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Autore: kagome123    04/09/2011    4 recensioni
Sono passati 15 lunghi anni da quando Inuyasha, Kagome e i loro figli sono rimasti bloccati nel presente a causa dell'inaspettata chiusura del pozzo mangia ossa; ora Inuki e Kaori, ormai adolescenti, vivono, insieme alla loro famiglia, una vita normale tra i banchi di scuola. Ma le loro giovani vite saranno sconvolte da un avvenimento improvviso... Ed ecco voi il sequel di "Una nuova avventura"!! Nuove avventure e nuovi personaggi vi attendono. Cosa aspettate? Leggete e commentate numerosi!
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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capitolo 25 Capitolo venticinquesimo – Il piano di Mastunaga
 


Un attacco più veloce dei precedenti colse Miroku di sorpresa, scaraventandolo duramente contro un albero poco distante.

“Tutto qui quello che sai fare, demone?” Disse Miroku con voce tremante ma decisa, rialzandosi per l'ennesima volta da terra e pulendosi velocemente il sangue che gli colava dalla bocca.

Il demone ghignò, soddisfatto.
“Niente male. Davvero niente male, bonzo. Durante tutta la mia lunga esistenza nessuno era stato in grado di resistere così a lungo ai miei attacchi senza accasciarsi al suolo privo di vita. Devo farti i miei complimenti!”

Miroku rispose al ghigno.
“Sono solo molto bravo ad incassare i colpi, tutto qui.”

“L'ho notato. Ti avrò rotto si e no un paio di costole, hai un braccio fratturato e stai perdendo  persino sangue dalla testa ma, in compenso, riesci ancora a reggerti in piedi! E tutto questo per proteggere una femmina! Bleah... umani. Non riuscirò mai a capirli!”

Miroku assunse un'espressione seria.
“Voi demoni pensate troppo a voi stessi. Non potrete mai capire quello che ci spinge a rischiare la vita per coloro che amiamo.”  

“Ho vissuto per quasi mille anni e, pur avendo avuto a che fare con molti di voi, mi è sempre stato impossibile comprendere questo vostro curioso comportamento. Ora però basta. Mi sono stancato di giocare con te. Credo che sia giunta per me l'ora di mettere la parola fine alle tue sofferenze, bonzo.” Disse avanzando minacciosamente verso l'uomo e materializzando nella sua mano una grande palla infuocata. 

Miroku imprecò mentalmente per poi mettersi sulla difensiva.
“Credi veramente che una così insignificante sfera di fuoco sia sufficiente a farmi fuori?” Ribatté con tono beffardo, cercando in tutti i modi di temporeggiare.

Era stremato e il potere spirituale che gli era rimasto era insufficiente per proteggersi da un attacco del genere.
Ne aveva parati fin troppi fino a quel momento e era già fortunato se riusciva a tenersi ancora in piedi.
Se non riusciva ad inventarsi qualcosa, e subito, i suoi figli sarebbero ben presto divenuti orfani di padre.
Strinse forte i pugni in preda alla rabbia.
Non poteva fare questo alla sua amata Sango.
Le aveva fatto una promessa.
E lui aveva sempre mantenuto le sue promesse.
Ma... cosa poteva fare per uscire vivo da una situazione come quella?

“Smettila di blaterare. So benissimo che stai bluffando, bonzo!” Incalzò il demone, iniziando a spazientirsi.

Il monaco cominciò a sudare freddo.
“Se avessi veramente intenzione di bluffare, non sarei in grado di lanciarti addosso... QUESTA SFERA DI ENERGIA!” Urlò per poi lanciare quell'ultima sfera contro il demone, imprimendo in essa tutta l'energia che gli era rimasta.

Ma, sfortunatamente, essa si dissolse non appena toccò il suo corpo, sparendo in una piccola nuvola colorata.

Il demone ghignò, soddisfatto.
“Divertente. Davvero molto divertente, non c'è che dire! E adesso, MUORI BASTARDO!” Urlò liberando la sfera di fuoco contro l'uomo con una rapidissima mossa.

Miroku sgranò gli occhi, incapace di muoversi.

E così infine era quello il momento designato dagli Dei per la sua dipartita?

'Mi dispiace, Sango. Questa volta non sono riuscito a mantenere la mia promessa...' Pensò, chiudendo stancamente gli occhi e portandosi le mani al volto in un ultimo tentativo di protezione.

Lo aveva quasi raggiunto quando, improvvisamente, un oggetto dalla forma molto arcuata gli passò a pochi centimetri dal volto, disintegrando la sfera di fuoco e, con essa, il demone che l'aveva creata.  

Il povero monaco sbatté le palpebre più volte, incredulo e scioccato, osservando il corpo del demone scomparire dietro una densa nuvola di fumo.

“Ma... che...?! Hiraikotsu? Ma come...?” Balbettò, cercando di mettersi in piedi.

In quel momento una voce famigliare lo fece rinsavire, attirando la sua attenzione.

“Chichi-ue! State bene? Oh, Kami! Ancora qualche secondo e quella sfera di fuoco vi avrebbe colpito! Rimanete seduto. Non dovete alzarvi nelle vostre condizioni.”

“I-Ikkuko? Sei proprio tu, figlia mia?” Domandò non ancora sicuro che l'immagine che vedeva davanti a sé fosse realtà o solo il frutto della sua fantasia.

