Timeline: è ambientata poco dopo No Rules.
Challenge:
─ Prompt Caroline/Elena/Katherine -
Come sorelle
Note: qualche precisazione, soltanto. “Charlotte”
sembrerebbe sia il nome della prima doppelganger, per questo Katherine chiede ad
Elena il motivo per cui ha chiamato la figlia così. Ho pensato potesse
significare qualcosa per loro (e mi piaceva come nome, lo ammetto).
Disclaimer: I personaggi di “The vampire
diaries” non mi appartengono (ma se lo fossero sarei taaaanto felice,
sì :D).
Scacciaspiriti
Katherine non
tornava a Mystic Falls da quando finalmente le era stata ridonata la
libertà. Per lei, quello, era ormai un capitolo da chiudere e sigillare
a chiave; non vi era più niente che la trattenesse o che la collegasse a
quel posto. A parte la sua doppelganger, è chiaro.
Osservava con
aria annoiata lo scacciaspiriti appeso davanti alla porta di casa: il sole ne
rifletteva i riflessi blu sulla porta, e alla base vi era una mezza luna blu
che si incastrava con un sole colorato di giallo. Lo sfiorò con le dita,
facendo tintinnare le bacchette tra loro, mentre Caroline suonava il campanello
con un sorriso entusiasta.
«Spiegami
ancora come mi hai convinta.»
«Semplice,
sei curiosa di vedere sua figlia almeno quanto lo sono io.»
scrollò le spalle Caroline premendo ancora il campanello, impaziente
come suo solito. La voce di una bambina arrivò alle loro orecchie
nitida, avvertendo con voce allegra che andava lei ad aprire. Le due vampire si
scambiarono uno sguardo, prima che la porta si aprisse e una bambina rivolgesse
loro un largo sorriso.
«Ciao, chi
siete?»
Katherine
dovette tirare una gomitata nello stomaco a Caroline, quando questa si
portò le mani alla bocca trattenendo un singhiozzo, «Non
azzardarti a piangere.» le sibilò con un’occhiataccia. La
bambina corrugò le sopracciglia scure, guardandola teneramente confusa.
«Assomigli
tanto alla mia mamma.»
Non
riuscì a ribattere, poiché la madre la raggiunse con stretto al
petto un voluminoso tomo nero, «Ti ho detto mille volte di aspettarmi,
non puoi usc-» si interruppe fissando ad occhi sgranati le due ragazze.
La figlia le si
aggrappò all’orlo della camicia tirandola per reclamare attenzione,
ma Elena Gilbert aveva lo sguardo puntato su una Caroline letteralmente in
lacrime e una Katherine decisamente spazientita; indossava una camicia celeste
con le maniche arrotolate e un paio di jeans, e i suoi lunghi capelli scuri
avevano lasciato posto ad un caschetto decisamente più maturo.
«Ti sei
tinta i capelli!» asserì ad un certo punto, gli occhi puntati sui
capelli rossi della migliore amica.
Katherine
sollevò un sopracciglio, osservando Caroline scoppiare a ridere prima di
buttare le braccia al collo di Elena per abbracciarla. La donna rise a sua
volta, ricambiando l’abbraccio, «Non mi vedi da dieci anni e subito
mi chiedi dei capelli?»
«Potrei
chiederti cosa ci fai con lei, ma
penso mi ci vorrebbe qualcosa da bere prima.» scherzò Elena,
separandosi dall’amica di infanzia per guardare Katherine. Le sorrise
debolmente, «Non pensavo ti avrei più rivista.»
«Siamo in
due.» annuì Katherine, incrociando le braccia al petto.
Alzò il mento, indicando la bambina che ancora cercava di sapere chi
fossero, «È testarda quanto te, e decisamente non vorrei stare
tutto il tempo nell'ingresso. Ci fai entrare?» chiese scandendo ogni
parola con noia.
Elena
roteò gli occhi divertita, per poi appoggiare una mano sulla testolina
scura della figlia per accarezzarle i capelli lisci, «Entrate pure, io
intanto mi assicuro che Charlotte faccia tutti i compiti prima
dell’arrivo dei cugini.»
«Cugini?»
«Charlotte?»
Caroline e
Katherine parlarono in contemporanea, lanciandosi un’occhiataccia
ciascuna, «Sì, i figli di Jeremy» esordì Elena,
lasciandole entrare e conducendole in cucina, dove Charlotte si era già
recata di corsa. La stanza era semplice, le mura erano tinte di un raggiante
giallo e i mobili della cucina avevano la tinta del legno; al centro c'era
grande tavolo quadrato su cui erano cosparsi pastelli e quaderni da un lato,
insieme a libri più sobri e penne a sfera dall’altro.
