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Autore: PrincesMonica    07/09/2011    10 recensioni
Jared e Shannon devono presenziare, assieme alla madre, ad una riunione di Famiglia in Luisiana. Ma Costance li obbliga a trovarsi delle fidanzate che li accompagnino. Cosa succederà?
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5
 
Si sentiva piena come una botte. Zia Margot non le aveva mai lasciato il piatto vuoto. E il peggio era che non poteva rifiutare. L’unica soluzione era mangiare pianissimo, tecnica che stava attuando Jared. Non l’aveva mai visto piluccare il cibo in quella maniera.
Cibo ottimo, in realtà.
Tutta la famiglia si era messa insieme per creare quel pranzo, ormai diventato cena, e ognuno aveva portato qualcosa di particolare. A Monica pareva avessero attuato un rito, qualcosa di stranamente arcano. Assistere a determinati momenti era stato non solo interessante, ma l’aveva, lentamente, fatta entrare nel meccanismo dei Metrejon. Quando, per un breve glorioso istante, Costance le aveva passato il mestolo delle verdure cotte, si era sentita vincitrice. Una di loro.
Aveva capito troppo tardi che era qualcosa di assolutamente sbagliato: lei non si poteva permettere una cosa simile, lei aveva una data di scadenza. Eppure quella appartenenza famigliare era così bella, una sensazione che lei raramente aveva provato, visto che in casa sua le cose non erano mai state rose e fiori.
“Stasera devo uscire.”, sbottò Jared. “Ho bisogno di muovermi.”
“Fantastico, andiamo al Kiko club!”, propose Julie sorridendo felice.
“Fanno ancora musica truzza?”
“No, Jared, è diventato un locale prettamente pop e rock. Ogni tanto passano anche voi.”
“Allora credo che andrò a prepararmi e vi seguirò.”, disse Monica alzandosi. Faceva un po’ fatica a muoversi, si sentiva più piena di un uovo.
Cercò in valigia quello che poteva andare meglio per una serata in un club e trovò una maglietta nera con una profonda scollatura e leggermente aderente sul seno, che si accostava particolarmente bene ad una gonna rossa che le arrivava alle ginocchia. Avrebbe dovuto mettere le scarpe più carine che aveva portato, un paio di decoltè nere con un leggerissimo tacco, ma poteva farcela per quella sera. Le autoreggenti le stavano perfettamente e questo significava che per ora non aveva ancora messo su troppo peso e il trucco era leggero. I capelli le scendevano lungo la schiena, tranne quelli raccolti in una piccola mezzacoda.
“Vuoi trovare un fidanzato stasera?” Monica lanciò un’occhiata alla porta da dove era entrato Jared. Si stava togliendo la maglietta e rimase più che volentieri a guardarlo. Da quando lo aveva conosciuto, era sempre stato magro, tranne quando aveva dovuto girare Alexander, oppure Chapter 27. Spesso arrivava ad esagerare con la magrezza, tanto che si riuscivano a vedere chiaramente le ossa e i tendini, ma in quel periodo stava bene. I pettorali erano ben segnati e delimitati, c’era quella leggera strisciolina di peli che dall’ombelico scendeva sotto il bordo dei pantaloni e poi le braccia. Certo, non erano quelle possenti di Shannon, ma erano ricomparsi dei muscoli sani. Monica aveva una mezza voglia di palparglieli. Anzi aveva voglia di palparlo tutto.
“No, pensieri pericolosi...” Disse a bassa voce. “Io ho già il ragazzo, non ho bisogno di trovarmene un’altro.”
“E lui ne è consapevole?”
“Ahah, simpatico. Ti dirò di più, è stato lui a chiedermi di diventare la sua ragazza... forse è veramente innamorato di me.”
“Non meriti neanche una risposta.” Prese una delle sue canotte smanicate che lasciavano vedere praticamente tutto e sopra una camicia a quadri, sulle tonalità del rosso e del blu. “Che te ne pare?”
“A parte la camicia inguardabile, sei perfetto.”
