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Autore: suzako    08/05/2006    5 recensioni
Non potevamo amare realmente, e per me lei non poteva essere solo una consolazione. Adesso, i baci di Ginny mi aiutavano a non pensare. Le notti passate insieme mi fanno dimenticare. E voi, invece? Vi stringete l’uno contro l’altro, nelle notti insonni? Intrecciate le mani fra le lenzuola per non farvi prendere dagli incubi? E quelle grida, è il piacere o solo un sogno orrendo, che sperate di mascherare così?
Genere: Generale, Romantico, Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Il trio protagonista | Coppie: Harry/Hermione
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Untitled Document Le conseguenze arrivano quando meno te lo aspetti.
Per esempio, quando stai combattendo.
No, non in senso metaforico.
Intendo quando un Mangiamorte inferocito ti lancia maledizioni a mitraglietta, hai perso di vista i tuoi amici e il sangue che perdi dal braccio incomincia a diventare davvero troppo.
Poi la vista si annebbia, la fronte si imperla di sudore e pensi, che stavolta davvero non ce la farai.

In questi momenti, nella migliore tradizione di romanzetti avventurosi/romantici di Ginny, compare un salvatore, cioè un qualunque tipo capiti da quelle parti e ti salvi la pelle, per stavolta.
Questo, dovrebbe succedere più o meno ora.
Ma non è così.

Un raggio verde mi passa a un centimetro dai capelli, mi abbasso ulteriormente nel terreno, strisciando come una serpe fra le rocce. Un serpente, io. In effetti, per quanto tenti di nascondermi dietro una pelle di grifone, la mia verità è quella.

Credo sia inevitabile in questi momenti il classico flash-back. Ti dovrebbe passare tutta la vita davanti. Non mi succede, forse non sto ancora per crepare.
Eppure, c’è qualcosa…
Ho sbagliato tutto, lo so. E anche se ormai non posso tornare indietro, non morirò. Non oggi.

<< Expelliarmus! >>, mi alzò di scatto, rimanendo dietro un vecchio tronco. Un macabro tonfo e un acuto grido strozzato mi dice che ho fatto centro. Cento punti, che esaltazione.

Devo tornare. Tornare da lei.
Ma subito, di fianco a una delle numerose immagini che ho di Hermione, sorridente e ironica, appare la figura di Ron. Perché lei è sua, questo lo so.
Eppure…
Quante volte ho intravisto una nota di malinconia, in quegli occhi? Quante volte mi è sembrato di sentire qualcosa, dietro a un’apparenza indifferente e quasi fredda? Forse… E’ solo un illusione. O forse qualcos’altro.

Ricordo fin troppo bene quel giorno. Come sempre, Hogwarts era teatro delle nostre vite. Per me ogni pietra fra le macerie è un piccolo, inestimabile, frammento di esistenza.
Qualcosa di unico. Perduto per sempre.

Il settimo anno sembrava scorrere con il contagocce. Era come se il tempo si fosse cristallizzato. Vedevamo tutto attraverso una patine fredda e insormontabile, e ogni giorno era una battaglia.
Le morti quasi quotidiane per mano di Aurors e Deatheaters non sconvolgevano più, lasciando intorno a loro solo grida soffocate, case vuote, e un attonita consapevolezza.
Non c’era nulla che potessimo fare.
Ogni giorno la rabbia aumentava, ogni giorno il desiderio di fare qualcosa, qualsiasi cosa diventava un muro, una barriera.
Allora addirittura quest’inferno ci sarebbe sembrato giusto. Dovevamo espiare le nostre colpe, la nostra innocenza totalmente fuori luogo a quei tempi. L’infanzia era finita.

<< Noi tre… Siamo amici, vero? >>, la domanda, posta da un’insolita Hermione mi fece rabbrividire. Eravamo in biblioteca, come a recitare una scena fin troppo quotidiana. Copiatura dei compiti, intervallata da battutine stupide mie e di Ron, gli sbuffi di Hermione e qualche risata, che ci concedevamo sempre più di rado. Adesso capisco che per tutti noi, quel sacrificio e noia di un tempo era diventato un prezioso momento di normalità.
Alzai lentamente gli occhi dalla pergamena, su cui stavo ricurvo. Ron si era buttato fra gli scaffali tortuosi della Biblioteca alla ricerca di un libro assolutamente indispensabile – a detta sua – per capire il corretto uso della polvere di bobotubero nelle Pozioni. Eravamo rimasti io e lei, seduti uno di fronte all’altro, in un insolito silenzio. Quella domanda, poi mi fece capire che qualcosa non andava. Gli occhi di Hermione erano stranamente brillanti, le sopracciglia appena increspate, la bocca piegata in una linea e il volto inclinato, in un atteggiamento di seria e malcelata preoccupazione, che mai ricordavo di aver visto in lei.

