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Autore: miriamsmartass    07/09/2011    0 recensioni
Non è la solita storia d’amore in cui i due si incontrano e si giurano amore etrno. Non è la solita storia piena di intrighi e tradimenti. È la storia di un uomo, Sirius che con il cuore in mano racconta la storia della donna che ha amato. La storia di colei acui ha dedicato tutto e a cui non ha smesso e smetterà mai di pensare un giorno. Ritaglia un po’ del tuo tempo, siediti e ascolta cosa ha da dire.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo II
part2
La Malandrina










La prima parte delle riprese passò in fretta, ma la notte avevo dormito poco e mi sentivo esausto. Durante la pausa mi rintanai nel mio camerino e svitai la bottiglia di rum. Ci voleva qualcosa per tenermi su. Finito di sorseggiare mi sedetti alla toeletta per darmi una mezza sistemata. Improvvisamente sentii bussare. Vidi che Lei era entrata soltanto dal Suo riflesso allo specchio. E mi girai di colpo. Indossava un vestitino rosa con dei disegni turchese e aveva i capelli raccolti adornati con una delle Rose che gli avevo regalato. Tra le mani portava un piatto di biscotti fatti in casa – supposi da lei. Mi si avvicinò timidamente e mi porse il piatto. Fu stupido pensarlo ma sino all’ultimo istante in cui sfiorai il piatto credetti che i biscotti fossero avvelenati. E fu in quel momento che ritrasse il piatto. Si sedette sulle mie ginocchia, prese un biscotto e me lo portò alla bocca. Come un burattino nelle sue mani mi lasciai andare a Lei. Rimanemmo in silenzio tutto il tempo, lei continuava ad imboccarmi. Ricordo che rimasi a fissare il suo mento tutto il tempo, e lì si trovava una piccola fossetta che spuntava di tanto in tanto. Fui stanco di lasciare penzolare le mani e ne misi una sulla sua coscia e una intorno ai suoi fianchi. Fu molto intimo. Sentivo il suo respiro. E credo lei sentisse il mio perché erano… uguali. Quando i biscotti finirono prese il mio mento e mi ritrovai a fissare i suoi occhi marroni, piccoli occhi marroni. Il breve attimo che seguì sembrò  al mio cuore interminabile. Non ci baciammo. Tolse la mia mano da sopra di lei e si alzò delicatamente, si voltò verso di me e mi regalò un sorriso delicato. Fu il sorriso più dolce che una donna mi avesse mai regalato. Si allontanò di alcuni passi. Mi alzai automaticamente, la volevo ancora tra le mie braccia. Ma lei come un cerbiatto impaurito scappò oltre il camerino. Mi ci vollero un bel po’ di minuti per ritornare in me stesso. Poi la giornata andò avanti. Ma qualcosa era cambiato.
Vi erano alcuni giorni in cui le riprese andavano a rilento, e faceva molto caldo. Un vero strazio. Un giorno arrivai molte ore dopo negli studi perché sapevo che le mie scene sarebbero state girate più tardi. Quando arrivai si stavano rappresentando le scene in i malandrini gemelli si ritrovavano a casa di Janet – Miriam -. Rimasi a vedere le scene in cui parlavano, si muovevano, cambiavano d’abito.
Ma arrivò quella scena che mi rimase impressa di lì a molto. Miriam e Jacob - o Bill - parlavano vicini, guardandosi negli occhi ed ad un certo punto lei si avvicinò al gemello e lo baciò. Si baciavano con una tale passione che se non li avessi conosciuti avrei potuto dire che si amavano da una vita. Miriam lo coinvolgeva nel suo bacio e lui si lasciava trasportare. La scena mi scosse e mi alzai dal mio sgabello la mia mente era animata dalla sicurezza che quelli non erano Miriam e Bill – o Jacob – ma due semplici attori. Mi vergognai, a che serviva quella convinzione? A niente. Dovevo stare calmo. Sedermi e vedere la scena come se niente fosse. Ma non ci riuscivo, vigliacco. Mi alzai mi allontanai di alcuni passi poi mi voltai e ritornai a sedere convincendomi di guardare da un'altra parte. La ragione che faceva a pugni con le emozioni. Gridavo a me stesso che ero infantile, che ero ridicolo. Nulla doveva e sarebbe accaduto.
La scena finì ed io fui chiamato per le mie di scene. La tensione che avevo accumulato prima fu ottima perché mi serviva per le mie di scene. Elaborare un piano impossibile vittima del nervosismo, ma così bravo da reprimerlo. I due che si baciavano saltavano infantilmente alla mente ed io cercavo di scacciarli. Con le unghia e con i denti.
Quando le riprese finirono, ci disperdemmo un po’ ed io volevo andare a vedere la Sua faccia. Per farle i complimenti ripetevo a me stesso. Era dietro la scena e parlava con qualcuno. Ascoltai il discorso. Era un gemello che continuava a insistere sulla bellezza del bacio. Miriam rispondeva che aveva soltanto seguito il copione. E che ne voleva un altro o roba simile. Dopo alcuni attimi di silenzio Miriam aveva lanciato un gridolino allora mi lanciai oltre il telo. Vidi che il ragazzo la teneva peri fianchi e la avvicinava a se, Miriam si divincolava ma il ragazzo era più forte di lei.