“Avete preso davvero molti colpi, padre. È un miracolo che siate ancora vivo!” Continuò la ragazza, aiutando l'uomo a mettersi seduto e asciugandogli il sudore dalla fronte.

Incapace di contenere la sua felicità, Miroku abbracciò forte la figlia mentre un nuovo sorriso si disegnava sul suo volto.

“Grazie Ikkuko. Non so proprio cosa avrei fatto che non fossi arrivata tu.”

La giovane sterminatrice sorrise e ricambiò l'abbraccio.

“Cos'è successo, padre? Chi era quel demone volpe con cui stavate combattendo?”

“È apparso magicamente qui insieme ad un suo compagno, poco meno di un'ora fa. Quello che hai ucciso era in grado di governare l'elemento del fuoco mentre, il secondo, controlla il fulmine ed è in grado di creare barriere e aure fittizie con cui attirare le sue vittime.”

“Allora... quell'aura maligna che Inuki ha percepito... era...”

“Quindi siete stati attirati anche voi dall'aura?” Chiese, interrompendo il discorso della figlia.

“Si, ma poi è sparita così come era apparsa non appena abbiamo messo piede nel villaggio.” Spiegò Inuki, entrando anche lui nel discorso e porgendo a Ikkuko il suo kit di pronto soccorso. “Dimmi zio, anche Kaori e Shiro sono qui?”

L'uomo annuì.
“Quando li ho lasciati, stavano combattendo l'uno contro l'altra.” Disse subito senza troppi giri di parole.

“C-cosa? Perché mai dovrebbero fare una cosa del genere?” Chiese Ikkuko, agitata.

Miroku abbassò il capo, insicuro su come rispondere.

“Kaori ha perso il controllo, vero?” Disse improvvisamente il giovane mezzo demone, anticipando lo zio.

Miroku guardò il ragazzo negli occhi con un'espressione molto seria.
“Il miasma in cui era avvolta era troppo forte per lei. E sebbene abbia lottato con tutte le sue forze per reprime il demone oscuro che ha dentro, alla fine ha dovuto soccombere al suo potere.”

Inuki strinse forte i pugni.
“Dove sono adesso?”

“Dietro quella radura, a poche centinaia di metri da dove ci troviamo noi.”

“Ho capito. Ikkuko, per favore resta qui e occupati di tuo padre. Ci penserò io a risolvere ogni cosa.”

“Eh? Ma Inuki! Sei impazzito, per caso?!” Urlò la giovane sterminatrice, alzandosi in piedi.

“Ikkuko ha ragione, Inuki. Non puoi fare tutto da solo. Oltre a Kaori, c'è anche l'altro demone a cui dovrai badare! Vai con lui, Ikkuko. Io me la caverò da solo.”

“No, zio. È troppo pericoloso. Non posso fare una cosa del genere e lasciarti qui senza alcuna protezione.”

“Se ti stai preoccupando per le mie condizioni di salute, Inuki, mi son trovato in situazioni ben peggiori. E poi...”

“Fhè! Ma guarda cosa devono sentire le mie povere orecchie! Sono passati ben 15 lunghi anni dall'ultima che ci siamo visti  ma tu, bonzo, non hai ancora perso quel tuo brutto vizio di blaterare e darti delle arie! Nemmeno quando hai già un piede nella fossa!” Commentò una voce dal tono burbero e strafottente, cogliendo di sorpresa i tre e facendoli voltare di scatto nella stessa direzione.

“I-Inuyasha? Sei proprio tu?” Chiese il monaco con un filo di voce e tremando leggermente.

“E chi vuoi che sia? Non credo di essere cambiato molto in quest'ultimi anni, hehe!” Disse per poi fare un balzo e posizionarsi davanti a Miroku assumendo la sua solita posizione accucciata.

Inuyasha e Miroku si fissarono a lungo e senza emettere un suono.

“Quindi Sango è riuscita a raggiungervi?” Domandò poi, rompendo il silenzio.

Inuyasha annuì.
“Non preoccuparti. C'è Kagome con lei. Ci raggiungeranno non appena si sarà ristabilita.”

Il monaco si abbandonò ad un sospiro di sollievo.
“Sono contento di rivederti, amico mio.”

“Anche io lo sono, credimi. Però avrei preferito che ci fossimo rivisti in una situazione meno... problematica.”

“Già, hai ragione.”

“Lei è tua figlia, non è così?” Chiese, guardando la giovane ragazza accanto a lui.

Miroku annuì.
“Si. Il suo nome è Ikkuko. È un'eccellente sterminatrice, come sua madre.”

“Piacere di conoscerla, Inuyasha-sama.” Balbettò imbarazzata Ikkuko, chinando leggermente il capo in segno di saluto.

“Ho visto quello che hai fatto poco fa, ragazzina e devo confessarti che mi hai veramente sorpreso. Se non fossi intervenuta tu in quel momento con quel colpo magistrale, sarebbe toccato a me fare a pezzi del demone!”

A quelle parole la povera Ikkuko diventò completamente rossa.

Miroku scoppiò a ridere.
“Dai non fare così, Inuyasha! Non vedi che la stai mettendo in imbarazzo?”

Il mezzo demone ridacchiò per poi posare l'attenzione su suo figlio che lo guardava con gli occhi lucidi.

“Ciao, Inuki. Sei cresciuto davvero molto dall'ultima volta che ti ho visto. Ti sei anche irrobustito parecchio, hehe. Se ti vedesse tua madre, scoppierebbe di sicuro in lacrime!”