«Non
sapevo che Jeremy avesse avuto dei figli!» esordì Caroline,
sorpresa, «Ho saputo di Charlotte grazie a Bonnie, altrimenti potevo
aspettare un’intera vita prima di venirne a conoscenza.»
Elena
appoggiò il libro sul bancone della cucina e si avvicinò alla
macchinetta del caffè, premendo il tasto dell’accensione,
«Probabilmente perché il tuo numero di telefono è stato
cancellato.» la rimproverò.
«Giusta
osservazione.» mormorò colpevole la rossa, mentre Katherine si
sedeva di fronte a Charlotte al tavolo. Corrugò le sopracciglia,
studiando il plico di fogli che Elena stava poco prima leggendo. Ne prese uno
in mano, osservando la calligrafia rossa e le varie righe sulla calligrafia
nera.
«Sei
diventata un’insegnante?»
«Di
letteratura, esatto.» annuì Elena, preparando le varie cialde e
continuando a dare loro le spalle, «Alla fine del liceo siete spariti
tutti e ho dovuto prendere a due mani le decisioni per il mio futuro. Piccola,
vuoi fare merenda?» domandò poi rivolgendosi alla figlia, che
annuì, alzando per un momento gli occhi verdi dal foglio pieno di
macchie blu e arancioni.
«Dove
insegni?» domandò Caroline, tamburellando con le unghie sul
tavolo.
«Al
liceo.» rispose l’amica mentre apriva il frigorifero e tirava fuori
una bottiglia di latte. Ne versò un po’ in un bicchiere, per poi
preparare i caffè, «Alaric è rimasto per i primi due anni
del mio lavoro, poi ha deciso di andare a insegnare al college. Qualche volta
torna a farmi visita, sai… è uno di famiglia
nonostante…» non ebbe motivo di concludere la frase, poiché
sapevano benissimo che si riferiva alla morte prematura di sua zia Jenna.
Katherine
appoggiò il mento sul palmo della mano, squadrando la bambina, «Come
mai l’hai chiamata Charlotte?»
La bambina
arrossì di fronte allo sguardo indagatore della ragazza, così
simile a quello della madre. Afferrò il bicchiere di latte che le
porgeva Elena e ne bevve un lungo sorso, sotto il sorriso dolce di Caroline,
«L’ha scelto mio marito… e io non mi sono opposta.»
«Ti
assomiglia molto, tranne per gli occhi.» esordì Katherine,
lasciandosi andare appoggiata contro lo schienale della sedia, «Quelli
credo siano del padre. A proposito, occhi blu è sparito?»
«No, si
è solo trasferito.» rispose Elena sapendo che si riferiva a Matt,
per poi lanciare un’occhiata d’apprensione a Caroline;
quest'ultima, però, stava colorando con i pastelli il compito di disegno
di Charlotte. La bambina rideva, indicandole le parti e i pastelli che doveva
usare, «A Mystic Falls siamo rimasti solo io, Tyler e Jeremy.»
esordì, portando alla loro mente anche il trasferimento a Boston di
Bonnie dopo il suo matrimonio.
«Mamma!»
Charlotte si rivolse alla madre, che bevve un sorso di caffè, e
sfoderò un sorriso genuino, «La zia è bella come te!»
indicò con un pastello arancione Katherine, che sbatté le
palpebre spiazzata. La madre mugugnò qualcosa, tentando di trovare una
scusa che spiegasse la sua somiglianza con la vampira. Ormai gli anni erano
passati, quindi i tratti più maturi le distinguevano in qualche modo, ma
ovviamente la somiglianza era ancora tantissima.
«Grazie,
lo sai che io e tua madre da giovani eravamo davvero molto unite?» si intromise Katherine, con un sorrisetto, «Io
e lei abbiamo condiviso più cose di quanto tu possa immaginare.»
«Kat.»
cercò di bloccarla Caroline, ridacchiando.
«Tipo?»
sbatté gli occhi la bambina.
«Beh,
eravamo innamorate dello stesso ragazzo.» scrollò le spalle
Katherine, lanciando uno sguardo d’intesa a Caroline. La vampira,
infatti, colse la palla al balzo e annuì energicamente.
«Noi
invece ci conosciamo da quando eravamo piccole. Una volta ci siamo persino
ubriac-»
«Caroline!»
urlò Elena, facendo sobbalzare la piccola Charlotte che rivolse loro uno
sguardo confuso. Elena sospirò pesantemente di fronte alle risate
sguaiate delle due vampire – ma da quando erano così amiche?
