Capitolo 2:
By chance.
La Sala Grande è maestosa e,
per dirlo io che sono un Black e sono vissuto praticamente nel lusso e
nello sfarzo da quando non sapevo nemmeno aprire bocca, deve esserlo
davvero. Non sembra esserci il soffitto perché vedo il cielo
ergersi sopra di noi carico di stelle e costellazioni. Da qualche parte
ci sarà sicuramente quella cui devo il mio nome. A un certo
punto, alle mie spalle, sento una ragazzina dire che in realtà
la volta è incantata e che l’ha letto in un qualche libro.
Appena mi volto noto subito che è la rossetta che ha abbandonato
lo scompartimento in cui ci trovavamo James ed io. Guarda, guarda!
C’è il suo amico unticcio. Non mi vanno a genio quei due,
proprio per niente.
Gli studenti del primo anno sono
molti. Questo non sarebbe piaciuto alla mia adorata mammina. Secondo i
suoi canoni potrei rivolgere la parola solo a quelli che finiranno
dritti in Serpeverde, tutti Purosangue. Ovviamente. Come quello
lì, Avery, uno di famiglia in pratica. È stato appena
smistato: Serpeverde. Non che avessi dubbi a riguardo, eh.
- Black, Sirius.
E’ il mio turno. Sono uno dei primi.
Mi siedo sullo sgabello e la professoressa McGranitt mi posa il Cappello in testa.
-Mh, un Black, vedo. Purosangue proveniente dall’antichissima casata dei Black.
Che t’importa? Non significa niente! Niente.
- Sai, di solito, con quelli come te non ho nessun dubbio. Non arrivo a riconoscerli che emano subito il verdetto.
Io non sono come loro.
- Non lo sei? Davvero? Guardati. Passo nobile, bellezza aristocratica superiore a chiunque altro. Ambizioso, anche.
Non sono come loro.
- Sei impulsivo, orgoglioso. Hai fegato, ragazzo mio. Davvero tanto fegato.
Sono un cuore di leone, hai detto bene.
- Hai ragione. Sei un Black fuori, non dentro. Grifondoro!
Il tavolo rosso-oro esulta dopo un
primo momento in cui un silenzio teso e mormorii confusi avevano
inquinato l’aria. Io esulto, esulto con loro.
Sono la persona più felice del mondo in questo momento.
Sono nervosa e questo non è da me.
Sono spaventata e questo non è da me.
Devo calmarmi. Devo
tranquillizzarmi. Se sono così agitata, il cappello parlante non
riuscirà a giudicarmi per quella che sono veramente. O forse
sì. Probabilmente va oltre lo stato d’animo del momento.
Conosce la nostra storia, sicuramente. Saprà che sono figlia di
Babbani. Ma Severus ha detto che non cambia nulla, quindi non
terrà conto di questo. Chi sa se ascolta la nostra opinione? Chi
sa se ci chiede dove vorremmo finire?
Io dove vorrei finire? Proprio ora
Sirius Black è stato spedito tra le file dei Grifondoro e
l’unica certezza che ho è che non voglio dovermi sedere
vicino a lui al tavolo. Quel ragazzo sembra così arrogante,
così pieno di sé. Ha un alone di superiorità che
lo circonda. E non mi piace, non mi piace per niente. Detesto i palloni
gonfiati.
Ecco, inizio a riconoscermi. La Lily Evans che conosco tira fuori gli artigli sempre e comunque. Non abbassa mai lo scudo.
Si avvicina il mio turno.
- Evans, Lily.
Ci siamo.
Il cappello mi sta grande arriva a coprirmi gli occhi e, in un attimo, vedo la Sala Grande scomparire.
- Mh, chi c’è qui?
Scoprirai di avere del talento ragazza mia. Ambiziosa, non
c’è che dire. Ma anche pronta ad aiutare chiunque si trovi
in difficoltà. Dovranno andare oltre la tua corazza e dovrai
farlo anche tu. Vedo della bravura, un’intelligenza notevole.
Wow, questo cappello mi è simpatico.
- Anche tu, mia cara, anche tu. Sarai perfetta lì. Oh, sì, non mi sbaglio mai. Coraggiosa, leale, determinata. Grifondoro.
Di nuovo il tavolo rosso-oro scoppia
in un boato di esultanza. Concedo un sorriso speranzoso al mio migliore
amico che si è incupito.
Prendo posto e Black mi sorride. Oh,
no. Lo sapevo, sarà una tortura condividere la Sala Comune con
questo ragazzo. Mi giro stizzita. Sono tornata. Non ho più paura.
Coraggiosa, leale, determinata.
Sta per arrivare il mio momento.