“Papà... ” Disse a stento, cercando di trattenere le lacrime.

Inuyasha sospirò per poi abbracciare forte il figlio.
“Mi sei mancato da morire, figlio mio.”

Inuki ricambiò l'abbraccio.
“Anche tu.”

“Era così strano tornare a casa e non sentire le vostre voci, i vostri battibecchi, le vostre urla...”

A quelle parole il giovane mezzo demone si sciolse dall'abbraccio e guardò il padre con uno sguardo molto serio.

“Papà, Kaori è...”

“So già tutto, Inuki. Sango mi ha spiegato ogni cosa. Dov'è ora?”

“Non molto distante da qui. Sta combattendo contro Shiro.”

“Shiro? Immagino deve trattarsi di tuo figlio, Miroku.”

Il monaco annuì.
“È ormai un'ora che combatte. Sono davvero preoccupato per la sua sorte e poi, tua figlia non è certo un avversario facile con cui destreggiarsi!”

“Forte o no, è un pazzo se crede di riuscire a calmarla con le sue sole forze. Che dirti, Miroku? Tu e Sango avete fatto davvero un ottimo lavoro mettendo al mondo un figlio così sconsiderato!” Commentò il mezzo demone con una punta di sarcasmo.

Un enorme gocciolone si disegnò sulla testa del povero monaco.

“Andiamo Inuki. Il tuo amico avrà di certo bisogno del nostro aiuto.”

Inuki annuì, iniziando a camminare insieme al padre.

“A-aspettate! Vengo con voi!” Urlò Ikkuko, bloccando l'avanzata dei due.

Inuyasha sbuffò.
“Resta qui, ragazzina. Tuo padre ha bisogno del tuo aiuto ora più che mai.”

“Ma... ma... potrei esservi utile!” Incalzò la giovane sterminatrice, mettendosi in piedi e avanzando leggermente.

“Senti, fin quando ci sarà quella spessa cortina di miasma a circondare quell'area di foresta, tu non potrai esserci di minima utilità! Già non so in che condizioni troveremo tuo fratello, vista l'enorme quantità di tempo in cui è stato a contatto con questa dannata aria velenosa, pensi che sia saggio avvelenare anche il tuo corpo?! E poi chi ci assicura che io o Inuki non perderemo il controllo come Kaori? Saresti davvero in grado di combattere contro tre demoni impazziti?”

Ikkuko abbassò il capo, incerta su come rispondere.
Inuyasha non aveva tutti i torti.
In fondo, c'era una piccola possibilità che si potesse verificare una situazione del genere e lei non era minimamente in grado di abbattere tre demoni assetati di sangue.
Non dopo quello che aveva visto fare a Kaori.

Sconfitta e demoralizzata, Ikkuko indietreggiò, sedendosi accanto al padre.
“Ha ragione. Ha perfettamente ragione, Inuyasha-sama. Chiedo scusa per aver parlato a sproposito ed aver preteso troppo da me stessa.”

Inuyasha osservò la scena in silenzio, mentre un leggero senso di colpa lo invadeva.
Che stava facendo?
Prima elogiava la ragazzina e... adesso?
Si portò una mano tra i capelli, irritato.
Non era mai stato bravo con le parole.
Aveva decisamente esagerato a parlarle così.

“Mi dispiace. Non volevo dire questo. Io... Aaaaah... facciamo in questo modo, ragazzina! Non appena il miasma sarà completamente scomparso, sarai liberissima di raggiungerci e di venire in nostro soccorso! Che ne dici?”

Un nuovo sorriso si disegnò sul volto della giovane sterminatrice, che annuì più volte in preda all'euforia.

“E ora andiamo, Inuki. Abbiamo perso fin troppo tempo. Ah, quanta pazienza ci vuole con le donne!” Commentò seccato e saltando velocemente da un ramo all'altro.

Inuki si mise a correre insieme al padre con un grosso sorriso in volto.


Shiro sfoderò velocemente la katana nascosta nella tunica, parando così un nuovo e potente colpo  di artigli e muovendosi agilmente da una parte all'altra.
Era trascorsa quasi un'ora da quando aveva iniziato quel combattimento e il povero monaco, stremato e pieno di ferite su tutto il corpo, respirava a fatica, cercando disperatamente di non perdere i sensi.
Sebbene Kaori fosse sotto il controllo del demone volpe, c'era andata davvero pesante con lui, continuando ad attaccarlo ininterrottamente per tutto il tempo e senza mostrare il minimo segno di cedimento.
Lui invece si era limitato a parare i colpi, evitando in tutti i modi di farle del male.
Preferiva morire piuttosto che procurarle anche un minuscolo graffietto sul corpo e, sfruttando questo a suo vantaggio, il demone volpe continuava a spronare Kaori ad attaccare.

Un nuovo attacco andò a segno, facendolo barcollare leggermente e procurandogli una nuova ferita.
Sentì la testa iniziare a girare, rendendogli difficile persino stare in piedi.
Scosse più volte la testa per cercare di riprendersi.
Se si fosse accasciato al suolo, sarebbe stata la sua fine.

Il ruggito di Kaori lo fece trasalire, facendolo tremare a lungo e, in un attimo, sentì le lunghe dita artigliate di lei avvolgergli il collo, togliendogli rapidamente il respiro.

Il monaco farfugliò un insieme di frasi sconnesse per poi rivolgere il suo sguardo verso il demone che ridacchiava di gusto.