<< Io… Oh, beh… Come? >>, mormorai troppo sorpreso per ragionare.

<< Siamo amici… Harry, noi siamo amici? >>

<< Certo, mi sembra ovvio. >>, la domanda mi apparve solo allora nella sua ovvia semplicità.

<< Già, suppongo sia l’abitudine… >>

Quelle parole… Perché improvvisamente mi sento così strano? Perché vorrei non essere qui, pur di non vederla con quell’espressione afflitta?

<< Che vuoi dire? >>, dico meccanicamente.

<< Quando siamo insieme… Voi due, sembrate sempre così nervosi. Non so bene come spiegare ma… Soprattutto tu. Sembra che tu debba scoppiare da un momento all’altro, e tutti e due odiate troppo, e io credo che questo odio prima o poi… Finirà per soffocarvi, per poi farvi sparire per sempre… E io non voglio… >>, concluse quell’ingarbugliato discorso ormai senza fiato, con le lacrime agli occhi. Cosa potevo ribattere? Era la pura verità. Io odiavo. Io odiavo e odio questo mondo di merda, odio i mangiamorte e gli aurors stessi. Odio la mia vita e il suo scopo. Anche allora, me lo chiedevo. E’ questo il senso della mia esistenza? Sconfiggere Voldemort, e poi sparire, senza importanza? Dopo non avrà importanza chi sono io? E se non fossi il bambino sopravvissuto, il prescelto… Cosa sarebbe significato il sacrificio dei miei genitori? Non stavo facendo nulla, nulla. E me ne stavo lì, al caldo e senza preoccupazioni mentre tutti i giorno morivano, uno alla volta, credevo che sarebbero morti tutti.
Volevo morire anche io.

<< Io… Non andrò da nessuna parte, Herm. Qualsiasi cosa succeda… Sarò qui, va bene? >>, è l’unica cosa sensata che riesco a rispondere, in questo momento. So che è la risposta che vorrebbe. Adesso vorrei solo che sorridesse… Almeno un poco.
Ed è un sorriso quello che le incurva le labbra, mentre tira su col naso e abbassa il volto, coprendosi con una mano.
Senza neanche accorgermene mi sporgo in avanti, e prendo quella mano fra la mia. Voglio guardarla negli occhi. Voglio capire.
Voglio…
Voglio Hermione.
E mi avvicino un po’ di più. Solo un poco.
Solo un poco di più…
Lei chiude gli occhi.
Hermione…

<< Ragazzi, eccomi qua! L’ho trovato! Il vecchio obeso mi darà un Oltre ogni Previsione, me lo sento! Altro che Cooman! >>

Non è possibile.
Non è assolutamente possibile.
Cosa dovrei fare ora?
La distanza che si era così ridotta, torna ad essere un abisso fra noi due.
Hermione sembra sconvolta, guarda Ron - che è apparso stranamente scarmigliato da un angolo della sala - in maniera scioccata, annuendo appena.
Io?
Io scoppio a ridere. Istericamente.
C’è una folle ironica, un crudele sadismo, in tutto questo – non trovi, mia amata?
E dopo qualche secondo siamo tutti e tre piegati dal ridere, in una ingiustificata ilarità, come consci di un segreto troppo pauroso per accettare che sia vero.
Non è possibile.
Ridi, amore, di fronte alla disfatta.

E anche adesso rido.
Completamente solo, in quest’inferno verde, coperto di sangue e fango, rido, amore mio.
Ne sono arrivati altri. Sento i passi affrettati sulle foglie secche di questo bosco, il fango viscido mi fa scivolare, la vista è annebbiata, incespico e mi muovo a fatica. Un braccio pende inerte, tendo appena la bacchetta.
Un ultimo ghigno. Stringo gli occhi.
Sto aspettando, so che arriverà.
Il primo colpo non è troppo doloroso, una specie di crampo che parte dalla gamba, sempre più su…
L’urto con il suolo mi ha sottratto gli occhiali. Sento le loro voci, sono qua.
E io…
Io…
Questa è la fine…?