Ammetto di temere che il Cappello Parlante sappia chi sono veramente e
che anche lui mi ricordi di essere un mostro. Tuttavia
l’adrenalina del momento si fa strada e supera il timore.
Verrò giudicato per chi sono veramente, mi ha detto Peter, e io
voglio saperlo. Una certa Alice dall’aria simpatica è
stata appena smistata in Grifondoro, seguita da tre Tassorosso e un
Corvonero.
- Lee, Trevis.
- Grifondoro.
Ci siamo.
- Lupin, Remus.
È il momento della verità.
- Vedo... vedo... qualcuno che non
si accetta per quello che è. Questo potrebbe anche farmi credere
che tu non sia davvero così coraggioso come pensavo.
Non sono un codardo. Sono realista.
- Dici? Oh, hai tante cose da imparare e ti manderò dove troverai compagni leali.
Nessuno sarà mai mio amico.
- Questa sarà la prima lezione che imparerai. Grifondoro!
La culla dei coraggiosi di cuore mi
sorride e per una volta la mia vocina del Se sapessero... rimane in
silenzio. Mi lascia godere questa piccola folla che esulta per il mio
arrivo tra di loro.
Sono calma. Sono calma. Sono
calmissima. Sono calma. Sono calma. Sono calma. Sono calmissima. Ok,
Mary, respira. Respira. Inspira, espira. Inspira, espira. Non puoi aver
dimenticato come si fa. Stai diventando tutta rossa, Mary. Non è
carino, non è carino per niente. Ci sono un centinaio di
studenti a fissarti e tu cosa fai? Diventi rossa! Non devi farlo Mary.
No, no, no! Pensa a tutti con indosso solo i vecchi boxer consunti di
Merlino. Non è una bella visione. Assolutamente, categoricamente
no. Soprattutto se si tratta di quel ragazzetto con i capelli unticci.
Bleah! Potrei vomitare. Trova un soggetto migliore. Avvistato: tavolo
Grifondoro, sesto posto a partire dal tavolo degli Insegnanti sulla
destra. Sirius Black. E ho detto tutto.
- Signorina, MacDonald mi sta ascoltando?
Pensavo a Sirius Black, non crede sia dannatamente affascinante, Signor Cappello?
- Hai undici anni Mary, sei piccola per pensare ai ragazzi.
Lei cosa ne sa, è solo un Cappello. Piuttosto faccia in modo di spedirmi dritta nella stessa casa di Black.
- Grifondoro, eh. Pensi di poter stare bene lì? E va bene, Grifondoro.
Un ragazzo in carne è stato
appena mandato a Tassorosso. Anche i due precedenti avevano qualche
chilo di troppo. Forse è quello il mio posto. Oh, ma il cappello
non giudica in base al peso e, soprattutto, per la barba non rasata di
Merlino, come ho potuto descrivere Tassorosso come la dimora della
gente obesa. E poi io non sono così pienotto, ho solo un debole
per la cioccolata e i muffin e la torta ai mirtilli e quella al limone.
Oh, stavo dimenticando quella alle mele.
- Minus, Peter.
Eccomi.
- Sai, non so dove potresti stare bene. Non in Corvonero, ragazzo mio. Perdonami, ma non sei un tipo troppo intelligente.
Mi offenderei, se non si trattasse di un Cappello.
- Un Cappello Parlante, signor
Minus. Un Cappello di prima classe, oserei dire. Ma torniamo a noi.
Farò finta di non aver sentito.
Mi scusi.
-Beh, nemmeno in Serpeverde:
usciresti morto il secondo giorno. Grifondoro o Tassorosso. Ardua
scelta. Leggermente egoista, caro ragazzo. Coraggioso nei momenti
giusti, non c’è che dire. Leale, sì, ma fino ad un
certo punto. A grandi linee, però, mi sembri un discreto Grifondoro.
Aveva urlato l’ultima parola
provocandomi ingenti danni al padiglione auricolare. Dubiterei di
sentire ancora se non mi fossi accorto di udire a meraviglia le grida
dei Grifoni che mi accolgono. Tra loro c’è già
Remus. Gli sorrido e mi siedo al suo fianco. Sembra felice, ora.
- Paciock, Frank.
Questo qui sarà un
Tassorosso. Guardatelo: trema come una foglia. Però io do molta
più importanza agli occhi in una persona. Sono fermi, sono
decisi e determinati. James Potter cambia opinione, signori e signore.
Frank Paciock sarà un Gri__
- Grifondoro.
Stupido Cappello, stavo per dirlo io. Non vuoi che ti rubi il lavoro, eh.
- Potter, James.
Si va in scena, James. Mi passo una mano tra i capelli e vedo la MacDonald saltellare sulla sedia. Precoce quella ragazza.