“Anche tu non sei niente male. Stai attenta che Julie non provi ad infilarti la lingua in bocca.”
“Ho il vago sospetto che ti piacerebbe come scena.”
Jared rise di gusto e nel frattempo prese Monica per il fianco attirandola a sè.
“Mi sa proprio di sì.”
 
Il locale non era poi molto affollato, ma del resto era ancora presto. Anche Shannon e Grabrielle si erano uniti e stavano passando la serata a baciarsi sul divanetto rosso, dove Monica cercava di prendere le distanze da una situazione piuttosto imbarazzante. Julie, visto che sembrava essere di casa, stava andando in giro a chiacchierare con chiunque. Indossava un top molto stretto che sottolineava perfettamente il seno non costretto dal reggiseno. Monica la invidiò.
“Ti piace questo posto?”, le domandò Jared.
“Sì dai, carino. Tua cugina non sta un attimo ferma!”
“È sempre stata così. Da bambina si lanciava ovunque, sua madre la sgridava ogni volta perchè si ritrovava sempre con i vestiti sporchi. Era un maschiaccio.”
Monica lanciò un’occhiata a Shannon che era passato a poggiare la mano sulla coscia della ragazza ed accarezzarla. Si spostò ancora un po’ verso a Jared che le prese la mano e gliela accarezzò.
“Tuo fratello è senza pudore.”
“Lo so. Normalmente sta più attento, però qui non ci dovrebbero essere paparazzi o simili e quindi si lascia andare. Non lo hai mai visto durante i tempi del liceo.”
“Non voglio neanche sapere che cosa aveva coraggio di combinare. Uh... mi piace questa canzone.” Ed iniziò a canticchiarla felice. “E tu com’eri a scuola?”
“Io? Quando ci andavo ero bravo. Solo che non mi piaceva andarci. Ed ero preso in giro da tutti perchè avevo una faccia... bho, troppo angelica. Mi chiamavo sempre l’angioletto. Odiavo quel soprannome.”
“Quindi niente ragazzine?”
“Non ho detto questo. Ho avuto anche io le mie esperienze, solo molto più tardi rispetto ai miei compagni.” Poi sorrise diabolico “Ma rispetto a loro non mi sono mai fermato. Penso che tutti i miei compagni di scuola adesso siano sposati, con figli. Magari con la pancia e senza capelli... normali quarantenni direi. Loro fanno sesso con una donna, io con tutte quelle che voglio.”
“E trovi che sia una cosa di cui vantarsi?”
Jared la fissò: il tono con cui aveva fatto quell’ultima domanda sembrava neutro, come se gli stesse chiedendo del tempo, ma sotto sotto, c’era una note di biasimo.  “Certo. Io sono libero, loro no.”
“La verità è che tu sei solo e loro no.” Sorrise felice a Julie che le porgeva la mano per portarla in pista. Si ritrovò a saltare come non faceva da tempo, mentre Jared le osservava e pensava a quello che lei gli aveva detto e soprattutto al fatto che si fosse permessa di dirlo.
Nessuno si era mai azzardato a fare commenti sulla sua vita privata e su come lui si sentiva, neppure sua madre, e lei se ne usciva tranquilla a fare un’analisi degna di uno psicologo con una sola frase?
“Io non sono solo.” Borbottò, ma in realtà sapeva benissimo di esserlo.
Aveva sacrificato la sua vita personale per il lavoro. Non si era mai pentito veramente, perchè fare mille e cinquecento cose gli dava parecchia soddisfazione. Essere osannato dalla folla lo eccitava più di una bella ragazza. Però... sì, in definitiva era solo. Quando tornava a casa non c’era nessuno ad attenderlo, anche i cani ormai vivevano perennemente con sua madre perchè lui non se la sentiva di far cambiare loro ambiente una volta alla settimana.
Aveva qualche amico fidato e Shannon, ma niente di più. Del resto non aveva bisogno di altro: per le scopate facili aveva le sue donne disponibili. Aveva il mondo a portata di telefono.
