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Autore: Etoiles    07/09/2011    14 recensioni
Sequel di Sailor Moon Shooting Stars. Bunny è tornata sulla Terra, ingannata dall'incantesimo che ha cancellato qualunque ricordo trascorso nel Pianeta Stellare. Ma le cose non sono andate come previsto, ci sono attimi, sentimenti, passioni che non possono essere eliminati. Dunque c'è solo una domanda che possiamo porci...si può davvero cancellare l'amore?
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più serie
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-CAPITOLO 19-

-CAPITOLO 19-

 

 

-NIENTE E’ PERDUTO-

 

 

 

“Ricordo di esser stata privata della libertà di poter scegliere”.

 

Bunny pensava intensamente a quelle parole rivolte a Milena la stessa notte in cui il Tabula Rasa si dissolse, così come la fiducia che nutriva nei loro confronti. Ricordava perfettamente la rabbia, l’amarezza, la disperazione per aver perso ricordi inestimabili. I momenti trascorsi nel Pianeta delle Stelle erano ancora molto fievoli, non riusciva a distinguere ciò che era vero da ciò che invece le mostravano i suoi sogni. E questo non poteva che distruggerla.

I ricordi sono la cosa più importante nel cuore di ognuno, perché rappresentano la storia di ciascuna vita, sono le basi per crearsi un futuro senza incertezze, per affrontare un avvenire in modo cosciente.

Ma che domani prospettava Bunny davanti a se? Avevano cancellato i suoi ricordi, avevano violato la sua intimità, le avevano detto chi essere, cosa essere, chi amare. Non poteva permetterlo, non poteva più sopportarlo! Ed ora aveva il potere, aveva la possibilità di fare qualcosa affinché non capitasse, poteva fermare quell’invasione nella sua mente.

Proprio così, anche lei aveva stretto un patto, un accordo indissolubile con la sua Fata, la sua protettrice, la sua libellula.

 

“Farò ciò che mi hai chiesto. Ma tu devi fare una cosa per me”.

 

Erano state queste le parole di Bunny, in questo modo aveva promesso a Kalliope di recuperare la clessidra. Basta dare e non avere. Ora anche lei voleva qualcosa in cambio, voleva riprendersi la sua libertà, voleva ricordare.

“Kalliope”. Bunny la chiamò con voce tenera, quasi timida. Era sicura di quello che stava facendo ma non era abituata a ritrovarsi in situazioni di quel genere. Non era abituata a porre lei le condizioni. E questo le fece capire quanto avesse sbagliato per tutto quel tempo. Ma d’altronde sapeva, in fondo, che sono proprio questi i momenti in cui davvero si riesce a maturare, a capire quanto sia dura la vita, quanto sia sempre in salita.

Bunny non voleva più lottare per riavere ciò che era suo, non voleva più faticare. Avrebbe preso una scorciatoia, sarebbe tornata indietro da quella strada di cui ormai conosceva fin troppo bene la meta.

“Kalliope, ti ho riportato la clessidra” disse, tenace “ora devi mantenere la promessa!”.

Kalliope sorrise, stringendole la mano “Si, Principessa” rispose solare “hai riportato la clessidra al suo posto, hai fatto ciò che ti avevo chiesto e per questo te ne sarò per sempre grata”.

Sciolse la presa, allontanandosi poco da lei con lo sguardo fisso a terra “Ma devo chiedertelo un’ultima volta…sei davvero convinta di ciò che mi hai chiesto?”.

Bunny tacque, non riusciva a comprendere quel suo indugiare di fronte alla richiesta fatta all’inizio di ogni cosa. Aveva per caso dei ripensamenti?

 

“Perché me lo chiedi?”

“Perché ciò che vuoi cambierà tutto” replicò spontanea, sbattendo vivacemente le ali per esserle vicino ancor più di prima. Le mise l’indice sotto al mento così da potersi specchiare nei suoi occhi svenevoli “Principessa…mi hai chiesto di tornare indietro, mi hai chiesto di piegare il tempo per farti rivivere quel momento preciso della tua vita. E tornare indietro nel tempo ha sempre delle conseguenze…passate e future. E’ per questo che te lo chiedo un’altra volta…sei davvero sicura?”.

