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Autore: EgoM    07/09/2011    3 recensioni
Tutto ricominciò così...
La cicatrice bruciava. da morire.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Albus Severus Potter/Rose Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Una fine? No. Questo è un inizio. Hermione Weasley si svegliò di soprassalto. Guardò la sveglia: le 2.23 a.m. Erano tantissimi anni che non si svegliava nel cuore della notte.
Sbadigliando si scompigliò i corti capelli biondi. Li aveva tagliati da poco, era stufa di quello stile da “allieva modello”, e così… Aveva deciso di “darci un taglio”.
Girando la testa posò lo sguardo su Ron. Ronald Weasley, suo marito.
Sorridendo Hermione  ripensò alla loro storia d’amore: era iniziata quando avevano appena dieci anni, alla famosa Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, entrambi poco a poco si erano scoperti innamorati, ma  nessuno dei due aveva mai avuto il coraggio di dichiararsi, finchè finalmente, dopo 7 anni, si erano dati il primo bacio, e con esso aveva avuto inizio la loro favola.
Stiracchiandosi, la donna si alzò dal letto e uscì silenziosamente dalla camera; attraversò il lungo corridoio in punta di piedi, superò la semplice cucina in stile campagnolo ed entrò nella camera di suo figlio Hugo.
Socchiuse lentamente la porta, e sbirciò. Il bimbo dormiva tranquillo nel suo lettino, raggomitolato su se stesso, e stringeva a sé il suo pupazzo prediletto, un gufo nero di nome Carl Jacob Robsen.
Hermione si avvicinò al letto, e guardò suo figlio con una tenerezza infinita. Era un bimbo veramente carino, pel-di-carota come il padre, ma con gli occhi color cioccolato della mamma. Aveva lentiggini sparse ovunque: sul naso, sulle orecchie, sulla pancia, persino sulle dita dei piedi.
Lo accarezzò dolcemente, pianissimo, per non svegliarlo, poi uscì e richiuse la porta.
Passando davanti al ripostiglio sentì degli strani rumori: evidentemente l’elfo domestico, Nareen, stava dando fuori di matto come al solito… Quell’elfo era una vera catastrofe: non faceva altro che lamentarsi, fare casino, lamentarsi, mangiare, dormire, fare casino… Ma in casa Weasley gli volevano tutti un gran bene. Nareen era arrivato in casa loro in un modo piuttosto strano: si era presentato come il Cugino di Dobby. Quelle parole avevano rievocato il ricordo della morte del tenero Dobby, l’elfo domestico più dolce e gentile del mondo. Era affezionatissimo a Harry Potter, avrebbe fatto qualunque cosa per lui…
“Morirei per lei, Padrone” soleva dire. E difatti così era stato…
Hermione cercò di scacciare il doloroso ricordo del pugnale di Bellatrix Lastrenge che trafiggeva l’elfo… E di come Draco Malfoy non avesse fatto nulla per impedirlo, essendo dalla parte del Signore Oscuro.
Pensando a Malfoy nel petto di Hermione montò una rabbia incredibile: tutto l’odio era cominciato quando lui le aveva rivolto l’insulto peggiore di tutto il Mondo Magico: Mezzosangue. Gli occhi le bruciavano ancora di lacrime represse…
Per questo la donna si rallegrò intimamente che la figlia Rose avesse come genitori due maghi, e non due babbani. Avrebbe sofferto di meno.
<< A proposito, fammi vedere come sta la mia principessa… >>
In apparenza tutto era tranquillo. Le finestre erano aperte, e spirava un leggero venticello. I cristalli appesi al soffitto tintinnavano dolcemente, e Rose dormiva tranquilla sotto le coperte.
Hermione si avvicinò al letto e fece per baciare la figlia, quando si accorse che non respirava. Allarmata alzò le coperte e… si ritrovò in mano un mucchio di cuscini.
<< Mia figlia… Non c’è!! Non può essere!! >>
- O MIO DIO! Ron!!!! ROON!!


