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Autore: Neal C_    04/09/2011    3 recensioni
[POV Vari]
[BIKE]
Il loro segreto così ben custodito va amenamente a farsi benedire.
E di questo ne fa ne spese Joey, sconvolto fino al midollo, in periodo di ribellione contro l’invasività del padre, e il povero Billie che passa da un casino ad un altro.
Solo Mike rimane impermeabile all’accaduto, dimostrando un egoismo insospettabile oltre che la più totale incapacità di esprimere i propri sentimenti fino in fondo...
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Nuovo personaggio
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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WARNING:
Linguaggio scurrile e a tratti offensivo che non rispecchia affatto le mie opinioni ne tanto meno quelle delle persone qui protagoniste. Io scrivo di personaggi, non di persone.
OOC Jakob Armstrong (per quel che si sa di lui, cioè molto poco...)


How can I trust you again?

[ADRIENNE's POV]

Parcheggio la macchina nel nostro garage, di fianco alla casa.
Automaticamente vado ad aprire il portellone posteriore del mio SUV.
Ho sempre desiderato una macchina bella grossa, che reggesse la strada, su cui si potesse viaggiare comodi e portare anche otto persone. In famiglia siamo solo quattro, certo ma in generale preferisco sempre stare comoda. E poi è perfetto se devo accompagnare qualcuno, ad esempio Mike e Britney, o Tré e la sua donna di turno, con i loro ragazzi, o ancora qualche amico di Joey.
Jake invece qualche volta mi lascia basita.
Ci sono giorni in cui non vede un anima, ma se ne sta lì, alla sua scrivania a studiare o a disegnare.
Nessuno direbbe che è figlio di Billie.
Mio marito ha sempre parlato della scuola come fosse Guantanamo e invece il mio secondo figlio ama la geografia e le lingue alla follia.
Adora interessarti di culture di paesi improbabili, si fa regalare libri su popoli sconosciuti, poi ne copia gli abiti, le capigliature, fa dei magnifici ritratti, e ha quattordici anni.

Mi ha pregato di iscriverlo ad una di quelle scuole internazionali e là segue ben tre corsi, uno di spagnolo, uno di tedesco e uno di russo e io davvero non so come faccia a ricordare tutti quei termini. Sicuramente non è predisposizione genetica!
Mio marito ha cercato di interessarlo alla musica, di farlo appassionare, lo ha portato ai concerti più disparati assieme a Joey, ha voluto insegnargli le basi della chitarra e Jakob ha ubbidito diligentemente.
Ma la chitarra acustica che gli ha regalato il padre sembra una specie di sopramobile.
Ha anche imparato a suonare qualcosa ma non si esercita e finisce per suonare solo ai raduni di famiglia dove Billie insiste sempre perché tutti noi lo ascoltiamo.
Ho cercato di fargli capire che non è bene forzare così un bambino, ma lui si è sempre limitato a scrollare le spalle e a ignorare i miei consigli.
Prima o poi litigheranno violentemente, e allora mio marito sarà un uomo di mezza età in andropausa e Jake si metterà a fare l’adolescente ribelle.
Per adesso mi basta Joey. È difficile seguirlo, quando fugge di casa per raggiungere Cole, Travis e Max a casa di qualcuno di loro, per suonare o semplicemente per cazzeggiare.
Ormai conosco i numeri di casa loro a memoria, anche perché il cellulare per Joey è un optional.
Lo dimentica in qualunque momento, dovunque, non lo sente, lo lascia suonare e non risponde, non so cosa faccia esattamente con quel cellulare fatto sta che non risponde mai!
E ogni volta è una storia...