Una leggera lacrima crollò inesorabile dal viso di Bunny. Non aveva mai pensato alle conseguenze ma conosceva le regole, sapeva che è rischioso giocare con il tempo. Eppure, per quanto pericoloso potesse essere, voleva farlo, a tutti i costi.

“Kalliope, il Tabula Rasa mi ha privato di tutto, non ricordo più nulla, ho solo vaghi momenti nella testa, trasparenti come fantasmi. Io voglio poter risentire quel sentimento così potente che ho percepito durante quei giorni, voglio ritoccare la sua pelle mentre mi bacia, voglio stringermi fra le sue braccia anche se saprò che in ogni caso sarà l’ultima volta…non ti sembra una motivazione esauriente?”.

Kalliope la osservò stupefatta nel suo desiderio di poter ricominciare, di nuovo, ancora una volta. Non sognava altro che poter riavere la sua libertà, il suo libero arbitrio. Non voleva altro che lui.

Le accarezzò dolcemente il volto, sorridendo “Si, credo sia una buona motivazione”. Bunny l’abbracciò stretta, sentendosi tutta la polvere fatata sulle braccia, come se una pioggia brillante l’avesse inondata.

“Aspetta” si bloccò Bunny, prima che potesse fare qualsiasi cosa “Dov’è Feather? Volevo ringraziarla”. Kalliope non rispose, si guardò intorno, poi verso l’Aurora, come se avesse bisogno di un’approvazione.

“Feather non si trova qui, Principessa. Ora lei ha un altro compito, un’altra…protetta”

“Mi dispiace, mi ha aiutata quando ne avevo più bisogno”. Kalliope rise, giocherellando senza malizia con la sua ingenuità “Principessa, niente avviene per caso. Avrai occasione di rincontrare Feather, quando sarà il momento”.

Quelle parole di Kalliope non le furono molto di conforto. Ormai la conosceva per quel poco, sapeva che ogni cosa detta da lei aveva un peso particolare.

“Ricorda, Principessa…”, concluse la Fata, attraendo nuovamente la sua attenzione “solo tu saprai di essere tornata indietro nel tempo, solo ed esclusivamente tu. Nessuno dovrà mai saperlo, non ti puoi intromettere nel tempo”

“Me lo ricorderò, non temere. Stai facendo la cosa giusta”

“Si, lo so” rispose, afferrandole entrambi i polsi per poi stringerli fortemente.

Una nuvola incandescente le ricoprì, un vento mite le sollevò i capelli alzandole verso il cielo,. Bunny si sentiva leggera, priva di consistenza corporea, esattamente come una piccola piuma bianca durante il suo primo volo. Non riusciva a capire come, con la sola presa delle mani, potesse anche lei levarsi in alto, fino a riuscire a sfiorare i lunghi veli dell’Aurora.

“Non dimenticare ciò che ti ho detto, Principessa”

“Non lo farò” rispose Bunny, smagliante. “Grazie di tutto, Kalliope…non ti dimenticherò mai!”.

Kalliope sorrise, lasciando intravedere i suoi occhi luccicare di gioia e tristezza, orgoglio e malinconia “Buon viaggio, mia Regina” disse, mentre il suo volto si allontanava sempre di più da lei, le sue mani si scioglievano sulla pelle come gas rarefatto e il Pianeta dell’Aurora fu troppo lontano per sentirne il profumo.

Le immagini corsero velocemente nella sua mente, ad occhi spalancati, Bunny rivedeva tutto, riviveva tutto, nel suo corpo sentiva le ferite delle battaglie combattute, i dolori sopportati dal cuore, gli abbracci, i baci, tutto insieme. Si portò le mani sulle orecchie per coprirle, i suoni erano eccessivamente celeri, alti, risonanti nella sua testa. Tutto stava andando troppo veloce ed il respiro con esso. Tentò di piegarsi su di essa, prendendo le ginocchia fra le braccia, cercando di assumere una posizione fetale, di protezione, in quella dimensione sconosciuta. E poi lo stomaco, si alzò all’improvviso, sentendoselo fino in gola, per poi scendere giù, veloce, all’impazzata, come se stesse precipitando da migliaia di metri, fino a toccare terra con i suoi stessi piedi.