###


Tutto era tranquillo. L’unico rumore che si sentiva era il fruscio delle foglie nel vento. Rose camminava veloce, e il suo cuore correva più veloce ancora.
Finalmente, ecco: la panchina, e c’era anche lui.
Rose fece un sorriso, si sciolse i lunghi capelli rossi e si avvicinò. Il ragazzo continuava a guardare la strada, seguiva con gli occhi ogni macchina che passava, per poi ritornare a fissare il vuoto. Forse non l’aveva vista… Sì, doveva essere proprio così. Rose tossicchiò nervosamente e si tirò un po’ giù la gonna, poi ci ripensò e la tirò su. Aveva delle gran belle gambe, e un fisico invidiabile: perché non sfoggiarlo?
Si tolse la felpa, mostrando una canottiera aderente e un po’ scollata, e si sistemò gli orecchini: perché era così agitata? Insomma, aveva compiuto quattordici anni, era ora che uscisse con un ragazzo no?
Certo, l’ora e il luogo dell’appuntamento rendevano il tutto un po’ strano…
-Ehm, ciao.
Il ragazzo girò lo sguardo e puntò i suoi incredibili occhi grigi su di lei. Rose si sentì svenire.
- Ciao Rose! Ti stavo aspettando… Vieni qui.
Scorpius le cinse la vita con un braccio, e la fece sedere accanto a lui. Rose gli piaceva, gli piaceva da matti. Si voltò a guardarla e vide una smorfia di nervosismo sulle sue labbra. I suoi occhi azzurri erano velati di preoccupazione.
- Ehi Rosie, che ti succede? Non sei felice di essere qui con me? V-vuoi andartene?
Rosie lo guardò e si sentì sollevata: aveva proprio l’aria di un bravo ragazzo, ma bellissimo. Gli accarezzò i capelli biondi e fece un sorriso luminoso:
- Ma che dici, Scorpius? Non vedevo l’ora che venisse questo momento! E’ solo che… sono preoccupata che mia madre mi scopra… Sai, andrebbe fuori di testa e…
- Non ti preoccupare, non ci tratterremo molto. Volevo solamente dirti una cosa.
Il cuore di Rose iniziò a galoppare come un cavallo imbizzarrito, mentre vedeva il viso di Scorpius avvicinarsi sempre di più. Chiuse gli occhi, e rimase in attesa. Quando sentì le labbra di lui sulle sue, fece un salto, arrossì, impallidì, arrossì di nuovo, per poi iniziare a prenderci gusto… Baciare era bellissimo, la cosa più bella che avesse mai fatto.
Strinse Scorpius in un folle abbraccio, mentre lui le cingeva la vita, e continuava a baciarla. Lei incominciò a baciarlo a sua volta, e ben presto si ritrovarono distesi su una panchina, l’una tra del braccia dell’altro, sotto la luna piena.


###


Hermione era disperata: non sapeva più che cosa fare. Aveva cercato la figlia ovunque, ma lei non c'era. NON C'ERA!!!
Piangeva senza ritegno tra le braccia del marito, e pregava lo spirito di Silente che Rose stesse bene.
All’improvviso la porta di casa si aprì, e Rose entrò in casa. Aveva il viso arrossato e lo sguardo sognante. Appena la vide Hermione le mollò un ceffone, poi scoppiò a piangere e la abbracciò così forte da farla soffocare.
-D-dov’eri? DOV’ERI?
Ronald abbracciò teneramente la moglie, pregandola di calmarsi. Poi si voltò verso la figlia. Rose notò che aveva gli occhi rossi: doveva aver pianto molto…
-M-mamma… Papà… Non volevo farvi preoccupare…
-Rose, ti rendi conto di cosa ci hai fatto passare? Credevamo che fossi stata rapita dai Mangiamorte!
- Papà, i Mangiamorte non esistono più! Ormai Voldem-
-NON E’ QUESTO IL PUNTO!- tuonò la madre –Capisci che poteva capitarti qualcosa di brutto? Dov’eri finita?
E così Rose fu costretta a raccontare tutto ai genitori, morendo dall’imbarazzo.
- Tu sei stata a Notturn Alley con Scorpius Hyperion, il figlio di Draco Malfoy, alle due di notte?
- Mamma, sei stata tu a dirmi che non dovevo avere cattivi rapporti con lui… lui mi piace e…
Hermione la zittì con un cenno. Non aveva mai creduto al pentimento di Draco, nemmeno per un secondo, e il fatto che sua figlia lo frequentasse la spaventava molto. Aveva paura che fosse una trappola, magari il tentativo di vendetta di Draco verso quel terzetto che gli aveva rovinato la carriera…
- Adesso basta, è tardi e domani devi partire per Hogwarts.  Ma non devi più frequentare Scorpius, chiaro? Ti controllerò da lontano signorina. Buonanotte.
Quella rude frase di Ron permise a Hermione di capire che era d’accordo con lei: Malfoy junior era una minaccia per la famiglia Weasley, e non dovevano cader nella trappola.
Si sarebbero difesi, a qualunque costo.