- Potter, potrei anche decretare subito la tua destinazione. Non ho dubbi. Degno erede di tuo padre, sì.
Grifondoro?
- Serpeverde.
Cosa?
- Ti piace scherzare, o sbaglio? Grifondoro.
Quel Cappello farebbe bene a
ritirarsi. Io Serpeverde? James Potter una Serpe? Probabile quanto un
Silente stupido o un Merlino senza le sue mutande consunte.
Mi unisco ai miei compagni e,
soprattutto, a un Sirius Black che mi accoglie colmo di gioia. Se fosse
un cane, scodinzolerebbe. Mi passo una mano tra i capelli e guardo la
rossa del treno che incrocia le braccia e si volta indispettita. Bah,
l’ho pensato fin da subito che fosse una ragazza strana.
Non può essere. Lily è
una Grifondoro ed io non siederò mai a quel tavolo, lo so. Lo so
come ho sempre saputo che lei sarebbe stata lì. Non riesco a non
guardare con rabbia quei due ragazzetti arroganti: Potter e Black.
Mocciosous! Mi hanno chiamato Mocciosous. Oh, me la pagheranno. Dopo il
mio Smistamento avrò un motivo in più per detestarli, un
motivo che affonda le proprie radici in un odio secolare.
- Piton, Severus.
Mi sembra inutile tutto questo. So già come finirà.
- Signor Piton, io so già
qual è il posto giusto per lei, ma mi stavo chiedendo se, per
caso, non avesse una richiesta particolare da farmi.
Una richiesta? Lily. No, non potrei mai. Non sarebbe giusto. Non sarebbe la mia strada.
- Lascia tutto a me, allora? Bene, Serpeverde.
La guardo mentre vado verso il mio
posto e lei mi sorride e saremo amici nonostante le nostre rispettive
case, nonostante l’odio secolare. Saremo Lil e Sev, ancora.
Il tavolo verde-argento mi accoglie con entusiasmo. Lucius Malfoy mi stringe la mano.
- Vance, Emmeline.
Emmeline? Ha detto Emmeline? Ci deve
essere un errore. La persona che sta raggiungendo lo sgabello è
un ragazzo. Guardo incredulo Sirius che sembra sorpreso quanto me,
ma... oh, Godric, no. È una femmina. Mi avevano ingannato i
capelli corvini cortissimi e scompigliati da fare invidia ai miei.
Però, osservandola bene, si vede che è una ragazza. Hai
lineamenti del viso marcati ma delicati. Non è bella, diciamolo,
ma ha degli occhi azzurro ghiaccio stupendi. Gli occhi, gli occhi prima
di tutto. I capelli ingannano. Tranne i miei, i miei riflettono
pienamente ciò che sono. Uno spirito libero, indomabile.
- Grifondoro.
Ci avrei scommesso. Benvenuto... ehm, benvenuta tra noi, Emmeline.
- Ehi, amico, potevi darci un taglio.
E, spontaneamente, una risata sguaiata, simile a un latrato, riempie la sala comune.
La mia risata.
Io e Sirius ci lanciamo
contemporaneamente sui primi due letti liberi che ci capitano a tiro.
Noto con piacere che il mio è il più vicino al bagno.
M’interessa questo non perché io soffra
d’incontinenza, ovviamente, ma perché in ogni bagno che si
rispetti c’è uno specchio ed io e gli specchi siamo un
tutt’uno. Non so se mi spiego. Io regalo loro la mia immagine
splendente e loro me la restituiscono rendendo felici tutti. La
modestia non è il mio forte, no.
I miei sublimi pensieri su quanto io
possa essere magnifico sono interrotti dai due nuovi arrivati che
sarebbero parsi silenziosi se uno dei due, quello grassoccio per
intenderci, non fosse inciampato nel baule dell’altro.
- Sc_ Scusate – è
proprio lui a balbettare e vedendolo in imbarazzo provo a rassicurarlo
con la mia rassicurante presenza e sicurezza.
- Figurati, amico. Io sono James, tu?
- Minus, Peter Minus. C’è un posto qui?
- Pete, abbiamo letti per un
reggimento. E tu sei? – mi rivolgo a quello più alto e
magrolino che sembra un po’ troppo pallido, ma forse è il
chiarore della luna. Forse sono così pallido anch’io. Oh,
no, non voglio sembrare un fantasma. Decisamente no.
- Lupin.
- Lupin?
- Remus.
- Sirius Black – il mio amico
riemerge dal letto in cui era sprofondato ed ha un che
d’inquietante. Non vorrei iniziasse a sfoderare ora la sua aria
di superiorità. Questi due mi sono simpatici. Poi, quando i miei
timori stanno crescendo pericolosamente, ride. E la sua risata non
può non mettermi allegria.