Un altri ricordo.
Erano passati solo pochi giorni da quell’avvenimento.
Era andata così. Era giusto. Sarebbe stato… Solo un errore.
Dovevamo comunque parlarne, no? Dovevamo chiarire. Ancora una volta, eravamo in biblioteca.
Pioveva a dirotto.
Non ci sarebbe stato Ron, questa volta, a fermarci.
Se solo…
Ma sarebbe stato un errore. Un errore.
E’ quel che le dissi.

<< Io… Mi dispiace, davvero. Non so cosa mi è preso. Non volevo farlo… Sul serio, intendo. >>

<< Oh. Certo. >>

<< Mh, ok… >>

<< Ma allora… Allora anche ciò che hai detto, era solo…-

<< No! No, intendo… Era la verità. >>

Qual’era, la mia verità? Davvero mi sarei fermato? O avevo solo bisogno di essere certo di non commettere passi falsi?
Non potevo permettermi di amarla. Non potevo permettermelo.
Dovevamo combattere, quella guerra era per noi.
Alla fine, questa guerra siamo noi.

Ne ero certo. Avevo fatto la cosa giusta. Non aveva senso complicarsi la vita. Ero sicuro che neanche Hermione e Ron lo volessero.
Non potevamo amare realmente, e per me lei non poteva essere solo una consolazione.
Adesso, i baci di Ginny mi aiutavano a non pensare. Le notti passate insieme mi fanno dimenticare.
E voi, invece? Vi stringete l’uno contro l’altro, nelle notti insonni? Intrecciate le mani fra le lenzuola per non farvi prendere dagli incubi? E quelle grida, è il piacere o solo un sogno orrendo, che sperate di mascherare così?

Eppure, accadde.
C’era qualcosa che non avevo notato, in loro. Cambiamenti impercettibili. Sguardi, parole appena sussurrate.. Imbarazzo improvviso.
Mi vidi comparire Ron e Hermione davanti, con le mani unite, dopo una partita di Quidditch.
Avevamo perso contro tassorosso.
Lui sorrideva con aria beota, e per la prima volta in vita mia mi sembrò davvero stupido. Invece lei… Non mi guardava nemmeno. E in quel momento, i suoi occhi erano quello che desideravo di più. Ma non potevo averli. Mai più.

< Mio dio Harry, lei… E’ fantastica! >>, mi diceva Ron poco dopo, in dormitorio.

Mi infilai subito nel letto stranamente freddo, coprendomi la testa con le coperte.
Non sentire. Non guardare. Non essere. Pensa alla guerra.
Non è giusto che tu ti preoccupi di queste cose. Pensa alla guerra.

La guerra…

La fine…

Buio. Troppo buio.

<< Harry… >>

Mi stanno chiamando…

<< Ginevra, oramai… >>

Lupin? Remus… Lupin?

<< No, io resto qui…! Harry, ti prego… >>

<< E’ troppo tardi. Se tra meno di un ora non torna cosciente, temo che… >>

<< Si sveglierà! Lui lo farà! Vero, harry…? >>

<< Harry! >>

<< HARRY! >>

<< AH! >>

Apro bruscamente gli occhi. La realtà nella sua cruda nitidezza mi colpisce lo sguardo.

<< Oh, non ci credo, si…Si è svegliato! E’ sveglio! Presto, chiama Hermione….! >>

“Herm…?”

<< Hermio… Hermione… >>, tutto quel che riesco a dire.

Ma dove cazzo sono?

<< Harry, mi senti? Tesoro… Come stai? >>, mi sussurra premurosa Ginny, assomigliando paurosamente a Molly Weasley.

Qualcuno aveva gridato. Ma chi?

<< Io… Dove..? >>

<< Nella foresta proibita, non ricordi? Eravamo andati a fare un’incursione dopo che… Beh, dopo che hanno fatto quello. Eravate tu, Ron e Theo. Poi i Mangiamorte ti hanno circondato e… Ron ti ha salvato per un soffio, comunque. >>, si affretta a concludere lei.

