Remember me
Mikey sbuffò per l'ennesima volta.
Era sveglio da meno di due ore, e da altrettanto tempo Alicia lo stava
tartassando di domande, ordini e commissioni da fare.
Non la sopportava più. Era il giorno libero della band, non
avevano impegni in studio, non avevano assolutamente nulla da fare. E mentre gli
altri avevano ben deciso di andare a fare un giro in totale libertà per le
strade di Los Angeles, Mikey doveva stare dietro ad Alicia e ai suoi capricci da
bambina.
Era in momenti come quello che Mikey voleva scoppiare a
piangere, trovare un modo per tornare indietro nel tempo e non prendere mai più
quella decisione di sposarla. Era stato un idiota, e Frank aveva ragione, ogni
volta che glielo ricordava.
Fu all'ennesima richiesta di Alicia di andarle a comprare il
pranzo, poi delle ciambelle, e poi un paio di DVD, che Mikey sospirò uscendo di
casa e sbattendo la porta.
Non sapeva dove sarebbe andato, ma di certo non sarebbe
tornato a casa presto. Si sentiva in trappola, ecco come. Alicia era incinta e
si approfittava della cosa per passare lunghe giornate a torturarlo con le sue
richieste, e a tartassarlo di ordini e commissioni da fare. Perché lei diceva
che non poteva fare sforzi, così non lavava nemmeno i piatti. Non faceva
assolutamente nulla.
Più tempo passava con lei, meno la sopportava.
Voleva andarsene. Voleva trovare il coraggio di lasciarla. Di dirle che era
stato tutto uno sbaglio, che avrebbe fatto il padre - su quello non c'erano
dubbi - ma che loro non erano fatti per stare insieme.
E poi si sentiva in colpa, ma da quando Alicia era incinta
non faceva altro che mangiare e pian piano stava diventando una mongolfiera, e
si, Mikey era cosciente del fatto che lei portava un bambino dentro di sé, ma
Alicia aveva due occhiaie impressionanti, portava sempre i capelli in disordine,
e stava ingrassando a vista d'occhio. Ed era antipatica, ecco, lo aveva ammesso.
Non riusciva a rendersi conto di come avesse fatto a farsi incastrare in quel
modo da lei.
Non sarebbe dovuto andare a letto con lei. Anche se era
carina e simpatica. E non avrebbe dovuto acconsentire alle stupide pretese dei
genitori di Alicia riguardo il dovere di sposarla ora che era incinta.
A Belleville aveva Alex, era tutt'altra storia.
Mikey aveva imparato a non pensarla. Aveva imparato a vivere
come se non fosse mai esistita, a cambiare argomento le poche volte che qualcuno
la nominava, a cambiare stazione radio quando passavano le sue canzoni
preferite, a fingere noncuranza quando Frank gli diceva che era stato un vero,
incredibile, stupido idiota.
Frank non aveva tutti i torti. No, Frank non aveva torto per niente.
Il suo cellulare cominciò a squillare. Era Alicia. Lo avrebbe
chiamato fino all'esaurimento, lo avrebbe insultato, costretto a tornare a casa,
e probabilmente sarebbe anche scoppiata a piangere al telefono dando la colpa
agli ormoni o a chissà cos'altro.
Così senza rispondere, spense il telefono e lo chiuse nel
cassettino del cruscotto della macchina. Continuò a guidare senza meta, per le
strade di Los Angeles. Avrebbe volentieri raggiunto gli altri, ma non aveva idea
di dove fossero andati. Così si guardava intorno, per cercare, nella speranza di
vederli passeggiare su qualche marciapiede al lato della strada.
Fu così che inchiodò bruscamente, provocando un urto con
l'auto dietro di lui.
Non era possibile. Quelli, quei due che camminavano sotto al
sole, lungo le vetrate dei negozi sul lato destro della strada, erano Ann ed
Ian. Erano proprio loro due. L'unica sua possibilità di avere notizie di Alex.
