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Autore: PotterGeneration    06/09/2011    3 recensioni
Al e Rose, due cugini, due amici, due cuori, due anime. Fin da bimbi la loro vita è andata di pari passo ma si sà, col tempo si cresce e ci si rende conto di tante cose. Al si è reso conto di amare Rose più della sua stessa vita. E lei? Ricambierà?
"Con rabbia asciughi le lacrime e ti prendi lo zaino in spalla. Guardi oltre la collina, c’è un villaggio. Lo conosci bene. Hai sempre desiderato andarci. Sorridi, e inizi a camminare. Butti il telefono lontano e non ti volti più indietro. La tua vita inizia da lì."
Se vi ho messo un pò di curiosità, allora passate, leggete e commentate.
P.S: è la mia prima Ff pubblicata in questo sito u.u
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Albus Severus Potter/Rose Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Sei di nuovo solo al centro di una stupida pista da ballo, nel bel mezzo di uno stupido ballo con una stupida ochetta che ti chiede di ballare ogni tre minuti. Non ce la fai più Al, vorresti solo fuggire lontano dove nessuno potrebbe mai raggiungerti, dove tu possa stare solo con te stesso e il tuo dolore. Oh si, perché quella sensazione che ti attanaglia lo stomaco e ti logora il cuore è il dolore, quello puro e distruttivo. E allora lo fai, pianti in asso tutti e scappi via. Ti rifugi nel tuo posto preferito che quella sera, quella stramaledettissima sera è occupato. Dannazione! Ma chi ci sarà mai? Senti delle voci fastidiosamente familiari e dentro di te speri vivamente di sbagliarti perché se avessi ragione ne rimarresti distrutto. La realtà ti viene sputata in faccia in un modo brutale; la vedi, è lei. La tua Rose,  tua cugina, la ragazza che ti a rubato quel cuore di ghiaccio da Serpeverde; quella stessa ragazza che ora sta confessando il suo amore al tuo migliore amico, l’unico che tu abbia. Scorp e Rose. Fai fatica a crederci eppure li vedi con i tuoi stessi occhi, i loro visi così terribilmente vicini in quello che tu speri di non vedere mai ma che inevitabilmente accade sotto ai tuoi occhi. Perché non sei andato via Al? Perchè non ti sei salvato quando ancora potevi? Hai le gambe piantate a terra e non riesci a muoverle di un solo centimetro. Il bacio continua, lento e appassionato. E poi le senti, le parole da cui non si torna più indietro, quelle stesse parole che speravi fossero rivolte a te un giorno –“Ti amo Scorp”-.
Si Al è stata proprio quella voce angelica che tu ami tanto a pronunciare quelle due paroline che adesso ti stanno distruggendo completamente. E solo allora trovi il coraggio di fuggire lontano, solo con il tuo dolore che ti corre dietro. Ti fa male, ma ora più che mai ne hai bisogno. Piangi, sciocco Serpeverde? Si. Sei un debole ragazzino innamorato di tua cugina che ama il tuo migliore amico. Beh, infondo è la solita storia no? Lui ama lei e lei ama l’altro che quasi sempre è il tuo migliore amico. Bella fregatura la vita!
***
E’ Natale e nell’aria si avverte qualcosa di magico. Forse sarà Hogwarts o i dodici alberi di Natale di Hagrid, o i cori del professor Vitous, o ancora i festoni che il nuovo preside si diverte ad appendere. È Natale per tutti, ma non per te. Ormai non senti più neanche l’odore della felicità della festa, ormai non senti più niente che non sia il dolore. L’amore è terribile e l’hai imparato a tue spese Al! L’unica cosa positiva è il rientro a casa per le vacanze. Sei sul treno nello scompartimento con Rose e Scorp. È il vostro ultimo Natale insieme. Rose e Scorp sono così felici che quasi ti verrebbe voglia di sorridere ma non ce la fai. Per quanto tu ti sforzi il massimo che riesce a produrre la tua bocca è una specie di strana smorfia.
