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Autore: ElenaNJ    08/09/2011    4 recensioni
[crossover con Cosmowarrior Zero]
Siamo nel 2984 e la rinata Federazione Terrestre è sotto shock: Tadashi Daiba, il suo amatissimo Primo Ministro, è stato assassinato da un individuo identificato come... Harlock!
Warius Zero, di ritorno da una lunga missione ai confini del cosmo, è contattato in gran segreto da Yuki Kei e, messo al corrente degli inquietanti fatti che fanno da contorno e precedono il delitto (tra cui il sospetto di una cospirazione ai livelli alti del Governo e la sparizione di gran parte dell'equipaggio dell'Arcadia), decide di portare a termine la missione che gli era stata affidata quattordici anni prima: catturare Harlock.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Il nero non donava a Yuki Kei: la faceva sembrare ancor più esile e pallida di quanto già non fosse.
Aveva l'aria stanca di chi non dormiva da giorni: i suoi begli occhi azzurri erano erano gonfi e cerchiati di blu.
Zero la capiva fin troppo bene: dopo la morte di sua moglie e suo figlio, nemmeno lui era riuscito a prendere sonno per settimane.
Le poche volte che il senso di colpa gli aveva dato tregua quel tanto da consentirgli di chiudere gli occhi, era stato assalito da incubi orribili e s'era risvegliato in lacrime, tremante e sudato.
Ci erano voluti anni perché il dolore, il rimorso e il senso di vuoto lasciassero il posto a una calma, malinconica rassegnazione e lui si sentisse pronto a ricominciare a vivere.
Il comandante del picchetto d'onore s'avvicinò alla bara e la spogliò del drappo che la ricopriva, la bandiera azzurra e argento della Nuova Federazione. La ripiegò con pochi, rapidi gesti.
Zero scattò sull'attenti e Yuki avanzò fra le due ali di soldati, una rosa bianca fra le dita affusolate.
Il cuore di Zero ebbe un moto di pietà quando gli passò davanti.
Era stata lei a ritrovare il corpo ormai senza vita di Daiba, e poteva solo immaginare come si fosse sentita: della sua famiglia non era rimasto nulla dopo il bombardamento della capitale e forse, pensò con una punta di rimorso per il suo egoismo, per lui era stato meglio così... per un po' aveva potuto rifiutare la realtà, illudersi che da qualche parte sua moglie e suo figlio lo stessero aspettando.
Yuki Kei non aveva nemmeno quella misera scappatoia.
Il ricordo del suo compagno più caro ridotto a un freddo cadavere fra le sue braccia l'avrebbe forse perseguitata tutta la vita, e Zero capiva benissimo la sua richiesta di non allestire alcuna camera ardente e mantenere chiusa la bara per tutta la funzione.
Yuki si fermò accanto alla cassa, posò il fiore sul coperchio e lo sfiorò con una lieve carezza.
Un uomo piccolo, occhialuto e dai radi baffetti a spazzola prese la bandiera dalle mani del capo picchetto e gliela consegnò.
A Zero non sfuggì lo sguardo freddo che l'ex pirata spaziale, eroina e scienziata gli lanciò quando le strinse la mano.
Tra lei e l'ex Primo Ministro Chīsanahito* non correva buon sangue, e non c'era da stupirsi: anche se adesso cantava le loro lodi a ogni occasione, quell'uomo era stato colui che aveva classificato lei, Daiba e tutto l'equipaggio dell'Arcadia come individui di serie “Z”, indesiderabili, e che aveva tentato di esiliarli nello spazio anche dopo che da soli avevano salvato l'imbelle razza umana dall'invasione delle Mazoniane.
Yuki rivolse un cenno all'uomo che manovrava l'argano e la bara cominciò a scendere con esasperante lentezza nella fossa.
Zero imbracciò il fucile, lo rivolse al cielo e sparò tre salve in perfetta sincronia con gli altri quarantanove ufficiali del picchetto d'onore.
Il silenzio assoluto era rotto solo dai singhiozzi di chi piangeva.
Yuki Kei s'allontanò. Passò fra i soldati a testa alta, senza vacillare o guardarsi indietro, e la cerimonia finì.
Anche Zero decise d'andarsene. Odiava quelle che suo padre aveva sempre definito con disprezzo “chiacchiere da funerale”, un misto di pettegolezzi, giudizi sul dolore ostentato dai parenti del defunto o sui loro abiti e vuote frasi di circostanza.
In attesa che la folla defluisse, decise di recarsi sulla tomba della sua famiglia.
Non lo faceva spesso: sotto quella lapide c'era solo una cassa vuota e lui non aveva mai creduto che un mazzo di fiori su una pietra potesse cambiare qualcosa per chi aveva perduto per sempre.
Faticò a trovare il posto. Il cimitero della capitale era diventato molto più grande dall'ultima volta che ci era stato. Molte tombe erano nuove, le immagini che campeggiavano su di esse tanto di vecchi quanto di giovani o addirittura bambini.
La guerra... Quanto siamo stupidi, tutti quanti.
Si chinò a spazzar via dalla lapide le foglie secche e i sassolini bianchi che la ricoprivano. Una musica dolce e triste gli arrivò all'orecchio. Alzò il capo.
Il suonatore era a pochi passi da lui, appoggiato al tronco sottile di un cipresso.
