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Autore: _BlueLady_    05/09/2011    6 recensioni
[ Dal Prologo]
Tutti lo chiamavano Eclipse, perché proprio come un’eclissi era in grado di nascondersi alla luce del sole, per poi fare la sua ricomparsa di notte, nelle vie buie delle città più conosciute, alla ricerca di non si sa quali preziosi tesori.
Le prime pagine dei giornali erano piene delle sue immagini, i gendarmi di ogni città gli davano la caccia, nella speranza di catturarlo e finalmente infliggergli la punizione che meritava per tutti i furti commessi in passato.
Non c’era traccia di scovarlo, tuttavia.
Così come appariva, altrettanto misteriosamente scompariva, lasciando dietro di sé solo un cumulo di mormorii perplessi ed impauriti.
Attenzione: leggermente OOC, la lettura potrebbe risultare un pò pesante.
Genere: Mistero, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rein, Shade, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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~ CAPITOLO 1 ~
 
Passeggiava per gli immacolati giardini del palazzo, tutta intenta nella lettura di un libro.
La veste azzurrina, che si adagiava dolcemente sull’esile corpo, ondeggiava mossa dal vento, svelando ogni tanto bellezze nascoste che soltanto i delicati fiordaliso che adornavano il prato coi loro splendidi ricami avevano il privilegio di ammirare.
Le labbra rosee e sottili si dischiudevano ogni tanto nella pronuncia di qualche delicata parola, mentre le candide gote si imporporavano di un vivido rossore e gli occhi color del cielo ridevano contenti.
Ogni tanto distoglieva l’attenzione dalla lettura, fermandosi ad assaporare il profumo dei fiori e a deliziare la propria vista dei loro colori sgargianti.
Infine riprendeva il passo più lentamente, immergendosi nuovamente nell’attento esame del libro, fino ad avviarsi all’ingresso del maestoso palazzo.
I servitori la salutarono scattando sull’attenti, mentre lei li ricambiava con un lieve cenno del capo.
Le porte furono spalancate, un enorme salone dal lucido pavimento marmoreo le si presentò davanti, accompagnandola nella sua camminata e facendo riecheggiare l’eco dei suoi delicati passi nell’ampia sala.
Svoltò a destra, per uno stretto corridoio adornato da un morbido tappeto in velluto che attutiva il contatto con il terreno, sempre con quella grazia e quel portamento tipico delle nobildonne.
Attorno a lei il silenzio.
Poi una voce in lontananza, proveniente da una delle stanze adiacenti, che ruppe quella pacifica atmosfera:- Toulousse, caro, sei venuto a conoscenza anche tu dell’evento importante a cui saremo partecipi nei prossimi giorni?-
- E come potrei non saperlo, Elsa, mia cara?-
Si fermò improvvisamente, riconoscendo le voci del padre e della madre.
Incuriosita, si diresse nella direzione da dove provenivano.
- Ebbene, non credi anche tu che dovremmo approfittare di questa grande opportunità che ci è concessa?- domandava la donna, con un filo di ansietà nella voce.
- Ogni cosa a suo tempo - rispondeva pacatamente l’uomo.
Non appena intravide la luce disegnare figure informi sul muro del corridoio, individuò la stanza nella quale si trovavano e si avvicinò più frettolosamente.
Distinse una porta dischiusa dalla quale proveniva lo spiraglio di luce e, attaccata ad essa, in ombra, con l’orecchio ben attento ad ascoltare e facendo attenzione a non essere scoperta, una folta chioma di capelli rossi legati in due trecce leggermente scomposte, la rosea veste che sfiorava il pavimento.
- Fine!- esclamò con una nota di rimprovero avvicinandosi alla figura – Quante volte ti ho detto di non origliare le conversazioni dei nostri genitori! Lo sai che….-
- Sshh...- le fece l’altra, zittendola con un veloce gesto della mano, ancora intenta ad ascoltare ciò che avevano da dirsi. La ragazza ammutolì, sconcertata - Parlano di un ricevimento importante…- continuò la rossa con un velo di eccitazione nella voce e gli occhi ancora rivolti all’interno della stanza.
