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Autore: LuluXI    07/09/2011    4 recensioni
Disclaimer: personaggi di Masami Kurumada (con delle eccezioni)
Il Saint del Cancro si è sempre portato appresso dolore e distruzione, tanto da meritarsi il nome di Death Mask, la maschera della morte. In lui di buono, forse, non c'è niente. Potrebbe dunque, diventare padre?
Un'idea talmente illogica da poter apparire addirittura plausibile.
Come si sarebbe comportato Death Mak se avesse avuto un erede?
E, soprattutto, cosa sarebbe cambiato nella sua storia?
(OOC per sicurezza, non si sa mai. Rating Arancione, per lo stesso motivo)
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cancer DeathMask, Nuovo Personaggio
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Una figlia per la morte'
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NOTE PRE-LETTURA:
Ecco un altro capitolo. Sto cercando di rendere il più possibile Death Mask IC, visto che è il protagonista e non vorrei distruggerlo come personaggio. Ringrazio chi legge e chi recensisce e, vi prego, se Death diventa troppo OOC, ditemelo, che non mi offendo! Ne va della buona riuscita della storia. Buona lettura!
 
Da quattro anni ormai, al tempio, vi era un nuovo Sacerdote: l’anniversario del suo arrivo aveva coinciso con l’arrivo di un altro ospite. Si chiamava Aletto la bambina che era giunta, inaspettata come una nevicata in agosto, al grande tempio.
E, ironia della sorte, lei, piccola creatura che simboleggiava la vita, aveva trovato alloggio nella casa che più di tutte sottolineava la morte: la quarta.
Death Mask, dopo averla affidata alle cure di Sara, aveva ignorato la bambina e aveva fatto in modo di non incontrarla. Aveva continuato ad allenarsi, ignorando la sua piccola ospite tanto quanto aveva ignorato il nuovo Sacerdote quando era arrivato.
 
La voce terrena di Atena, per lui, avrebbe potuto essere chiunque: non era importante chi la rappresentava ma come si comportava.
Il vecchio Sacerdote ogni tanto lo rimproverava, definendo i suoi comportamenti “ai limiti della giustizia”, ma bene o male lo lasciava agire indisturbato.
“I tuoi comportamenti sono spesso ai limiti della giustizia Death Mask”.
Sempre la stessa frase, ripetuta in continuazione, come se si fosse inceppato un meccanismo e il sacerdote non riuscisse a dire altro.
Ricordandosi le strigliate, Death Mask proruppe in una delle sue risate sprezzanti.
Con il nuovo Sacerdote la vita d Death Mask aveva preso tutta un’altra piega: agiva indisturbato e nessuno lo rimproverava per i suoi comportamenti. Era libero di fare ciò che voleva e il Sacerdote lo mandava ad uccidere i cosiddetti “soggetti scomodi”. Donne, uomini e bambini: nessuno veniva risparmiato dalla sua furia, diventavano tutti trofei di guerra per lui; tante teste sconfortate, sofferenti o terrorizzate, attaccate alle pareti della sua casa. E per lui non era importante se quell’uomo era malvagio: condivideva le sue idee e quello bastava.
 
