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Autore: Papillon_    03/09/2011    9 recensioni
“...Cos'è che hai capito, Kaname?”, gli chiedo.
E lui sorride, guardando il cielo. “Che sei innamorata di lui, amore mio. Che una parte del tuo cuore è, senza alcun dubbio, legata a Zero Kiryu”.
E in un attimo le sue parole mi sembrano provenire da un altro pianeta. Mi dico: “è impazzito”. Ma Kaname non è uno che parla a caso.
Dietro le sue parole, un fondo di verità sempre c'è.
Mi ritrovo a balbettare cose che non hanno senso. Non trovo il coraggio, scavando dentro il mio cuore impuro, di dire: “no, non è vero”. Perché direi solo una bugia. Un'altra sporca, inutile bugia.
(Dal capitolo quattro).
Mi sono sempre chiesta che cosa si prova quando si dice la parola "Addio". Questa ff è nata così, da una parola che io amo e odio allo stesso tempo.
Ho voluto ripercorrere i momenti in cui Yuuki e Zero si separano. E' stato difficile, credetemi, ma ho voluto provarci lo stesso.
E' la prima fanfiction che pubblico, ho il cuore in gola, molto bene! :)
Non vi chiedo di essere clementi.
Recensite, se ne avete voglia, e se volete aiutarmi in un passo così importante per me.
Vi ringrazio già da ora.
ZeR0_NeL_cUoRe
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kaname Kuran, Yuki Cross, Zero Kiryu
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Rieccomi carissimi lettori :)

Da dove cominciare? Ringrazio dal profondo del cuore tutti quelli che hanno letto la mia storia. Ringrazio anche quelli che l'hanno fatta senza commentare e anche chi, magari, ha rinunciato a continuarla! Per me è già tanto essere arrivata fin qui, credetemi se vi dico che è un passo importantissimo.

Dire un semplice GRAZIE a tutte coloro che hanno recensito è troppo poco. Ogni parola che mi avete lasciato è stata una lacrima di gioia.

Ricordo che questa storia è solo una revisione di quello che abbiamo comunque già visto nel manga. Ho semplicemente provato a calarmi in Yuuki e a diventare lei; MartyKy, nella meravigliosa recensione che mi ha lasciato, mi ha detto che ne sono stata capace, e questo mi stordisce ancora, credetemi!

Un ringraziamento speciale va anche a Karmilla e alla dolce Lilith, che mi seguono e che mi hanno detto che per me ci saranno sempre. Le adoro, e penso di non meritarmi tutto questo affetto.

Ora vi lascio al secondo capitolo. Recensitelo, vi prego: anche con qualche parola mi rendereste felice. Anche per tirarmi le orecchie sareste più che benvenute! D'altronde sono qui per imparare.

Un bacione,

Vostra Je

 

Capitolo 2 – Ricordi di una notte con te


 

“…Quando viaggi non è importante quello che vedi quanto come lo vivi…”

Nicholas Sparks

 

Il mio desiderio di te si fa liquido e raggiunge tutte le membra del mio fragile corpo. Mi sento quasi bene al pensiero di soffrire per te, per la tua sete, per il tuo semplice volere.

D'altronde sono viva grazie a te, che una notte, tanto tempo fa, mi hai salvata.

I tuoi occhi erano spazientiti: come poteva esserci una creatura capace di farmi del male? Forse fu in quel momento che giurasti di proteggermi a tutti costi. A costo della tua stessa vita.

Non so cosa hai giurato tu, Kuran Kaname, ma in ogni caso, so cosa ho giurato io.

Ho giurato di fidarmi di te, di amare te, di seguire te.

Tutto per me ha avuto inizio quella notte.

Ma...

Ma per qualcuno quella notte non ha significati. Per lui, quella notte, poteva essere paragonata a una pallottola direttamente sparata in petto. Sì. Forse per Zero sarebbe stato meglio che io non fossi mai esistita.

E così, mentre il mio nobile principe succhia il mio sangue, io mi ritrovo a ricordare quella notte, quando tu sei arrivato da me. Dio, eri così spaventato, piccolo Zero.

Figlio di cacciatori di vampiri, reso dannato da una sangue puro.

Anche io, ora, sono una sangue puro.

Canini che perforano la carne e che bevono avidamente.

Anche io, ora, bevo sangue umano.

Ma Zero non voleva essere un vampiro.

Io invece una volta l'ho desiderato, con tutta me stessa.

Ma adesso sono qui e penso a Zero, il ragazzino che quattro anni fa è piombato nella mia vita e che ha lasciato un segno indelebile in essa. E mi ricordo la prima volta che abbiamo litigato a causa del mio nobile fratello.

Il ricordo defluisce lentamente in me, lasciandomi quasi senza fiato. Sono consapevole del fatto che se riporto alla mia mente quelle immagini anche Kaname le vedrà, ma non ho paura. Ha il diritto di sapere.