“Finalmente sono riuscito a rompere le tue difese, bonzo. Sei spacciato ormai!” Ghignò, sfregandosi le mani.

“C-che tu sia maledetto, bastardo!” Disse a stento e con un filo di voce, mentre sentiva le mani di Kaori stringersi sempre di più intorno al suo collo. 

Il demone si abbandonò ad una grassa risata.

“Com'è strana la vita a volte, non lo pensi anche tu bonzo? Chi l'avrebbe mai detto che, un giorno, sarebbe stata proprio colei a cui tieni di più a cancellarti dalla faccia della terra? Ironico, non è vero?”

Shiro sentì una rabbia immensa crescere dentro di lui.
In quel momento non gli importava minimamente di morire per mano di Kaori ma avrebbe dato tutto ciò che possedeva per avere la possibilità di uccidere quel mostro.

Il demone rise nuovamente per poi tornare improvvisamente serio.
“Addio, monaco. Goditi la tua permanenza all'inferno.” Disse per poi schioccare rumorosamente le dita.

In pochi secondi Shiro sentì l'aria venirgli meno e la stretta sul suo collo aumentare sensibilmente.

Usando le ultime forze che gli erano rimaste, rivolse lo sguardo verso la ragazza di fronte a lui.

“Sai, Kaori-chan? Mi sarebbe piaciuto molto potermi specchiare nei tuoi bellissimi occhi ambrati un'ultima volta.” Disse con un filo di voce e sorridendole dolcemente.

E così, credendo che fosse ormai giunta la sua fine, chiuse gli occhi, accettando il suo destino ma, proprio in quel momento, un vento fortissimo si alzò dal nulla, facendo tremare tutti gli alberi nelle immediate vicinanze.

“Ma cosa diavolo...?!” Commentò il demone, non comprendendo cosa stesse succedendo.

Poi un urlo ruppe improvvisamente quel silenzio e il demone vide apparire magicamente davanti a lui una serie di strisce luminose che si muovevano velocissime sul terreno erboso.
 
“KAZE NO KIZU!”

In pochi secondi quelle strisce furono su di lui, cogliendolo decisamente alla sprovvista e scaraventandolo parecchi metri più in là.

Kaori, ora libera dal controllo mentale a cui era stata sottoposta fino a quel momento, liberò il povero monaco dalla sua presa erculea e si cinse la testa, in preda alla confusione più totale.
Adesso, senza nessuno che le dicesse cosa fare, non era più in grado di controllare le sue azioni trasformandosi così in un essere guidato dal solo istinto animale.
Infatti, non appena la nuvola di polvere creata da quell'attacco si dissolse, Kaori iniziò a correre immediatamente in direzione degli intrusi, con chiaro intento omicida.
Inuyasha, riposta velocemente Tessaiga nel fodero, iniziò ad avanzare verso di lei, bloccando la sua avanzata con la sola forza delle mani e, nel momento stesso in cui gli occhi ambrati di lui si scontrarono con quelli violacei della figlia, il suo cuore perse un battito.
Non credeva che avrebbe sofferto così tanto vedendola ridotta in quello stato.
Durante tutta la sua infanzia l'aveva più volte rassicurata dicendole che una cosa del genere non sarebbe mai potuta accaderle.
Ma, purtroppo, il destino era stato fin troppo crudele con lei, trasformandola in un essere impazzito e assetato di sangue.
Inuyasha la osservò a lungo mentre numerose e dolorose immagini del passato gli tornavano rapidissime alla mente.
Kaori aveva ereditato molte, forse troppe cose da lui: il carattere, i suoi modi di pensare, la sua incredibile forza ma, la cosa che spiccava di più fra tutte, era senza alcun dubbio l'aspetto, quello stesso aspetto che l'aveva condannata a subire il suo stesso crudele destino.

“Kaori, bambina mia. Se solo avessi imparato a padroneggiare Tessaiga ora non ti troveresti in questo stato.” Sussurrò tristemente alle sue orecchie, continuando a guardarla negli occhi
Non credeva che anche in quella forma sarebbe stata così simile a lui.

In tutta risposta la ragazza ruggì, cercando disparatamente di liberarsi dalla presa di quell'uomo dall'odore così stranamente familiare.
Nel momento stesso in cui le loro mani si erano toccate, il suo intero corpo aveva sussultato per parecchi secondi.
Che ci fosse qualcosa che la legasse a quella persona di fronte a lei?
Cancellò velocemente quel pensiero dalla mente per poi riprendere a combattere contro di lui.
Era un intruso e, come tale, andava eliminato.
Nient'altro.

Inuki osservò suo padre e sua sorella combattere in silenzio, con gli occhi ricolmi di rabbia.
Mai aveva avuto una tale voglia di uccidere qualcuno con le sue mani.

'Spero vivamente che quel bastardo sia ancora vivo così che possa fargli provare sulla propria pelle tutto l'odio e la rabbia che provo!' Si ritrovò a pensare, più furente che mai.

Poi la voce del padre lo riportò con i piedi per terra, attirando la sua attenzione.
“Inuki, non perdere altro tempo. Mi occuperò io di tua sorella. Tu va' subito a cercare il tuo amico. Se rimane ancora a contatto con quest'aria velenosa potrebbe...”

Non aveva bisogno di sentire altro.
In pochissimi secondi era già vicino al corpo esanime del povero Shiro, pronto ad aiutarlo.