Al suono di quelle parole dimenticò improvvisamente il rimprovero appena fatto alla sorella e si attaccò anche lei alla porta per poter captare meglio ogni singola parola del discorso.
- Ogni cosa a suo tempo!- esclamò la donna esplodendo in un ampio gesto con le mani.
Prese a muoversi nervosamente per la stanza sotto lo sguardo benevolo del marito.
L’uomo accennò un sorriso:- Puoi metterti il cuore in pace, mia cara - esordì - è già tutto quanto pronto per il grande evento da parecchio tempo, come previsto -
Ci fu un attimo di silenzio.
Poi l’uomo si alzò dalla poltroncina su cui era seduto e si diresse verso la porta seguito dalla moglie che brontolava:- Ma come! Hai fatto tutto senza consultarmi, senza dirmi nulla! Mi hai fatto credere che fosse ancora tutto da organizzare, e poi vengo a sapere che…. E invece… Ah, vuoi proprio male ai miei poveri nervi, tu!-
Non appena uscirono dalla stanza, si ritrovarono i volti delle due ragazze a pochi centimetri di distanza dai loro.
Le due si scostarono subito, indietreggiando un poco con fare disinvolto – Tu guarda…- mormorò il padre con finta sorpresa e accennando un sorriso.
– Fine! Rein!- esclamò invece la madre – Stavate ancora origliando le nostre conversazioni private? Quante volte vi ho detto…-
- Scusaci, mamma - esclamarono quelle prima che lei potesse finire la frase - ma abbiamo udito trattarsi di un evento importante, per cui…- e alzarono le spalle, ridacchiando un poco.
La madre le osservò, per niente divertita – Suvvia, Elsa, lasciale stare. Prima o poi avremmo dovuto rendere pubblico anche a loro questo annuncio, in fondo.- intervenne il marito.
Nell’incontrare lo sguardo intenerito e compiaciuto del consorte la donna si raddolcì improvvisamente:- Ringraziate vostro padre che oggi mi ha fatto penare fin troppo - disse in un sospiro.
Le due volsero uno sguardo complice al padre.
Poi la ragazza dalle lunghe trecce rosse parlò:- Potremmo sapere di che evento si tratta?- domandò, solamente per verificare che le sue deduzioni fossero esatte.
– Indiscrete… ho due figlie indiscrete io! - borbottava la madre, mettendosi le mani nei capelli. I tre accennarono un sorriso divertito nell’osservare la donna fin troppo apprensiva.
- Papà - esclamarono poi nuovamente - dunque?- e sgranarono gli occhi in attesa di una risposta.
I loro occhi si incontrarono per un istante - Tra due giorni - disse infine l’uomo - ci  sarà un ricevimento a cui parteciperanno i più importanti aristocratici del paese, e noi siamo stati invitati a prendervi parte. -
 
L’intera famiglia Sunrise uscì di buon’ora, nel pomeriggio, salendo sulla piccola carrozza che gli apparteneva, prendendo la strada principale che si inoltrava negli immensi campi che circondavano la villa appena solcato il cancello.
I cavalli avanzavano di un modesto trotto, facendo sobbalzare di tanto in tanto la carrozza a causa della strada dissestata che stavano percorrendo.
- Santo cielo!- si lamentava la signora Sunrise, mettendosi a sedere composta sul divanetto interno al cocchio e raccogliendo attorno a sé l’ampia gonna di un bordeaux fiammeggiante      - Non ricordavo dovessimo sopportare tutti questi sballottamenti per giungere dai Mera!- e si mise a posto l’acconciatura che aveva leggermente ceduto a causa di tutti quei sobbalzi.
Il marito alzò le spalle, disinvolto:- Ieri non facevi tutte queste storie quando hai portato le ragazze in paese - osservò con una nota di rimprovero.
- Ieri non eravamo di certo diretti a una festa, cosa credi che mi importasse se i capelli finivano leggermente fuori posto?- esclamò quella in risposta.