Rose piangeva. Si sentiva triste, arrabbiata, delusa, incompresa... Le sembrava impossibile che i suoi genitori non capissero: insomma, erano stati dei ragazzi anche loro, no? E nemmeno troppo tempo prima; avrebbero dovuto sapere che l'amore non si può fermare...
La loro stessa storia d’amore era stata ostacolata: Lavanda Brown, Victor Krum… Tutte queste cose le sapeva perché gliele avevano raccontate i genitori, ma anche perché a Hogwarts la storia dei tre inseparabili maghetti era una leggenda, ed essere la figlia di addirittura DUE del magico terzetto era un grande onore.
La ragazza andò verso la finestra della sua camera. Scostò le pesanti tende di damasco color crema e si sedette sul davanzale, guardando la luna. Nella luna le parve di vedere degli occhi: degli occhi grigi, capelli biondi, e un fantastico sorriso.
- Scorpius... Io ti amo...- mormorò, e scoppiò a piangere. Scorpius non poteva essere cattivo!
Era stato così dolce con lei...
Sorridendo, ripensò alle ore appena trascorse, sorvolando sul litigio con i genitori e soffermandosi sul bacio: il suo Primo Bacio...
Poco prima Rose si trovava in paradiso, e adesso... Adesso era confinata in camera sua, e come se non bastasse aveva il divieto ASSOLUTO di frequentare Scorpius!
<< Quanto vorrei essere una serpeverde... >>



###



- Hugo Weasley... GRIFONDORO!
Hugo sorrise entusiasta; il cappello parlante aveva deciso: anche lui era un Grifondoro, proprio come il grande Harry Potter, il mago più famoso di tutti i tempi! Il Sopravvissuto, Colui che aveva sconfitto Lord Voldemort! Era così eccitato!
Mentre raggiungeva orgogliosamente la propria casata incrociò lo sguardo scontroso di sua sorella Rose.
<< Uff... Adesso papà e mamma hanno la spia perfetta. Questo santarellino non mi lascerà in pace un attimo, e controllerà ogni mio movimento! >> pensò rabbiosamente Rose, prima di voltare le spalle al fratellino e chiudersi in se stessa.
Hugo le lanciò uno sguardo dubbioso: sua sorella era strana in quel periodo...
<< Chissà cosa le passa per la testa? >> si domandò il piccolo.
Mentre era assorto nei suoi pensieri non si accorse dell'arrivo di una persona davanti a lui, finchè questi non gli porse la mano. Hugo alzò lo sguardo, e vide due incredibili occhi verdi incorniciati da folti capelli corvini.
- Ehi Weasley, mio padre mi ha parlato un sacco di voi. Albus Severus Potter, piacere.