Gli urlai contro.
Credo per la paura e per lo stupore il gemello lasciò la presa. Miriam fuggì e si nascose dietro me. Ero furioso. Diedi le chiavi del mio camerino a Miriam e lei – molto perspicace da aver capito di dover raggiungere il luogo – lasciò la scena.
Iniziai a parlare al ragazzo, un sentimento di rabbia che cercavo in tutti i modi di reprimere saliva alla gola, avevo visto cercare di maltrattare il mio piccolo fiore, e lui si poté definire fortunato in quanto non gli misi le mani alla gola.
Iniziai la ramanzina senza guardarlo nel viso, altrimenti sarebbero partiti i pugni. Lasciai la scena senza voltarmi, affrettando il passo per raggiungere il mio camerino. Arrivai e aprii la porta. Della guancia destra di Miriam scorreva una debole lacrima che lai cercava di soffocare strizzando gli occhi. Presi una sedia e mi sedetti vicino a lei. Era ancora tesa e mi rivolse solo un breve sguardo per poi tornare a fissare la moquette anonima. La strinsi a me e non le detti il tempo di reagire. Sentii dalle mie braccia nude che alte piccole lacrime erano uscite dagli occhi di Lei e adesso respirava più frequentemente.
Le dissi che non sarebbe mai più accaduto mentre le accarezzavo il capo col mio mento.
Iniziò a parlare solo quando il respiro si fece più regolare, voleva separarsi da me la io la tenevo stretta  - la  sua testolina contro il mio petto.
Senza che avessi notizie precedenti mi raccontò che quando era all’orfanotrofio l’esperienza si ripeteva molto spesso con dei ragazzi della sua età. E benché lei riusciva a sfuggire a loro sembrava sempre un gioco.
Di certo mi cadde il mondo addosso non credevo che Miriam fosse cresciuta in quei posti. Ma non era il momento delle domande.
Continuò raccontandomi che molto spesso riusciva a sfuggire.
Le dissi che adesso – non come allora – poteva contare su di me, episodi simili a quello di oggi non sarebbero mai più accaduti e che l’avrei protetta. Protetta mi ricadde in gola e si fece sempre più pesante.
Mi rispose che le mie parole le davano molto conforto.
Le dissi che non potevo proteggerla se non si lasciava avvicinare. Mi rispose che me la sarei cavata lo stesso e alzò lentamente il capo da me – come se mi avesse trasmesso i suoi pensieri capii che non era per fuggire via e mi fissò. Mi diede una leggera carezza sulla guancia seguita da un leggero schiaffo – per non smentirsi – e si alzò.
Come caduto in ipnosi mi accorsi che la terra continuava a girare e che ero sveglio e dovevo reagire.
Mi alzai con lei e la accompagnai al suo camerino, lì dove il giorno dopo le avrei fatto lasciare dei fiori.
Ricordo ancora la serenità negli occhi di Miriam, che al mattino era stata turbata quando il gemello andò da lei per fare le sue scuse e chiedere il suo perdono.  Questo naturalmente dopo che andai a fare un secondo discorsetto al ragazzo ma Miriam non lo seppe mai. E gioii con lei quando si avvicinò a me e regalò un sorriso, facendomi ritornare in quel tunnel ipnotico che ancora non riuscivo a spiegarmi.
Nei giorni che seguirono tra uno scherzo, un tranello e una piccola umiliazione mi riservava sempre uno strano sorrisino dolce che non avevo mai visto spuntare tra la sue labbra e molto spesso avevo il timore che questo fosse seguito da qualcosa di veramente terribile ma mi sbagliavo, la dolcezza di Miriam – che nei giorni mi era stata nascosta – mi appariva come una piccola gemma qui ero stato troppo cieco per vedere.
Sul set ormai non facevamo la guerra più. Era come una pace temporanea perche avevo paura che definendolo un totale armistizio la cosa si sarebbe potuta risvegliare. Tuttavia la malandrina ritagliava sarti di tempo per potermi mettere alla prova su tutto. E siccome la cosa non risultava ne stressante ne umiliante lasciavo perdere.
Episodio comico per me fu quando dopo aver girato una scena in cui io dovevo baciare Lauren ci ritrovammo nella saletta comune vicini e lei comincio a farmi le moine e direi anche le fusa. Quando si alzò mi lasciò un bacio su una guancia. Ricordo ancora l’espressione curiosa/gelosa – direi – di Miriam che mi osservava e che si trasformò in imbarazzata quando la scoprii a fissarmi. Fu molto soddisfacente. Lauren era certo una ragazza con cui potevi divertirti che non richiedeva niente di impegnativo. Ma da un po’ di tempo a lì quel genere di rapporto non mi attirava più.
La giornata finì e nella notte rividi quel dolce sorriso che durante la giornata mi era tanto piaciuto.
  
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