Aperto il portellone, sto per scaricare la prima busta quando mi torna in mente la telefonata che mi ha fatto Mike, venti minuti fa.
ODDIO, COME HO POTUTO DIMENTICARLO?!?!?!?!?
Ma cosa ho stamattina!?!?! Per poco non tampinavo un tizio mentre parcheggiavo al supermarket, ho dimenticato la spesa nel carrello, non trovavo il portafoglio e il cellulare e me ne stavo andando senza pagare!
Mio Dio, Billie! Starà bene?!
Mike mi ha detto che si è calmato, ma non riesco a reprimere l’agitazione.
Lascio il portellone della macchina spalancato e mi precipito verso casa.
Se sta dormendo è meglio non suonare il campanello!
Mi tocca recuperare in macchina la borsa per estrarre le chiavi. Non riesco a stare calma mentre i miei movimenti bruschi e imprecisi non aiutano a velocizzare il processo.
Finalmente scatta la serratura di casa e mi fiondo in salotto.
Billie è sdraiato sul divano, i piedi neri sul bracciolo, la T-shirt umidiccia per il sudore.
Mi avvicino e gli metto una mano sulla fronte. Si è raffreddato ma è ancora un po’ caldo e arrossato in viso. Come al solito il trucco è tutto sbavato.
Mi toccherà mettere a lavare un’altra federa di cuscino e fargli l’ennesima lavata di capo.
Gli occhi sono rossi e irritati, e posso vedere l’ombra di gocce, forse lacrime, che hanno lasciato un’impronta sotto la palpebra, sul nero.
Dio, ma cosa è successo?! Perché mio marito si è messo a piangere?!
Non mi sfugge un altro particolare che mi lascia ancora più perplessa e stupita.
La patta dei pantaloni è aperta, come se si fosse infilato i jeans troppo in fretta.
Ma perché? Cosa stava facendo? È entrato qualcuno che lo ha sorpreso a girare in boxer per la casa?! Eppure io lo avevo lasciato che prendeva il caffè, assolutamente vestito.
E per di più, quando ci sono i ragazzi in casa io non sopporto che lui vada in giro senza pantaloni e doveva esserci Joey...almeno fino a poco fa.
O forse è in camera sua.
Do un altro sguardo a Billie. Si è davvero addormentato come ha detto Mike, o forse è in dormiveglia.
Lo accarezzo delicatamente sul braccio tatuato, abbandonato sul fianco più vicino e cerco di riscuoterlo dal sonno.

“Billie? Amore? Sono io, Adie. Mi senti?”

Piano piano, a furia di scuoterlo, lui sembra aprire gli occhi, sbattendo più volte le palpebre.
Ha una strana espressione, come uno che si è appena fatto di LSD.
Non avrà preso qualcosa di strano?!
Che io sappia ha sempre e solo preferito la marjuana e ha dovuto smettere con l’arrivo dei bambini.
Ci mancavano solo gli spinelli! Niente schifezze con i miei figli!

“Cosa...Adie? Sei tu?”

Questo mi preoccupa. Non mi riconosce?!
Forse non ci vede? È davvero fatto?!?!
Mike mi aveva parlato di un attacco di panico, cristo santo!

“Billie? Tutto bene? Mi vedi bene?
Hai mangiato, bevuto, fumato qualcosa? Ti sei iniettato qualcosa?!”
“Io...no...sto bene...”
“Come ti senti? Non farmi preoccupare!”
“BENE, BENE, CRISTO! ARIA! VATTENE!
MI SERVE ARIA!”

Mi scosto bruscamente, facendo un passo indietro.
Si è messo a urlare, la sua voce è rauca e ha rialzato la testa troppo velocemente.
Si guarda intorno, come fosse cieco e poi riappoggia la testa sul bracciolo del divano.
Probabilmente gli gira la testa. Ma cos’ha?!
Non è fatto, non è ubriaco...ha solo avuto l’ennesimo attacco di panico! Ma non è un dramma!
Era da tempo che non ne aveva uno! Se lo doveva aspettare.