– nel momento in cui suonò il campanello per la seconda volta,
«Dev’essere Jeremy. Torno subito, non traviate mia figlia.»
raccomandò guardandole eloquentemente.
Le due ragazze
stavano ancora ridendo, quando due bambini si intrufolarono in cucina ridendo e
giocando con degli aeroplanini giocattolo.
«Bambini,
potete giocare in cortile ma non uscite in strada, ok?» raccomandò
Elena rientrando in cucina e passando a sistemare tutto ciò che
Charlotte aveva lasciato sul tavolo dopo l’entrata dei cugini. Jeremy
entrò poco dopo di lei, interrompendosi dal dire qualcosa alla sorella
non appena vide chi c’era.
«Jeremy!»
saltellò su entusiasta Caroline, correndo ad abbracciarlo. L’uomo
quasi rischiò di cadere a terra, travolto da quella piccola macchia di
colore con cui era cresciuto, «Ah, lo sapevo che non saresti cambiato per
niente! Anzi, sei migliorato. Oddio, hai la barba!!» esclamò
guardando sorpresa i lineamenti più duri e maturi sul viso di quello che
lei aveva sempre considerato “il fratellino di Elena”.
«Grazie,
credo?» rise sorpreso riuscendo miracolosamente a staccarsi da lei, per
guardare Katherine, «Lei che ci fa qui?»
«È
con me, tutto a posto.» trillò Caroline, «Siamo venute a
trovare Charlotte, ma ho visto che anche tu hai messo su famiglia.»
«Giusto,
che ci fate insieme?» domandò finalmente Elena, ricordando quando
poco prima presa alla sprovvista non era riuscita a porre loro quella domanda
fondamentale. Katherine, ormai, non era più una minaccia da tempo per
loro. Avevano imparato a convivere con la sua presenza anni prima e ad
accettare le sue strane e alquanto rare buone azioni nei loro confronti.
Tuttavia, vederla seduta al tavolo della cucina in quel momento avrebbe
destabilizzato chiunque.
«Mi
annoiavo.» scrollò le spalle Katherine, con un sorriso enigmatico,
«Ho incontrato Caroline a Parigi e ho approfittato per unirmi a lei.
Viaggiamo insieme più o meno da un anno.» spiegò con
tranquillità.
«Scommetto
che i capelli sono stati una tua idea.» affermò Elena con
sicurezza.
«Beh, mi
stanno bene.» sorrise Caroline, «E poi era arrivata finalmente
l’ora di cambiare. Il rosso è più sexy, non trovate?»
chiese con sguardo malizioso.
«Molto
sexy.» annuì Katherine decisa, con lo stesso sguardo.
Vennero
interrotti da Charlotte, che aprì la porta della cucina che dava sul
cortile e rivolse uno sguardo entusiasta ad Elena, «Mamma, le zie e lo
zio possono rimanere per cena?» Caroline sorrise dolcemente, nel sentirsi
chiamata “zia”, mentre Elena spiegava alla figlia che non sapeva se
avevano degli impegni, «Dai, rimanete!»
Jeremy
sollevò entrambe le sopracciglia, «L’ho sempre detto che
è testarda come te.» rivolse un sorriso alla sorella.
«Per me va
bene!» la tranquillizzò Caroline, per poi raggiungere Katherine
che aveva alzato gli occhi al cielo, «E tu non fare la musona.» la
sgridò, dandole un colpetto sul braccio. I due Gilbert trattennero il
fiato inconsapevolmente, sapendo che Katherine non voleva mai essere sfidata in
alcun modo, ma diversamente da ciò che credevano si limitò a
sbuffare.
«Ok, ok.
Ma poi voglio tornarmene in Europa di corsa. Ho lasciato a Roma un attraente
cameriere.» Caroline scoppiò a ridere, mentre Elena e Jeremy si
scambiavano uno sguardo confuso: decisero di comune accordo che non avrebbero
indagato oltre, «A proposito… tua figlia ci ha chiamato
“zie”» disse Katherine, con un sorrisetto, «Vuol dire
che ci considera tue “sorelle”.» fece notare, appoggiando il
gomito su un tema stropicciato, «Quindi dimmi, sorellina… com’è andata la prima notte di
nozze?»
Elena
sbatté le palpebre, arrossendo. Jeremy incrociò le braccia al
petto, ridendo, «Non voglio ascoltare! Ti dico solo una cosa, sorellina…» le si
avvicinò per raggiungere la porta, per poi abbassare il tono di voce e
indicare con un cenno della testa le due vampire, «Quello scacciaspiriti non funziona!»