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Autore: Lisbeth Salander    06/09/2011    6 recensioni
Schiena dritta, capelli castani legati in un'acconciatura elegante, occhi fissi su una grande lapide bianca.
"Mi dispiace, Andromeda"
Stessa schiena dritta, capelli biondi, occhi azzurri fissi sull'altra donna.
"Gentile da parte tua, Cissy"
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Andromeda Black, Andromeda Tonks, Narcissa Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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nera che porta via, che porta via la vita
 
"Non puoi lasciarmi, Andromeda. Che ne sarà di me?".
Occhi azzurri, capelli biondi in disordine, Narcissa Black si aggrappa al mantello nero - come loro - di sua sorella Andromeda.
"Vieni via con me, Cissy".
E' temeraria, sua sorella. Non teme il rischio, non teme di perdere l'onore, non le importa più dei Black. Intrighi e menzogne dell'antichissima e nobilissima casata dei Black non le interessano più.
"N-non posso".
La voce di Narcissa è un sussurro, una preghiera.
"Io non posso restare, Narcissa".
Gli occhi di Andromeda - neri, come il loro nome - scrutano la sorella minore duri, decisi.
Se ne andrà. Ormai è deciso. Due colpi di bacchetta e il suo baule è pronto. Tutte le sue cose - tutta la sua vita - sono chiuse là dentro. In quel baule marrone, freddo e impersonale, come Druella, la loro madre, voleva.
Le lunghe dita di Narcissa si serrano attorno al polso di Andromeda, segno di un'ultima, vana preghiera.
"Ti voglio bene, Cissy. Non farti guastare da loro, tu sei diversa".
"Siamo la tua famiglia" sussurra Narcissa in lacrime.
"Tu sei la mia famiglia. Loro non più!".
"Abbiamo lo stesso sangue, Meda. Siamo sorelle...non si può cambiare questa cosa, non puoi abbandonarmi così!".
Un abbraccio caldo, un bacio veloce sulla fronte e Andromeda è già via, pronta ad andare via, a scappare, verso un'altra vita, verso la sua felicità.
La sorella minore scende le scale silenziosamente e velocemente - come Druella ha insegnato loro sin da bambine.
Non bisogna far rumore. Siate eleganti e silenziose quando camminate. È un requisito indispensabile.
Chiama la sorella, urla il suo nome con tutto il fiato che ha in corpo ma Andromeda è già via, scomparsa nella notte che non è mai stata così nera.

 
 
 
 
Schiena dritta, capelli castani legati in un'acconciatura elegante, occhi fissi su una grande lapide bianca.
"Mi dispiace, Andromeda".
Stessa schiena dritta, capelli biondi, occhi azzurri fissi sull'altra donna.
"Gentile da parte tua, Cissy".
E' un tono amaro, freddo, ostile. Gli occhi evitano accuratamente di incrociarsi.
Non esce una lacrima dal volto di Andromeda Tonks. Gli occhi sono secchi, aridi, come la sua anima. Non sa piangere in pubblico Andromeda Tonks, perché, quand'era una Black, sua madre le diceva che era sbagliato. Lei era una figlia obbediente.
Non si piange mai in pubblico. Nessuno deve sapere di potervi ferire.
Tutta la vita se l'è portata via Dora.
"Ho saputo che aveva avuto un bambino".
“Non fingere che t’interessi. Non serve”.
Stesso identico portamento, le sorelle Black.
Schiena dritta, testa alta, occhi imperturbabili.
“L’ha uccisa Bellatrix”.
Quella voce è un soffio.
Lei era malata, Dromeda. Era completamente impazzita!”.
Andromeda tace. Le dita sottili si serrano attorno ad un ciondolo a forma di farfalla – un regalo di Ted. Questo Narcissa non lo sa, non può saperlo: lei non c’era.
“Essere Black vi ha rovinato tutti, Cissy”.
Narcissa sussulta. Prende coraggio e le si piazza davanti.
“Che vuoi dire?”.
“Bella era pazza, Sirius è stato perseguitato e sfortunato… e Regulus…ha subito anche lui il peso di questo nome, ha subito anche lui la tara di questa famiglia, di questo nome che vi ha succhiato via la vita!”.
“Parli come se Black non fosse anche il tuo nome!”.
“Non lo è più da molto tempo, Narcissa. Io sono Andromeda Tonks. Andromeda Black non esiste più”.
Narcissa ride, anzi, sghignazza.
“Non ricordi cosa diceva la mamma?”.
Un giorno avrete altri nomi. Nessuno vi chiamerà più Black: ma voi lo rimarrete comunque. Nessuno può cancellare la vostra origine. Nessuno è al di sopra dei Black. Non siete inferiori a nessuno. Ricordatelo. Schiena dritta, testa alta, rapide, silenziose, eleganti. Il mondo è vostro, bambine. Siete delle Black, comunque vada.
Andromeda stringe i denti. Difficile non ripensare alle parole di Druella. Ancora oggi, dopo quasi trent’anni le rimbombano nella testa, la perseguitano in sogno.
“Ti rincorsi quella notte…eri già scomparsa”confessa Narcissa.
“Era destino”.
“E’ destino anche che siamo qui oggi. Essere Black è un contratto a vita e non lo è perché nostra madre lo diceva – non solo”.
La sorella maggiore la guarda per la prima volta da tanti anni, stupita e incuriosita.
“Siamo ancora qui, Dromeda. Siamo sopravvissute tu ed io, quelle diverse. La mamma diceva sempre che ero troppo fragile e tu troppo irruenta, che mai s’erano viste delle Black, come noi. Bella era una vera Black. Eppure qui, ancora vive, ci siamo tu ed io. Abbiamo lottato – a modo nostro – per i nostri ideali, per quello in cui credevamo e abbiamo vinto. Tua figlia e tuo marito sono morti ma li hai amati, sei stata felice con loro…non hai mai sentito la nostra mancanza. Hai vinto tu. E io ora sono qui: ho salvato Potter per salvare mio figlio. Ho tradito anch’io. Ricordi cosa diceva nostra madre sul tradimento?”.
Mai tradire. Non c’è onta peggiore. Nessun Black – nessun vero Black – tradisce. I Black non sanno cosa sia il tradimento. Fissatelo bene in mente, vi tornerà utile per scegliere le cause da seguire e servire. Meglio morire per una causa sbagliata che tradirla.
“Il nostro nome c’ha rovinato” dice Andromeda.
“Sei ancora una Black”.
“Lo sei anche tu”.
“Che abbia fine questa catena di sangue…”.
“Scompaia quest’ombra nera che ha portato via la vita alla nostra Casa”.
 
 
Schiena dritta, testa alta, occhi fissi all’orizzonte.
Mani intrecciate.
Sorelle.
Ancora una volta.
Sempre.
   
 
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