Il viaggio non ti è mai sembrato così lungo, tanto che come il treno si ferma ti fiondi a prendere i bagagli e ti tuffi fuori con la scusa di volerli lasciare un po’ soli prima della loro separazione. La verità è che non ce la fai più a stare con la loro felicità…ti fa troppo male.
-“Al!”- E’ lei. Ma cosa vorrà da te? Ti corre incontro con i capelli rossi che le svolazzano attorno al viso e le gote leggermente arrossate. Si ferma, ha il fiatone. –“Mi dispiace Al. Ma io amo Scorp, per me lui è tutto! Mi dispiace davvero, lo giuro. Non era una cosa che avevo previsto, è successo e basta. Non odiarmi Al..non odiarmi ti prego! Ti voglio bene e ci tengo a te, quasi come ad un fratello”- Ecco, per Rose sei solo un fratello Al, rassegnati! Abbassi gli occhi per ricacciare indietro il dolore. Le sue parole ti stanno ferendo nel profondo e più va avanti e più scava nella ferita che mai si disinfetterà, già lo sai. Quando rialzi gli occhi la tua espressione è quasi irriconoscibile. Dove sono i lineamenti dolci e forti del vecchio Al? Cos’è quella maschera di ghiaccio che ti si è dipinta sul viso? E gli occhi, i tuoi meravigliosi occhi verdi ,profondi come due pozzi, dove sono andati a finire? Dimmi che ci sono ancora nascosti sotto quel gelido velo che ti appanna la vista ora. Senti le lacrime pungerti agli occhi e le trattieni, stringendo le labbra in un’espressione dura e distrutta.
Le volti le spalle e vai via, lasciandola in mezzo alla stazione con centinaia di gente che vi divide.
-“Mi dispiace Al!”- Urla piangendo lei. Il suono ti entra dentro e ti distrugge i timpani e il cuore. Stringi le nocche e vai via, lasciando tutti nello sgomento.
***
Da quel giorno in stazione ti sei chiuso nel tuo religioso silenzio ed eviti qualsiasi contatto con il mondo esterno. Vani sono stati i tentativi di tua madre di farti tornare a vivere come una normale persona. Ormai campi d’aria e del buio più totale. Nessuno ti riconosce più, nemmeno tu lo fai; hai smesso di guardarti allo specchio perché ti fa paura sapere che cosa sei diventato, sempre crogiolato bel buio più totale. Di te è venuto fuori solo il peggio.
Hai appena litigato con tua sorella e fatto a pezzi la tua stanza col risultato di una mano gonfia e insanguinata e cinque dita stampate in faccia.
-“Al..figliolo”- E’ tua madre. Non sopporti come ti guarda, con quell’aria compassionevole. Non la vuoi la sua compassione, né quella di nessun altro.
-“Cosa vuoi? Vai via..lasciami solo”- La tua voce è dura e fredda. Sposti lo sguardo dalla porta e dai un calcio alla sedia che intralcia il tuo cammino verso la finestra. Gocce di sangue sono sul pavimento, sull’armadio, al muro e corrono veloci lungo la tua mano rotta e tumefatta. Lei ti si avvicina e la prende tra le sue con delicatezza. Infastidito da quel gesto così materno togli la tua mano da quella presa e chiedi nuovamente di essere lasciato solo. La stai ferendo, lo sai? Tua madre sta male, soffre perché tu soffri, piange perché tu piangi e non si da pace finchè non lo fai anche tu. Si allontana, senti il vuoto incombere di nuovo su di te e chiudi gli occhi poggiando la fronte e i pugni chiusi al vetro della finestra.
-“Io lo so cosa provi Al, so cosa si prova a vedere la persona che ami finire tra le braccia di qualcuno che non sei tu, so cosa si prova a vedersi sputata in faccia la realtà! Fa male, vorresti spaccare tutto fuggire dal mondo per non provare dolore ma non serve a nulla ricordalo..non risolverai di certo la tua situazione fuggendo..”- Le sue parole sono sincera, la voce le trema e fa di tutto per trattenere le lacrime. Dalle ascolto Al, infondo sai che ha ragione.
