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Autore: Shatzy    05/09/2011    3 recensioni
“Perché ci tenevi tanto che cantassi questa canzone? Forse quel… Forse Jesse aveva ragione: non è adatta a me”.
Ambientata durante la 2x21 - Funeral
[Klaine]
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: i personaggi citati non sono miei, ma dei legittimi proprietari.
Note: la fic è un missing moment della puntata 2x21 (Funeral). L'avevo scritta a suo tempo perché non sopportavo l'idea che Blaine non fosse presente nell'episodio, e quindi in qualche modo ho rimediato. Sono passati mesi, lo so, spero ci sia qualcuno disposto a leggere comunque.





Just as real as can be



“Nemmeno te ne accorgeresti se ne prendessi un paio! Ce ne saranno una trentina”.

Kurt lo guardò in modo estremamente scettico, prima di misurare bene le parole. “Ventisei. Li ho contati, me ne accorgerei. E no, ne puoi mangiare solo uno, papà”.
L’uomo sospirò, cosa che era ormai fin troppo abituato a fare, sussurrando a dentri stretti un “Con tuo fratello non fai tutte le storie che fai con me, comunque”. Guardò quei piccoli dolci disposti in file ordinate sul tavolo della cucina, allungando la mano per prenderne uno, uno qualsiasi, senza badare al tipo di decorazione o al colore. Magari il più vicino al suo braccio era il più buono... Ovviamente la pacca di Kurt sulla sua mano non tardò ad arrivare.
“Non ora! Devi aspettare che la glassa si raffreddi!” lo sgridò. “E poi deve essere Blaine il primo a scegliere” aggiunse, con un sorriso compiaciuto e leggermente imbarazzato, ammirando il suo lavoro.
“Kurt, ha una vasta scelta anche se ne prendo uno” tentò di farlo ragionare.
“E se voleva proprio quello che hai scelto tu? E se non gli piace nessuno degli altri? Oh mio Dio, e se non gliene piace nessuno? Lo sapevo, dovevo informarmi meglio sul tipo di cupcake che preferisce, e dovevamo esercitarci di più durante le lezioni di economia domestica invece di perdere tempo, l’avevo detto!”
“Kurt” lo bloccò il padre. “Ce ne sono una trentina e tutti diversi. Anche una persona senza lingua troverebbe il suo gusto preferito qua in mezzo”.
Il ragazzo annuì, seppur poco convinto, affondando meglio nella sedia. “E se-”
Ma il suono del campanello fermò sul nascere il discorso, facendo ritrovare il buonumore a Kurt; infatti si rialzò immediatamente precipitandosi nell’ingresso, canticchiando sottovoce una melodia allegra, mentre suo padre scuoteva bonariamente la testa.
“Blaine!” esclamò subito Kurt, aprendo la porta sorridendo. “Ciao” aggiunse, stringendosi nelle spalle con fare imbarazzato e sorridendo ancora di più.
“Ciao, Kurt” lo salutò l’altro con un sorriso altrettanto vistoso, mentre sistemava meglio la sua già perfetta borsa sulla spalla.
“Ciao... Oh, niente uniforme?” si ritrovò a chiedere, notando l’abbigliamento e allungando una mano nella sua direzione.
Blaine la prese senza pensarci, stringendola piano. “L’ultima volta mi hai esplicitamente detto che non vuoi più vedere quella cosa in casa tua” gli ricordò.
“Oh... già” rise, ancora euforico, muovendo un passo verso di lui. “Ciao, Blaine” ripeté, sempre più vicino.
“Ciao, Kurt...”
“Fallo almeno entrare in casa!” gridò Burt dalla cucina, anche se con tono divertito.
Kurt alzò gli occhi al cielo, prima di trascinare all’interno Blaine.
“'Sera, signor Hummel” aveva salutato quest’ultimo in direzione della cucina, mentre veniva spinto per le scale al piano superiore.
“Oh, lascialo perdere” lo aveva infatti ammonito Kurt. “Ventisei, papà!” aveva poi gridato a sua volta, ricevendo in risposta un suono non ben identificato, ma facilmente immaginabile.
Blaine si era lasciato condurre nella sua camera senza fare domande – ormai poteva dire di essere quasi abituato a quei dialoghi apparentemente senza senso – ma non aveva potuto evitare il sorriso divertito sulle sue labbra.
Kurt accostò la porta, indicando al ragazzo di sedersi sul letto. Gli si posizionò davanti, appoggiandosi alla scrivania.
“Allora...”
“Sono pronto per qualsiasi cosa, e sarò assolutamente oggettivo” chiarì.
L’altro sorrise. “Non mi aspetto niente di meno da te” gli disse, sporgendosi leggermente per lasciargli un tenero bacio su una guancia. Non era il momento per concentrarsi su altro, in fondo. “Ah, alla fine la canzone che ho scelto è Some People” gli fece sapere con noncuranza, rialzandosi velocemente e armeggiando con dei fogli sulla scrivania, impilandoli distrattamente ed evitando di pensare a quello che sarebbe accaduto di lì a poco.
Blaine sgranò gli occhi, per poi lasciarsi andare a una sonora risata. “Davvero?” chiese, mentre Kurt alzava gli occhi al soffitto. “E dov’è finita la tua My heart will go on che tanto volevi fare?”
Appunto.
“Per quanto Celine sia assolutamente divina, ci sono altri elementi che mi hanno portato a decidere per-”
“Non c’entra nulla il fatto che abbiamo rivisto Gypsy per l’ottava volta da quando siamo insieme, vero? E che ti avevo consigliato una canzone presa da un musical?”
Kurt alzò un sopracciglio, scettico. “È stata una mia decisione, attentamente ponderata”.
“Kurt, abbiamo quasi litigato per questo” rise.
“Quasi discusso, e direi che è ora di metterci al lavoro! Sei qui per aiutarmi, non per chiacchierare” sviò il discorso, voltandogli le spalle e facendo finta di non aver sentito quell’"Agli ordini" pronunciato mentre tratteneva malamente un’altra risata.
Premette qualche pulsante sul lettore CD, lasciando scivolare via tutto l’imbarazzo. Era il momento di andare in scena, e lui era assolutamente nato per questo. Giusto. Blaine che ridacchiava di lui a mezzo metro di distanza non lo avrebbe distratto, nossignore.
Prese un profondo respiro e si concentrò sul testo e sull’interpretazione. Era la sua audizione per l’assolo alle Nazionali, e con il suo ragazzo disposto ad aiutarlo non c’era assolutamente pericolo di non vincerla.
Le prime note riecheggiarono nella stanza, mentre Blaine lo guardava con un sorriso dolce e un po’ compiaciuto. Poteva anche fingere tutta la sicurezza di questo mondo, ma alla fine Kurt lo ascoltava sempre. O quantomeno tendeva a farlo.
La scelta della canzone per l’audizione era importante, e lui lo sapeva che l’interpretazione di un musical era uno dei punti di forza di Kurt – oltre alla sua voce portentosa, e a un paio di occhi sinceri e profondi che lo scioglievano ogni volta, e a quelle mani così morbide che se anche solo lo sfioravano gli facevano provare… No. Kurt. Audizione. Nazionali.
Some People l’avevano sempre sentita loro, in fondo.
E mentre Kurt scioglieva le spalle, Blaine non poté far altro che pensare che era definitivamente, perdutamente pazzo di quel ragazzo.