“Death Mask”.
Una voce lo costrinse a voltarsi verso l’ingresso, interrompendo quell’insieme di pensieri. Sulla soglia della casa c’era il Gold Saint dell’Ariete: Death Mask lo squadrò da capo a piedi, indispettito.
“Che cosa vuoi Mu? Soldi sai che non ne presto, favori non ne faccio gratis e non mi alleno con dei mocciosi incapaci. Quindi, se sei qui per una di queste ragioni, sparisci alla svelta: la tua presenza in casa mia, per me, è come la presenza di una mosca che ti ronza attorno quando cerchi di dormire”.
“Tranquillo Death Mask, me ne vado subito, ma sappi che il Sacerdote ha chiesto di te.” Detto questo, il Saint dell’Ariete si allontanò dalla quarta casa.
“Quanto mi piacerebbe spaccargli la faccia”pensò Death Mask incavolato. Era un vero peccato, non poter rimettere in riga quei mollaccioni degli altri Gold Saint. Li avrebbe massacrati di botte tutti, o se non tutti, la maggior parte, ma non aveva il potere di andare contro quella regola che prevedeva il rispetto reciproco tra Gold Saint. O, quanto meno, non lo aveva per il momento.
Con un’espressione decisamente seccata, infilò il Gold Cloth, pronto a lasciare il quarto tempio, quando si accorse che il suo elmo era sparito.
“Sara! Vieni qui immediatamente!”
La sua ancella, si precipitò nell’ingresso del tempio: sapeva perfettamente che far attendere Death Mask poteva essere pericoloso, molto pericoloso.
Cercando di non far cadere Aletto, che teneva in braccio, nella furia della corsa, lo raggiunse.
“Eccomi Cavaliere, ditemi cosa posso fare per…”
“Dove cavolo è finito il mio elmo, sguattera?” domandò Death Mask, interrompendola, mentre si voltava verso di lei.
Il suo sguardo ricadde inevitabilmente sulla bambina e sul viso gli si dipinse un’espressione di pura rabbia: Aletto aveva in mano il suo elmo e ci stava giocando.
E rideva.
“Dannata bestiaccia…” sbottò Death Mask, strappando con poca grazia l’elmo dalle mani della bambina, per infilarselo. Priva del suo giocattolo, la bimba iniziò a piangere.
 
Senza dire una parola Death Mask si voltò, pronto ad incamminarsi verso il tredicesimo tempio, quando la voce di Sara lo fermò.
“Cavaliere,  non siate così crudele con la bambina…”.
Quello fu troppo: Death Mask si voltò verso di lei e con due soli rapidi passi colmò le distanze, tra lui e Sara. Senza esitazioni, alzò la mano destra e le tirò uno schiaffo tanto forte da farla barcollare: ora, sul viso della ragazza, si vedeva chiaramente un segno rosso, lasciato dalla mano del cavaliere.
“Quella mocciosa è mia Sara, solo perché te ne occupi non vuol dire che tu hai potere su di lei. Lei è mia e come educarla lo decido io. Un’altra lamentela da parte tua, ti costerà la vita”. Concluse, lasciandosi alle spalle la sua casa e l’aura di morte che vi regnava, interrotta da un solo e semplice suono: la risata di Aletto, divertita dal ceffone che Sara aveva ricevuto.
“Come osa quella sguattera dirmi cosa devo fare?”pensava Death Mask, mentre saliva la grande scalinata del tempio. Cosa ne sapeva lei di come si educavano i figli? Niente, era questa la verità, quindi doveva solo tacere, dato che era addirittura meno abile di lui.
In seguito a quel pensiero, una smorfia si dipinse sul volto del Saint: lui, la Maschera della Morte, che se la cavava coi bambini meglio di un’ancella. Sarebbe stato un buon motivo per sfotterlo, sebbene non ci fosse nessuno abbastanza coraggioso da provare a farlo. Inoltre nessuno sapeva della bambina a parte lui e la sua servitù.
 