La risata di quel Sirius Black
è spaventosa. Meglio non metterselo contro. L’altro,
invece, James non-so-cosa mi sembra simpatico. Prendo posto nel letto
di fronte al suo e Remus è di fianco a me. Pochi istanti dopo la
porta si spalanca ed io non posso fare a meno di sussultare. Entra un
ragazzo trafelato che sembra essersi fatto di corsa le scale.
- Scusate, sono Frank Paciock. Sono
rimasto indietro. Le scale hanno preso a muoversi e non so nemmeno io
dove sia finito. Fortunatamente il Caposcuola mi ha aiutato a trovare
la strada. C’è un posto? – aveva pronunciato tutto
il discorso senza riprendere fiato e ora era diventato paonazzo.
- Respira, amico. Abbiamo appena
avuto la prova che il nostro Caposcuola è in grado di spendere
bene il suo tempo. Comunque c’è un posto, lì in
fondo – era stato Black a parlare.
- Benvenuto, Frank. James – e gli rivolge un sorriso radioso, a trentadue denti.
- Remus – il suo, invece, è un sorriso stanco ma felice.
Capisco che tocca a me perché tutti mi stanno fissando.
- Peter – e ho il terribile sospetto che il mio sorriso sembri, come al solito, una colica.
Mi ritrovo a guardare fuori dalla
finestra il riflesso della luna sul lago. È quasi piena. Sposto
lo sguardo sui miei compagni di stanza. È stato facile,
naturale, oserei dire, parlare con loro e scherzare e ridere.
Da quanto tempo non ridevi, Rem?
Tanto, troppo.
Peter è stato il primo che mi
ha tirato su di morale. Non sembrerebbe un Grifondoro. Si direbbe che
abbia paura della sua ombra. Sicuramente si rivelerà essere un
ragazzo leale.
Sirius non dovrebbe nemmeno stare
qui. È un Black e questo dice tutto. Ma lui è diverso e
tra lui e James si è già creato un qualcosa di speciale.
Potter, Potter, Potter. Credo che lui riuscirà a strapparmi un sorriso anche nel peggiore dei miei giorni.
E infine c’è Frank. Si
è addormentato subito. Non sono riuscito a inquadrarlo bene, ma
credo che lui e Peter saranno gli unici a permettermi di dormire sonni
tranquilli.
Chiudo gli occhi e zittisco la mia solita vocina interiore.
Se sapessero...
Non lo sapranno. Mai.
Le ragazze dormono.
Questo silenzio è come un
invito a pensare. Chi sa se le cose tra me e Sev cambieranno? Chi sa se
riusciremo a essere comunque amici?
Sono domande retoriche, mi dico. La nostra amicizia va ben oltre i colori della nostra uniforme.
Non so, invece, se riuscirò a
legare davvero con le mie compagne di stanza. Finora Severus è
stato l’unico pronto ad ascoltarmi, a capirmi, a essermi
semplicemente vicino in silenzio quando ne avevo bisogno. Loro sono
tutte così diverse l’una dall’altra. E da me.
Emmeline è strana. Mary si
è addirittura lasciata sfuggire un grido quando l’ha vista
entrare. Credeva fosse un ragazzo e, per tutti i gufi, l’ho
pensato anch’io. Parla poco, ma quando lo fa è sicura di
ciò che dice. È molto schietta, oltretutto. Ha
chiaramente espresso il suo disappunto verso i “gingilli
rosa” di Mary, che non sono altro che nastrini.
La MacDonald, invece, è il
suo opposto Quella lì è la femminilità fatta
persona. Tiene in alta considerazione i suoi capelli e i ragazzi. Credo
che abbia osannato la bellezza di Sirius Black per una ventina di
minuti senza mai smettere.
Infine c’è Alice. È allegra, spensierata. Ti trascina con la sua gioia e ti fa tornare il buon umore.
Non saranno mai come Sev, ma mi faranno passare dei bei momenti. Ne sono sicura.
La notte scende su Hogwarts e rimane la sola a osservare il silenzioso castello.
Grazie, grazie, grazie, grazie.
Prima di salutarvi volevo fare qualche appunto su questo capitolo.
Ovviamente è ambientato al primo anno e parte dall'idea che il
Cappello Parlante dialoghi un po' con i futuri studenti di Hogwarts
come ha fatto con Harry.
Il prossimo sarà abbastanza diverso. Meno importante ai fini
della trama e abbastanza leggero. Sarò lo scorcio di una
Hogwarts quotidiana che vede i Malandrini alle prese con il loro
secondo anno.
Grazie per aver letto.
Vi ricordo quanto mi faccia piacere sapere le vostre opinioni sul capitolo **