*

“Kurt” Blaine si affacciò lentamente oltre la porta, spiando nella camera. “Ciao”.
L’altro mugugnò contro il cuscino un “Ciao, Blaine” non troppo convinto, facendolo sorridere.
“Non credi sia ora di alzarsi?” lo prese in giro, notando che stava immobile sdraiato sul letto.
“No”.  
“Kurt...” alzò gli occhi al soffito, andando a sedersi accanto al ragazzo. “Posso almeno accendere la luce? Ti vedo a malapena”. Considerò quel silenzio che seguì una risposta affermativa, raggiungendo la piccola abat-jour sul comodino. “Ti ho comprato il caffè con latte scremato come piace a te, e ho anche un cupcake al cioccolato che possiamo dividere, che ne dici?”
“Vuoi attentare alla mia linea?” sbottò l’altro, alzando la testa appena per guardarlo negli occhi. Beh, lo sguardo era piuttosto minaccioso, ma era sempre un progresso, no?
“Non mi permetterei mai” disse in tono scherzoso, passandogli una mano tra i capelli.
Kurt per tutta risposta cercò di sottrarsi affondando nuovamente nel cuscino e mugugnando qualcosa contro di esso.
Blaine si avvicinò di più e cominciò pazientemente ad accarezzargli la schiena. “Mi hai detto che i risultati escono venerdì, no? Di che ti preoccupi?” provò, calmo.
“Ti ho anche detto come mi ha trattato quel St. Suck, no?” intimò, rialzandosi un secondo giusto per affermare la sua idea, prima di tornare nel suo stato di dramma.
L’altro sospirò, tornando a sfiorargli i capelli. “Me l’hai detto. Ti ho chiamato subito dopo aver ricevuto il tuo messaggio. Hai idea di come mi abbia guardato il professore di letteratura quando sono tornato dal bagno venti minuti dopo che mi aveva dato il permesso di uscire? Credo abbia chiesto al preside di chiamare i miei genitori e discutere della mia salute, o qualcosa del genere” provò, producendo nell’altro solo un mugolio soffocato contro il cuscino, in un accenno di risata. Beh, meglio di niente.
“Possiamo vedere i risultati insieme, venerdì” riprovò di nuovo, spostandogli qualche ciocca dalla fronte in lenti gesti misurati. “Se è stato poco professionale anche con Mercedes e Santana vedrai che non saremo gli unici a farglielo notare, e allora dovrà rimangiarsi tutto, parola per parola”.
Kurt soppresse qualcosa dal tono conciso e arrabbiato contro la stoffa, stringendo le mani attorno al copriletto.
A quel punto, Blaine sbuffò. “Oh andiamo! Non ho fatto tutta questa strada per tentare di decifrare la tua nuova lingua”.
“Ho detto che chiaramente è stato professionale solo con Rachel e il suo spropositato talento! Gli etero sono talmente banali e scontati da risultare quasi…” e qui si lasciò andare ad un piccolo urlo liberatorio. “Lo odio!” Ma prima che potesse rituffarsi contro il cuscino Blaine lo afferrò per la spalla e lo costringe a voltarsi su un fianco verso di lui.
“Io sono sicuro che la tua esibizione sia stata assolutamente perfetta”.
“Oh, questo è assolutamente vero” confermò immediatamente, serio. “Ma quel damerino con l’armadio pieno di gilet fuori moda ha appena rovinato le mie chances di un assolo alle Nazionali. E solo per una ragazza” concluse acidamente, tornando ad abbracciare il suo cuscino.
Blaine sospirò, ignorando l’insieme di sentimenti contrastanti che stava provando.
Rabbia innanzitutto, dovuta all’aver intravisto quegli occhi tremendamente belli così gonfi e arrossati – e davvero fu solo per miracolo se riuscì a non andare a prendere a pugni quel St. James per aver fatto piangere il suo ragazzo.
E poi c'era una sincera ammirazione, per il fatto che alle Nazionali Kurt ci sarebbe andato, mista a un leggero fastidio, considerando che nei Warblers avrebbe potuto avere tutti gli assoli e i duetti che voleva, ma a cui aveva rinunciato preferendo cambiare di nuovo scuola.