Così, comincia il mio viaggio attraverso quei giorni incantati, quando tu, Zero, eri fermamente convinto della mia innocenza, ed io ero legata a te, il ragazzo dagli occhi impenetrabili e lo sguardo spaventato.

 

Ero seduta sul divano. Un particolare che non potevo dimenticare, visto che ero solita aspettare il preside – cioè, papà – seduta sul suo divano preferito. Amavo canticchiare allegramente canzoni che ogni tanto sentivo gridare dal mio incredibile tutore, che allora pensavo fosse matto. Sì, doveva per forza mancargli qualche rotella.

Come ero solita fare, pensavo intensamente al nobile Kaname. I miei sentimenti per lui erano vividi già da allora; certo, ero una bambina, ma se davvero l'amore significava far battere il cuore per una persona, allora sì, io già amavo il dolce Kaname.

Bussarono alla porta e i miei pensieri furono bruscamente interrotti.

Strano, papà non bussava mai. Forse...forse era davvero il nobile Kaname!

Mi precipitai verso la porta, sperando di vedere due fantastici occhi cremisi specchiarsi lentamente nei miei, facendomi sciogliere...invece, quello che vidi mi fece rabbrividire.

Mio padre sorreggeva un ragazzo, che non doveva avere più di due anni rispetto a me, che sembrava un fantasma. Un fantasma arrabbiato.

Yuuki, piccola mia, per fortuna sei sveglia...vedi, questo ragazzo è Zero Kiryu. La sua famiglia è stata sterminata dai vampiri”.

Mi soffermai a guardarlo. Non ebbi il tempo di rispondere, perché mio padre aggiunse, in tutta fretta: “D'ora in poi vivrà con noi, e ci prenderemo cura di lui”.

Non avevo mai sentito Kayen Cross più serio di così. Aveva preso una decisione, ed era sua intenzione mantenerla.

Yuuki, avresti voglia di prenderti cura di lui? Avrà bisogno di un bagno, io devo scappare, ho delle faccende da sbrigare all'associazione...”.

Associazione. Una parola che sentivo nominare spesso, ma di cui non sapevo il significato.

Così papà se ne andò, lasciandomi sola con quel ragazzo.

Aveva...un' espressione strana. Se cinque minuti prima avevo giurato che quel ragazzo fosse arrabbiato, ora pensavo che fosse inferocito. C'era qualcosa, nei suoi splendidi occhi viola, che avrebbe fatto rabbrividire qualsiasi persona avesse provato a osservarli.

Il suo era odio puro, un odio che consumava ogni cosa.

Ehm...”. Non fu facile iniziare una conversazione con lui. Non sapevo cosa dire, di cosa parlare. In ogni caso, lui – questo Zero – era coperto solo dal giubbotto di mio padre, e si dà il caso che fuori, dove ci trovavamo noi, nevicava. C'era un gran freddo.

Puoi venire dentro, se vuoi”, proposi lentamente.

Non rispose, ma piano piano avanzò. Non mi guardò mai negli occhi.

Chiusi la porta alle sue spalle e tornai davanti a lui. Continuava a fissare il pavimento.

Io...”, cominciai, decisamente intimorita. Ma non trovavo le parole, era inutile. Ogni suono, secondo me, sarebbe stato in grado di distruggere quel fragile corpo scosso da lievi tremori di odio.

Il bagno è da quella parte”, gli indicai. Ma non si mosse. Anzi, no, spostò lievemente la testa verso la direzione giusta, ma non fece nulla per raggiungerla.

Mi avvicinai a lui.

Vampiri. La famiglia di quel ragazzo era stata uccisa da loro. Dio, era così giovane...

Ero così in pena per lui. Anche se non lo conoscevo, non potevo fare altro che sentirmi molto protettiva nei suoi confronti.

Non mi era mai successo.

Posso...toccarti?”, chiesi con non so quale coraggio.

E quella fu la prima volta che mi guardò. Fu uno sguardo veloce, timido nel suo piccolo, ma io lo vidi come un sì.

Strinsi le mie manine attorno alle sue spalle e cominciai a camminare insieme a lui. Fui molto attenta e non strinsi troppo la presa; avevo davvero paura che quel ragazzo si potesse rompere.

Raggiungemmo il bagno. La vasca era già pronta; papà era solito lasciarla calda prima di andare via, la sera. Lo faceva per me; infatti, prima di lasciarmi, mi dava sempre un buffetto sulla guancia, dicendomi: “Il tuo papà ora deve andare; se vuoi, principessa, puoi farti un bel bagno caldo, ho lasciato l'acqua già pronta...”.

Ma io non andavo mai a farmi il bagno, non se lui non era ancora tornato. Era...per via degli incubi, credo.

