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Autore: Shizuko    07/09/2011    0 recensioni
La storia avviene in una Tokyo contemporanea, in una vita semplice, di tutti i giorni. Sta per iniziare l'anno scolastico ed Hozuki Hina, una giovane ragazza del secondo anno della scuola Hideto Matsumoto, si imbatterà in Takagi Saiga e tutto quello che riguarda il suo misterioso segreto.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Introduzione: La storia avviene in una Tokyo contemporanea, in una vita semplice, di tutti i giorni. Sta per iniziare l'anno scolastico ed Hozuki Hina, una giovane ragazza del secondo anno della scuola Hideto Matsumoto, si imbatterà in Takagi Saiga e tutto quello che riguarda il suo misterioso segreto.
La storia è narrata in prima persona, dal punto di vista di Hina.

I giorni passavano ed il brutto tempo sembrava una morsa che non ci avrebbe lasciato per un bel po' di tempo. Pioveva e pioveva, sulle nostre teste e su quelle di tutto il Giappone. Mi sentivo tanto, forse troppo triste. Anzi, più che triste ero immensamente pensierosa, avevo conosciuto da poco tempo quella figura misteriosa, ma ci ripensavo giorno dopo giorno, ora dopo ora, minuto dopo minuto. Sempre e solo lui. I miei genitori si preoccuparono, videro che ero assente con la mente, ma non ci facevo caso, non m'importava di loro, mi importava solo di scoprire quel mistero che era sempre più fitto, come la pioggia di quei giorni d'Autunno.

