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Autore: atlanta    04/09/2011    0 recensioni
Era inebriante annusare il nostro essere stati l’uno dentro l’altra, era come scoprire un’altra parte di me, un’altra faccia della medaglia.
Era il gusto per il mistero, per l’ignoto.
Compiere quel balzo nel vuoto, mano nella mano e amarsi nel salto.
Quante cazzate.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Passai rapidamente la mano sulla sua schiena, come se potessi così, semplicemente, cancellare tutto quello che era successo. Tutte le lacrime, le tensioni, le discussioni.

Chiusi gli occhi e inspirai profondamente, cercando di rendere mio il suo profumo, l’odore della sua pelle che si era mescolata con la mia.
Era inebriante annusare il nostro essere stati l’uno dentro l’altra, era come scoprire un’altra parte di me, un’altra faccia della medaglia.
Era il gusto per il mistero, per l’ignoto.
Compiere quel balzo nel vuoto, mano nella mano e amarsi nel salto.
Quante cazzate.

Improvvisamente lui si mosse sotto di me.
Lo guardai voltarsi, girandosi su un fianco, e fissarmi lo sguardo negli occhi.
Un attimo dopo si protese verso il comodino e, senza smettere di scavarmi dentro, pesco una sigaretta dal pacchetto e, infilandosela tra le labbra, la accese.
Aspirai quel primo tiro direttamente dalle sue labbra e mi strinsi a lui, azzerando ogni distanza.

Eravamo come la spiaggia e il mare. Uniti, l’uno dentro l’altra, ad esplorarsi, divisi da un piccolo, invisibile confine fatto di schiuma bianca e fresca.
Facemmo l’amore poco dopo, le sue labbra premute sul mio collo, le mie mani affondate tra le sue scapole, stringendolo con forza, troppa forza.
Volevo fondermi in lui, non lasciarlo mai, sentire il fremito del suo corpo e tremare di conseguenza, come se fossimo una cosa sola.

Quando venimmo lo facemmo insieme, come non mi accadeva ormai da anni.  Nei suoi occhi vidi le stelle, il mare e la forza del vento. Capii di avere quelle immagini dipinte anche sul mio viso, radicate nei miei lineamenti, tatuate tra la fessura delle labbra lievemente socchiuse.
Conficcai le unghie nella sua pelle e cercai le sue labbra come un delfino che, dopo una lunga apnea, ritorna in superficie, rincorre la luce e salta, abbuffandosi di aria pulita.
Un attimo dopo la luce squarciò la notte che ci aveva cullato fino a quel momento.
Era il sole.

Il sole che coglie gli amanti impreparati, creature della notte, come il loro amore, nato per essere nascosto, clandestino. Proibito.
Nicola indugiò tra le mie labbra, sentii le nostre lingue intrecciarsi per l’ultima volta, come in un abbraccio d’addio, poi ci staccammo e lui si tirò a sedere.
Fu come quando, nella mitologia greca, Urano e Gea si separarono. Il cielo e la terra, la scissione, l’inizio del tempo.
Erano le sei e mezza del mattino.

Lo guardai sbadigliare e, poi, contagiata, lo imitai.
Si accese forse l’ennesima sigaretta e solo in quel momento mi resi conto che avrei dovuto subito mettere da lavare anche i vestiti che avevo indossato, seppur per poco, la sera precedente. Non sarebbe bastata una doccia per cancellare quella notte.
“Ci vediamo venerdì prossimo. D’accordo?”.
Annuii, senza parlare. Una settimana. Sembrava un’eternità.

Nicola si alzò in piedi, si vestì rapidamente, spegnendo quasi subito la sigaretta nel posacenere sul tavolino.
Alzai lo sguardo e incontrai i miei occhi nello specchio vicino al letto.
Era bizzarra quella camera, non avevo mai visto uno specchio così vicino al letto, ma ammetto che era stato eccitante vedere, gettando ogni tanto un’occhiata, l’immagine dei nostri corpi che si amavano, riconoscendo nei movimenti il fruscio delle nostre menti e il mormorio delle nostre parole affannate.

Mi salutò con un bacio, come fanno le coppie sposate quando lui, la mattina va al lavoro e lei inizia la sua giornata da casalinga.
Sospirai. Non potevo sopportare l’idea di lui con Chiara. Il suo corpo, le sue spalle e il suo viso. Lei ci avrebbe passato le mani, esattamente come lo avevo fatto io, per cancellare i brutti sogni. Per cancellare l’ombra di una preoccupazione.

Mi tirai su, avvolgendomi nel lenzuolo dell’hotel.
Carlo sicuramente avrebbe voluto mangiare qualcosa di consistente quella sera, visto che era stato via per tre giorni per lavoro, e io non avevo ancora fatto la spesa.
Sospirai di nuovo e mi alzai, avrei dovuto fare una doccia, lavare via tutto quello che potevo. Poi sarei stata pronta per tornare alla mia vita di sempre.

Almeno per una settimana.
  
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