L'acqua è già calda...”, bofonchiai.

Ma era tornato nel suo buio mondo.

Posso...toglierti i vestiti?”, sussurrai. Dio, cosa stavo facendo? In un lampo, gli stavo già togliendo il giubbotto di mio padre. Strano, non provavo vergogna...

Ma quello che scoprii al di sotto ebbe la forza di lacerarmi nel profondo. Zero era completamente sporco di sangue in tutta la parte del collo e metà della spalla. Sperai con tutta me stessa che quel sangue non fosse il suo.

Presi un panno, lo sciacquai velocemente con l'acqua della vasca e cominciai a pulire il sangue, ormai secco. Non mi ero mai comportata così con nessuno, ma con quel ragazzo era diverso. Mi sentivo così protettiva nei suoi confronti...

Quando finalmente il sangue era scomparso definitivamente, notai con infinita gioia che quel ragazzo non era stato morso. O almeno, mi parve così, all'inizio.

Ma ora sanno tutti che in realtà, quella mia speranza non era altro che una bugia.

Ecco, ora sei pulito”, dissi. Ma mi pentii subito, quella frase mi era sembrata così banale...

Lo guardai. Lì, a petto nudo davanti a me, un ragazzo al quale avevano appena tolto la famiglia. Chissà in quale modo.

Io... devo andare”, annunciai, più a me stessa che a lui.

Mi diressi verso la porta, ma qualcosa di incredibilmente gelido mi agganciò il polso. Mi girai di scatto. Era la mano di Zero.

Ti prego, non andare lontano...resta con me”.

La sua voce mi parve venire da un mondo sconosciuto, un mondo di cui non conoscevo né origine né vita. Era estremamente dolce, ma segnata da qualcosa che era più grande di lui.

La morte? Quel ragazzino aveva visto in faccia...la morte?

Nessuno dei due sapeva che circa quattro anni dopo, avremmo rivissuto la stessa scena, ma capovolta.

Non trovai altro che la forza di sorridergli. “Io rimarrò sempre con te”, gli dissi. Certo, ora quel ragazzo avrebbe abitato sotto il mio stesso tetto. Saremmo diventati, come dire, fratellastri. A quel pensiero, mi sentii molto bene. Quasi...protetta.

E' questo quello che siamo sempre stati, Zero. Ci siamo protetti a vicenda sperando di poter evitare stupidi errori, io con la mia ostinazione e tu con il tuo dolce mutismo. Guardaci ora, e dimmi se anche un barlume di quello che eravamo è rimasto in noi, diamine.

La sua improvvisa paura si spense e mi lasciò andare il polso.

Il mio nome è Yuuki Cross, comunque”, gli dissi.

Zero mi sorrise. Fu bello vederlo così, sereno, almeno per pochi istanti. Quel sorriso era solo mio, mio soltanto.

E avrei fatto bene a tenermelo stretto, in verità. Perché negli anni successivi, Zero sorrise molto meno spesso...

 

Mi ritrovai per la seconda volta sul divano ad aspettare. Stavolta, non aspettavo mio padre, solo Zero. Il piccolo, fragile Zero.

Oh, Kaname, se ora fossi qui, ti parlerei di lui, vedi, è così spaventato...

Sentii la porta del bagno sbattere. Zero era uscito! Dio, e ora? Cosa dovevo fare?

Me lo ritrovai davanti a breve. E mio padre non era ancora tornato.

Hai fame?”, chiesi. Beh, dopo un bel bagno, presumevo avesse voglia di riempirsi lo stomaco, ma...visto che non lo conoscevo, desiderai subito ritirare le mie parole.

Zero mi fissò, paonazzo. Credetti dovesse vomitare. Aveva gli occhi immersi in una tristezza immensa; pensai quasi volesse piangere.

Dio, mi spiace! Ecco non volevo, pensavo fossi affamato...”, ma come avevo potuto pensare che fosse affamato dopo aver visto morire i suoi genitori? Ero pazza?

E proprio mentre ero assalita dai mille sensi di colpa, il mio stomaco ebbe pure la brillante idea di brontolare. Ero da denuncia.

Hm”.

Hmm”.

Zero emetteva dei suoni strani che non riuscivo a capire. Cosa stava facendo?

Ahahah”, rise sonoramente.

E fui costretta a sorridere anche io. Era così bello quando rideva, così giovane e puro...

Sono incredibile”, mi lamentai.

Io non ho fame, grazie. Ma tu a quanto pare sì...”.

Abbastanza...”, ammisi.

Ma sai cucinare?”, chiese Zero, tornato serio.

No”, risposi ancora più seria.

Allora ti cucinerò qualcosa io...”.

Cinque minuti dopo, lo osservavo macchinare ai fornelli. Era a petto nudo, ma portava un asciugamano sulla spalla sinistra; infine indossava i pantaloni con cui era arrivato.