Rimasi seduta sulla sedia di camera mia, sedia di legno con un cuscinetto sopra, presa dall'angolino in cui buttavo le cose a mo' di appendino. Rimasi immobile, pronta solo a sbattere le palpebre, tesa ma da un'altra parte con la testa. Le mani, poste sopra alla gonnellina della divisa, stringevano il tessuto d'essa, bianco con una striscia blu sul bordo. Le gambe, chiuse e composte, le alzai sopra la sedia, piegandole ed appoggiandole al busto, abbracciandole forti per tenerle su. Appoggiai la testa sulle gambe, fissando la finestra a lato. In camera mia non c'era altro che il silenzio di una camera vuota, o almeno, riempita di cose che non m'importava in quel momento.
Sospirai. Volevo conoscere quella persona che mi apparve tanto velocemente, ma scomparì lentamente e dolorosamente. Anzi, no, non è ancora scomparso, ma questo non è un bene. Se almeno scomparisse dalla mia mente, sarei più vivace, non avrei questi problemi. Invece il mio cuore deve farlo rimanere. "ti odio, ti odio, ti odio ... "
  - Ti odio! - Dissi, quasi urlando, sbattendo il pugno al muro lì vicino.
Ad un tratto sentii un rumore alquanto forte, provenire dall'esterno: credevo di aver fatto cadere qualcosa, quindi mi alzai per vedere, ma non era quello la causa del rumore.
Subito il colpevole di quel rumore si mostrò alla porta di camera mia. Si aprì, in fretta, come se non esistesse più la privacy, seguito da voci femminili, alquanto acuti, ma a me familiari. Erano le mie tre compari, ovviamente insieme, che sinceramente non avevo troppa voglia di vedere.
Parlavano, tutte e tre simultaneamente, creando una baraonda che a stento riuscivo a capire.
Tappai le bocche a Kaya ed Hime, con il palmo della mano: per Konno non ce n'era bisogno, aveva già intuito perfettamente la situazione e stette zitta. Anche perché tre mani per tapparle la bocca non ce le avevo.
 - Ditemi, una alla volta... - Dissi, con tono alquanto seccato.
 - Conosciamo ... -
 - Il suo nome ... -
 - Si, sappiamo ... -
 - CHI E'! - 
Dissero Kaya ed Hime, completando l'una le frasi dell'altra.
 - Di chi state parlando? - Chiesi, riprendendo vivacità e curiosità, prendendo le mani di tutte e tre ed iniziando a saltellare, con un luccichio di speranza negli occhi, quella speranza che voleva che questa persona fosse...
 - Quel biondone sexy, si chiama Takagi Saiga. - Lui! "Cioè... Biondone sexy..." Solo Konno poteva uscirsene con una frase così ...
Ripresi vitalità, arrossendo per un momento e buttandomi sul letto all'occidentale che avevo dietro le spalle. "TAKAGI SAIGA! TAKAGI SAIGA! TAKAGI SAIGA!"
 - Hina, Stai b... -
 - TAKAGI SAIGA! -
Urlai, prima che Hime riuscisse a finire la domanda.
 - Sì, abita a due isolati sud da qui. Ti ricordi quel palazzo azzurro, un po' decadente? Beh, quella topaia è casa sua. Pare abiti da solo. - Aggiunse Konno.
 - Queste due stalker, mi hanno trascinata dietro ad un ragazzo sconosciuto per tutto il giorno! Mi fanno pure male i piedi! - Disse Kaya, lamentandosi.
Il palazzo azzurro... Due isolati sud da qui... Ma certo! So dov'è!
 - Ragazze, scusate, devo andare! - Dissi, uscendo di casa, anche se era già sera ed il sole d'autunno s'era abbassato, lasciando spazio alla luna ed al freddo. Ma a me non importava; iniziai a correre, dovevo raggiungerlo, a tutti i costi! Dovevo arrivare a quel palazzo, per forza!
"Corri, Hina, corri!" pensai, ripetutamente, mentre le gambe si muovevano velocemente, con solo l'uniforme addosso sotto quel freddo post-pioggia, con le strade bagnate. Tutto ciò, però, non m'importava, io dovevo arrivare da lui, a tutti i costi!
Corsi, corsi, sempre più veloce, quando arrivai al famoso palazzo azzurro, mezzo distrutto, con alcune finestre chiuse da assi di legno. Il cancello era rotto, facile d'aprire; entrai in quella specie di giardino, con un albero di ciliegio che ormai era tutto dipinto da foglie brune, gialle ed arancioni, segno dell'Autunno. Entrai dentro il palazzo, salendo le scale di corsa, illuminate da dei neon che a volte lampeggiavano. Le scale erano sporche, non mi attaccai alla ringhiera per precauzione. Bussai a tutte le porte che sembravano nascondessero un appartamento abitato, ma nulla. Quando, al terzo piano, mi aprì un uomo, sulla cinquantina.
 - Chi è lei? - Mi chiese, scrutandomi più attentamente, fissando le forme del mio petto.
Mi allontanai dall'uomo di qualche passo
 - Salve, lei sa dove abita Takagi Saiga? - Domandai, schietta, senza presentarmi.
 - Due piani più in su, appartamento 13 -
Lo ringraziai piegando il busto e ripresi a salire le scale, fino al quinto piano. Guardai i numeri sulle porte. "Eccolo, 13!"
Bussai, ma la porta si aprì.
Dentro era buio, troppo buio, anche se si vedeva una luce in lontananza. Entrai, lentamente, impaurita dal posto.
 - Permesso, c'è qualcuno? - Chiesi, a quest'ipotetica persona che avrebbe potuto rispondermi, avvicinandomi sempre di più alla luce.
Quando trovai la fonte di quella luce, vidi Takagi, legato ad una sedia, con lo sguardo rivolto verso al basso, in una pozza di sangue ed un uomo che lo minacciava con un coltellino. Stetti dietro il muro, spiando con un occhio. Gli alzò il viso, prendendolo per i capelli.
 - Le tue ultime parole? - Disse l'uomo, alto e con i capelli castani, alzati dal gel in una cresta, con uno smocking giallo, vintage.
Takagi volse lo sguardo per un secondo, con gli occhi soltanto, notandomi, per poi riguardare l'uomo e sorridere.
 - Muori ... Bastardo ... - Disse, liberandosi dalla corda, ormai slegata, prendendo la sedia e spaccandola in testa all'uomo, che cadde a terra.
Takagi prese una pistola, dai suoi pantaloni e gliela puntò addosso.
 - Vattene, subito. - Disse, facendo scappare l'uomo, che non si accorse nemmeno di me nella fuga.
Si avvicinò a me, prendendomi per mano, zitto e con testa bassa, tenendo un asciugamano per pulirsi il sangue. Mi portò sul tetto, ormai era notte fonda.
Mi prese per le mani, che erano gelide, guardandomi in faccia.
Ricambiai lo sguardo, piegando all'insù il capo, per via della sua notevole altezza. Mi batteva forte il cuore, troppo. Sentivo che sarebbe scoppiato da un momento all'altro, ma la mia forza di volontà, che mi aveva portato fin quà, mi avrebbe calmato. Arrossii, voltando lo sguardo verso il pavimento.
Staccò le mani dalle mie, appoggiandole alla ringhiera del parapetto del palazzo, osservando la luna, che quella notte era piena.
Esitai un attimo, ma mi feci forza per parlare.
 - Takagi, a me non importa di quello che ho visto, io ti ... - Provai a finire la frase, ma qualcosa mi bloccò.
No, non era qualcosa che non andava in me che mi bloccò, era lui! Mi baciò, sotto la luce di quella luna, su quel tetto, sotto le stelle che si fecero vedere a ciel sereno, dopo le tante giornate di pioggia, giornate tristi, giornate da dimenticare. Perché ora ero felice. Ora mi batteva il cuore per qualcosa, non per sopravvivere, ma per vivere. Finalmente.
L'emozione del bacio finì, ma rimasi perplessa comunque da quell'azione, arrossendo come un peperone.
 - ... Amo? Stavi per dire questo? - Chiese, guardandomi negli occhi ed accarezzandomi il viso.
 - ... S-sì ... - Risposi, balbettando.
 - Allora vieni a vivere con me, vieni nel mio mondo e poi potrai amarmi a pieno. - Sorrise, guardandomi negli occhi e staccandosi da me.
Annuii, ancora perplessa da quel gesto. Avrei fatto di tutto, per lui.

Takagi, io ti amo.


Commento dall'autore:
Ecco il terzo capitolo di L for Love, un capitolo che fa capire molte cose sul conto di Takagi, che magari si poteva intuire dal precedente. In questo capitolo ho messo molte emozioni, che spero di aver espresso bene, perché le provavo pure io scrivendole. Tristezza e despressione, che passano da speranza ed ossessione a paura ed amore. Spero che questa storia vi stia appassionando! Al prossimo capitolo, A for Action!
  
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