Eppure quella sola frase l’aveva agitato. Lui non era solo.
“Fratellino, ti annoi?”
“Hai un po’ di rossetto sulla bocca, lo sai?” Shan fece spallucce e si bevette un lungo sorso di birra. “Come mai hai smesso le lezioni di apnea?”
“Gabrielle voleva ballare. Io non ho voglia, sarà l’età. A che pensavi?”
“A niente in particolare. Alla mia vita.”
“Qualcosa di più complesso mentre sei in discoteca non lo potevi trovare. Dai, cazzo, divertiti qualche volta, sei sempre a pensare alla salvezza del mondo, ai cuccili di foca e altre cose simili. Per una volta pensa a te. Ci sono tre belle ragazze in pista che attendono solo te. Buttati.... ti dò anche il permesso di palpare Gabrielle, in caso volessi.”
“Metti caso che voglio palpare qualcosa in pista, Gabrielle sarebbe la mia ultima scelta. Non ha niente che valga la pena di essere toccata.”
“In effetti meglio le tette di Monica, eh?”
“Decisamente.” Silenzio per un istante. “Non l’ho detto, vero?”
“Certo che l’hai detto, Jay.” Shannon ridacchiò “Sei fregato. Inizio a mettere via i soldi per la fede.”
“Ma fottiti, stronzo!” La risata di Shan riuscì a far girare più di qualcuno, incluse alcune ragazzine che stavano cercando di recuperare dell’alcol al bancone.
Con la solita andatura da bulletto, Shannon si buttò in pista: non era proprio un ballerino provetto, ma riusciva a seguire il ritmo, in quel momento dei Depeche Mode. Aveva preso per i fianchi Gabrielle, ma si divertiva a lanciare occhiate un po’ a tutte le donne presenti.
“Scusa, sei veramente tu?” Jared rimase sorpreso: le ragazze al bancone si erano avvicinate: non avevano raggiunto i ventun’anni, quindi niente alcol per loro.
“Io sono io e questa è una certezza. Cosa volete?”
“É proprio lui, non ci posso credere.” Il tono isterico di quella più lontana lo infastidì parecchio.
“Possiamo farci una foto con te?” Jared chiuse gli occhi: non ci poteva credere, anche lì. Poi annuì. Lanciò un’occhiata a Monica che lo intercettò perdendo parte del suo sorriso. Aveva capito che doveva fare.
“Monica, puoi farci una foto?”
“Certo. Mettetevi in posa ragazze.” Jared allargò le braccia e due si posizionarono al suo fianco, mentre la terza, scocciata, si mise vicino ad una amica. Il flash e poi le ragazze se ne andarono di nuovo al bancone ridacchiando.
“Perfino in Louisiana mi trovano.”
“Ormai sei diventato famoso.” Monica guardò verso il bancone dove le ragazze continuavano a lanciare occhiate adoranti a Jared. “Vieni a ballare. Là c’è abbastanza oscurità da non essere visto.”
“Lo sai che non ballo... sono ridicolo.” Monica lo prese per entrambe le mani e lo trascinò in pista. “Dai...”
“Dai lo dico io. E poi questa canzone è così carina, ti pare?” Stavano passando una vecchia hit di Bon Jovi che probabilmente Jared ballava quando era adolescente.
Come l’uomo aveva predetto, la sua mobilità era quanto meno imbarazzate: fingeva di saltellare sul posto, non riusciva a coordinare il movimento delle braccia con quello dei piedi e niente del suo corpo era in sincrocia con la musica.
In una parole: terrificante.
Non era la prima volta che lo vedeva “ballare”, ma Monica stava per rotolarsi dalle risate sul pavimento. Non poteva essere veramente così scoordinato, andava contro qualsiasi legge della fisica.
“Smettila di ridere! Così non mi aiuti.”
“Scusa, è più forte di me, sei allucinante. E ancora che sul palco te la viaggi come un dio.”
“Quando canto è tutto diverso. È la pista da discoteca che inibisce qualsiasi mio movimento.”
