Mi piaceva il fatto che era pieno di difetti, così potevo amarli, ridimensionarli e renderli belli, perfino cancellarli. Mi piaceva osservarli, lo facevo tutto il giorno, meno mi piacevano, meno li vedevo. Un giorno il mento non c’era neanche più. Ho sempre odiato anche i miei, di difetti, perché si nascondevano. Sono sempre stata particolarmente bella.
C’era una cicatrice che avevi sulla fronte, io l’adoravo insomma, mi ricordavo del vaso e tu in bilico, mi faceva un gran ridere. Mi ricordo ancora come ridevi qualche mese fa, ti si accavallavano i denti.
Non è mai stato facile.
C’era sangue ovunque, nei capelli sciolti, sulle pareti, andava a dipingere le mie labbra. C’era un po’ di morte ovunque, era una morte scenica, profumava di sabbia calda, di sale, di pelle.
Corrodeva.
Corrodeva i denti questo amore, il tuo stomaco e le mie mani orribili.
Le mie bambole, le mie perle, tutti quegli smalti. Perle e lacrime.
Mi sono sempre piaciuti i gioielli, perché l’oro brilla. Mi sono sempre piaciuti i diamanti, illuminano le dita. Tu sei un po’ come i gioielli falsi di cui parlava Freud.
C’erano troppe finestre, troppi coltelli, non sapevo più da che parte uscire sai?
Non sapevo più come morire. Volevo aprirti, vedere dentro, poi mangiarti e vomitarti, pezzo per pezzo.
Una, cento, mille volte.
Le tue mani…
Ti sento nella pancia.