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Autore: Fiery    07/09/2011    3 recensioni
Katherine non tornava a Mystic Falls da quando finalmente le era stata ridonata la libertà. Per lei, quello, era ormai un capitolo da chiudere e sigillare a chiave; non vi era più niente che la trattenesse o che la collegasse a quel posto. A parte la sua doppelganger, è chiaro. Osservava con aria annoiata lo scacciaspiriti appeso davanti alla porta di casa: il sole ne rifletteva i riflessi blu sulla porta, e alla base vi era una mezza luna blu che si incastrava con un sole colorato di giallo. Lo sfiorò con le dita, facendo tintinnare le bacchette tra loro, mentre Caroline suonava il campanello con un sorriso entusiasta.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Caroline Forbes, Elena Gilbert, Jeremy Gilbert, Katherine Pierce, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Ginger'
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Timeline: è ambientata poco dopo No Rules.

Challenge:

TVG!Fest @ vampiregeometry

Prompt Caroline/Elena/Katherine - Come sorelle

Note: qualche precisazione, soltanto. “Charlotte” sembrerebbe sia il nome della prima doppelganger, per questo Katherine chiede ad Elena il motivo per cui ha chiamato la figlia così. Ho pensato potesse significare qualcosa per loro (e mi piaceva come nome, lo ammetto).

Disclaimer: I personaggi di “The vampire diaries” non mi appartengono (ma se lo fossero sarei taaaanto felice, sì :D).

 

 

 

Scacciaspiriti

 

 

Katherine non tornava a Mystic Falls da quando finalmente le era stata ridonata la libertà. Per lei, quello, era ormai un capitolo da chiudere e sigillare a chiave; non vi era più niente che la trattenesse o che la collegasse a quel posto. A parte la sua doppelganger, è chiaro.

Osservava con aria annoiata lo scacciaspiriti appeso davanti alla porta di casa: il sole ne rifletteva i riflessi blu sulla porta, e alla base vi era una mezza luna blu che si incastrava con un sole colorato di giallo. Lo sfiorò con le dita, facendo tintinnare le bacchette tra loro, mentre Caroline suonava il campanello con un sorriso entusiasta.

«Spiegami ancora come mi hai convinta.»

«Semplice, sei curiosa di vedere sua figlia almeno quanto lo sono io.» scrollò le spalle Caroline premendo ancora il campanello, impaziente come suo solito. La voce di una bambina arrivò alle loro orecchie nitida, avvertendo con voce allegra che andava lei ad aprire. Le due vampire si scambiarono uno sguardo, prima che la porta si aprisse e una bambina rivolgesse loro un largo sorriso.

«Ciao, chi siete?»

Katherine dovette tirare una gomitata nello stomaco a Caroline, quando questa si portò le mani alla bocca trattenendo un singhiozzo, «Non azzardarti a piangere.» le sibilò con un’occhiataccia. La bambina corrugò le sopracciglia scure, guardandola teneramente confusa.

«Assomigli tanto alla mia mamma.»

Non riuscì a ribattere, poiché la madre la raggiunse con stretto al petto un voluminoso tomo nero, «Ti ho detto mille volte di aspettarmi, non puoi usc-» si interruppe fissando ad occhi sgranati le due ragazze.

La figlia le si aggrappò all’orlo della camicia tirandola per reclamare attenzione, ma Elena Gilbert aveva lo sguardo puntato su una Caroline letteralmente in lacrime e una Katherine decisamente spazientita; indossava una camicia celeste con le maniche arrotolate e un paio di jeans, e i suoi lunghi capelli scuri avevano lasciato posto ad un caschetto decisamente più maturo.

«Ti sei tinta i capelli!» asserì ad un certo punto, gli occhi puntati sui capelli rossi della migliore amica.

Katherine sollevò un sopracciglio, osservando Caroline scoppiare a ridere prima di buttare le braccia al collo di Elena per abbracciarla. La donna rise a sua volta, ricambiando l’abbraccio, «Non mi vedi da dieci anni e subito mi chiedi dei capelli?»

«Potrei chiederti cosa ci fai con lei, ma penso mi ci vorrebbe qualcosa da bere prima.» scherzò Elena, separandosi dall’amica di infanzia per guardare Katherine. Le sorrise debolmente, «Non pensavo ti avrei più rivista.»

«Siamo in due.» annuì Katherine, incrociando le braccia al petto. Alzò il mento, indicando la bambina che ancora cercava di sapere chi fossero, «È testarda quanto te, e decisamente non vorrei stare tutto il tempo nell'ingresso. Ci fai entrare?» chiese scandendo ogni parola con noia.