Il signor Sunrise sospirò, alzando gli occhi al cielo – Oggi è diverso!- continuava la moglie       – Gli invitati appartengono tutti a un certo rango sociale, e non ho intenzione di farmi ridere dietro per l’aspetto scombussolato che avrò a causa del lungo viaggio travagliato!-
Il signor Sunrise sbuffò, mentre le figlie dall’altro lato della carrozza, sedute di fronte a lui, si scambiavano qualche occhiata complice ogni tanto, trattenendo a stento le risa nell’osservare il battibecco tra i genitori.
- Inoltre - riprese la signora Sunrise, dirigendo lo sguardo verso di loro - questa sera è importante per le nostre figlie, e desidero ardentemente che siano impeccabili. C’è il caso che conoscano da vicino i più importanti aristocratici del paese, e voglio assolutamente che mettano una buona parola riguardo il loro conto -
Le due ragazze ricambiarono il sorriso della madre, poi ripresero a chiacchierare tra loro, emozionate per la serata che le attendeva.
I genitori le osservavano, compiaciuti e orgogliosi: da tempo sapevano che giravano voci in paese sulle due fanciulle, le quali venivano elogiate da tutti per la loro bellezza e il loro carattere gioviale.
Rein e Fine Sunrise, nonostante provenissero da una famiglia aristocratica di non troppo valore, erano due dei più bei fiori in boccio di tutta la contea Dewdrop.
Gemelle dalla nascita, avevano sviluppato un legame molto forte sin da bambine, che si era man mano saldato crescendo. Di bella presenza, dotate di due corpi longilinei e sottili, si distinguevano, oltre che per il carattere, anche per il colore degli occhi e dei capelli.
L’una era timida e riservata, con due enormi occhi color cremisi e i capelli di un rosso fiammeggiante, solitamente legati in due simpatici codini; l’altra era più estroversa ed esuberante, gli occhi di un intenso azzurro cielo e i capelli lisci e fluenti di un tenue turchino che arrivavano a sfiorare quasi il terreno.
L’una amava fare lunghe cavalcate all’aria aperta, l’altra amava dilettarsi nella lettura di un buon libro.
L’una era infallibile nel gioco degli scacchi e delle carte, l’altra era impeccabile nell’esibirsi al pianoforte.
L’una era una buongustaia e non disdegnava mai l’assaggio di una qualche nuova pietanza che gli veniva proposta, l’altra andava in estasi di fronte a un vestito sfarzoso ed elegante per il quale ambiva sempre a fare da modella.
Entrambe erano danzatrici discrete.
Se non fosse stato per la somiglianza fisionomica nei lineamenti del volto, chiunque avrebbe dubitato fossero addirittura parenti.
Un’unica cosa veniva loro rimproverata: a volte si lasciavano troppo andare all’entusiasmo, e dimenticavano di comportarsi da aristocratiche quali erano, serbando un atteggiamento poco consono e del tutto estraneo all’ambiente che frequentavano.
La madre aveva tentato più volte di rimediare a questa sottile mancanza, ma senza successo.
Il carattere delle due figlie era ormai ben forgiato, e le due ragazze non facevano nulla per migliorarsi. Del resto, non era che una cosa che accadeva di rado, e le due fanciulle erano comunque ben apprezzate da chiunque avesse il piacere di incontrarle e fare la loro conoscenza.
La carrozza svoltò per un lungo viale accostato da alti cipressi, che lasciavano intravedere le fondamenta di una lussuosa casa poco distante: la loro meta.
Difatti, era quello il posto in cui erano diretti: Villa Mera, sontuosa dimora dei loro più cari vicini, e luogo dove si sarebbe tenuto a breve il ballo più prestigioso della contea.
La carrozza accostò di fronte alle scale che conducevano all’entrata dell’enorme palazzo, e il cocchiere aiutò i passeggeri a scendere.
Dapprima furono il signor Sunrise, seguito dalla sua signora.
Poi fu il turno delle due damigelle: il cocchiere le prese delicatamente per mano, ed ammirò estasiato le due fanciulle che lo ringraziarono volgendogli uno dei loro sorrisi più radiosi.
Infine entrarono.
Appena entrati, furono accolti con gioia dai proprietari di casa, i signori Mera, che non riuscirono a controllare la gioia di averli come ospiti.