###



Harry Potter. Un nome o una leggenda?
Harry Potter. Il Sopravvissuto.
Harry Potter. Colui che ha ucciso Lord Voldemort.
Harry Potter. Chi non conosce Harry Potter?
E' il personaggio più famoso di tutto il regno dei maghi; in ogni contea, in ogni vicolo, in ogni negozio si narrano le Gloriose Imprese del Grande Harry Potter.
Chi non vorrebbe essere come lui?
Chi non vorrebbe essere Lui?
<< Chi non vorrebbe essere me? >>
Questo pensava Harry, ormai quasi quarantenne, seduto in un modesto wine bar non lontano da casa sua.
Aveva tra le mani un giornale, la Gazzetta del Profeta. In prima pagina, il suo nome a caratteri cubitali:
"HARRY POTTER: COLUI CHE E' SOPRAVVISSUTO E HA SCONFITTO LORD VOLDEMORT."
Harry lesse le prime righe, dove Hogwarts si vantava di essere stata la scuola del Grande Harry, e lo lodava infinite volte...
Arrabbiato, strappò il giornale e lo buttò per terra. Non ne poteva più. Gli venivano affibbiati titoli che non meritava, gli veniva dato il merito di imprese compiute da altri... Se non fosse stato per i suoi amici non ce l’avrebbe mai fatta, e lo sapeva.
Si sentiva un usurpatore, un fallito. Strano: il Mago più famoso di tutti i tempi che si sentiva... un verme.
Ad interrompere il flusso dei suoi pensieri ci pensò la cameriera. Si avvicinò all'uomo e gli chiese:
-Allora, cosa prendi? Caffè o spremuta d'arancia? Oppure vuoi un altro appuntamento in cui darmi buca, lasciandomi mezz'ora ad aspettarti in metropolitana?
Harry alzò lo sguardo, stupito, e si ritrovò faccia a faccia con una giovane donna nera, intorno ai trentacinque, che aveva nei tratti del viso qualcosa di familiare.
All'improvviso ricordò tutto: la cameriera era la stessa ragazza a cui tempo prima Harry aveva chiesto un appuntamento (prima di innamorarsi di Ginny) e poi le aveva dato buca per colpa di Silente!
Rosso dall'imbarazzo mormorò una serie di scusa malfatte:
- Ehm... io... ecco io...
- Lascia perdere, ne è passato di tempo... Piuttosto, cosa prendi?
- Una Burrobirra, per piacere.
La donna gli lanciò uno sguardo di sorpresa mista ad ironia:
- Ma che, mi prendi in giro? Ti va un caffè?
Harry arrossì ancora di più. Si era dimenticato di essere nel mondo dei Babbani, e per di più aveva tanti di quei pensieri in testa...
Imbarazzatissimo, afferrò la giacca e uscì in tutta fretta, sbattendo la porta. Si infilò il cappello e incominciò a camminare a passo spedito, senza curarsi della direzione da prendere. Aveva bisogno di stare da solo, per riordinare le idee.
Mentre il vento gelido gli provocava brividi ghiacciati, le lacrime gli rigavano le guance.
Ripensava ai tempi passati, a Voldemort, alla sua morte... Era consapevole del fatto che tutto il merito della vittoria era stato attribuito a lui, ma era altrettanto consapevole di quanto fosse ingiusto questo. Se non ci fossero stati Hermione, Ron, Ginny, Neville, Luna, Fred e George, Silente, Piton, la McGrannitt, e tutti gli altri, lui non sarebbe diventato ciò che era.
Ormai non era altro che l'ombra di ciò che era stato una volta.
Aveva usurpato dei meriti di altre persone, e non di altre persone qualunque, ma dei suoi migliori amici!
Era un fallito.
E non poteva accettarlo.



###



<< Stupida. Stupida Stupida Stupida. >>
Isabelle Piddleton non riusciva a pensare ad altro se non a quella parola. Stupida.
<< Come posso essere stata così stupida? >>
Con gli occhi pieni di lacrime si sporse dalla colonna dietro la quale si era rifugiata. Quello che vide la ferì a tal punto da costringerla a precipitarsi nuovamente dietro la colonna di marmo. Isabelle era una ragazza ferita. Distrutta.
Coprendosi il volto con le mani scivolò sul pavimento, e scoppiò in un pianto silenzioso. Come poteva la vita essere così crudele con lei? Non aveva forse sofferto abbastanza?
Piangendo, ripensò a cos'era accaduto appena due ora prima, nella Sala Comune dei Grifondoro: tutto era iniziato così, per caso...