Lasciò il motore acceso e scese dall'auto.
Il guidatore della macchina che lo aveva colpito era
incazzato e lo seguiva urlando. Mikey gli fece un cenno con la mano «Tenga,
chiami qui e si faccia ripagare tutti i danni. Mi dispiace davvero. Scusi!»
disse camminando a passo svelto verso quei due.
«Gerard, smettila!» disse Ray lamentoso, entrando in un locale su Franklin
Avenue.
«Cazzo devo andare a pisciare, sbrigati!» rispose Gee correndo verso il bagno.
Aveva bevuto almeno quattro caffè lunghi da quando si era svegliato e doveva
andare urgentemente al bagno.
Frank rise guardandolo urtare un signore per raggiungere la
toilette.
Vide un tavolo vuoto vicino alla vetrata e si mise seduto
insieme a Ray e Bob. Avrebbero mangiato qualcosa e poi sarebbero tornati a casa.
Avevano fatto un pò di compere per i negozi di Los Angeles, ed erano stati anche
a visitare un parco ma avevano troppa fame, e poi Gerard aveva rotto perché
avevano lasciato Mikey a casa e tutto il resto. Così dopo pranzo sarebbero
tornati a casa.
Ray diede un'occhiata svelta al menu, avrebbe preso le
lasagne, si trovavano in un ristorante italiano quindi le lasagne sarebbero
state buone.
Frank voleva una pizza ed una birra, ma mentre stava per
ordinare gli squillò il cellulare.
«Ann! Ian!».
I due si voltarono di scatto, ritrovandosi davanti ad un Mikey che sembrava
sorpreso almeno quanto loro di vederli.
«Ehi... Mikey...» disse Ann in imbarazzo.
Ecco qualcosa che non aveva calcolato. In giro per L.A.
avrebbe potuto incontrare Mikey. E Mikey le avrebbe chiesto di Alex. E lei cosa
avrebbe dovuto dire? Perché Alex non l'aveva addestrata in tal caso?
«Ciao! Che ci fate qui ad L.A.? C'è anche...». Si, a Mikey
risultava difficile pronunciare il suo nome. Era come una pugnalata. Era come se
ogni volta che ci pensava, che pronunciava il suo nome, si pugnalasse da solo
«C'è anche Alex?» chiese speranzoso.
Ann non sapeva cosa dire. Doveva mentire o dire la verità?
Guardò Ian che scrollò le spalle «Mh. Potrebbe esserci anche Alex, si...» disse
scrutandolo.
Mikey si sentiva in imbarazzo. Erano suoi amici,
probabilmente lo odiavano a morte.
«E' qui con voi?» domandò guardandosi intorno. Ann scosse la
testa.
Poi fece una smorfia «Sembri decisamente troppo agitato, sai? Dove hai lasciato
tua moglie?» domandò acida. Rendendosi subito conto di aver straparlato. Non
erano affari che la riguardavano. Proprio per niente. Lei non era Alex, e non
doveva prendere le parti di Alex.
Aveva colpito Mikey come con un pugno nello stomaco. Lo capì
dal cambio repentino della sua espressione. Sembrava desolato.
«Vi prego. Alex è qui con voi? E' qui a Los Angeles?» chiese
con il cuore che gli stava per scoppiare. Si, stava per esplodergli nel petto.
Voleva sentire solamente un "si" provenire da quei due. Poi... non sapeva cosa
avrebbe fatto. Ma sapere che Alex era nei paraggi gli aveva messo un'incredibile
carica addosso.
Ann sospirò. Cavolo, non se la cavava con queste cose. Non
riusciva a mentire, né a dire una mezza verità. In realtà non era nemmeno in
grado di pensare abbastanza in fretta per dire qualsiasi cavolata.
«Si...» disse, nel momento stesso in cui Ian disse «No!».
