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Autore: Vis    04/09/2011    8 recensioni
Avanzò nella notte e solo quando si ritrovò davanti l’enorme nave capì di essere arrivata.
Sorrise: un sorriso furbo, soddisfatto. Con un salto agile salì sul ponte della nave e si guardò in giro: non c’era nessuno; avanzò verso la cabina del capitano.
Sentì uno spostamento d’aria dietro di sé e si voltò all’istante. La mano sinistra scattò alla pistola che teneva al fianco. Scrutò gli angoli bui, ma non sentì i passi felpati che si spostavano alla sue spalle. Solo quando si ritrovò puntato al collo un pugnale si rese conto che era caduta nella trappola del suo nemico. Si concentrò per cercare di capire chi stava affrontando: sentiva la lama fredda del pugnale sfiorarle la pelle del collo, e una mano grande, di certo di un uomo, le teneva la testa all’indietro prendendola per i capelli biondi. Sentì il respiro caldo sulla fronte e constatò che l’uomo era molto più alto di lei. Capì anche che il corpo del ragazzo era ben allenato, lo sentiva, pigiato contro il suo, e solo i suoi vestiti la dividevano da degli addominali e dei muscoli allenati. Fece per prendere la pistola, ma il suo nemico
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Emerald... Obsidian



 
Avanzò nella notte e solo quando si ritrovò davanti l’enorme nave capì di essere arrivata.
Sorrise: un sorriso furbo, soddisfatto. Con un salto agile salì sul ponte della nave e si guardò in giro: non c’era nessuno; avanzò verso la cabina del capitano.
Sentì uno spostamento d’aria dietro di sé e si voltò all’istante. La mano sinistra scattò alla pistola che teneva al fianco. Scrutò gli angoli bui, ma non sentì i passi felpati che si spostavano alla sue spalle. Solo quando si ritrovò puntato al collo un pugnale si rese conto che era caduta nella trappola del suo nemico. Si concentrò per cercare di capire chi stava affrontando: sentiva la lama fredda del pugnale sfiorarle la pelle del collo e una mano grande, di certo di un uomo, le teneva la testa all’indietro prendendola per i capelli biondi. Sentì il respiro caldo sulla fronte e constatò che l’uomo era molto più alto di lei. Capì anche che il corpo del ragazzo era ben allenato, lo sentiva, pigiato contro il suo, e solo i suoi vestiti la dividevano da degli addominali e dei muscoli allenati. Fece per prendere la pistola, ma il suo nemico parlò:-Non ti servirà quella pistola. Sono immune a questo tipo di armi.-
Bene, quindi aveva un qualche tipo di potere… Di sicuro qualche frutto del Diavolo. Era in netto svantaggio, se ne rendeva perfettamente conto, non solo perché l’uomo aveva un pugnale e dei poteri a lei sconosciuti, ma anche perché era disarmata.
-Non sono qui per combattere. Sono venuta per entrare a far parte dell’equipaggio.-
Il ragazzo alla sue spalle rise, una risata derisoria:-E secondo te puoi entrare a far parte di questa ciurma solo volendolo? Hai sbagliato nave, bella.-
Hanabi si trattené difficilmente dall’urlare: quel tipo era davvero irritante.
-Mi sono presentata al capitano giorni fa, e lui è stato così gentile da accettarmi come sua figlia. Quindi, se non ti dispiace, levami subito questo pugnale dal collo.-
Il tizio sembrò esitare, ma poi mollò la presa. Illuminò il viso della ragazza con un dito, dai cui scaturiva una fiammella: la ragazza si massaggiava il collo e si sistemava i capelli spettinati. Aveva la pelle rosea, i tratti erano delicati ma decisi, i capelli, raccolti in due codini, erano lunghi e biondi. Ma la cosa che più affascinava, erano gli occhi: dalla forma allungata, contornati da folte ciglia nere. Le iridi smeraldo lanciavano saette verso il ragazzo. Non c’era che dire, la ragazza aveva il suo fascino. Indossava un vestitino lilla, senza spalline, lungo fin sopra le ginocchia, che lasciava scoperte le belle gambe. Non era aderante, me non lasciava indifferente lo sguardo altrui alla vista delle formose curve della diciottenne. Ai piedi dei sandali neri. L’unico bagaglio era una borsa a tracolla verde.
Anche Hanabi poté osservare il suo assalitore: poteva avere sui vent’anni, ed era alto, molto alto. I capelli neri e mossi incorniciavano il viso del ragazzo, ora illuminato da un sorriso furbo, derisorio. Gli occhi, due pozzi di pece, la guardavano e anche loro la deridevano. Le guance del ragazzo erano spruzzate di lentiggini. Hanabi non poté evitare di gettare uno sguardo al corpo che fino a pochi istanti prima era addossato al suo. Già, non aveva sbagliato: il fisico era allenato, e i pettorali e gli addominali erano spettacolari. Ma sì, lo aveva già visto…
-Sei Portuguese D. Ace, vero?- disse infatti avendo riconosciuto il celebre pirata.