“Shiro! Maledizione a te! Stai bene?” Domandò Inuki portandosi accanto al ragazzo e aiutandolo a respirare, purificando velocemente l'aria circostante con il suo potere.

Il giovane monaco tossì più volte per poi fare dei lunghi e continui respiri.
“I-Inuki... coff...diavolo... coff... questa volta... coff... ci è mancato davvero poco...coff...” Disse con un filo di voce e ridacchiando leggermente.

Inuki sospirò.
“Hai combattuto contro Kaori fino all'ultimo, vero? Razza di stupido, perché hai voluto fare una cosa così azzardata? Ti sei reso conto che in mezzo a questo miasma non avresti potuto usare minimamente il tuo potere spirituale per aiutarla?”

“Non potevo lasciarla sola. Era compito mio proteggerla!”

“E sentiamo, come l'avresti protetta? Facendoti ammazzare da lei?!”

Shiro scosse la testa.
“Guarda alla tua sinistra.”

Inuki fece come gli era stato detto e in quel momento si accorse di alcuni frammenti di una piccola sfera di colore bluastro, da cui proveniva fortissimo l'odore del potere demoniaco della sorella.
Il giovane mezzo demone sgranò più volte gli occhi.

“Ma... allora... quel demone...”

Shiro annuì.
“L'obiettivo di quel demone era assorbire il potere di Kaori, fino a farla stramazzare al suolo, priva di vita. Non so ancora cosa volesse farne ma, fortunatamente, io sono riuscito a rallentare questo processo, usando gran parte del mio potere spirituale. Quindi adesso, dato che la sfera che la tratteneva è andata in mille pezzi, non c'è più nessuno in grado di fermare la sua furia. Argh... dov'è ora?” Gemette, portandosi una mano sul braccio ferito e continuando ad ansimare.

“Sta combattendo contro nostro padre.”

Shiro sgranò gli occhi.
“V-vostro padre?! Allora... questo vuol dire che... Tessaiga...è...”

Inuki annuì.
“Si. E spero proprio che mio padre trovi un modo per mettergliela tra le mani. Ora tieniti forte a me. Ti porto fuori da questo posto.” Disse avvolgendosi un suo braccio intorno al collo e aiutandolo ad alzarsi.
 
Si trovavano quasi ai confini della barriera quando i sensi del mezzo demone furono messi in allerta da un rumore improvviso.
Fu un attimo e Inuki si ritrovò con un enorme rosario nero attorcigliato intorno al corpo mentre Shiro fu malamente scaraventato fuori dalla barriera.
Ripresosi velocemente dallo shock, il giovane monaco provò più e più volte a rientrarvi ma, ben presto, si rese conto che ciò che faceva era completamente inutile.

La risata del demone volpe attirò la sua attenzione, facendolo girare di scatto.

“È inutile che ci provi, moccioso. Ho deciso che rimarrai lì fuori fino a quando non avrò terminato la mia missione. Hai mandato fin troppe volte a rotoli i miei piani.” Sibilò il demone, ora ferito e grondante di sangue, apparendo improvvisamente dal nulla

Shiro sbatté forte i pugni contro la barriera. 

Dannazione.
Se fosse riuscito a far perdere il controllo anche ad Inuki, sarebbe stata la fine!

Nel frattempo Inuki urlava e si dimenava come un pazzo, cercando in tutti i modi di liberarsi.
“Liberami immediatamente, dannato bastardo!”

Il demone volpe ridacchiò, facendo qualche passo in avanti.
“Non posso, giovane mezzo demone. Non adesso che la parte finale del piano ha avuto inizio.”

“C-cosa intendi dire?”

“Ti sei fatto attendere ma, alla fine, anche tu sei caduto nella mia trappola come un pollo. Ora finalmente potrò assorbire i poteri di entrambi i fratelli e consegnarli al mio padrone prima che sorga nuovamente il sole.”

Inuki ringhiò.
“Questo non accadrà mai, dannato!”

“Staremo a vedere.” Disse prima di schioccare nuovamente le dita.

Milioni di scariche elettrice avvolsero il corpo di Inuki, facendolo urlare dal dolore e, in pochi secondi, un tremendo potere maligno iniziò a farsi largo nel suo animo.

Dunque alla fine sarebbe toccato anche a lui trasformarsi e subire lo stesso terribile destino di sua sorella?
No!
Non poteva assolutamente permettere una cosa del genere!
Chiuse gli occhi e cercò di combattere il potere maligno del rosario con il suo potere spirituale.

Intanto il demone stringeva tra le mani una nuova sfera bluastra che si stava rapidamente riempiendo con il potere demoniaco del giovane mezzo demone.

“Siete davvero due fratelli particolari. A differenza di quello di tua sorella, il tuo potere è una perfetta fusione tra il bene e il male. Non ho mai visto una cosa del genere in tutta la mia vita.”

“C-cosa vuole farsene il tuo padrone dei nostri poteri?” Disse con un filo di voce, continuando disperatamente a purificare il rosario.

“Creare una nuova Shikon no Tama, naturalmente.”

“Una nuova... S-Shikon no Tama?”

