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Autore: POPster    05/09/2011    4 recensioni
Mini-seguito di The Ghost Of You.
Mikey era nervoso ed agitato. Eppure era tutto perfetto.
Indossava l'abito scuro, la chiesa era addobbata a dovere, con profumati fiori colorati e nastri d'organza posizionati in ordine sui banchi e lungo tutta la navata. C'erano solo pochi intimi, i parenti e gli amici più stretti.
Gerard sorrideva a suo fratello, dal suo fianco. Era, insieme a Ray, il suo testimone di nozze. Aveva ripetuto a Mikey di stare calmo, fino a mezz'ora prima. Gli aveva detto che andava tutto alla grande. Donna Way guardava suo figlio sull'altare, con aria fiera. Stava diventando un vero uomo. Sorrise commossa. Ne aveva combinate tante, Mikey, ma doveva essere fiera di lui.
Frank era seduto nella prima fila di banchi. Si guardava intorno. Si sentiva a disagio, con quell'abito elegante e quei capelli sistemati. Guardava la piccola folla di invitati, poi l'entrata della chiesa. Poteva sembrare anche più nervoso di Mikey. Lanciò un'occhiata maliziosa a Gerard, pensando chi dei due, se mai si sarebbero dovuti sposare, avrebbe fatto l'entrata trionfale, e chi avrebbe atteso all'altare. Poteva scommettere che la parte della sposa sarebbe stata di Gerard. Ridacchiò tra sé, immaginando la scena.
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mikey Way, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le confusioni più grandi le procura il cuore'
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Remember me

    Mikey sbuffò per l'ennesima volta.
Era sveglio da meno di due ore, e da altrettanto tempo Alicia lo stava tartassando di domande, ordini e commissioni da fare.
    Non la sopportava più. Era il giorno libero della band, non avevano impegni in studio, non avevano assolutamente nulla da fare. E mentre gli altri avevano ben deciso di andare a fare un giro in totale libertà per le strade di Los Angeles, Mikey doveva stare dietro ad Alicia e ai suoi capricci da bambina.
    Era in momenti come quello che Mikey voleva scoppiare a piangere, trovare un modo per tornare indietro nel tempo e non prendere mai più quella decisione di sposarla. Era stato un idiota, e Frank aveva ragione, ogni volta che glielo ricordava.
    Fu all'ennesima richiesta di Alicia di andarle a comprare il pranzo, poi delle ciambelle, e poi un paio di DVD, che Mikey sospirò uscendo di casa e sbattendo la porta.
    Non sapeva dove sarebbe andato, ma di certo non sarebbe tornato a casa presto. Si sentiva in trappola, ecco come. Alicia era incinta e si approfittava della cosa per passare lunghe giornate a torturarlo con le sue richieste, e a tartassarlo di ordini e commissioni da fare. Perché lei diceva che non poteva fare sforzi, così non lavava nemmeno i piatti. Non faceva assolutamente nulla.
    Più tempo passava con lei, meno la sopportava.
Voleva andarsene. Voleva trovare il coraggio di lasciarla. Di dirle che era stato tutto uno sbaglio, che avrebbe fatto il padre - su quello non c'erano dubbi - ma che loro non erano fatti per stare insieme.
    E poi si sentiva in colpa, ma da quando Alicia era incinta non faceva altro che mangiare e pian piano stava diventando una mongolfiera, e si, Mikey era cosciente del fatto che lei portava un bambino dentro di sé, ma Alicia aveva due occhiaie impressionanti, portava sempre i capelli in disordine, e stava ingrassando a vista d'occhio. Ed era antipatica, ecco, lo aveva ammesso. Non riusciva a rendersi conto di come avesse fatto a farsi incastrare in quel modo da lei.
    Non sarebbe dovuto andare a letto con lei. Anche se era carina e simpatica. E non avrebbe dovuto acconsentire alle stupide pretese dei genitori di Alicia riguardo il dovere di sposarla ora che era incinta.
    A Belleville aveva Alex, era tutt'altra storia.
    Mikey aveva imparato a non pensarla. Aveva imparato a vivere come se non fosse mai esistita, a cambiare argomento le poche volte che qualcuno la nominava, a cambiare stazione radio quando passavano le sue canzoni preferite, a fingere noncuranza quando Frank gli diceva che era stato un vero, incredibile, stupido idiota.
Frank non aveva tutti i torti. No, Frank non aveva torto per niente.
    Il suo cellulare cominciò a squillare. Era Alicia. Lo avrebbe chiamato fino all'esaurimento, lo avrebbe insultato, costretto a tornare a casa, e probabilmente sarebbe anche scoppiata a piangere al telefono dando la colpa agli ormoni o a chissà cos'altro.
    Così senza rispondere, spense il telefono e lo chiuse nel cassettino del cruscotto della macchina. Continuò a guidare senza meta, per le strade di Los Angeles. Avrebbe volentieri raggiunto gli altri, ma non aveva idea di dove fossero andati. Così si guardava intorno, per cercare, nella speranza di vederli passeggiare su qualche marciapiede al lato della strada.
    Fu così che inchiodò bruscamente, provocando un urto con l'auto dietro di lui.
    Non era possibile. Quelli, quei due che camminavano sotto al sole, lungo le vetrate dei negozi sul lato destro della strada, erano Ann ed Ian. Erano proprio loro due. L'unica sua possibilità di avere notizie di Alex.
    Lasciò il motore acceso e scese dall'auto.
    Il guidatore della macchina che lo aveva colpito era incazzato e lo seguiva urlando. Mikey gli fece un cenno con la mano «Tenga, chiami qui e si faccia ripagare tutti i danni. Mi dispiace davvero. Scusi!» disse camminando a passo svelto verso quei due.