Arrivò alle stanze del Sacerdote tranquillo come sempre: probabilmente doveva solo andare a tagliare qualche testa e niente di più.
Quando fece il suo ingresso nelle stanze di Arles, quest’ultimo fece cenno alla sua servitù di uscire, e in breve furono soli.
Death Mask si inginocchiò al centro della grande sala, davanti allo scranno su cui sedeva colui che rappresentava Atena ormai da quattro anni.
“Benvenuto Death Mask, Cavaliere del Cancro”
“Sono qui per servirvi come posso” rispose il Saint con voce neutra, inespressiva. Odiava tutte quelle formalità: l’inchino, il rimanere inginocchiati, le parole cortesi, la testa bassa… lui non abbassava la testa di fronte a niente eppure doveva farlo con quell’uomo.
“Cos’è la giustizia per te, Death Mask del Cancro?”.
Il Gold Saint fece una smorfia: quattro anni prima il Sacerdote gli aveva posto la stessa identica domanda.
“La forza è la vera giustizia. Coloro che sono forti, sono nati per governare e dettare la legge: loro sono coloro che devono mantenere la giustizia nel mondo. I più deboli devono obbedire. Senza forza, la giustizia non esisterebbe. Per questo, coloro che sono deboli ma si ribellano, e per questo intralciano la via della giustizia, devono essere eliminati.” Rispose parlando alla svelta, visibilmente seccato, ma non si lamentò: purtroppo, non gli era concesso.
“Era ciò che volevo sentirmi dire.” Disse il Sacerdote, prima di tacere.
“E allora cosa vuoi?”pensava Death Mask, seccato: odiava perdere tempo, ma non disse nulla.
“Girano voci Death Mask, tra i paggi, voci che parlano di te.”
Death Mask avrebbe voluto urlargli contro, ma si morse un labbro per costringersi a tacere. Tra i paggi giravano da sempre delle voci, ma il sacerdote non vi aveva mai prestato attenzione: e ora lo convocava lì, in cima a quella rampa di scale costituita da  solo –Zeus – sa - quanti  gradini per cosa? Perché aveva sentito delle voci.
“Voci che dicono che hai accolto in casa tua una bambina, lasciata sulla soglia del Quarto Tempio.”
“Merda!”Questo avrebbe voluto urlare il Saint del Cancro, ma rimanendo a testa bassa, non disse nulla. E così il sacerdote era venuto a saperlo, ma che importava? Avrebbe potuto benissimo negare e mettere a tacere le voci.
“All’inizio, ero molto scettico e per questo non ho parlato con nessuno di quanto mi è stato riferito, ma ho provveduto ad accertarmi della veridicità delle voci, per sicurezza. E a quanto pare, erano fondate.”
“Merda, merda e ancora merda!!”ora era davvero nei guai. Non aveva detto nulla al sacerdote perché sapeva che la sua reputazione avrebbe subito una bella bastonata: ma ora la verità era venuta fuori comunque e lui non si era preparato a quell’eventualità.
 
“Comportamento strano il tuo, Death Mask. Ma in fondo, sei un cavaliere di Atena. Un Gold Saint molto particolare, ma pur sempre un Gold Saint: sapevo che prima o poi il lato più nobile di te, avrebbe iniziato a mostrarsi”
“Cavolate”pensava Death Mask. “Tutte Cavolate”. Lui era un cavaliere di Atena, e la Sacra Armatura del Cancro lo aveva scelto, ma questo non faceva di lui una femminuccia piangente come poteva essere il Cavaliere dell’Ariete. Strinse i pugni e, nonostante tutto, rimase in silenzio, anche se non sapeva per quanto tempo sarebbe riuscito ad ignorare gli insulti nascosti tra le parole dette dal Sacerdote.
“Tuttavia tu sei il mio braccio destro Death Mask: tra tutti i cavalieri d’oro sei quello a me più fedele, dato che tra tutti sei quello le cui idee sono più simili alle mie. Per questo, non posso permettere che tu ti conceda distrazioni: la bambina è debole ed inutile, non creerebbe nient’altro che guai. Uccidila”. Concluse il sacerdote, alzandosi in piedi.
Death Mask, non rispose subito. Quell’uomo lo aveva ferito già abbastanza nell’orgoglio con le sue parole: dirgli che aveva tentato di uccidere la bambina e aveva fallito, sarebbe stato come finire di scavarsi la fossa da solo.
Perciò doveva trovare un’altra soluzione per non uccidere sua figlia.
Per una frazione di secondo Death Mask si sentì debole. La sensazione durò un istante, ma fu sufficiente per scatenare in lui moltissimi pensieri.
Lui, il grande Death Mask, disonorato da una mocciosa, da sua figlia. Incapace di ucciderla, e incapace, per questo, di difendere il proprio orgoglio e la propria reputazione.
Se ne avesse avuto la possibilità, avrebbe ammazzato quella sgualdrina che lo aveva cacciato in quel guaio seduta stante, ma non poteva, così come non poteva uccidere quella mocciosa che rideva in faccia alla personificazione della morte.
E fu quella considerazione, a rischiarare i pensieri del Cavaliere.
“La bambina non è debole”.
 