 

 

Il bianco marmo dell’ampio terrazzone la fece rabbrividire. Sfilando le mani da se stessa, alzò la testa per guardarsi intorno. Il Palazzo di Kakyuu padroneggiava fiero, innalzandosi dall’ampia radura del Pianeta Stellato.

Esattamente come l’avevano lasciata, Bunny si trovava al centro dell’attenzione, con le sue amiche che la circondavano. Si alzò piano, con le gambe ancora tremanti e più di qualche fastidio nauseante. Il sole le picchiava in testa come se la volesse svegliare da un lungo sonno ristoratore, l’aria le ridonava l’ossigeno mancato durante il viaggio temporale e la tranquillità dell’ambiente attutiva l’emicrania sonorizzato.

“Bunny”. Quella voce, quel tono unico, inemulabile. Era lui, era davanti a lei, bello come non mai “Seiya…” disse, scandendo lentamente le parole, non riuscendo a trattenere quel pianto di felicità che attendeva solo di esser lasciato libero.

Non ci pensò un minuto di più. Corse veloce, scontrandosi col suo petto, attorniandolo forte fra le braccia, sprofondando il viso nei suoi vestiti, che divennero umidi in men che non si dica “Seiya” ripeté, come se non riuscisse a crederci “Seiya, sei vivo, sei qui!!”.

Seiya strizzò gli occhi, ignaro per quanto stesse dicendo. Le posò le mani sulle spalle, così da poterla guardare negli occhi annegati nel suo stesso corpo “Bunny, ma cosa stai dicendo? Certo che sono vivo…”

“Mi sei mancato così tanto” rispose lei, senza riuscire a fermarsi, senza volersi fermare. Non avrebbe più nascosto i suoi sentimenti, ciò che provava. Non si sarebbe più nascosta dietro a quella che non era.

“Ci siamo visti pochi minuti fa…” rise, cercando allo stesso tempo di tranquillizzarla.

Un cenno del capo di Heles lo fece tornare in se. Era giunto il momento, doveva farlo, glielo avevano imposto. Non sapeva che in realtà aveva già vissuto quella situazione, che molte cose erano accadute da quel giorno.

“Bunny…” disse, prendendole il viso fra le mani “Ci sono cose che non si possono dimenticare, ci sono emozioni che…”. Bunny gli pose un dito sulle labbra, sentendone il calore umido, come se quel bacio della sera prima fosse rimasto impresso su di lui, esattamente come il suo amore.

“Non dire nulla…” lo fermò, prima che potesse continuare. Lo fissò negli occhi, accarezzandogli dolcemente la guancia con lo stesso dito impregnato della sua bocca “Niente è perduto”.

Un’ombra proveniente dalle sue spalle le ricordò cosa sarebbe accaduto da li a pochi secondi più tardi. Kakyuu era dietro di lei, con le braccia distese, le mani lunghe, quasi a sfiorarla.

“Bunny, guardami” disse, attendendo che ubbidisse, che facesse ciò che le aveva ordinato, esattamente come la prima volta. Ciò che però ignorava era che lei sapeva cosa fare, questa volta non si sarebbe abbassata alla loro volontà, non l’avrebbe fissata negli occhi permettendo a quel dannatissimo incantesimo di cancellare i suoi ricordi come se fossero foglie morte al vento. Non sarebbe più morta con loro.

“Bunny…guardami…” insistette Kakyuu.

Bunny si voltò, fissandola per pochi secondi, con la rabbia repressa nel cuore ma il sorriso sul volto, perché in quel momento, in quell’istante, era lei a decidere. Ora e per sempre.

“Apri gli occhi e guardami”. Bunny sorrise, afferrando la mano di Seiya ed incrociandola con le sue dita.

“No.”

 

 

Esattamente come Shooting Stars, “Sailor Moon and the Lullaby of the Dragonfly” finisce qui…ma la storia continua, con un nuovo inizio per Seiya e Bunny!

Alla prossima serie, nella speranza di farvi sognare sempre.

Etoiles

   
 
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