“Adie”
“Amore”
“Scusami...mi sentivo la testa che girava.”
“Lo avevo capito. Adesso cosa senti?
Vuoi che chiami un dottore?”
“No...sto bene. Sul serio. Sono solo stanco.”
“Ti porto dell’acqua”

Mi avvio in cucina, lanciando sempre sguardi prudenti al mio Billie che sospira stancamente e chiude di nuovo gli occhi.
Prendo un bicchiere, lo riempio e lo porto in soggiorno.
Poi sento il mio cellulare che squilla nella tasca della mia giacca.
Appoggio per un attimo il bicchiere sul tavolino davanti ai divani e faccio per rispondere ma Billie comincia ad agitarsi e ad urlare come un pazzo.

“NON RISPONDERE!!! ADIE, NON RISPONDEREEEE!!! LASCIA QUEL CAZZO DI TELEFONO!!!”

Mi spaventa tanto che lo faccio cadere per terra. Quello continua a squillare e vibrare come un ossesso. Il visore si illumina e appare il nome del mittente a caratteri cubitali: JoeyCell

“Amore, stai tranquillo. È Joey. Nostro figlio. Posso rispondere?”
“NO, CAZZO NO! SPEGNILO! SUBITO!”
“è Joseph, Billie! Hai capito? J-O-S-E-P-H! Nostro figlio!”
“NO! SPEGNILO! FALLO STARE ZITTO!!!”

Non posso crederci. Mio marito è impazzito.
Si sta agitando solo perché mi squilla il cellulare!
Ma non posso non rispondere a Joey. E se avesse avuto qualche problema e avesse bisogno di me?!
In condizioni normali non mi chiamerebbe mai. È strano anche solo il fatto che lo abbia con se!
Lo raccolgo senza fare caso alle isterie di Billie e rispondo.

-Joey, amore, tutto bene? Dove sei? Perché mi hai chiamato?
COME SCUSAMI?!
Joseph, che stai dicendo?!
Ma cosa avete stamattina tutti quanti?!
Tuo padre è qui in preda ad una crisi isterica dopo l’ennesimo attacco di panico e tu adesso mi vai raccontando cose assolutamente folli!
Come ti vengono in mente?!
Tuo padre! E Mike!
Joey, se è uno scherzo non è per niente divertente!
Smettila immediatamente per favore!!!
Come ti permetti di parlare così di tuo padre?!?!
In questi termini, poi!!!
Basta, sono stufa!
Quando torni a casa facciamo i conti!
Ciao.

Metto giù il telefono scioccata dalle affermazioni di mio figlio.
Con quale coraggio va raccontando queste cose?!

A sua madre, poi! Avrà fatto una scommessa con i suoi amici, o queste stronzate che fanno i ragazzini quando sono in gruppo.
Tra l’altro, mezzo mondo ha teorizzato di tutto su mio marito; la stampa, la televisione, tutti avevano qualcosa da dire sull’orientamento sessuale di Billie Joe Armstrong.
Anche lui è stato abbastanza idiota da fare stupide dichiarazioni di omosessualità, bisessualità e chissà quante altre assurdità. Finchè fa notizia si può ignorare, ma mio figlio!
Mi viene quasi da ridere quando riappoggio il telefono sul tavolo e apostrofo Billie, ironica:

“Amore, qua Joey sostiene che tu e Mike avete scopato in soggiorno, contro la carta da parati che ci ha regalato Ollie, è vero?”
“Si.”
“Ecco appunt...COSA?”

Lo guardo allucinata. Sarà in delirio? È per questo che dice queste stronzate?
Lo guardo. Si è accucciato in posizione fetale, la voce è un debole gracidare, roco come un verso animale. Deve essere malato. Deve avere qualcosa di grave. Sragiona...o forse no?
Non so cosa pensare. Mi sembra assurdo, paradossale, impensabile.

“Amore, cosa stai dicendo? Ti senti bene?”
“Adie...io ti amo...vi amo tanto...siete la mia vita...ti prego...”
“Billie, calmo, ok? Sei sconvolto, stai sragionando.”
“Non sto sragionando.”

Mi mette a sedere, lentamente e mi guarda negli occhi, seriamente.
Ha un’espressione sofferente e sembra che sia sul punto di mettersi a piangere di nuovo.