- Toulousse, Elsa, che piacere rivedervi! Quanto tempo sarà passato? Saranno almeno due mesi che non ci vediamo!- I Sunrise accolsero con molto piacere quelle manifestazioni d’affetto – E queste sono Fine e Rein? Non le avrei riconosciute! Guardate come si sono fatte belle, e che portamento ed eleganza!- esclamarono non appena intravidero le due gemelle sulla soglia.
Le due arrossirono compiaciute, poi si guardarono intorno leggermente spaesate per la gran confusione che c’era: gente che danzava ovunque, mentre i commensali più asociali sedevano attorno ad un’enorme tavolata chiacchierando animatamente tra loro.
In mezzo a quella miriade di volti sconosciuti, però, ne riconobbero uno altamente familiare.
- Fine, Rein! Che piacere rivedervi! Beh, non mi riconoscete?- esclamò una ragazza dagli occhi castani e i capelli arancioni legati in un elegante chignon che si faceva largo tra la folla con volto sorridente.
- Lione!- esclamarono quelle correndo incontro all’amica e abbracciandola – Ah, adesso vi ricordate chi sono, ingrate! Bastano un po’ di fiocchetti qua e là e un vestito più elegante del solito per mettervi in crisi! Come state?- le canzonò quella, accogliendole nell’abbraccio.
Lione Mera era la figlia dei coniugi Mera, nonché padroncina della villa dove si teneva il ballo.
Della stessa età di Fine e Rein, aveva sviluppato un legame particolare con Rein, con la quale trascorreva intere giornate a discorrere del più e del meno, mentre la sorella di quella ammazzava il tempo cimentandosi in eccitanti cavalcate.
Anch’ella timida e riservata, era riuscita a conquistare il cuore delle due gemelle con la sua spontaneità e semplicità, tanto che le due potevano definirla la loro migliore amica.
Aveva un fratello di qualche anno più piccolo, Tio, ugualmente affezionato alle gemelle come la sorella.
- Guarda qui che meraviglia!- esclamarono quelle rivolte all’amica – Se non fossimo mai venute qui, oseremmo dire che questa non è affatto la villa di una semplice aristocratica, ma di una vera contessa!-
- Suvvia, non esagerate troppo con i complimenti – ridacchiò Lione – e andiamo a ballare, piuttosto!- concluse, osservando con malizia le due sorelle che ridacchiarono.
Bastarono poche altre parole per convincerle: in men che non si dica, Fine e Rein si lasciarono trascinare dalla loro amica per partecipare alle allegre danze.
 
¤¤¤¤¤
 
La festa era ormai cominciata da più di un’ora, quando giunsero gli ospiti tanto attesi.
Non appena varcarono la soglia, la musica si fermò improvvisamente e tutti gli sguardi degli invitati volsero verso l’insolita comitiva che avanzava nella sala con disinvoltura.
Tre erano i componenti: due uomini e una donna, tutti con un atteggiamento piuttosto altezzoso e composto.
L’uomo più a destra doveva avere all’incirca ventitré anni, a giudicare dall’apparenza: fisico snello e ben scolpito, avanzava con nonchalance sotto gli occhi di tutti, volgendo qualche timido sorriso agli invitati. I capelli biondo grano rilucevano alla luce dei lampadari sovrastanti, gli occhi marroni brillavano di contentezza.
Accanto a lui procedeva una donna dai capelli biondi e vaporosi legati in una treccia composta: gli occhi verde smeraldo esprimevano tutto il suo contegno e la sua vanità. Doveva avere all’incirca due o tre anni in meno del biondo, e avanzava nella sala altezzosa e fiera, sventolando di tanto in tanto il ventaglio che teneva nella mano sinistra, mentre con l’altra si appoggiava al braccio del suo accompagnatore.