    «Gerard, smettila!» disse Ray lamentoso, entrando in un locale su Franklin Avenue.
«Cazzo devo andare a pisciare, sbrigati!» rispose Gee correndo verso il bagno. Aveva bevuto almeno quattro caffè lunghi da quando si era svegliato e doveva andare urgentemente al bagno.
    Frank rise guardandolo urtare un signore per raggiungere la toilette.
    Vide un tavolo vuoto vicino alla vetrata e si mise seduto insieme a Ray e Bob. Avrebbero mangiato qualcosa e poi sarebbero tornati a casa. Avevano fatto un pò di compere per i negozi di Los Angeles, ed erano stati anche a visitare un parco ma avevano troppa fame, e poi Gerard aveva rotto perché avevano lasciato Mikey a casa e tutto il resto. Così dopo pranzo sarebbero tornati a casa.
    Ray diede un'occhiata svelta al menu, avrebbe preso le lasagne, si trovavano in un ristorante italiano quindi le lasagne sarebbero state buone.
    Frank voleva una pizza ed una birra, ma mentre stava per ordinare gli squillò il cellulare.

    «Ann! Ian!».
I due si voltarono di scatto, ritrovandosi davanti ad un Mikey che sembrava sorpreso almeno quanto loro di vederli.
    «Ehi... Mikey...» disse Ann in imbarazzo.
    Ecco qualcosa che non aveva calcolato. In giro per L.A. avrebbe potuto incontrare Mikey. E Mikey le avrebbe chiesto di Alex. E lei cosa avrebbe dovuto dire? Perché Alex non l'aveva addestrata in tal caso?
    «Ciao! Che ci fate qui ad L.A.? C'è anche...». Si, a Mikey risultava difficile pronunciare il suo nome. Era come una pugnalata. Era come se ogni volta che ci pensava, che pronunciava il suo nome, si pugnalasse da solo «C'è anche Alex?» chiese speranzoso.
    Ann non sapeva cosa dire. Doveva mentire o dire la verità? Guardò Ian che scrollò le spalle «Mh. Potrebbe esserci anche Alex, si...» disse scrutandolo.
    Mikey si sentiva in imbarazzo. Erano suoi amici, probabilmente lo odiavano a morte.
    «E' qui con voi?» domandò guardandosi intorno. Ann scosse la testa.
Poi fece una smorfia «Sembri decisamente troppo agitato, sai? Dove hai lasciato tua moglie?» domandò acida. Rendendosi subito conto di aver straparlato. Non erano affari che la riguardavano. Proprio per niente. Lei non era Alex, e non doveva prendere le parti di Alex.
    Aveva colpito Mikey come con un pugno nello stomaco. Lo capì dal cambio repentino della sua espressione. Sembrava desolato.
    «Vi prego. Alex è qui con voi? E' qui a Los Angeles?» chiese con il cuore che gli stava per scoppiare. Si, stava per esplodergli nel petto.
Voleva sentire solamente un "si" provenire da quei due. Poi... non sapeva cosa avrebbe fatto. Ma sapere che Alex era nei paraggi gli aveva messo un'incredibile carica addosso.
    Ann sospirò. Cavolo, non se la cavava con queste cose. Non riusciva a mentire, né a dire una mezza verità. In realtà non era nemmeno in grado di pensare abbastanza in fretta per dire qualsiasi cavolata.
    «Si...» disse, nel momento stesso in cui Ian disse «No!».
I due si guardarono, poi Ian scrollò le spalle sbuffando. Per quanto gli riguardava, Mikey non si era comportato da uomo. Aveva abbandonato Alex e le aveva stritolato il cuore. Ann però era più docile e romantica. Aveva sempre sperato che Alex e Mikey tornassero insieme, in qualche modo, prima o poi. E di certo quella era l'occasione giusta.
    Sorrise «Dovresti andare a togliere la tua macchina dalla strada. Sta intralciando il traffico. Magari poi andiamo a mangiare qualcosa insieme e...» disse cordialmente.
    Mikey annuì, e mentre corse a spostare l'auto da in mezzo alla strada, Ian la fulminò con lo sguardo.
    «Che intenzioni hai?» chiese alla sua amica.
Ann scrollò le spalle «Le stesse intenzioni di Alex. Credi davvero che l'unico motivo per il quale sia venuta qui a Los Angeles sia per sfondare con la nostra misera band?» domandò sollevando un sopracciglio.
    Ian annuì. Giusto.