“Cugino, sembri un salame.” Julie era arrossata e sudata. Gli occhi brillavano di simpatica presa in giro. “Ti dobbiamo sciogliere un po’.”
“Ma anche no. Lasciatemi in pace, vado a sedermi e siamo tutti felici.”
“Soprattutto le ragazzine della foto. Non vedranno l’ora di offrirti da bere e attaccare bottone. É una cosa che non capita tutti i giorni trovarsi Jared Leto che beve qualcosa in discoteca.”
Quella opzione parve terrorizzarlo di più che stare a ballare, quindi continuò con i suoi movimenti inconsulti. Julie si mise a ridere ed andò a cercare di abbordare qualcuno per quella notte.
“Dai vieni qui, ti aiuto io ad imparare a muoverti, almeno un po’.” Gli mise le mani sulle spalle ancheggiando lievemente. “Dai, muoviti al mio ritmo.”
Il risultato era abbastanza scadente.
“Mi sento ridicolo.”
“Perchè lo sei. Devi essere più rilassato. Senti il ritmo della musica e seguilo. O segui me.” Monica si mise a ballare per scherzo con Shannon che si divertiva con Gabrielle. Jared la fissò: poteva invidiarla perchè sapeva ballare, o almeno, perchè sapeva muoversi un po’ più di lui? No, non poteva, anche perchè lui sapeva cantare bene, recitare bene e dirigere bene. Lei no.
“Ecco, questo rimette tutto sulla giusta carreggiata.”, mormorò cercando di seguire la musica molleggiando sul posto.
“Sei senza speranze!” Gli urlò Monica sovrastando la musica. Saltellò davanti a lui, la voce di Chester Bennington ad aiutarla. Le si alzava un po’ la gonna, ma non sembrava farci caso.
Poi la musica cambiò, divenne più lenta, più suadente. ‘Closer’ dei Kings of Leon si espanse per tutta la sala, portando una leggerissima ondata di gelo. La musica era quasi ipnotica e assolutamente sensuale, di una bellezza algida.*
Monica sorrise maliziosa e si avvicinò a Jared. Senza remore o paure, gli posò un braccio sulla spalla ed iniziò lentamente, seguendo la musica, ad usarlo un po’ come un palo. Gli passò la mano sul petto, sentendo la consistenza eterea del cotone liso da mille lavaggi. Al di sotto i muscoli guizzavano sotto le unghie. Jared la fissò incuriosito alzando un sopracciglio. La situazione non era del tutto nuova, ma lo incuriosiva il fatto che a farlo fosse proprio lei. Si stava divertendo parecchio e anche lei, lo capiva dal sorriso malandrino che le stava lanciando dall’inizio della canzone.
Ma lui era Jared Joseph Leto, non amava dover lasciare troppo il controllo, quindi, verso metà della canzone, la prese per i fianchi a la fece girare. La strinse a sè, appoggiando la testa sulla sua spalla ed annusando a fondo l’odore dei suoi capelli. Una mano scese in profondità, andando ad accarezzare la pelle sotto la maglietta.
Monica provò un brivido di chiara provenienza dai suoi ormoni. Lei portò le braccia dietro il suo collo, annullando del tutto le distanze. Sentì le labbra sottili e calde di Jared marchiarle il collo, lasciandole una scia umida. Se avesse continuato così si sarebbe ritrovata in ginocchio: aveva le gambe che sembravano fatte di gelatina.
“A che gioco stai giocando?”, domandò a Jared. Si maledì perchè sentiva che la voce le tremava leggermente.
“A quello che tu hai iniziato. Non ti piace?”
La mano scese ed iniziò a toccarle la coscia sotto la gonna: le dita si insinuarono sotto l’elastico delle autoreggenti e le accarezzavano la pelle nuda.
“Da quel che sento, piace parecchio anche a te.”
“In effetti.” Le lasciò un ultimo bacio sul collo, poi la musica cambiò tornando ad essere meno sensuale e più scatenata.