Evitò di farglielo notare, però, perché lui era il ragazzo disponibile ed affettuoso, perché aveva davvero capito le ragioni di quel traferimento, e anche se soffriva terribilmente di solitudine ogni volta che passava nei corridoi sfarzosamente decorati della Dalton lo avrebbe supportato sempre, perché Kurt veniva prima di tutto.
E perché si sentiva anche un po’ in colpa visto che si era comportato per mesi come un ibrido tra Rachel Berry e quel Jesse St. Suck, rubando gli assoli e l’attenzione di chiunque, ma a questo piuttosto evitò di pensare.
Invece continuò ad accarezzare i capelli di Kurt, prendendogli dolcemente una mano tra le sue – perché c’era anche l’amore tra i suoi sentimenti, ma non era ancora il momento giusto per esprimerlo a parole. Presto, comunque, si ripeté mentalmente.
“Io penso che adesso dovresti calmarti, bere il tuo caffè e mangiare la metà del cupcake che ti ho portato, ti va?” chiese, mordendosi le labbra per evitare di ridere quando sentì lo stomaco dell’altro lasciare andare un inconfondibile gorgoglio.
Kurt a quel punto si voltò di nuovo, leggermente rosso sulle guance, portandosi a sedere sul letto. “Forse” ammise, guardandolo di sottecchi, imbarazzato.
“E dopo potresti cantare di nuovo Some People, solo per me” propose Blaine, prendendogli anche l’altra mano e intrecciando le loro dita.
Kurt alzò lo sguardo sull’altro, sorpreso. “Perché ci tenevi tanto che cantassi questa canzone? Forse quel… Forse Jesse aveva ragione: non è adatta a me” ammise.
Blaine gli sorrise in quel modo che lo faceva sentire un po’ speciale, un po’ sciocco e totalmente suo. “Io invece credo che sia la canzone più adatta a te che abbia mai sentito. Più adatta a noi” spiegò. “Some people sit on their butts, got the dream, yeah, but not the guts” canticchiò, “… Mentre noi il fegato di realizzare i nostri sogni ce l’abbiamo, al contrario di molte persone” chiarì, alzando davanti agli occhi di Kurt le loro mani unite, facendolo – finalmente - sorridere apertamente, tanto che si slanciò fino ad abbracciarlo stretto. Percepì le sue labbra tese contro la pelle del collo, e subito dopo sentì un sospiro che sembrava contenere tutto lo stress e la frustrazione di quella giornata. Blaine si allontanò quel poco che bastava per baciarlo, per poi cominciare ad accarezzargli una guancia con il suo naso. “Come va?” chiese.
Kurt lo baciò di nuovo, con più impeto, stringendogli forte le spalle. “Più o meno bene ora. Ma potrebbe andare meglio” rispose poco dopo, con uno sguardo malizioso.
“E come potresti più o meno migliorare questo umore?” domandò portando le mani ai suoi fianchi e sfiorandogli il mento con le labbra. Sentì le mani di Kurt scendere dalle sue spalle al suo petto, spostarlo leggermente per posargli un altro bacio leggero sulla bocca.
Si guardarono con tutto l’amore di cui erano capaci, perché sì, quella canzone era decisamente loro. Loro, che avevano dei sogni meravigliosi e il coraggio di vivere la loro vita. Insieme.
“Dov'è finito quel cupcake al cioccolato?”











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La mia unica richiesta per la nuova serie (-15 giorni!) è che Kurt canti "My heart will go on". E' da quando vince le Nazionali dei Cherioos nella prima serie con un medley di Celine Dion che me lo immagino cantare una sua canzone, ed è dalla 2x09 che voglio proprio quella. Sarebbe bellissimo <3 
   
 
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