“Avrai sicuramente notato che la vecchia sfera in vostro possesso reagisce quando le si avvicinano i frammenti neri. Purtroppo, sebbene sembri che il suo potere iniziale si rigeneri ogniqualvolta questo accade, devi sapere che non è affatto così. Il mio padrone, il grande e potente Mastunaga, essendo un forgiatore di sfere e oggetti magici da tempo immemore, lo ha capito e ha deciso di invertire questo processo, in modo da raccogliere in essa i poteri degli esseri più particolari e potenti esistenti e creare così una nuova Sfera dei Quattro Spiriti. In questo modo si impadronirà di un potere immenso e potrà governare su ogni infimo abitante di questa inutile Terra.”

'Allora è per questa ragione che ha munito tutti quei demoni dei frammenti neri: voleva assorbire la loro forza senza che loro ne sapessero nulla e usarla per realizzare i suoi loschi scopi! Dannazione! È più grave di quello che pensassi!' Si ritrovò a pensare, iniziando a sudare freddo.

“Ora che ti ho messo al corrente del grande piano del padrone, non posso lasciarti in vita un minuto di più. Su! Libera la tua mente e lascia uscire il demone sanguinario che è in te!”

“No! Mai! I-io non diventerò una pedina per i vostri assurdi piani di conquista!”

“Oh? Lo credi davvero?”
Il demone schioccò nuovamente le dita e un'enorme nuvola di miasma avvolse il povero Inuki, bloccandogli il respiro e bruciandogli la pelle.

Inuki imprecò.
'Maledizione! Maledizione! Non posso farmi sconfiggere in questo modo assurdo! Se solo trovassi un modo per calmare il mio animo, potrei...'

Ma il mezzo demone non riuscì a concludere il suo pensiero.
In un attimo gli tornò alla mente un particolare esercizio di meditazione che alcuni anni prima gli aveva insegnato la madre e che serviva per aumentare a dismisura il suo potere spirituale durante le notti di luna piena.
Inuki deglutì rumorosamente.
Prima di allora non aveva mai provato ad eseguirlo nel suo stato di mezzo demone.
E se alla fine la sua stessa tecnica gli si fosse ritorta contro?
Scosse velocemente la testa per allontanare quel pensiero.
Non aveva tempo per pensare a quella possibilità.
Forse quello era l'unico modo che l'avrebbe fatto uscire da quella incresciosa situazione una volta per tutte.

E così, cercando in tutti i modi di mantenersi calmo, Inuki chiuse gli occhi e cadde in un profondo stato meditativo.

Il demone osservava il ragazzo in silenzio, incuriosito dalle sue azioni.
“Che stai architettando, hanyou? È inutile che ti sforzi in questo modo. Non riuscirai mai e poi mai a liberarti dal mio... MA COSA DIAVOLO?!”

Il demone sgranò più volte gli occhi mentre osservava, scioccato e incredulo, il potere nella sua sfera cambiare improvvisamente colore e trasformarsi in qualcosa di purissimo e più che mai insolito per un demone.

“Ma... questo potere spirituale... tu... tu... sei un mezzo demone! COM'È È POSSIBILE UNA COSA DEL GENERE?!” Urlò con la voce che gli tremava, mentre la piccola sfera tra le sue mani iniziava a riempirsi di piccolissime crepe su tutta la superficie e sentiva quella potente energia spirituale iniziare a purificarlo.

“Hai commesso un gravissimo errore, mio caro amico. Io sono si un mezzo demone, ma sono anche il figlio di UNA DELLE PIÙ POTENTI SACERDOTESSE ESISTENTI SU QUESTA TERRA!” Urlò Inuki, liberando improvvisamente tutto il suo potere e disintegrando in pochi secondi il demone volpe e con esso la  grande barriera che avvolgeva quel luogo.

Stremato e ansimante, Inuki si accasciò al suolo privo di forze.

Velocissimi Shiro e Ikkuko, la quale era accorsa pochi minuti prima per aiutare il fratello, furono accanto a lui.

“Ehi, Inuki! Stai bene?” Domandarono all'unisono.

Ma, con loro grande sorpresa, l'immagine di Inuki che si trovarono davanti era completamente diversa da quella che si aspettavano.

In un attimo entrambi i fratelli si ritrovarono ad indietreggiare sensibilmente, insicuri su come comportarsi.

Inuki sbatté più volte gli occhi, massaggiandosi le tempie indolenzite e mettendosi seduto con le sue sole forze. Poi, intravide la sua immagine riflessa su uno dei frammenti delle sfere del rosario e non poté far altro che sgranare gli occhi.

Lunghe zanne appuntite uscivano prepotentemente dalla sua bocca. Sulle guance, due lunghe striature violacee facevano bella mostra, mentre i suoi occhi avevano completamente perso il loro caratteristico colore ambrato, diventando più marcati e del tutto simili a quelli che aveva visto a Kaori o al padre.

Portò le mani al viso mentre il suo corpo cominciava sensibilmente a tremare.

“I-Inuki?” Sussurrò Ikkuko con un filo di voce in cui poteva facilmente trasparire tutta la paura che provava in quel momento.

Inuki scosse la testa.
Si, alla fine si era trasformato anche lui e, forse, quello era stato un modo con cui il suo corpo aveva voluto proteggersi per evitare di venire purificato dal suo stesso potere.
Ma allora perché... riusciva ancora a mantenere il controllo?
Che fosse anche questa una sua particolarità?

“Io... io sto bene, ragazzi. Non preoccupatevi.” Balbettò, alzandosi lentamente in piedi e voltandosi verso i due.

“Ma... il tuo viso è...” Incalzò Ikkuko, insicura su come continuare.