Indossava un lungo spolverino nero sopra un completo attillato dello stesso colore e poteva avere al massimo quattordici anni. Era una ragazzina longilinea, con folti capelli scuri che le scendevano fin sulle spalle e il viso ancora tondo di una bambina.
Gli occhi marroni, invece, erano grandi e tristi, da adulta, e il loro sguardo lo turbò nel profondo. Gli ricordava qualcuno, ma al momento non avrebbe saputo dire chi.
La ragazzina smise di suonare e lasciò andare il suo strumento, un'ocarina di terracotta a dodici chiavi intagliata a mano che teneva legata al collo con un laccio di cuoio.
Si staccò dall'albero e gli si avvicinò.
– Lei è il Capitano Warius Zero?
– Ci conosciamo?
– Non di persona – la sconosciuta scosse il capo – Mi chiamo Mayu Oyama.
– Oyama?
Che sia...
– Molti anni fa, lei ha combattuto con i miei genitori: Tochiro ed Emeraldas.
La figlia di Tochiro ed Emeraldas!
Zero era stupefatto. Cosa ci fa qui? Perché mi cerca?
Un pensiero improvviso lo fece sudare freddo. Si guardò intorno e le afferrò la mano.
Ad appena una settimana dall'omicidio di Tadashi Daiba, gruppi di fanatici inferociti avevano fatto del male a diverse persone a loro avviso legate ad Harlock e sue complici.
Si trattava per lo più di gente comune, innocenti che dopo la guerra avevano manifestato in vari modi la loro ammirazione per l'improbabile eroe che li aveva salvati.
E quella era la figlia dei suoi migliori amici!
Scostò la falda del cappotto e con la mano libera slacciò l'elemento di blocco che assicurava la sua pistola d'ordinanza alla fondina.
– Potrebbe essere pericoloso, qui, per te. Dove abiti?
– Non corro rischi, mi creda, Capitano – Mayu si liberò dalla sua stretta con un sorriso – Anche se ho ritenuto fosse meglio non farmi vedere al funerale. In fondo, Harlock è pur sempre il mio tutore.
– Tutore?
Mayu annuì.
– Pensavo lo sapesse – il suo bel viso s'incupì – I miei genitori sono morti. Tredici anni fa.
Zero si sentì mancare il fiato.
Tochiro... e anche Emeraldas... morti!
Ripensò al piccolo, buffo ingegnere che gli aveva fornito un nuovo rivestimento per la Karyu e suggerito come sistemare il sistema di raffreddamento del cannone nonostante combattessero su fronti opposti e alla bellissima, impassibile donna pirata che una volta gli aveva salvato la vita: si sentì tristissimo.
– Non lo sapevo. Dopo la battaglia contro l'Hell Castle ho fatto in modo che le nostre strade non s'incrociassero più.
– È comprensibile. Alla fin fine, i miei genitori erano pirati spaziali e lei un soldato della Federazione. So che ha avuto persino dei guai per questo.
Come fa a saperlo?
Zero aggrottò la fronte.
– Cosa vuoi da me?
– Non qui – Mayu scosse il capo e accennò all'uscita posteriore del cimitero – Mi segua, per favore, Capitano.
Zero esitò. Poteva davvero fidarsi di quella ragazzina sconosciuta?
Per quel che ne sapeva, poteva essere chiunque, anche una disperata ingaggiata da qualcuno per attirarlo in un tranello: d'altronde anche il suo nome era legato a quello di Harlock, ben più di quello dei poveri disgraziati che ci erano andati di mezzo in quei giorni... senza contare che aveva ancora molti nemici a cui non sarebbe dispiaciuto andarlo a trovare sotto una lapide come quella ai suoi piedi.
Una folata di vento gelido li investì. Sotto lo spolverino di Mayu, Zero intravide un luccichio.
Alla ragazza non sfuggì. Con movimenti lenti e misurati, da persona che conosceva le reazioni di un pistolero ai gesti bruschi, tirò fuori l'arma dalla fondina e gliela mostrò: una Cosmo Dragoon.
– Mio padre creò solo altre quattro pistole come questa, oltre a quella che lo seguì nel suo ultimo viaggio: una la regalò al Professor Daiba e passò a suo figlio Tadashi; un'altra, mia nonna la donò a Tetsuro Hoshino; un'altra ancora appartiene ad Harlock, mentre questa... mia madre me la lasciò in eredità prima di scomparire per sempre. Non ho intenzione di usarla contro di lei, Capitano, mi creda.
I suoi grandi occhi lo fissarono, determinati e sinceri.
Zero si calcò sulla testa il berretto e s'incamminò verso l'uscita posteriore del cimitero.


*
Chīsanahito dovrebbe tradursi letteralmente "piccolo uomo", cosa che, a mio avviso, il Primo Ministro (qui ex) è appieno: accetto eventuali correzioni dai nippofoni! ^_^

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Disclaimer: fanfic basata sul mondo ed i personaggi di "Capitan Harlock" (Uchū kaizoku Kyaputen Hārokku" e "Cosmo Warrior Zero" (Kosumo Wōriā Zero), creati da e  © Leiji Matsumoto.
Tutti i diritti per questi personaggi sono © Leiji Matsumoto, Toei Animation, Enoki Fims e probabilmente un mucchio di altra gente.
Il loro utilizzo in questa storia non implica appoggio, approvazione o permesso da parte loro.
Siccome questa storia è stata pensata e scritta da una fan per altri fan, prego di non plagiarla, di citarmi come autrice in caso di pubblicazione altrove e di non ridistribuirla a pagamento. Grazie!
   
 
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