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Autore: Imogen_Stone    06/09/2011    0 recensioni
(FISICA O CHIMA. Serie tv spagnola)
PaulaXCabano
Due lumi ametista si aprirono nel buio. Il respiro troppo frenetico riempì il silenzio, insieme a vari singhiozzi.
Stava piangendo nel sonno.
Era un altro, stupido incubo.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Due lumi ametista si aprirono nel buio. Il respiro troppo frenetico riempì il silenzio, insieme a vari singhiozzi.
Stava piangendo nel sonno.
Era un altro, stupido incubo.
Quel malore come ogni notte arrivava a lui, facendogli spalancare gli occhi nel sonno. E poi non riusciva più a chiuderli.
Aveva pochi ricordi confusi dalla stanchezza del sogno.
Sbuffò…si asciugò le lacrime… Era solo un sogno, uno stupido, insensato, sogno.
Poi si alzò, barcollante e senza fare rumore si avviò in cucina, strisciando come un fantasma tra le ombre del corridoio di notte.
In quella casa deserta oramai ci vivevano solo in due.
Lui e i ricordi.
I ricordi erano un inquilino fastidioso, onnipresente.
Gli si avventavano contro, ogni angolo ne nascondeva uno preciso. Perfino una fessura, perfino un frusciare sospettoso durante la notte che lo faceva alzare dal letto, accendere la prima luce a disposizione mentre si guardava intorno con fare nervoso, eccitato.
“E’ tornato”
Si ripeteva ogni notte, mentre esplorava la grande villa tra la neve, prima di tornare a letto, deluso e amareggiato, mentre sorridente si rassicurava ancora.
“Tornerà”
Ma questa volta, non aveva sentito fruscii, non aveva sentito nulla di particolare.
Stavolta era un malore improvviso che dal petto si era diffuso in tutto il corpo, prepotentemente fino a farlo svegliare di scatto. Era quello che ha interrotto il suo incubo o semplicemente aveva abbastanza consapevolezza nei suoi sogni da decidere quando svegliarsi o meno. Mentre come ogni notte gli incubi disturbavano il suo sonno, lo facevano rannicchiare tra le coperte, come il bambino che ancora dentro di lui muoveva i fili di quella gigante marionetta.
Si gettò sulla poltrona, pesantemente.
Afferrò la prima bottiglia piena di vodka tra tutte quelle vuote abbandonate sul tavolino di fronte a se come scheletri e dopo averla stappata si lasciò scivolare in gola il liquore che come una fiammata diffuse il calore in tutto il suo corpo, facendo partire dal ventre brividi piacevoli che però non allietarono il mal di pancia, come lui lo chiamava.
Da quanto tempo ricorreva all’alcol per curarsi?
Da quando era diventato una scarsa potenza, non più al pari dell’America, sua avversaria.

  
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