    «Pronto?» Frank sembrava emozionato, dopo aver visto il numero lampeggiare sul display del telefonino.
    Era Alex. Alex, dopo tanto tempo, lo stava chiamando.
    «Quella maglia gialla ti fa sembrare un'ape obesa!». Si, era Alex. Non era il migliore dei modi per rispondere al telefono, ma era Alex. Si guardò intorno. Come faceva a sapere che indossava una maglia gialla?
    «Dove diavolo sei?» chiese alzandosi dal suo posto.
    Alex rise, dall'altra parte del telefono «Sei un'idiota! Stai davvero guardando sotto al tavolo?».
    Frank si tirò su. Si, era un idiota, come poteva essere sotto il tavolo? Rise anche lui «Ok, ora dimmi solo dove sei! Questa telefonata è inquietante! Sembra uno di quei film horror in cui l'assassino parla al telefono con la vittima prima di farla fuori!» disse continuando a guardarsi in giro.
    «Fuori dalla vetrina, guarda un pò!».
Frank sollevò lo sguardo. Dall'altra parte della strada, seduta su una panchina, c'era lei. Era lei, la solita lei.
    Indossava una maglietta viola ed un paio di jeans stretti e scoloriti. Chiuse la telefonata e si scaraventò fuori dal locale.
Le corse incontro e la vide mettere via il cellulare quando lui fu abbastanza vicino.
   
    Alex voleva saltare dalla gioia. Frank. Stava per riabbracciare Frank, dopo tutto quel tempo, dopo non averlo sentito per tutti quei mesi. Non le sembrava vero.
    Fece un respiro profondo quando lo vide avvicinarsi e fece per allargare le braccia per stringerlo a sé, ma senza nemmeno accorgersene, sentì solo lo schiocco di uno schiaffo in pieno viso.
    Faceva male. Si strofinò la guancia guardando Frank allibita.
    Le aveva appena dato uno schiaffo?
    «Ma cazzo! Sei scemo!? Mi hai fatto male!» si lamentò continuando a sfregarsi la guancia dolorante. Frank si affrettò ad abbracciarla «Anche tu, vaffanculo!» disse stritolandola «Sei una stupida! Sei sparita! Non ti sei più fatta sentire! Ed ora piombi qui in questo modo e... cazzo, Al! Dovevi venire prima!» disse tutto d'un fiato.
    Alex sapeva che si stava riferendo a quel matrimonio. Quel dannato matrimonio.
    E forse al pensiero di Mikey, o forse per l'abbraccio pieno d'affetto di Frank, scoppiò a piangere. Rideva, mentre grandi lacrime le solcavano il viso «Dio, mi sei mancato!» disse parlando contro il suo petto.

 

- - -

Ok, ecco un altro aggiornamento visto che oggi sono in vena. Finalmente sta per succedere qualcosa di definito! OHOHOH [.cit].
E si, avrei voluto far succedere tutto ORA ma no, voglio un pò di suspance! XD Ehm...
Spero vi stia piacendo, comunque.
Ah, si, il titolo del capitolo è molto molto molto random, boh.
xoxo

   
 
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