... - Albus! N-non mi aspettavo di trovarti qui... Se vuoi stare da solo, me ne vado subito...
Albus alzò i grandi occhi verdi sulla ragazza.
- Izzie... Figurati, vieni pure. Stavo solo pensando...
Izzie si avvicinò lentamente.
- A cosa pensavi?
- Mmmh... Nulla di particolare.
Lo sguardo enigmatico del ragazzo la metteva a disagio. Era chiaro che stava interrompendo qualcosa di importante.
-Io dovrei dirti una cosa, Albus. E' importante.
-Dimmi.
Izzie si guardò attorno, nervosa. Non sapeva cosa fare: restare e dire al ragazzo ciò che provava, o scappare, prima che fosse troppo tardi?
- Ehm... Ecco io... E' da un po' che vorrei dirtelo... Mi piace un ragazzo.
<< E allora? >> pensò Albus, ma gli sembrava una cosa non proprio carina da dire, così si finse interessato, nonostante avesse altre cose per la testa.
- Com'è fatto?
- Ha i capelli neri, gli occhi verdi... E' il figlio del mago più famoso del mondo...
- Credo di conoscerlo, Izzie- rispose Albus con un'espressione divertita. - Ecco, vedi, Izzie... Tu sei una mia buona amica... Ti voglio bene, sei simpatica e gentile, e abbastanza carina... Ma credo sia meglio che... Che restiamo amici, non credi?
Izzie si sentì avvampare, il suo cuore faceva i salti mortali nel petto, lo stomaco era tutto un nodo, e il cervello percepì il messaggio. Un rifiuto.
La sua anima andò in pezzi. Il suo cuore si schiantò a terra con un tonfo e si sgretolò, e dai suoi resti uscirono serpenti di sangue. Un rifiuto.
Riuscì a malapena a mormorare:
- O-ok...- e poi uscì di corsa dalla sala, piangendo.
Continuò a pedinare Potter per le due ore successive. Riusciva ad amarlo ancora, nonostante lui l'avesse appena uccisa, appena trafitta con una spada di sangue. Nonostante l'avesse appena soffocata con una sola parola. Lui con una parola sarebbe stato in grado di spedirla in Paradiso, ma aveva scelto di condannarla per sempre. Ci aveva girato intorno, ma il risultato era quello: con un misero, semplice NO aveva distrutto tutte le sue certezze.
Isabelle lo seguiva e piangeva, lo seguiva in cerca di risposte, o forse in cerca di domande da porre... Non ne era sicura.
Comunque fosse, ora sapeva la verità. L'aveva vista con i suoi occhi, e sapeva quanto facesse male. Albus amava un'altra. Un'altra Grifondoro.
Izzie riusciva solo a piangere. Piangere e pensare a quella parola.
<< Stupida! >>



###



Vento. Pioggia.
Un vento gelido sferzava il viso dell'uomo.
Egli continuava la sua marcia, impaziente.
Si guardò attorno: le gelide colline erano immerse in una nebbia grigiastra, il vento ululava, e l'unico altro rumore che si sentiva era il rumore dei suoi passi sul selciato.
Igor Karkaroff si strinse nel mantello nero, si aggiustò la maschera argentata, e sollevò la manica sinistra: guardò il Marchio Nero, da esso attinse la forza necessaria per proseguire il cammino e compiere la sua impresa.
Finalmente giunse al cimitero: quello stesso cimitero dove Lord Voldemort era rinato, tempo prima, e aveva ucciso quel ragazzino, un amichetto di Harry Potter. Cedric, forse...
Era quel luogo, l'unico luogo dove la sua intenzione poteva diventare realtà. Igor strinse la bacchetta tra le mani sudate. Aveva paura, anche se non lo avrebbe mai ammesso.
Ma era un'azione necessaria, solo così la vendetta avrebbe potuto compiersi. La vendetta contro Severus Piton, il traditore, contro quell'orrido terzetto di maghi che avevano distrutto il sogno di gloria del Signore Oscuro.
Ma se Igor Karkaroff fosse riuscito nell'impresa, tutto sarebbe cambiato: con un solo gesto poteva ricreare l'antico esercito nero, e continuare a spargere terrore nel mondo Magico e in quello Babbano. Il mondo Magico si era ormai impigrito, convinto che nessuna minaccia potesse più toccarlo.
Al cimitero c'era un'altra persona. I due si salutarono con un cenno.
- Felice di rivederti, Bartie.
Unendo le bacchette, fusero tutta la rabbia e l'odio in un unico grido:
- MORSMORDE!!
Il cielo si oscurò, ed apparve il Marchio Nero.
Finalmente.
L'ora della vendetta era giunta.
Dal calderone posto tra le lapidi emerse un grido. Un grido di potenza e libertà. Finalmente.
I due Mangiamorte i guardarono, con uno sguardo vittorioso: ce l'avevano fatta.
Il Signore Oscuro era risorto.