Ebbi voglia di scaldarlo quel poco che bastava per non farlo sentire solo.

Io ero seduta sulla sedia che apparteneva al tavolo della cucina. Mi dondolavo avanti e indietro, probabilmente per il nervosismo.

Poi, inspiegabilmente, trovai la forza di domandargli una cosa.

Hai visto...i tuoi genitori morire, stasera?”.

Il braccio con cui stava mescolando la minestra si fermò di colpo. Non potendo vedere i suoi occhi, mi limitai a fissare la sua schiena. Immaginai di affondare il mio viso in essa, solo per sentire se era fredda proprio come le sue mani.

Sì, ero presente. Li ha uccisi davanti ai miei occhi”.

Mi sentii piccola e indifesa in un mondo troppo pericoloso e troppo grande.

Mi dispiace...”, mi ritrovai a dire, rendendomi conto che in ogni caso non bastava. Non bastava per niente.

Lascia stare”, mi disse lui, in tono distaccato. “Forse non mi potrai mai capire...”.

Ma non era vero. In un certo senso anche io sapevo come ci si sentiva, ad aver perso i genitori.

Zero, credimi, so per certo di poter capire. Anche io non ho genitori...mi hanno abbandonata, credo. O forse, sono stati uccisi anche loro”.

Era la prima volta che ne parlavo con qualcuno, che non fosse mio padre o Kaname, ovviamente. Mi accorsi che era semplice rivelare quelle parole che per tanto tempo erano rimaste sigillate nel mio cuore. O almeno, fu facile raccontarle a lui.

Tempo fa sono stata portata da Kayen, mi è stato detto che si sarebbe preso cura di me e io da allora abito qui come sua figlia legittima. Ma la verità è che non ho la più pallida idea di chi fossero i miei veri genitori...”.

Zero si era ormai seduto vicino a me e mi aveva sporto la minestra. Mi alzai per prendere un cucchiaio, e cominciai a mangiare, lentamente.

Una volta finito tutto, andai a lavare le posate.

Scusami, Yuuki”, disse Zero.

Perché?”, chiesi mentre lavavo il cucchiaio, girata di spalle.

Ti ho accusato subito di non poter capirmi, quando in realtà hai sofferto quanto me...”.

Mi girai e gli sorrisi dolcemente. “Non importa, Zero. Anzi, sono contenta di aver trovato una persona che mi capisce, che in un certo senso condivide il mio passato...”.

Anche se in effetti, il mio passato lo condividi da davvero poco. E in cuor mio, so che è difficile.

E in breve, Zero mi raggiunse e mi strinse a se. Fu...difficile capire come mi sentivo.

Stupore. Ammirazione, protezione.

Posso stringerti solo un po'?”, mi chiese.

Non trovai necessario rispondergli. Mi limitai a ad abbracciarlo a mia volta, mentre una lacrima amara attraversava il mio giovane volto.

 

Mi sembra di sentire le sue mani ovunque. Mani esperte, mani di vampiro. Le mani del mio principe, che si adagiano sul mio corpo per riuscire a trovare il giusto appiglio. E lo struggente calore dei suoi morsi, che implacabili lacerano la mia pelle. Candida, rosea, profumata.

Dunque è così che ti sei sentita, quando lo hai incontrato...”, sussurra Kaname, a pochi millimetri dal mio collo, sensualmente.

Ti prego, Kaname, non fermarti”. E mi vergogno, mi vergogno di desiderare come una bambina viziata che lui assapori il mio sangue. Ma...è come se avessi il bisogno di sentire i suoi denti perforare la mia carne.

Mi stai facendo impazzire, Yuuki...il tuo sangue è così strano, così infedele...”.

Infedele? Perché, infedele?

Zero...

Dillo, Yuuki...voglio sentire che pronunci il suo nome mentre succhio il tuo sangue”.

No, ti supplico, nobile Kaname. Non ne sono in grado, non voglio. Davvero.

No...”, e cerco di dimenarmi. Il mio principe si fida di me, perché dovrebbe sentirsi tradito? Dio, Kaname, non farmi del male, ti prego...

Fallo, dolce Yuuki...fallo per me”, mi chiede con voce sicura, cancellando ogni mio dubbio.

Kaname non mi avrebbe mai fatto del male. Mai.

E sento di nuovo due denti esperti segnare quel mio collo tanto desiderato.

Ze..ro”, riesco a dire.

Zero!”.

E in un attimo, mi ritrovo a quella sera. Quando ormai Zero era arrivato da tempo.

La sera in cui Zero incontrò per la prima volta il mio nobile fratello.

 

 

Con questo mio capitolo, spero di avervi emozionato anche solo un quarto di quanto mi sono emozionata io scrivendolo.

A presto... 

   
 
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