“Lo so ma... stranamente non mi sento molto diverso dal solito.” Commentò, con un enorme gocciolone sulla fronte e abbozzando un sorriso.

Ma, con quell'aspetto, quel sorriso risultò molto più simile ad una smorfia.

Shiro e Ikkuko si guardarono, sconvolti e insicuri.

Poi un ruggito ruppe quel silenzio, facendoli voltare.
A pochi metri di distanza, le figure di Inuyasha e Kaori, ancora impegnati nel loro combattimento all'ultimo sangue, apparvero dal nulla, mettendo in agitazione i tre ragazzi.

“Vado ad aiutarli. Voi restate qui!” Urlò Inuki, iniziando a correre verso di loro.

Kaori ruggì con forza al nuovo intruso che si stava avvicinando velocemente, mostrandogli gli artigli e arretrando rapidamente di qualche passo.
Istintivamente Inuki si comportò allo stesso modo, intimando alla sorella di fermarsi e usando il linguaggio youkai.
La ragazza, non aspettandosi una cosa del genere e per nulla intenzionata a sottostare all'ordine di quel maschio, iniziò ad attaccare il fratello con tutta la forza che aveva, con l'intento di fargli capire chi comandava.

Shiro e Ikkuko osservavano in silenzio la scena a parecchi metri di distanza.
Durante l'infanzia, Sango aveva spiegato loro che ogni demone è, per natura, molto legato alla forma animale da cui prende i poteri. E infatti, qualora fosse capitato che un demone o mezzo demone avesse perso il controllo, l'istinto animale avrebbe preso il sopravvento su di loro, trasformandoli in qualcosa di completamente lontano dal mondo che ogni essere umano era abituato a vedere. 

Inuyasha osservava immobile i suoi figli, insicuro sul da farsi.
Contro ogni sua aspettativa anche Inuki aveva finito con il perdere il controllo e, adesso, la cosa si era fatta molto più complicata.
Dopo aver fatto un profondo respiro, Inuyasha sfoderò Tessaiga e si diresse a grande velocità in direzione dei figli.
Poi, sfruttando il fatto che entrambi non si fossero ancora accorti di lui, con due mosse veloci afferrò rapidamente le mani dei figli e le posizionò sull'elsa di Tessaiga, che iniziò a pulsare con forza.
Inuyasha, avvolte le proprie mani intorno a quelle dei figli, percepì un potere immenso entrare nel suo corpo per poi disperdersi all'interno della sua spada.
In pochi secondi, da Tessaiga si sprigionò una grande luce dorata, illuminando a giorno l'intera foresta per parecchi minuti.
Quando la luce si affievolì, Shiro e Ikkuko videro apparire la figura di Inuyasha con in braccio entrambi i figli, ora magicamente tornati alle loro sembianze normali. 

“Ce l'ha fatta!” Urlò la giovane taijiya in preda all'euforia, richiamando Kirara e correndo verso il mezzo demone per aiutarlo.

Entrambi i ragazzi erano accasciati sul corpo del padre, privi di sensi.

“È stata davvero dura. Alla fine ho persino creduto che non ce l'avrei fatta.” Commentò Inuyasha, adagiando i figli sulla schiena del demone gatto e accarezzando loro il viso, con un dolce sorriso in volto.

“Cosa è successo? Sono svenuti? Si riprenderanno?” Domando la taijiya, aiutandolo.

Inuyasha annuì.
“Per chi non è abituato, il potere di Tessaiga è molto difficile da sostenere. Ma non preoccuparti, presto staranno bene.” Rispose, rassicurandola.

Poco più in là Shiro osservava la scena in silenzio, con il sorriso sulle labbra.
“Sono felice che alla fine si sia risolto tutto per il meglio.” Sussurrò il giovane monaco con un filo di voce mentre il suo sguardo si spostava sulla figura di Kaori, addormentata tra le braccia del padre.
Poi, d’un tratto, vide tutto nero e un dolore lancinante alla testa lo fece accasciare al suolo.
Udì per qualche istante la voce della sorella in lontananza.
Poi, più nulla.




Shiro aprì stancamente gli occhi, sbattendo più volte le palpebre.

'Ah, la mia testa...' Gemette mentalmente, portando una mano sulla parte lesa e muovendosi leggermente tra le coperte colorate che avvolgevano il suo corpo, ricoperto di fasciature.

Da quanto tempo si trovava lì?
Ore?
Giorni?

Rapidamente il suo sguardo insicuro si spostò su una boccetta appoggiata su un lungo bastone e dalla quale, di tanto in tanto, fuoriusciva un strano liquido biancastro che scivolava attraverso un lungo filo fino ad entrare nel suo braccio.

Ma che razza di diavoleria era mai quella?

Avrebbe voluto liberarsene ma era così debole che non riuscì neanche ad alzare il braccio.
Sospirò, sconfitto.
Doveva sicuramente trattarsi di una qualche medicina, altrimenti mai e poi mai si sarebbe ritrovato in quella situazione.
Sospirò nuovamente per poi riprendere ad osservare il luogo dove si trovava.
Era una stanza molto grande, piena di mobili e piccoli suppellettili dalle forme più varie.
Due grandi scrittoi facevano bella mostra di fronte a lui, separati da un enorme armadio dallo stile molto particolare.
Alla sua sinistra c'era un secondo letto e, come il suo, era stranamente rialzato dal suolo.
Alla sua destra, accanto al letto, c'era invece una grande parete lignea, dove erano attaccate numerose pitture, così belle da sembrare quasi vere.

