ unico con potrò sfogarmi, l’ unico con cui potrò fare certi discorsi. Ed è per questo,” disse Roberta, inginocchiandosi di fronte al truzzo e prendendogli una mano tra le sue “Che ho deciso di porti questa domanda, che pensavo non avrei mai posto a nessuno.”
“:O”
“Quindi, Federico...”
“Y3s?”
“Federico ArdeTasto, tu...”
“...”
“Tu... cosa ne pensi delle escargots?”
“=D C3rt0 k3 ti sp0s0, Cici0l- ASPETTA UN ATTIMO! In k3 s3ns0 k3 n3 p3ns0 d3ll3 c@gg0t0s?”
“Be’, vedi, è strano: io le trovavo deliziose, avevano un peculiare retrogusto di ciccia umana, ma devo dire che erano altresì un po’ troppo dolci per i miei gusti. E poi, Klara mi ha fatto venire il mal di testa con tutte le sue storie animalistiche, quindi a lei non posso chieere un parere, Gabry mi darebbe solo una risposta negativa, Nik non se ne intende e Bummino... sinceramente sono poche le volte che lo capisco uando parla, e così ho pensato di chiedere a te e...”
“M@ tu b@si il n0str0 sup3r r@pp0rt0 su d3ll3 lum@k3!?”
“... Su delle escargots. E’ totalmente diverso, sai?”
“Ti 0di0!”
“...”
“...”
“... EVVIVAAA!”
La metallara corse a perdifiato verso la tenda degli Ardetasto, urlando a perdifiato.
“MI ODIA! MI ODIA! EVVIVA, MI ODIA!”
Entrò a perdifiato nella tenda ed abbracciò Valeria.
“Cara, cara amica! E’ fatta! E’ finalmente fatta!”
Valeria sgranò gli occhi.
“Non mi dirai che voi due...”
Roberta le tappò la bocca con una mano.
“Non dirlo! Tremo ancora al pensiero di ciò che mi avrebbe potuto chiedere. Senti, tuo fratello è incazzato nero. Credo di aver finalmente messo in chiaro il nostro rapporto, ma io, la Tata ed i miei amici (e Nik) dobbiamo scappare da qui in men che non si dica, non possiamo aspettare il treno. Come si fa?”
Valeria si portò una mano al meno, riflettendo.
“Mmhm... ci sarebbe la slitta...”
 
Hai cucito una slitta?!
 
“Io sono di Milano. Con un po’ di filo ed un ago poss-”
“Valeria” disse Roberta, prendenola per le spalle “Federico sta’ per arrivare. E’ meglio che questa storia finisca così, senza troppe difficoltà. Spero di non offenderti, ma tuo fratello è un maniaco e noi dobbiamo assolutamente scappare. Ora, che cos’ è questa storia della slitta?”
“Be’, è una semplice slitta che avevo costruito per tornare a casa. Ma quando l’ ho terminata mi sono resa conto che non avevo nulla per trainarla. Ho pensato di ordinare degli husky su Internet, ma poi mi sono guardata attorno ed ho capito che, in fondo, è questo il modo in cui io e Federico dovremo vivere. Qui possiamo distruggere intere distese di neve e nessuno ci dice nulla!”
“Dev’ essere bellissimo, ma ora mi devi dire se possiamo prendere in prestito la slitta.”
“Per me va bene, ma come farete a trainarla?”
“Oh, questo non sarà un problema.” mormorò la metallara, guardando la Tata “Proprio non lo sarà.”
I MEREH, la Tata e Valeria uscirono tremando dalla tenda. Arrivati alla slitta, posta in un piccolo garage ricavato dalle lenzuola di Federico, i MEREH ringraziarono di cuore la loro amica e le augurarono buona fortuna, per poi organizzarsi per il viaggio.
“Allora” disse la Tata “Come si fa? Come faremo a spostarci senza una bestia che traini la slitta?”
“La trainerai tu, no?”
“COME?! Ma Roberta, è fin troppo lavoro per una donna da sopportare!”
“Già, Robe’. Me sembra proprio che ‘a Tata sia fin troppo mingherlina pe’ traina’ sta’ cosa da sola.”
Gabriele alzò la mano.
“Io avrei un’ idea.”


Pochi minuti dopo, Roberta, Gabriele, Bummino, e Klara sedevano sulla loro montagnola di bagagli, viaggiando comodamente sulla slitta che sfrecciava dalla Siberia attraverso tutta la Russia. Roberta, seduta più in alto di tutti, si dilettava allegamente nel frustare la Tata Arianna AmorProprio e Nik, i quali (tra sbuffi di fatica e segreti piani di vendetta) stavano faticosamente trainando la slitta.
Destinazione?
La Cina.
 
 
 
 Angolo dell' Autrice:

OK. Devo dirlo. Deeevo dirlo. Devo dirlo? Devo dirlo. Il motivo per cui ci sto mettendo così tanto a pubblicare è perchè sto scrivendo anche altre storie. Una in particolare (che, se mi va bene, finirò a breve e pubblicherò su EFP) mi sta prosciugando via molta voglia di scrivere i MEREH. No, non preoccupatevi. Non sarò così meschina da interrompere ora. Prima finirò questa Saga, mi costasse anche la vita. Ma non vi stupite per ritardi come questi ultimi, va bene? Comunque, con l' inizio della scuola sarò così depressa che avrò assoluto bisogno di uno sfogo, e così i MEREH torneranno senz' altro più divertenti di  prima! Grazie.

Note:
 
*Si pronuncia Trusosted in Russo vuol dire “Piedi Gelati” (almeno secondo Google Traduttore XD).
** Colore alla cavolo. Se qualcuno sta portando le mutande arancioni e giallo fosforescente in questo momento, lo prego di perdonarmi.
   
 
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