Oblivion
Era una splendida
mattinata d’inizio autunno. Le foglie degli alberi attorno alla villa
iniziavano a cambiare colore e ad assumere le tonalità caratteristiche
della stagione, passando dal loro verde acceso a tutte le sfumature del
marrone e del rosso. Sul vialetto che portava all’ingresso della casa,
c’erano tre automobili, due nere ed una bianca. Il silenzio, regnava
assoluto. All’improvviso, due uomini uscirono dalla porta principale,
seguiti da una ragazza dalla chioma nera e liscia, vestita di verde.
Somigliava ad una ninfa, non fosse stato per i tratti orientali.
«Non osate farvi più vedere! Avreste dovuto essere là già da almeno
dieci minuti!» disse ai due uomini, con tono severo ed autoritario. Uno
dei due era alto, aveva i capelli rossi e gli occhi azzurri. L’altro
era un po’ più basso, dai capelli mori e gli occhi verdi, simili ad un
prato illuminato dalla luce del sole. Erano vestiti nello stesso modo,
in maniera molto elegante.
I due si guardarono e riuscirono a stento a trattenere una risata,
sapendo che se avessero ceduto probabilmente si sarebbero trovati
Schiantati a terra.
Salirono in una delle due auto nere ed il rosso si mise al volante,
partendo velocemente:
«Miseriaccia, ma come faceva a piacerti quella?» domandò al moro.
«Me lo domando anche io, davvero! E mi chiedo perché Hermione e Ginny
l’abbiano voluta come damigella! Non mi pareva fossero in rapporti così
stretti!» rispose Harry, stupito.
«Donne... Chi le capisce? Che senso ha arrivare in chiesa ora, mentre
loro non sono ancora pronte? Ci toccherà aspettare in piedi per ore!»
si lamentò Ron.
«Lasciale fare, almeno per oggi. Ci servirà per calmarci»
«Agitato?» chiese Ron, con un filo di malizia nella voce.
«Esattamente come te» ribattè pronto Harry.
Il rosso sospirò e sorrise:
«Dobbiamo essere pazzi per fare una cosa del genere».
In risposta, ottenne una risata divertita: «Con tutte le cose assurde
che abbiamo fatto, del matrimonio ti preoccupi? L’avete detto voi, no?
L’abbiamo iniziata insieme, quest’avventura, ed è giusto finirla
insieme», disse Harry, fermamente convinto delle sue parole.
Ron attese un attimo prima di rispondere, e poi replicò:
«Più che una fine, amico mio, questo mi pare un inizio». Parcheggiò la
macchina a fianco del sagrato della chiesa ed uscì, prendendo un bel
respiro. C’era già moltissima gente, venuta ad assistere all’evento del
decennio: il matrimonio dei salvatori del mondo magico.
I due amici di sempre si guardarono, sconsolati, ed entrarono in
chiesa: non bisognava far altro che aspettare.
***
Quella
mattina, Hermione e Ginny erano state
buttate giù dal letto di buon ora dalle loro due damigelle: Luna e Cho.
Erano già vestite, pettinate e truccate di tutto punto, splendide nei
loro abiti verdi.
«Forza!!!» aveva urlato Cho, «Dobbiamo farvi diventare ancora più belle
del solito, per questo giorno speciale! Giù dalle brande!».
La riccia e la rossa avevano guardato le due con sguardo omicida, ma
non avevano potuto opporsi. Sembrava che Luna e Cho si divertissero a
trattarle come due cavie da laboratorio e, alla fine, ne era valsa la
pena.
In quel
momento, Hermione era in camera con
Luna, che la stava aiutando ad indossare l’abito di satin bianco. Era
splendido, fatto apposta per lei. Le maniche ricamate le coprivano
entrambe le braccia e terminavano sul dorso delle mani in una forma
triangolare che lasciava scoperta il palmo. I ricami interessavano
anche il decolleté, e il particolare taglio del vestito le lasciava
scoperta la schiena. L'abito si concludeva con una gonna mediamente
ampia e senza strascico, che le permetteva di muoversi facilmente e
senza impaccio, da cui facevano capolino le scarpe bianche, dal tacco
alto.
Le due donne guardarono l’immagine riflessa dallo specchio, e rimasero
senza parole: Hermione era meravigliosa.
«Ron rimarrà esterrefatto, fidati!» esclamò Luna, allegra.
Hermione le sorrise, nervosa: «Grazie, Luna. Tu e Cho siete state molto
gentili!»
«Oh, figurati Hermione! È stato un piacere! Ora vado a vedere che sta
combinando Cho. Sai, Ginny è talmente nervosa che penso potrebbe
schiantare Cho, se le dice ancora qualcosa!» e senza attendere risposta
uscì dalla stanza. Hermione sapeva che quella di Luna era solo una
mezza verità: la bionda aveva capito che lei voleva rimanere sola,
anche se non ne comprendeva il motivo. Pensava avesse solo bisogno di
un momento di raccoglimento. Ma non era così. Hermione doveva chiudere
i conti con il passato, prima di cominciare la sua nuova vita. Ed il
suo passato la attendeva nel comò a fianco del suo letto. Lentamente,
ella aprì il cassetto e ne tirò fuori una lettera, scritta quella
notte. Si sedette sul letto, attenta a non sgualcire l’abito, e la
rilesse:
“Non so nemmeno come iniziare a dirti
ciò che ti devo dire. Non so come
salutarti. Un “Ciao, Malfoy” sarebbe assurdo, esattamente come un “Caro
Draco;”. Ti scriverò ciò che penso, quindi, senza iniziare con un
saluto. Anche perché, probabilmente, mai troverò il coraggio di
inviarti questa lettera. Ma ho almeno bisogno di scriverla.