“-No. Tu non sai cosa provo io e non puoi capire. Che ne sai tu di tutto questo se sei felicemente sposata con il tuo Harry e non hai di questi problemi!”- Urli e non riesci a guardarla perché se incrociassi i suoi occhi sai che getteresti la spugna subito. Tua madre è l’unica a capirti e a scioglierti. O almeno, era.
-“Al..ascoltami una buona volta! Sei così dannatamente testardo, proprio come tuo padre!”-
-“Vattene allora! Lasciami con la mia testa di ferro e va a sferruzzare di là! Mi spiace ma io sono QUESTO”- Ti indichi quasi colpevole –“Mi dispiace non essere come volevi tu, mi dispiace se sono l’unico Potter Serpeverde, mi dispiace se sono un bastardo idiota e mi dispiace di essere me stesso! Tu non sai quanto sia difficile essere Albus Severus Potter, il mancato Grifondoro e lo stronzo Serpeverde! Mi dispiace mamma, ma tranquilla..non dovrai più preoccupartene”-
Esci dalla stanza lasciandola sola, esci di casa lasciandoti i suoi occhi lucidi alle spalle, esci di casa portandoti il dolore dietro.
***
Sono giorni (o mesi?) che manchi da casa, giorni in cui giri a zonzo per la terra sconfinata. Giorni infernali, in cui ti sei chiuso ancora di più in te stesso. La tua finestra sul mondo è un telefono gabbano che hai rubato ad un passante. Più volte provi a chiamare Rose e quasi sempre la senti trattenere il respiro, quasi come se fosse in attesa di sentire la tua voce dall’altro capo del telefono.
Ora sei disteso all’ombra di un albero e ti giri quell’aggeggio tra le mani, indeciso su cosa fare. La chiami o no?
-“Pronto?”- La sua voce è ancora dolce e candida come l’avevi lasciata, la voce di un angelo. Trattieni il respiro e ti lasci trasportare dalle emozioni. Un singhiozzo ti sfugge dalla gola e chiudi gli occhi, cacciando indietro le lacrime. Ma ormai è tardi, allora le lasci uscire. Ti bagnano il viso e cadono a terra, e ne puoi cogliere il rumore assordante. Come quello del tuono che adesso squarcia la tranquillità della campagna. Piove, i tuoni sono forti e senti Rose sussultare spaventata.
-“Dove sei? Torna a casa ti prego..ti prego”- Le si spezza la voce e senti un tonfo. Probabilmente è caduta. Senti i suoi singhiozzi e puoi avvertire il suo dolore. Oh, quanto vorresti tornare, vero Al? Ma tu non sei un Grifondoro, tu non hai il coraggio di andare lì e prenderti ciò che vuoi. Lasci che ogni cosa ti sia portata via, restando solo contro il mondo.
-“Lo so che mi odi e che sei arrabbiato con me..noi!”- Quel noi ti fa male, riapre la ferita mai guarita in te. –“Ti ho ferito, mi dispiace ma non potevo fare altrimenti lo sai..ti voglio bene Al..ti voglio qui, accanto a me. E ti rivuole anche la tua famiglia! Lo sai, tua madre è distrutta e tua sorella anche peggio..”- Stringi i pugni tanto che ti diventano bianche le nocche. E’ il senso di colpa per caso? –“Mi manchi..manchi a tutti! Manchi a Scorp, a Lily, a zia Ginny, a zio Harry. Torna Al..Torna ti supplico”- Scoppia a piangere di nuovo, come non aveva mai fatto.
-“Ti amo Rose”- Il tuo dito si dirige verso il tasto rosso prima che lei possa rispondere.
Con rabbia asciughi le lacrime e ti prendi lo zaino in spalla. Guardi oltre la collina, c’è un villaggio. Lo conosci bene. Hai sempre desiderato andarci. Sorridi, e inizi a camminare. Butti il telefono lontano e non ti volti più indietro. La tua vita inizia da lì.
  
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