Jared tornò a sedersi sul divanetto, rinunciando, per quella sera a “ballare” di nuovo e forse, per la sua credibilità, era meglio così.
“Vieni, andiamo a prenderci da bere... io e te dobbiamo parlare.” Julie, stranamente seria, aveva preso Monica per il braccio e la stava tirando verso il bar. Senza esitare ordinò due Manhattan e prese a sorseggiare il suo scrutandola, con gli occhi tempestosi che prendevano il colore delle luci del locale.
“Io non bevo alcolici.”, le disse Monica cercando di capire cosa volesse.
“Tu e Jay non state assieme, vero?”
“Scusa?”
“Avanti, non  fare finta di niente. Da quando siete arrivati non ho visto un bacio, un segno, un niente. E la scena in pista mi è sembrato più un gioco per eccitarvi, per darvi disponibili, rispetto a quelli che fanno una coppia di fidanzati che passerebbe la serata a sbaciucchiarsi in un angolo.”
Monica la fissò a bocca aperta.  “È così ovvio?”
“Solo per chi vuole capirlo.”
“Cazzo, tutta colpa di Jared e delle sue cazzo di idee balorde. Fanculo!”  Le spiegò in breve il loro contratto ufficiale e Julie non potè che scoppiare a ridere.
“Siete ridicoli.”
“Non giudicare, prego.”
“Sono lesbica, io non giudico.”
“Tutti giudicano, è parte dell’animo umano, fa parte di noi. E comunque credo che tu abbia ragione, siamo ridicoli alla fine della fiera. È una buffonata che non funziona. Non riusciamo ad essere neanche un po’ credibili.”
Julie posò il suo bicchiere vuoto ed iniziò a bere quello che aveva preso per Monica, ma che era rimasto intatto.  “Invece credo che abbiate grosse potenzialità. Si capisce che forse non siete una coppia, ma di certo si capisce al volo che tra voi c’è un qualcosa di inespresso, che avete... come si dice... una chimica incredibile. C’erano scintille prima, su quella pista. Ti basta un nulla per starci assieme sul serio.”
“Alt, fermi tutti. Io non voglio diventare la sua ragazza.”
Julie rise di nuovo. “Certo, come no. E io sono la Regina d’Inghilterra.” Si passò la lingua sulle labbra, proprio come facevano sempre Jay e Shan. “Ascolta un consiglio da chi ne sa parecchio. Non nasconderti dietro idee preconcette, non aver paura di dimostrare quello che sei. Io ci ho messo troppo a dire al mondo chi ero e cosa volevo e me ne pento sempre. Avrei dovuto farlo prima, perchè nascondere i propri sentimenti è una rogna. Secondo me lui ti piace, eccome se ti piace, e la cosa è reciproca: si vede da come ti guarda, da come ti sorride e ti tocca. Solo che entrambi siete pieni di pregiudizi sulla relazione tra voi.”
Monica si grattò l’orecchio e scosse il capo.
“Senti, io e Jay siamo amici. Conquistare questo status non è stato facile e non voglio rovinarlo per una stupida cascata di ormoni. È indiscutibile che lui sia uno degli uomini più belli del mondo e che abbia anche la capacità di scombussolare la mia mente con un solo tocco di mano, ma deve rimanere un amico. Sarebbe troppo rischioso innamorarsene.”
“Troppo tardi, cugina, sei sulla buona squadra.”
Cugina? Ma da dove se ne usciva una cosa del genere? Neanche Jared le avesse messo un anello al dito. Scosse il capo. Non andava bene.
Mentre tornava a casa, in macchina con entrambi i fratelli, chiuse gli occhi facendo finta di appisolarsi. Su una cosa Julie aveva ragione: a Jared era piaciuta su quella pista. Aveva sentito la sua erezione premerle fra le natiche, come a cercare di sfogarsi in quel momento. Lui la voleva. Forse anche in quel momento.
Deglutì pesantemente: le cose stavano precipitando in una maniera fin troppo vorticosa.
 
 
 
*Ovviamente è quello che penso io della canzone. Magari a voi non piace…
   
 
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