I due si guardarono, poi Ian scrollò le spalle sbuffando. Per quanto gli
riguardava, Mikey non si era comportato da uomo. Aveva abbandonato Alex e le
aveva stritolato il cuore. Ann però era più docile e romantica. Aveva sempre
sperato che Alex e Mikey tornassero insieme, in qualche modo, prima o poi. E di
certo quella era l'occasione giusta.
Sorrise «Dovresti andare a togliere la tua macchina dalla
strada. Sta intralciando il traffico. Magari poi andiamo a mangiare qualcosa
insieme e...» disse cordialmente.
Mikey annuì, e mentre corse a spostare l'auto da in mezzo
alla strada, Ian la fulminò con lo sguardo.
«Che intenzioni hai?» chiese alla sua amica.
Ann scrollò le spalle «Le stesse intenzioni di Alex. Credi davvero che l'unico
motivo per il quale sia venuta qui a Los Angeles sia per sfondare con la nostra
misera band?» domandò sollevando un sopracciglio.
Ian annuì. Giusto.
«Pronto?» Frank sembrava emozionato, dopo aver visto il numero lampeggiare sul
display del telefonino.
Era Alex. Alex, dopo tanto tempo, lo stava chiamando.
«Quella maglia gialla ti fa sembrare un'ape obesa!». Si, era
Alex. Non era il migliore dei modi per rispondere al telefono, ma era Alex. Si
guardò intorno. Come faceva a sapere che indossava una maglia gialla?
«Dove diavolo sei?» chiese alzandosi dal suo posto.
Alex rise, dall'altra parte del telefono «Sei un'idiota! Stai
davvero guardando sotto al tavolo?».
Frank si tirò su. Si, era un idiota, come poteva essere sotto
il tavolo? Rise anche lui «Ok, ora dimmi solo dove sei! Questa telefonata è
inquietante! Sembra uno di quei film horror in cui l'assassino parla al telefono
con la vittima prima di farla fuori!» disse continuando a guardarsi in giro.
«Fuori dalla vetrina, guarda un pò!».
Frank sollevò lo sguardo. Dall'altra parte della strada, seduta su una panchina,
c'era lei. Era lei, la solita lei.
Indossava una maglietta viola ed un paio di jeans stretti e
scoloriti. Chiuse la telefonata e si scaraventò fuori dal locale.
Le corse incontro e la vide mettere via il cellulare quando lui fu abbastanza
vicino.
Alex voleva saltare dalla gioia. Frank. Stava per
riabbracciare Frank, dopo tutto quel tempo, dopo non averlo sentito per tutti
quei mesi. Non le sembrava vero.
Fece un respiro profondo quando lo vide avvicinarsi e fece
per allargare le braccia per stringerlo a sé, ma senza nemmeno accorgersene,
sentì solo lo schiocco di uno schiaffo in pieno viso.
Faceva male. Si strofinò la guancia guardando Frank allibita.
Le aveva appena dato uno schiaffo?
«Ma cazzo! Sei scemo!? Mi hai fatto male!» si lamentò
continuando a sfregarsi la guancia dolorante. Frank si affrettò ad abbracciarla
«Anche tu, vaffanculo!» disse stritolandola «Sei una stupida! Sei sparita! Non
ti sei più fatta sentire! Ed ora piombi qui in questo modo e... cazzo, Al!
Dovevi venire prima!» disse tutto d'un fiato.
Alex sapeva che si stava riferendo a quel matrimonio. Quel
dannato matrimonio.
E forse al pensiero di Mikey, o forse per l'abbraccio pieno
d'affetto di Frank, scoppiò a piangere. Rideva, mentre grandi lacrime le
solcavano il viso «Dio, mi sei mancato!» disse parlando contro il suo petto.
- - -
Ok, ecco un altro
aggiornamento visto che oggi sono in vena. Finalmente sta per succedere qualcosa
di definito! OHOHOH [.cit].
E si, avrei voluto far succedere tutto ORA ma no, voglio un pò di suspance! XD
Ehm...
Spero vi stia piacendo, comunque.
Ah, si, il titolo del capitolo è molto molto molto random, boh.
xoxo