- Quelli sono i fratelli Tinselpearl, il duca e la duchessa…- sussurrò Lione all’orecchio di Rein che le stava a fianco - Bright Tinselpearl, il Cavaliere, e Altezza Tinselpearl, la Dea. Si dice siano i possessori di un vasto terreno a sud, e pare che nessuno possegga un patrimonio più prestigioso del loro in tutto il ducato -
- Sono davvero così ricchi?- domandò Rein – Si - asserì l’amica - il Cavaliere inoltre possiede una ricca miniera di diamanti che ancora oggi gli frutta un sacco di denaro -
- E che mi dici della duchessa?-
- La duchessa? Oh, lei vive a spese del fratello tra gli agi e i lussi che una così ingente ricchezza le può offrire, finché non avrà trovato un marito altrettanto ricco che la possa mantenere, anche se, con il caratteraccio che si ritrova…-
- E’ molto scorbutica?- domandò Rein volgendo una rapida occhiata alla figura che le passava dinnanzi.
Lione annuì:- Pare che abbia un pessimo carattere, per questo la soprannominano la Dea: perché proprio come una dea, è capricciosa e irascibile. Solo il suo amabile fratello assieme a quell’altro individuo sembra siano in grado di sopportarla…-
- L’altro individuo?-
- Vedi l’uomo accanto alla duchessa, alla sua sinistra?- Lione accennò in direzione del terzo ospite – Dato che è l’unico in grado di reggere i suoi continui capricci, pare che sia colui che è destinato a sposarla… aggiungici il fatto che anche lui è ricco sfondato…-
La turchina volse lentamente lo sguardo verso il terzo individuo che avanzava con superiorità tra il resto degli invitati: era alto e atletico, i capelli neri come pece che formavano intensi riflessi violacei non appena entravano in contatto con la luce.
- Shade Moonville - sussurrò Lione, distogliendola dal suo attento esame - il “Principe”, come tutti lo chiamano. Nonostante sia solamente un visconte, pare che sia ricco addirittura quanto il Cavaliere, per questo motivo viene denominato in quel modo. E’ un intimo amico del duca, e pare che una delle intenzioni per cui voglia fargli sposare la sorella sia per il fatto che, unendo due casate così prestigiose e ricche, non possano più temere rivali al confronto -
- Come fa ad essere così ricco pur essendo solamente un semplice visconte?- domandò Rein. (*)
Lione scosse piano la testa:- Nessuno lo sa. C’è chi dice si sia arricchito in seguito all’investimento di una grande somma in denaro di alcune merci fatte approdare in Francia, altri sostengono sia merito dell’eredità lasciatagli dal padre alla sua morte, ma nessuna di queste voci è certa. Aleggia un alone di mistero intorno al suo nome, per questo molti lo guardano con sospetto e diffidenza -
Rein osservò  nuovamente il visconte che procedeva imperterrito nella sua camminata: si trattava di un giovane piacente e di bell’aspetto, dotato di un portamento fiero e deciso.
La duchessa non poteva certo lamentarsene, dopotutto.
- Una cosa è certa - le sussurrò l’amica al’orecchio dopo qualche istante - quell’individuo è tanto misterioso quanto affascinante - e lo prese ad osservare con un lieve rossore che le colorava le gote.
Anche Rein riprese ad osservarlo, non potendo non dare ragione alle parole dell’amica. L’alone di mistero che il giovane trascinava con sé pareva attrarla a lui come una barretta di ferro viene soggiogata alla forza di una calamita. Il fascino ch’egli emanava era accattivante, magnetico, faceva pendere più di una donna dal suo sguardo freddo, buio, eppure così provocante e piacevolmente privo di qualsiasi emozione.
Un’ondata di invidia la pervase quando le tornò in mente che quegli occhi glaciali erano riservati solamente ad una donna, ed era quella che gli camminava a fianco.
Osservando l’andatura composta e fiera della duchessa, Rein non poté fare a meno di paragonarsi con lei, sperando di assumere un po’ dei suoi modi raffinati solamente osservandone l’elegante figura e poter così provocare un interesse da parte del visconte.
Mentre si perdeva in quei ragionamenti tanto sciocchi quanto contorti osservando un punto vuoto di fronte a sé, il suo sguardo incontrò involontariamente due muri bui e impenetrabili di un blu notte intenso.
Trasalì.
Il giovane aveva la netta sensazione di essere osservato, e aveva diretto lo sguardo nella sua direzione, incontrando le sue iridi cristalline.