###



"La cicatrice non gli faceva più male da diciannove anni. Andava tutto bene."

-AAAAAAH!
Harry si svegliò di soprassalto. Il dolore non lo faceva quasi respirare. La cicatrice pulsava, e faceva un male cane.
- Che succede?
Ginny Weasley Potter comparve sulla soglia.
- Harry... Non ti senti bene?
- Lui... Lui è tornato, Ginny. Lo so, sembra impossibile, ma l'ho visto. L'ho sognato. Di nuovo. E la cicatrice... Sono passati più di vent'anni ma ne ho la certezza: Voldemort è tornato, non so come, ma è successo. E vuole una sola cosa: la vendetta.
Ginny spalancò gli occhi. Non poteva crederci...
- Ma allora... Albus...
Harry abbracciò la moglie, e le disse di prepararsi.
- Faremo una deliziosa rimpatriata. Forza, Ginny: si va da tuo fratello. Per questa impresa ho bisogno anche di loro.

Il Trio si riforma.

- Harry! Ginny!
Hermione abbracciò il suo migliore amico. Quanto le era mancato!
Poi abbracciò anche Ginny, mentre Ron non credeva ai suoi occhi:
- Harry! Sei proprio tu?
Con un abbraccio ritrovarono l'antico legame. Il Trio non si era mai sciolto.
- Volete una tazza di tè?
Harry guardò Hermione con orrore:
- Hermione Umbridge! Sei tale e quale a lei!
I tre scoppiarono a ridere, ma la risata smorzò in gola quando scoprirono il motivo della visita inaspettata.
- Com'è possibile? E' morto davanti ai nostri occhi! Neville ha ucciso Nagini... Come può essere tornato?
- Non lo so, ragazzi, ma i nostri figli sono in pericolo: dobbiamo fare qualcosa!
- E cosa?
- Dobbiamo riformare l'Esercito di Silente.



###



- Cho Chang?
- Presente!
Harry le sorrise, ricordando la gigantesca cotta che aveva per lei quando aveva 15 anni.
Ginny gli colpì il braccio.
- Guarda che me lo ricordo che ti piaceva. Stai lontano da lei, intesi?
Harry sorrise e le fece l'occhiolino. Poi continuò l'appello.
- Neville Paciock e Luna Lovegood.
- Siamo qui!
I due si fecero avanti. Nonostante fossero passati tanti anni, nessuno di loro era cambiato: il coraggio e la voglia di giustizia erano rimasti.
C'era perfino Nigel Wespurt, il piccolo fotografo.
- Bene, ragazzi, credo che la maggior parte di voi sappia perchè vi ho convocati: Lui è Tornato.
Un mormorio di stupore e angoscia seguì l'inattesa rivelazione. Tutti si volsero preoccupati verso Harry.
Era tutto come venticinque anni prima: Harry Potter affermava che Tu-Sai-Chi era tornato, nessuno gli credeva, tranne i suoi due migliori amici: Hermione Granger Weasley e Ron Weasley gli stavano accanto, solidali.
E come venticinque anni prima, l'Esercito di Silente si riformò, pronto per una nuova battaglia; se Harry Potter aveva avuto ragione allora, perchè non credergli anche adesso?



  
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