'L'artista che le ha create deve essere davvero molto bravo.' Si ritrovò a pensare mentre si soffermava a guardarle.

Non fu molto difficile riconoscere su di esse le figure di Inuki e Kaori.
Nelle prime, i due erano raffigurati come bambini, abbracciati prima al padre e poi alla madre o con alcuni luoghi sullo sfondo, mentre le ultime raffiguravano i due ragazzi come li aveva conosciuti, con la loro divisa scolastica indosso, insieme ai loro amici.

'Allora, se queste pitture sono qui, vuol dire che questa è la stanza di Inuki e Kaori. ' Disse tra sé e sé, eccitato dall'idea di trovarsi nel futuro.

“Alla fine ti sei svegliato, Shiro.”

Non aspettandosi minimamente che ci fosse qualcuno nella stanza, il ragazzo sussultò spaventato, per poi guardare verso il basso.
Kaori era lì, inginocchiata ai piedi del suo letto, con degli strani vestiti succinti addosso, che si strofinava insistentemente gli occhi assonnati.

Shiro arrossì di colpo.
Come aveva fatto a non accorgersi della sua presenza fino a quel momento?

“K-Kaori? Cosa diavolo ci fai qui?” Balbettò, cercando disperatamente di distogliere lo sguardo dalla figura di lei. 

La ragazza sbuffò.
“Fhè! Ti sembra questo il modo di rivolgerti a me, dopo che ti ho curato per ben dieci giorni? E poi questa è casa mia, se non te ne sei accorto!” Ribatté, irritata e incrociando le braccia.

“D-dieci giorni?”

“Già. Dopo che sei svenuto, sei stato in coma per quasi una settimana. Hai dovuto fare persino una trasfusione!” Spiegò.

Shiro guardò Kaori come se in quel momento stesse parlando una lingua diversa.
“Eh?”

Kaori si portò una mano alla fronte, rassegnata.
“In pratica sei caduto in un sonno profondo e dato che avevi perso molto sangue, è stato necessario 'ridarti' quello che avevi perso attraverso questo procedimento di trasfusione.”

“Ridarmi?”

“Qui nel futuro, molte persone donano una piccola parte del loro sangue per aiutare coloro che ne hanno bisogno. Ci sono dei luoghi appositi dove queste 'sacche' di sangue vengono conservate e messe a disposizione per i casi più urgenti. È inutile che ti spieghi come vengono suddivise le varie sacche perché non ci ho mai capito molto neanch'io.” Concluse, grattandosi nervosamente la nuca.

“Oh, adesso capisco. E questa strana boccetta che è collegata al mio braccio, cos'è?”

“Si chiama flebo. Dato che hai dormito per tutto il tempo, ha il compito di fornirti le vitamine e le sostanze nutritive di cui hai bisogno per guarire.”

“Prodigioso!”

“Puoi ben dirlo. Le tue condizioni non accennavano a migliorare e così tua madre e tuo padre non hanno obiettato quando abbiamo proposto loro di curarti da questa parte.”

“Ero davvero così grave?”

Kaori abbassò il capo per poi annuire lievemente.
“Mi dispiace. È stata tutta colpa mia, Shiro.”

Shiro fece di no con la testa per poi posare la mano sulla testa della ragazza.
“Tu non hai alcuna colpa, Kaori-chan. Tutto ciò che volevo era proteggerti e salvarti da te stessa. Ed invece...”

Kaori colpì Shiro sulla testa con un pugno.

“Ahi! Kaori, ma sei impazzita?! Non vedi in che condizioni sono? Non puoi colpirmi come ti pare e pia...”

Ma il ragazzo non riuscì a terminare la frase.
Improvvisamente la ragazza gli aveva buttato le braccia intorno al collo, abbracciandolo dolcemente.

“Promettimi che non farai più una cosa così azzardata. Promettimelo, stupido!” Disse, nascondendo il volto nell'incavo del collo del ragazzo e respirando il suo odore a pieni polmoni.

Dopo alcuni secondi di shock, Shiro ricambiò l'abbraccio.

“Te lo prometto, Kaori-chan.” Disse in un sussurro, stringendo con forza la ragazza a sé.

Nascosti dietro la porta, Kagome e Inuyasha osservavano in silenzio la scena, con due diverse espressioni in volto.







ANGOLO DELL'AUTRICE

Ed eccomi di nuovo qui, ragazzi/e!
Non credevate che potessi aggiornare così velocemente, vero?
In realtà, avrei dovuto pubblicare questo capitolo insieme a quello precedente ma non era decisamente pronto quel girno e così mi sono presa più tempo per ultimarlo ben bene.
E poi..
... un po' di suspance fa sempre bene,hehe!
Piaciuta la sorpresina?
^___^
XD
Cosa succederà adesso?!
e soprattutto... quali saranno le reazioni dei due giovani genitori a questa nuova e sconvolgente scoperta?

 Tutto questo e molto altro nel prossimo e attesissimo capitolo!
Un grazie immenso ad Alys93 e Inuyasha_Fede che commentano pazientemente ogni capitolo e a tutti coloro che mi seguono in silenzio, facendo alzare il contatore XD.
Continuate così!
Ma soprattutto ancora grazie alla grande moira78 che mi aiuta nelle correzioni.
Alla prossima ^_-
kagome123


 


 
 




 

















   
 
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