Fu come se il tempo si fosse fermato all’istante: i contorni della stanza nella quale entrambi si trovavano parvero sfumare pian piano, la voce di Lione accanto a Rein che la chiamava tentando di risvegliarla dall’incantesimo pareva ormai un cupo rimbombo lontano e incomprensibile.
Gli occhi dei due giovani si rispecchiarono gli uni negli altri, incapaci di liberarsi da quel filo invisibile che aveva improvvisamente intrecciato i loro sguardi.
Il giorno si fuse alla notte, a entrambi parve di essere stati proiettati in una dimensione appartenente solo a loro, dove il tempo era scandito dai battiti irregolari dei loro cuori.
Il filo che tesseva la linea dei loro sguardi costruiva attorno a loro una fitta rete sempre più insidiosa, capace di farli sentire apparentemente vicini nonostante la lontananza l’uno dall’altra. Il vuoto tra loro si colmò improvvisamente.
I nodi nei quali si sentivano intrappolati erano troppo stretti perché uno dei due avesse la forza o la volontà necessaria a scioglierli.
…O quasi.
Un improvviso bisogno d’aria riportò Rein alla realtà: la fanciulla emise un ampio sospiro, rompendo quel profondo legame che si stava creando tra lei e il giovane dalle scure sembianze.
Solamente dopo qualche minuto realizzò di aver trattenuto il respiro fino a quel momento.
Con la coda dell’occhio osservò nuovamente il visconte distogliere lo sguardo e tornare ad interessarsi della folla dinnanzi a sé.
Lentamente, il battito del suo cuore riprese a stabilizzarsi.
Quando i tre raggiunsero il centro della sala, dopo aver scambiato qualche parola con i signori Mera e dopo che essi ebbero fatto le dovute presentazioni, le danze poterono riprendere allegramente.
I tre ospiti non vi pareciparono, impegnati com’erano a fare la conoscenza degli invitati più intraprendenti che osavano rivolgere loro la parola, e se ne stavano quieti quieti in un angolo della sala a contemplare la folla danzante che rideva e si divertiva.
Rein, ripresasi da quell’attimo fugace in cui le era parso che il respiro le venisse meno nell’incontrare gli occhi dell’affascinante visconte, si fece coinvolgere nuovamente nelle danze, non senza sentirsi addosso la sensazione di essere osservata da quello sguardo magnetico che, anche se solo per un istante, era stato principio di affanni e speranze.
 


Angolo Autrice:
 
    (*) La scala gerarchica araldica è così strutturata:  - Principe
                                                                              - Duca
                                                                              - Marchese
                                                                              - Conte
                                                                               - Visconte
                                                                               - Barone
                                                                               - Baronetto
    
    Ebbene, mie care lettrici, eccomi arrivata col primo capitolo. Un pò lunghino, lo so, ma la presentazione di tutti i caratteri richiede tempo ed accuratezza, e questo porta via anche lo spazio nella pagina.
    Tra l'altro, le descrizioni sono comunque molto superficiali, quindi non ho saputo fare di meglio.
    spero che, nonstante la lunghezza, il capitolo sia stato gradito lo stesso.
    Come vedete qui i personaggi della serie sono più maturi e cresciuti: Bright e Shade hanno ventitrè anni, mentre Fine e Rein, assieme a Lione ed Altezza, ne hanno ventuno.
    Tio, sebbene non sia comparso nel racconto, è bene specificarlo, ha diciott'anni, quasi diciannove.
    Ho pensato che, volendo cimentarmi in un tema complesso ambientato in un'affascinante epoca, i personaggi dovessero essere più grandi rispetto a come lo sono nell'anime e nel manga.
    Spero solo di non averli guastati troppo.
    Siamo solo all'inizio della narrazione, il ello deve ancora venire... credo che ormai chi mi conosce bene sa che amo inserire i colpi di scena quando il lettore meno se lo aspetta, perciò, se avete trovato  questo inizio un pò noioso, spero di risollevarvi con la lettura dei prossimi capitoli.
    Ringrazio delle meravigliose recensioni che alcune di voi mi hanno lasciato, e chiunque abbia il coraggio di prendere in considerazione la fic.
    Non mi resta che darvi appuntamento alla prossima settimana.
    Un bacio
  
_BlueLady_  (Vale)
 
  
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