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Autore: gwen_    05/09/2011    11 recensioni
Al bambino cominciò a battere forte il cuore: chissà come avrebbero reagito i suoi genitori alla vista del regalo che aveva portato, sarebbero stati contenti o no? Chissà cosa gli avrebbero detto. Poi si rabbuiò. Niente. Non gli avrebbero detto assolutamente niente.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Neville Paciock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
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“Nonna, perché mamma e papà restano sempre in ospedale e non riescono a riconoscermi?”
“Tesoro, non pensarci ora, capirai meglio quando sarai più grande.”
“Ma io sono grande, ho sette anni ormai.” replicò il bambino, fingendo di essersi offeso.
“Si, hai ragione” rispose la nonna sospirando, un po’ divertita.
 “Vedi, quando tu eri molto piccolo, hanno avuto un incidente.. un grave incidente. I medici sono riusciti a salvarli, ma, dal momento che erano in pessime condizioni, hanno ritenuto necessario lasciarli all’ospedale, in modo da poterli avere sempre sott’occhio.” 
“E perché non mi riconoscono?”
“Oh tesoro, loro ti riconoscono, sanno chi sei, solo non l’hanno ancora capito.”
Il bambino riflettè su quella risposta: non riusciva a capirla, non capiva cosa intendesse dire la nonna.
“Che tipo di incedente hanno avuto?” chiese piano dopo qualche minuto di silenzio.
“Parleremo di questo un altro giorno, tesoro, adesso è arrivata l’ora di dormire.” una lacrima le cadde sul viso. Fu velocissima a scivolare sulla guancia liscia della donna, ma lui la notò lo stesso.

* * *
 
La pioggia batteva rumorosamente contro i tetti delle case, andandosi a scontrare contro le persiane chiuse delle finestre. Da tutti i camini usciva fumo e l’aria era impregnata di un leggero profumo di legna bruciata.
Faceva molto freddo e, insieme alla pioggia, piano piano cominciavano a cadere anche i primi fiocchi di neve dell’anno. Il vento stava cominciando a soffiare in maniera spaventosa, facendo volare da tutte le parti le ultime foglie che fino a quel momento erano riuscite a restare ancora attaccate agli alberi.
La strada era tappezzata di pozzanghere ed era completamente deserta. C’era solo un’anziana signora che, avvolta nel suo mantello nero, camminava a passo svelto e deciso sotto la pioggia. Teneva per mano un bambino piccolo, un po’ grassottello. Anche lui indossava un cappotto nero.
Fuori dalle porte di tutte le case era appeso del vischio e dalla strada si sentiva il fitto  chiacchiericcio proveniente da dentro.
Era la vigilia di Natale e tutte le famiglie erano riunite per cenare e scartare i regali dopo l’arrivo della mezzanotte. Quell’insolita coppia formata da nonna e nipote, però, non faceva parte di nessuna di queste. In realtà loro la stavano andando a trovare la loro famiglia, ma non in una casa, bensì all’ospedale.
Il bambino teneva in mano un pacchetto con un grande fiocco rosso sopra: evidentemente era un regalo da portare per il Natale.
“Neville, tesoro, accellera un po’ il passo, altrimenti non arriveremo mai.” disse la nonna al nipote.
Neville cercò di camminare più in fretta, ma proprio non ce la faceva, era troppo stanco. Quando pensava di non potercela più fare e stava per chiedere a sua nonna di fermarsi due minuti a riposare, ecco che davanti ai suoi occhi apparve il grande edificio: l’ospedale San Mungo.
Al bambino cominciò a battere forte il cuore: chissà come avrebbero reagito i suoi genitori alla vista del regalo che aveva portato, sarebbero stati contenti o no? Chissà cosa gli avrebbero detto. Poi si rabbuiò. Niente. Non gli avrebbero detto assolutamente niente. In realtà non sarebbero riusciti nemmeno a riconoscerlo. Non sarebbero riusciti ad ascoltarlo veramente.
Neville non capiva perché, non sapeva il motivo per cui erano ridotti così. La nonna gli aveva detto che avevano avuto un grave incidente ed erano rimasti così. Il nipote aveva sicuramente capito che quella non era la piena verità, ma non aveva osato fare altre domande. Sapeva che per lei era un argomento difficile su cui discutere, così, con molto tatto, cercava sempre di evitare di parlare di loro.
Anche ora che aveva otto anni, lei non era riuscita ad essere sincera con lui, pensava che non fosse ancora arrivato il momento di dirgli la verità, e in cuor suo sperava che non arrivasse mai. Sapeva, però, che prima o poi avrebbe dovuto dirgliela. Ma ancora no. Un bambino così piccolo non può certo capire quanto qualcuno avesse tanto odio dentro di sé e fosse così cattivo da torturare due persone fino a portarle alla pazzia.
Neville si strinse a lei e insieme varcarono la porta d’ingresso.
* * *
“Hey,guardate! Guardate cos’ho portato!” gridò Neville appena entrato nella stanza dei suoi genitori.
Frank e Alice Paciock erano tutti e due seduti sul letto e avevano l’aria di chi si è incantato a guardare un punto fisso.
Il bambino aveva appoggiato il regalo sul letto della madre e aspettava che lei lo aprisse.
“Dai mamma, aprilo!” ma, vedendo che lei lo continuava a guardare perplessa, decise di prendere lui l’iniziativa.
La nonna stava in disparte e sorrideva tristemente vedendo suo nipote aprire il regalo. Che destino orribile che aveva quella piccola creatura, dover crescere senza i suoi genitori.
“Ecco, guarda! E’ una candela profumata, se ci soffi sopra si accende e se ci risoffi si rispegne, così la sera puoi illuminare questa stanza.” sembrava contentissimo di poter mostrare quel regalo a sua madre “L’ho scelta insieme alla nonna, ti piace?”
La mamma annuì piano, ma si vedeva chiaramente che non riusciva nemmeno a capire di cosa stesse parlando il figlio.
Neville abbracciò tutto sorridente i suoi genitori, uno alla volta, ma questi non ricambiarono, lo continuavano a fissare come se fosse un estraneo.
“Vieni, tesoro, è ora di andare.” disse la nonna porgendo la mano al bambino.
“Di già?” lui non voleva andarsene, voleva restare lì e aspettare che loro, le due persone che sarebbero dovute essere le più importanti della sua vita, lo riconoscessero.
“Si, andiamo.” e lo prese per la mano.
Il nipote si voltò ancora una volta a guardare sua madre e suo padre e poi seguì sua nonna.
Mentre stavano per uscire, Alice, improvvisamente, si avvicinò al figlio e gli diede una carta delle caramelle, fece uno strano sorriso e se ne andò.
Lui la guardò andare via con gli occhi lucidi e si mise la carta in tasca, con l’intenzione di conservare per sempre quel piccolo regalo.
“Buon Natale, mamma.” Sussurrò a bassa voce, sorridendo, verso la direzione in cui era sparita la donna.
“Riusciranno mai a capire chi sono, a riconoscermi?” chiese speranzoso una volta usciti dall’ospedale. La nonna si voltò verso di lui e lo guardò tristemente. Non ebbe mai il coraggio di rispondere a quella domanda e Neville non ebbe mai il coraggio di rifargliela: si ricordava ancora di quando, quella sera, aveva visto la nonna piangere. Crescendo, però, capì da solo quale fosse la verità.

Ecco un'altra one-shot, anche questa un pò triste.
Spero che vi piaccia :)
itsphelpsquill
  
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