La risposta del Gold Saint stupì non poco Arles, che rimase in silenzio per un po’, come a voler soppesare le parole del suo sottoposto, prima di replicare.
“Ah no, Death Mask?”.
Con un sorriso strafottente il Saint guardò Arles, alzando la testa verso di lui, ignorando bellamente l’etichetta.
“No sommo sacerdote. Come immagino sappia anche lei, i bambini mi temono e fuggono la mia vista: tutti fanno di tutto per tenersi alla larga dalla mia casa, attraversandola solo se costretti. Ma quella mocciosa impertinente adora i miei coinquilini”.
Già, i suoi orribili coinquilini, coloro che più di tutti odiavano il custode della quarta casa: le anime delle persone morte per mano sua .Il Sacerdote stava per replicare, ma il cavaliere lo interruppe ,sfacciatamente, di nuovo.
“Piange se la stacco da una delle teste con cui sta giocando, ride quando mi vede combattere o punire gli idioti che lavorano per me. Ama respirare la morte”.
“Tale quale il padre, si direbbe”replicò pacatamente Arles.
A quell’affermazione, Death Mask ghignò ma non rispose. Dunque sapeva anche quello.
“Che rimanga in vita allora. Ma se verrai meno ai tuoi doveri, la tua bambina farà la stessa fine del Saint del Sagittario, anche se è la figlia di un Gold Saint” concluse il sacerdote, avviandosi ora, verso le sue stanze private.
“Se fosse stata una femminuccia frignante, sarebbe già diventata parte delle pareti della mia casa” replicò Death Mask con decisione, prima di alzarsi, senza nemmeno aspettare che il sacerdote se ne fosse andato, infrangendo l’ennesima regola.
Uscì sbattendosi la porta alle spalle, senza guardarsi indietro, suscitando sguardi perplessi nei paggi.
Ripercorse la scala a ritroso, con calma, prendendo a calci tutto ciò che gli capitava a tiro: dai sassi ai piccoli animali.
Aveva detto al Sacerdote che se la bambina fosse stata debole la avrebbe uccisa, ma non ne era così sicuro. Scuotendo il capo, scacciò quel pensiero.
“Certo che la avresti ammazzata” affermò ad alta voce, cercando di auto convincersi e riuscendoci alla perfezione.
 
Quando rientrò al quarto tempio, il buio era già calato da molto: aveva fatto tappa in un villaggio vicino, ponendo fine ad innumerevoli ed insulse vite, giusto per svagarsi un po’. La sua casa era silenziosa e nemmeno un po’ di vento smuoveva l’aria, che sapeva di sangue e di morte. Senza fretta, appese le teste che aveva portato con se alle pareti, per poi avviarsi verso la sua stanza.
Lungo il corridoio trovò Sara addormentata: sul suo volto vi erano ancora i segni del ceffone. Accanto a lei, in una culla di fortuna, giaceva Aletto, che dormiva sorridente.
Per un istante Death Mask si soffermò a guardarla. Una fossetta era comparsa vicino al lato destro della bocca della bambina: la stessa fossetta che compariva a lui, quando sorrideva, o meglio, ghignava. E si lasciò sfuggire un sorriso inquietante anche in quel momento, guardando la bambina.
 
Aletto, figlia di una prostituta e della Maschera della Morte, nata sotto una stella decisamente sfortunata. Ed era per questo che Death Mask la aveva risparmiata, perché anche lui era nato sotto una stella carica di sfortuna.
Padre e figlia, uniti in uno stesso sfortunato destino: e lui avrebbe fatto di lei il suo terribile braccio destro.
Loro due, insieme, avrebbero fatto tremare di terrore la terra.
 
 
NOTE:
Ed eccomi qua di nuovo, con un aggiornamento lampo!
 
Clamaste: Si, Death è rimasto fregato, ma sicuramente non demorde. Lieta di sapere che la storia ha suscitato il tuo interesse, spero di non averti deluso con questo capitolo.
 
Gio Tanner: Aspetta a ringraziarmi, magari viene fuori un orrore illeggibile, e allora non mi ringrazierai più xD
Spero che il proseguimento della storia sia di tuo gradimento!

   
 
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