Elena roteò gli occhi divertita, per poi appoggiare una mano sulla testolina scura della figlia per accarezzarle i capelli lisci, «Entrate pure, io intanto mi assicuro che Charlotte faccia tutti i compiti prima dell’arrivo dei cugini.»

«Cugini?»

«Charlotte?»

Caroline e Katherine parlarono in contemporanea, lanciandosi un’occhiataccia ciascuna, «Sì, i figli di Jeremy» esordì Elena, lasciandole entrare e conducendole in cucina, dove Charlotte si era già recata di corsa. La stanza era semplice, le mura erano tinte di un raggiante giallo e i mobili della cucina avevano la tinta del legno; al centro c'era grande tavolo quadrato su cui erano cosparsi pastelli e quaderni da un lato, insieme a libri più sobri e penne a sfera dall’altro.

«Non sapevo che Jeremy avesse avuto dei figli!» esordì Caroline, sorpresa, «Ho saputo di Charlotte grazie a Bonnie, altrimenti potevo aspettare un’intera vita prima di venirne a conoscenza.»

Elena appoggiò il libro sul bancone della cucina e si avvicinò alla macchinetta del caffè, premendo il tasto dell’accensione, «Probabilmente perché il tuo numero di telefono è stato cancellato.» la rimproverò.

«Giusta osservazione.» mormorò colpevole la rossa, mentre Katherine si sedeva di fronte a Charlotte al tavolo. Corrugò le sopracciglia, studiando il plico di fogli che Elena stava poco prima leggendo. Ne prese uno in mano, osservando la calligrafia rossa e le varie righe sulla calligrafia nera.

«Sei diventata un’insegnante?»

«Di letteratura, esatto.» annuì Elena, preparando le varie cialde e continuando a dare loro le spalle, «Alla fine del liceo siete spariti tutti e ho dovuto prendere a due mani le decisioni per il mio futuro. Piccola, vuoi fare merenda?» domandò poi rivolgendosi alla figlia, che annuì, alzando per un momento gli occhi verdi dal foglio pieno di macchie blu e arancioni.

«Dove insegni?» domandò Caroline, tamburellando con le unghie sul tavolo.

«Al liceo.» rispose l’amica mentre apriva il frigorifero e tirava fuori una bottiglia di latte. Ne versò un po’ in un bicchiere, per poi preparare i caffè, «Alaric è rimasto per i primi due anni del mio lavoro, poi ha deciso di andare a insegnare al college. Qualche volta torna a farmi visita, sai… è uno di famiglia nonostante…» non ebbe motivo di concludere la frase, poiché sapevano benissimo che si riferiva alla morte prematura di sua zia Jenna.

Katherine appoggiò il mento sul palmo della mano, squadrando la bambina, «Come mai l’hai chiamata Charlotte?»

La bambina arrossì di fronte allo sguardo indagatore della ragazza, così simile a quello della madre. Afferrò il bicchiere di latte che le porgeva Elena e ne bevve un lungo sorso, sotto il sorriso dolce di Caroline, «L’ha scelto mio marito… e io non mi sono opposta.»

«Ti assomiglia molto, tranne per gli occhi.» esordì Katherine, lasciandosi andare appoggiata contro lo schienale della sedia, «Quelli credo siano del padre. A proposito, occhi blu è sparito?»

«No, si è solo trasferito.» rispose Elena sapendo che si riferiva a Matt, per poi lanciare un’occhiata d’apprensione a Caroline; quest'ultima, però, stava colorando con i pastelli il compito di disegno di Charlotte. La bambina rideva, indicandole le parti e i pastelli che doveva usare, «A Mystic Falls siamo rimasti solo io, Tyler e Jeremy.» esordì, portando alla loro mente anche il trasferimento a Boston di Bonnie dopo il suo matrimonio.

«Mamma!» Charlotte si rivolse alla madre, che bevve un sorso di caffè, e sfoderò un sorriso genuino, «La zia è bella come te!» indicò con un pastello arancione Katherine, che sbatté le palpebre spiazzata. La madre mugugnò qualcosa, tentando di trovare una scusa che spiegasse la sua somiglianza con la vampira. Ormai gli anni erano passati, quindi i tratti più maturi le distinguevano in qualche modo, ma ovviamente la somiglianza era ancora tantissima.

«Grazie, lo sai che io e tua madre da giovani eravamo davvero molto unite?» si intromise Katherine, con un sorrisetto, «Io e lei abbiamo condiviso più cose di quanto tu possa immaginare.»

«Kat.» cercò di bloccarla Caroline, ridacchiando.

«Tipo?» sbatté gli occhi la bambina.

«Beh, eravamo innamorate dello stesso ragazzo.» scrollò le spalle Katherine, lanciando uno sguardo d’intesa a Caroline. La vampira, infatti, colse la palla al balzo e annuì energicamente.