<< Io… Tu come stai? >>, la voce mi esce rauca e insicura, tento di voltare la testa, ma un dolore acuto alla base del collo mi dissuade.

<< Oh, io sto bene… Sono restata qua, non ricordi? Neville era ancora ferito… mi sono occupata di lui… >>

<< E… E Ron? >>

Si volta dall’altra parte, come se improvvisamente il brumoso paesaggio che si intravede dalla finestra fosse diventato un quadro dagli scintillanti colori, da catturare con le iridi salmastre.
Poi mi guarda di nuovo, e mormora

<< Si riprenderà, vedrai. >>

Cazzo.

Il suo sorriso è sfacciato e fin troppo noncurante. Ma io conosco Ginevra Weasley e le sue bugie. Chiudo gli occhi. Non m’importa.

<< Harry? Sei stanco? Vuoi dormire? >>

Non mi importa.

<< …. >>

Non mi importa.

<< Oh, beh… Io vado… Ciao… >>

Non…

<< Ma cosa… Hermione! Non dovresti alzarti, lo sai… Ti prego torna a letto, Harry tanto sta… >>

<< …’Mione? >>

Hermione.
Hermione.

Barcolla. Si tiene malamente in equilibrio su due stampelle, entrambe le mani fasciate. Ha un livido su uno zigomo, respira un po’ a stento, ha l’aria affannata. Gli occhi rossi.
Per chi ha pianto?

Prima di poter dire qualsiasi altra cosa, la porta sbatte con violenza, e siamo soli. Si siede sullo sgabello di fronte al letto. Cerco di alzarmi almeno a sedere, e scopro che non è poi così difficile.
In confronto a lei, sto benissimo, si potrebbe dire.

<< Erano tre giorni che ti cercavamo. >>

Il tono brusco e lo sguardo abbassato mi fanno sussultare. C’è qualcosa…

<< …Come…? Insomma, che diamine è successo? >>

<< Nulla. >>

<< Dici così e poi pretendi che ci creda! Qualcuno mi spiega che cazzo è successo?! >>, mi innervosisco davanti al tono mesto, quegli occhi che evitano così accuratamente i miei.
Sono stanco dei sorrisi falsi. Delle bugie a fin di bene. Degli allentamenti per attacchi ai quali non vengo mandato mai.
E’ davvero troppo…

<< Non alzare la voce! >>, dice con una note di isterismo.

<< Non sto alzando la voce, voglio solo sapere cos’è successo! >>

<< N…Niente, no!? Sei solo letteralmente scomparso per settantadue ore, è solo che ti credevo morto, è solo che i Mangiamorte hanno attaccato la base di York e sono morti duecento babbani e sette Auror, è solo che… >>, prima di poter terminare, la voce le si spezza.

Perché piangi?
Quelle lacrime… Sono per me?

<< Io… >>

Cosa devo dire?

<< …Mi avevi fatto una promessa. >>, sussurra lentamente. Queste parole mi bloccano il respiro per un attimo.

<< Hermione… >>

<< Mh… >>

<< Sono qui…E ci sarò sempre. Mi dispiace, davvero. Ma adesso, sono qui. >>

<< Sì… - pausa - …Harry, se io… Se tu… >>

Già.
Se io, se lei.
Adesso… Dove sei?

<< Sarebbe un’altra storia… >>, sorrido inconsapevolmente.

Come sarebbe stata la nostra vita, se solo…?

<< Di quelle che cominciano con ‘c’era una volta?’ >>, ride anche lei, con gli occhi che brillano ancora, le guance solcate dalle lacrime.

<< Ma no, quelle sono le favole… >>, rispondo con una punta di cinismo, lasciandomi andare allo schienale del letto.

<< In ogni favola c’è una storia. >>, è insolitamente seria.

<< Noi… Non so se avremo un lieto fine, Hermione. >>

E’ vero.
Anche io sono serio.

<< Lo so. >>

<< L’importante, adesso… E’ essere qui, no? >>

<< Certo… E, Harry? >>

<< Dimmi. >>

<< Ti odio… >>

Però sorrido.
E’ tutto il contrario. Lo so, lo so.

<< Anche io, Mione… Anche io. >>

Adesso… Sono qui.

  
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