-Oh, si sono io. Beh, benvenuta a bordo…- disse Ace.
-Hanabi.- lo aiutò lei, fredda. Quel tipo era strano forte! Prima ti puntava un pugnale al collo e dopo come se niente fosse ti accoglieva, cordiale.
Cadde un silenzio imbarazzato fra i due, rotto da Ace:-Sul serio volevi combattere armata solo con una pistola?-
Hanabi alzò le spalle:-No, so combattere, ma avere un’arma del genere mi fa sentire sicura e può sempre servirmi.-
-Capisco…- disse il ragazzo guardandola negli occhi, poi sorridendo, un sorriso diverso da quelli precedenti, disse -beh, ti mostro la nave!-
Fece per camminare ma una voce li bloccò:-Ace chi è questa ragazza?-
Il ragazzo si voltò e guardò il biondino avanzare verso di loro, le mani in tasca. Quando li raggiunse Marco guardò con superiorità Hanabi e Ace la presentò.
-Ah, sei la ragazza di cui mi ha parlato nostro Padre ieri… Bene, dormirai con Ace.- decise Marco.
Quello appena sentì la frase protestò:-Ehi ehi, frena! Non posso dormire con lei!-
Hanabi, da parte sua, fece una smorfia orripilata, ma non disse niente: non voleva creare problemi essendo nuova.
-E perché scusa?- Marco lo guardò, trovando Ace un'immensa scocciatura, come un bambino capriccioso.
-E’ una femmina! E poi… E poi…-
-Non ci saranno problemi. Basta che rispettiate i vostri spazi.- concluse Marco, con un tono che non ammetteva repliche. Così Hanabi seguì Ace, che camminava a passo di marcia verso la sua cabina. Il ragazzo spalancò la porta e la richiuse dietro la ragazza. Quello gettò il cappello che aveva in testa sul proprio letto e si vedeva lontano un miglio che era seccato, non poco.
Hanabi si appoggiò sul muro accanto alla porta e osservò la stanza: era quadrata, e un letto singolo occupava la parete accanto alla porta. Una seconda porta, pensò Hanabi, portava al bagno ed accanto ad essa c’era un armadio. Appoggiato alla parete sinistra c’era anche un divano. Al centro della cabina un tavolo tondo troneggiava, circondato da quattro sedie. Hanabi guardò cosa c’era sul tavolo e con suo disgusto vide che c’erano accatastata una montagna di… Panni sporchi. In cima alla montagnola c’era un paio di boxer con degli assi di picche viola. Hanabi scosse la testa, Ace seguì il suo sguardo e con immenso imbarazzo capì cosa guardava. Si precipitò verso il tavolo, raccolse i panni e li buttò in una cesta nel bagno.   
Quando tornò, le sue guance erano ancora rosse e disse:-Bene… Direi di dormire, no?- Hanabi annuì e chiese:-Posso usare il bagno?-
Ace annuì e andò a sedersi sul suo letto. Hanabi si sfilò la borsa ed entrò nel bagno. Da lì dentro chiese:-Posso farmi una doccia?-
-Certo!-
Hanabi iniziò a sfilarsi i vestiti e Ace da fuori sentì il frusciare dei vestiti ed il leggero tonfo con cui cadevano a terra. Per un attimo nella sua mente affiorò l’immagine di Hanabi senza vestiti e il suo viso divenne rosso come le fiamme che possedeva. Sentì l’acqua lambire il corpo della ragazza e si costrinse a pensare ad altro.
Poco dopo dal bagno uscì la ragazza, con addosso dei pantaloncini e una canottiera arancioni, e con lei finì l’incubo per Ace, che per tutta la durata della doccia, non era riuscito a non pensare ad altro che alla ragazza.
-Allora buona notte!- esclamò Hanabi sedendosi sul divano.
-Eh? No, aspetta!- esclamò Ace.
-Che c’è ancora?!-
-Essendo un gentiluomo, devo farti dormire sul letto e non su uno scomodo divano, quindi…- Ace con un braccio la invitò a stendersi sul letto.
Hanabi accavallò le gambe, e il cuore di Ace perse un battito:-Se mi credi così debole da non riuscire a dormire su un divano per una notte, allora, bello, hai sbagliato persona-
Ace si batté una mano sulla fronte:-Perché devi prendere le cose come delle sfide?-
-Perché vuoi uomini pensate di essere superiori e quindi, per dimostrare il contrario, sono pronta a fare l’impossibile!-
-E tu dormire su un divano lo chiami “impossibile”?- chiese Ace, di nuovo con un espressione divertita sul volto.
-No, ma è già qualcosa!- disse Hanabi, orgogliosa. Si stese sul divano e si rigirò, poi si risedette e esitante disse, alzandosi -ma se tu mi offri il letto…-
Ace rise e si avvicinò al divano.
Chiusero le luci e si addormentarono.
   
 
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