“Io...stavo litigando con Joey. Lui diceva che ero oppressivo.
Io volevo solo aiutarlo, capire cosa c’era che non andava.
Poi se ne è andato di casa e io ho cominciato ad agitarmi.
è tutta colpa mia, è per me che se è andato...”
“Non dire così. Lo sai che Joey a volte è un po’ estremo.”
“Poi è arrivato Mike. Mike mi aiuta sempre quando mi sento così...a pezzi. Un fallito, come padre, come uomo, come produttore...forse l’unica cosa buona è la mia musica. O magari è tutta da buttare, non lo so...non so più niente.”
“E poi?”
“E poi, ci siamo abbracciati e...”

La stanza piomba nel silenzio.
Quell’ “e” aleggia ancora nell’aria, pesante come una nuvola nera, soffocante.
Sento una gran voglia di urlare. Di spaccare qualcosa. Di schiaffeggiarlo fino a rompergli il naso.
Quell’aria da cane bastonato. Tutta la scenata dell’attacco di panico, quell’aspetto funereo di chi ha un piede nella fossa.
Sta fingendo? Cosa si aspetta che dica adesso? Che non fa niente, amore, sono cose che capitano?!
Quel senso di colpa e di vergogna che ha stampato in faccia fa parte della mascherata?
Come posso fidarmi, adesso?
 


“Billie...mi hai tradita con Mike?”
“Si”
“Perché? PERCHE’ CAZZO L’HAI FATTO?!”
“Adie...io ti amo...ti prego...”
“Quante volte è successo? Perché?
Cosa ti mancava?! Sei un fottuto frocio, forse?!”
“...”
“Armstrong, rispondi!”
“Non lo so, Adie. Lo facciamo da secoli. Ogni tanto, mi aiuta a distrarmi, quando tu sei incazzata, quando sono depresso, quando c’è qualcosa che non va, noi...ci rilassiamo così.”
“Billie Joe, ma ti senti quando parli?!
Mi stai dicendo che scopare con Mike è la tua terapia anti-stress!”
“Si. Dopo mi sento bene, anche se i sensi di colpa mi uccidono.”
“Capisco...”
“Davvero?”
“Capisco che è arrivato il momento che tu esci da quella porta! Vai pure a farti fottere da Mike o da chi diavolo ti pare!”
“Adrienne...”
“FUORI DA CASA MIA!!!”

 

Lo vedo alzarsi goffamente e gli indico la porta, agitando violentemente le braccia.
Ma lui non accenna a muoversi. Mi fa irritare ancora di più. Dove trova la faccia tosta per guardarmi in faccia con quegli occhi verdi smarriti?
Non può aspettarsi che lo perdoni, non dopo questo.
Urlo di nuovo, mi agito, continuo ad indicare la porta di casa e lui non reagisce.
La mia mano parte e lascia un segno rosso sulla sua guancia sinistra. Poi un altro e un altro ancora.
Lo schiaffeggio violentemente finchè lui non mi ferma.

“Esci da questa casa, Armstrong. Non mi fido di te. Non ti voglio.
Tra noi è finita.”

Lui mi lascia andare di scatto, come se lo avessi bruciato con un mozzicone di sigaretta.
Poi, senza dire una parola, lo sguardo basso, si volta ed esce di casa.
Sento le lacrime premere e non riesco ad ignorarle.

How can I trust you again?



Non mi è piaciuto questo capitolo. Troppo drammatico, troppe isterie, troppa angoscia.
Però non riuscirei a scriverlo in nessun altro modo.
Stavolta le influenze musicali sono tante e diversificate:
Born to run, Atlantic City, Dancing in the Dark, Born in the U.S.A di Bruce Springsteens,
Pretty Vacant, C’mon Everybody, No Fun dei Sex Pistols,
The Changeling, L.A Woman, Riders on the Storm di The Doors,
e l’album Energy degli Operation Ivy.
E anche stavolta niente commento anche perchè c’è poco da spiegare.
Spero vi sia piaciuto,
Ja mataa*,

Misa

* A presto (Jap.)

  
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