«Noi invece ci conosciamo da quando eravamo piccole. Una volta ci siamo persino ubriac-»

«Caroline!» urlò Elena, facendo sobbalzare la piccola Charlotte che rivolse loro uno sguardo confuso. Elena sospirò pesantemente di fronte alle risate sguaiate delle due vampire – ma da quando erano così amiche? – nel momento in cui suonò il campanello per la seconda volta, «Dev’essere Jeremy. Torno subito, non traviate mia figlia.» raccomandò guardandole eloquentemente.

Le due ragazze stavano ancora ridendo, quando due bambini si intrufolarono in cucina ridendo e giocando con degli aeroplanini giocattolo.

«Bambini, potete giocare in cortile ma non uscite in strada, ok?» raccomandò Elena rientrando in cucina e passando a sistemare tutto ciò che Charlotte aveva lasciato sul tavolo dopo l’entrata dei cugini. Jeremy entrò poco dopo di lei, interrompendosi dal dire qualcosa alla sorella non appena vide chi c’era.

«Jeremy!» saltellò su entusiasta Caroline, correndo ad abbracciarlo. L’uomo quasi rischiò di cadere a terra, travolto da quella piccola macchia di colore con cui era cresciuto, «Ah, lo sapevo che non saresti cambiato per niente! Anzi, sei migliorato. Oddio, hai la barba!!» esclamò guardando sorpresa i lineamenti più duri e maturi sul viso di quello che lei aveva sempre considerato “il fratellino di Elena”.

«Grazie, credo?» rise sorpreso riuscendo miracolosamente a staccarsi da lei, per guardare Katherine, «Lei che ci fa qui?»

«È con me, tutto a posto.» trillò Caroline, «Siamo venute a trovare Charlotte, ma ho visto che anche tu hai messo su famiglia.»

«Giusto, che ci fate insieme?» domandò finalmente Elena, ricordando quando poco prima presa alla sprovvista non era riuscita a porre loro quella domanda fondamentale. Katherine, ormai, non era più una minaccia da tempo per loro. Avevano imparato a convivere con la sua presenza anni prima e ad accettare le sue strane e alquanto rare buone azioni nei loro confronti. Tuttavia, vederla seduta al tavolo della cucina in quel momento avrebbe destabilizzato chiunque.

«Mi annoiavo.» scrollò le spalle Katherine, con un sorriso enigmatico, «Ho incontrato Caroline a Parigi e ho approfittato per unirmi a lei. Viaggiamo insieme più o meno da un anno.» spiegò con tranquillità.

«Scommetto che i capelli sono stati una tua idea.» affermò Elena con sicurezza.

«Beh, mi stanno bene.» sorrise Caroline, «E poi era arrivata finalmente l’ora di cambiare. Il rosso è più sexy, non trovate?» chiese con sguardo malizioso.

«Molto sexy.» annuì Katherine decisa, con lo stesso sguardo.

Vennero interrotti da Charlotte, che aprì la porta della cucina che dava sul cortile e rivolse uno sguardo entusiasta ad Elena, «Mamma, le zie e lo zio possono rimanere per cena?» Caroline sorrise dolcemente, nel sentirsi chiamata “zia”, mentre Elena spiegava alla figlia che non sapeva se avevano degli impegni, «Dai, rimanete!»

Jeremy sollevò entrambe le sopracciglia, «L’ho sempre detto che è testarda come te.» rivolse un sorriso alla sorella.

«Per me va bene!» la tranquillizzò Caroline, per poi raggiungere Katherine che aveva alzato gli occhi al cielo, «E tu non fare la musona.» la sgridò, dandole un colpetto sul braccio. I due Gilbert trattennero il fiato inconsapevolmente, sapendo che Katherine non voleva mai essere sfidata in alcun modo, ma diversamente da ciò che credevano si limitò a sbuffare.

«Ok, ok. Ma poi voglio tornarmene in Europa di corsa. Ho lasciato a Roma un attraente cameriere.» Caroline scoppiò a ridere, mentre Elena e Jeremy si scambiavano uno sguardo confuso: decisero di comune accordo che non avrebbero indagato oltre, «A proposito… tua figlia ci ha chiamato “zie”» disse Katherine, con un sorrisetto, «Vuol dire che ci considera tue “sorelle”.» fece notare, appoggiando il gomito su un tema stropicciato, «Quindi dimmi, sorellina… com’è andata la prima notte di nozze?»

Elena sbatté le palpebre, arrossendo. Jeremy incrociò le braccia al petto, ridendo, «Non voglio ascoltare! Ti dico solo una cosa, sorellina…» le si avvicinò per raggiungere la porta, per poi abbassare il tono di voce e indicare con un cenno della testa le due vampire, «Quello scacciaspiriti non funziona!»

  
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