Il perché è estremamente semplice, e
forse anche tu l’hai capito.
Oppure non riesci a credere io ti stia scrivendo per quello? Stento
anche io a capacitarmene. Eppure, quando faccio una promessa la
mantengo sempre, e prima di infrangerla avevo bisogno di essere certa
dei miei sentimenti.
Ti ho promesso amore eterno, Draco. Te lo ricordi?
Ti ricordi il nostro unico bacio? Ti ricordi quel giorno? Immagino di
sì. Io, lo ricordo come fosse adesso. Riesco ancora a percepire le tue
labbra sulle mie, la mia schiena schiacciata contro il muro, in modo
che non potessi fuggire. Ricordo ogni tua singola parola.
“Ti amo, e
così sarà per tutta la mia vita. E ti prego, ora: mentimi. Dimmi che mi
ami, e potrò andarmene in pace, verso il mio destino” mi hai detto.
Mentimi.
L’unica menzogna è stata non dirti che era verità, ciò che ti
stavo dicendo. Farti credere che il mio “Ti amo” fosse una bugia. Ma
quella è stata più un’omissione, perché c’è una cosa che non so fare:
io non so mentire. Quando ti ho visto correre via, quando ho visto come
sembravi disperato ma sereno, grazie a quella che credevi una
menzogna... ho capito che mai sarei riuscita ad amare un altro. Almeno,
non quanto ho amato te. Non quanto ti amo. Non quanto amo ed ho amato
ogni tuo modo di fare, ogni tua battuta velenosa, quanto amo i tuoi
occhi. Amavo perdermi nel tuo sguardo, amavo il fatto che più tempo
passavo con te, più riuscivo a comprendere le emozioni che si celavano
dietro la tua maschera d’indifferenza. Dietro le tue iridi tempestose.
Ancora oggi, le ricordo una per una. Tutte le piccole variazioni che
producevano sul tuo viso, nei tuoi occhi... talmente minuscole che un
occhio non ben allenato non le avrebbe potute cogliere, pensando a te
come ad un essere freddo e senza cuore. Ma io nel tuo cuore ci sono
stata, e so che non esiste posto più caldo ed accogliente al mondo.
Chissà se c’è ancora un posto che conservi per me, lì dentro.
Chissà se
invece mi hai dimenticata completamente. Non ci voglio credere: un
amore come quello che abbiamo provato non può essere scordato, se non
per magia.
E così sarà, Draco.
Imporrò a questa lettera un incantesimo.
Non appena arriverai alla fine o la chiuderai, ogni ricordo legato a
noi due svanirà dalla tua mente. La lettera si distruggerà. Del nostro
amore, non rimarrà che qualcosa di indefinito, nel tuo subconscio.
Qualcosa che non emergerà mai. E lo stesso farò io.
Sto per sposarmi,
Draco. So che lo sai. Tutto il mondo magico lo sa. E Ronald merita più
che un mezzo amore, non merita di essere un surrogato, un sostituto, un
ripiego.
Se pensassi che con te ci fosse anche una possibilità su un
milione, probabilmente, manderei tutto all’aria. La mia amicizia con
Harry e Ginny, la felicità di Ron, la gioia dei suoi genitori... Tutto,
anche solo per un tuo bacio. Ma non è così che andrà, non è destino. E
contro il destino, non posso combattere nemmeno io. Perciò, spero tu in
questo
momento stia assaporando per quella che sarà l’ultima volta il tempo
che abbiamo passato insieme. Che stia pensando a me, come io sto
pensando a te. Dopo oggi, nei tuoi ricordi sarò solo la “Sanguesporco
so tutto io”, e nei miei tu sarai il “Purosangue pallone gonfiato”.
Come avrebbe dovuto essere. Come sarà.
Ti auguro tanta felicità, Draco. Dal
profondo del cuore.
Ti amo.
Per sempre tua,
Hermione.”
Una sola lacrima salata cadde dagli occhi della donna, finendo sulla
carta. Ella l’asciugò rapidamente, attenta a non rovinare il trucco, e
fece un sospiro. Il dolore che provava al petto in quel momento era il
più profondo di tutta la sua vita. Nulla era stata la tortura di
Bellatrix al confronto. Nulla le ferite della battaglia. Perché
quest’ultima ferita, se la doveva infliggere da sola. Si alzò, prese la
bacchetta dal davanzale e la puntò verso la lettera, mormorando la
formula dell’incantesimo di memoria. Dopo di che, con un leggero
movimento del polso, essa sparì. Draco l’avrebbe ricevuta di certo, e
poi la lettera si sarebbe distrutta.
Si permise di ripensare a tutto quello che c’era stato tra loro. Alla
scoperta del marchio nero su di lui, ai pomeriggi passati insieme, al
loro unico bacio, alla loro promessa d’amore. Dopodichè tornò di fronte
allo specchio e si guardò, la determinazione negli occhi. Si puntò la
bacchetta alla tempia e recitò la formula.
“Oblivion”, sussurrò. E in un attimo, rivide ogni cosa. Per l’ultima
volta. I ricordi le vennero rubati. Non c’era più nulla riguardante
Draco Malfoy nella sua mente. Niente amore. Niente ricordi.
E quando Luna entrò in camera e le chiese come mai fosse così spaesata,
ella fu sincera rispondendo che non lo sapeva. E così le due donne
lasciarono la stanza, raggiunte da Cho e Ginevra uscendo di casa. E
così, Hermione, si diresse libera verso il suo destino.
Okay... ehm, questo è frutto di un delirio personale. Se volete trovare altre storie scritte da me, basta andare su A Mudblood's Diary; pagina facebook dove scrivo. Il "prequel" di questa storia, invece, è Lie to me. Spero mi farete sapere che pensate di questa one-shot! A presto!
Meghan