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Autore: Selene Black    08/09/2011    1 recensioni
Ginevra, una ragazza italiana, nei dintorni di Londra. Uno scontro particolare, reale, che cambia lentamente la sua vita.
"- Ah … - diede un ultima controllata in giro e, soddisfatta, ebbe finalmente il coraggio di guardarlo negli occhi. –vuoi qualcosa? Un tè?-
- Veramente preferirei un caffè – stava osservando quel trilocale con aria interessata e si accorse solo dopo un po’ che lei lo stava fissando in cagnesco, come dire: se sei venuto per essere servito, fai prima a portare il tuo bel culo reale fuori di qui.
"Ma sono davvero un idiota allora" Diventò ancora più rosso del solito quando disse: -Scusa, cioè.. quello che vuoi, non volevo…ehm… un bicchiere d’acqua va benissimo.- “Com’è che riesce sempre a sconvolgere i miei piani?”." (Tratto dal capitolo 5)
[Harry del Galles + nuovo personaggio]
Genere: Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Non è possibile. No, non lo è proprio”

Poteva benissimo essere un sogno no? Poteva fare parte tutto della sua immaginazione. Ma nella sua immaginazione, in quei sogni che aveva cercato di nascondere anche  a sé stessa, non aveva mai sentito le scia bollenti che le lasciavano sulla schiena le mani di Harry mentre si muovevano  lentamente e sensualmente. Non aveva mai sentito il suo profumo così intenso. Non lo avrebbe mai baciato con così tanta foga, perché aveva sempre immaginato qualcosa di straromantico e diabetico.
Invece in quel momento era tutto così. E tutto reale.
Il principe Henry Windsor la stava baciando, passionalmente (cosa che non avrebbe lasciato fare al primo che capita, ma cavolo! Con lui era tutto così diverso. LEI era diversa!) e lei rispondeva al bacio. Ovvero, praticamente, gli si stava strusciando addosso. Sentiva i suoi meravigliosi capelli scorrerle tra le dita, le labbra di entrambi che si fondevano, le lingue che si rincorrevano veloci. Era tutto così cambiato quella sera, dal freddo glaciale che era stato il principino con lei in quei giorni, al caldo più caldo che avesse mai sentito, e che la stava contagiando. Si sentiva bruciare, ma non dolorosamente, anzi lentamente e così piacevolmente. Delle scosse di energia l’attraversavano provocandole brividi.

“Dio vorrei restare sempre così ti prego!”

Sentiva il calore estendersi nel suo corpo, tra le cosce, sul petto, dappertutto. E gli stava..anzi STAVANO avvinghiati da un bel pezzo, quando dovettero staccarsi.

“No, no…non è ABBASTANZA..” Se stava impazzendo dalla gioia prima, ora le era sembrato quasi un dolore fisico staccarsi dal rosso. Lo fece controvoglia, lasciò lentamente la presa su di lui, che stava facendo lo stesso, per mettersi al suo fianco.
Estasi. Avrebbe voluto urlare e saltare per quanto era felice, per quanto si sentiva su di giri. Invece se ne stava li immobile, con le spalle al muro e il fiato corto. E nella sua testa ricominciarono a scorrere i pensieri, veloci e confusi come non mai. Avrebbe dovuto dire qualcosa? Parlargli? Saltargli addosso di nuovo? Smaterializzarsi?
Mentre nella mente sembrava fosse scoppiato il caos, fuori si sentivano solo i loro respiri corti e spezzati, che faticavano a tornare normali, e qualche tuono, preceduto dai fulmini che illuminavano a giorno il paesaggio che si vedeva dalla finestra dell’anticamera.

“Non posso guardarlo.” Non riusciva e non lo desiderava. Guardarlo, ovviamente. Per quanto riguardava il desiderarlo, fisicamente, non l’aveva mai fatto così intensamente!

Tecnicamente era stato lui a cominciare, ma Gin si sentì di nuovo avvolgere da dubbi e incertezze, e sprofondò nell’imbarazzo. Voleva sapere se lui la stava guardando, ma non riusciva ad alzare gli occhi. Che diavolo sarebbe successo da quel momento in poi? Non poteva ancora a immaginarlo.

-‘Notte.-
La voce profonda di Harry, che quella volta le pareva più roca del solito, la scosse dai suoi pensieri.
“Se ne va? Di già? NO!”  ma non riusciva a muovere un muscolo. Sentì il fruscio della tuta mentre si allontanava, poi la porta della sua stanza aprirsi e richiudersi. Click. Click.

Solo allora tirò un sospiro di sollievo e riuscì a sbattere le palpebre. Era stato tutto meraviglioso. Dentro di sé stava urlando a squarciagola tutti gli aggettivi che le venivano in mente, ma non sembravano essere abbastanza per descrivere quello che era successo. Mentre credeva di avere una folla di gente gioiosa dentro il cervello, come se fossero autonome le sue gambe presero a muoversi e la riportarono in camera.
Si buttò immediatamente sulla montagna di cuscini colorati e morbidi che l’attendevano sul letto.
“Morbidi certo..ma non come le sue labbra…” e ripercorse velocemente quello che era successo, mentre sentiva ancora su di sé le mani del principino, ed era scossa da sensazioni fortissime. Non era nemmeno riuscita a calmare il suo respiro, e si sentiva ancora così in fiamme, che le sembrava che il rossore che probabilmente aveva sul viso, si propagasse in giro come a segnalare: è qui! È pazza di gioia e in preda ad una specie di orgasmo da bacio! Ora può morire in pace, angeli venite pure a prenderla!
Sprofondò la faccia in un cuscino e cominciò a urlare come una fuori di testa (bè, era quello che era no?) mentre le soffici piume soffocavano la sua voce. Dio, si sentiva completamente andata, quasi ubriaca. Era tanto felice che se ne stette stesa sul materasso per un’eternità con un sorriso ebete sulla faccia, arrossendo e ridacchiando ogni tanto, mentre vagava su quello che era appena successo con la fantasia (e decidendo di rimandare le spiegazioni, che doveva a sé stessa e che riguardavano passato ma soprattutto futuro, a più tardi. “Anche a mai, se fosse possibile. Voglio restare così per sempre!”) Per la prima volta in vita sua sentiva che la sua parte di adolescente, quella che sognava baci di quel tipo, quella che era rimasta in lei, aveva cominciato (forse un po’ tardi?) a essere soddisfatta.

Quando cominciò a passarle quella strana sensazione di essere finalmente in pace, aveva perso totalmente il sonno e non sapeva più che fare. Prese il computer e lo accese, pensando di rispondere alle solite mail. Restò ancora imbambolata e sognante per i dieci minuti buoni che ci mise il portatile ad avviarsi completamente e poi aprì la sua casella di posta.
Mamma, Joe e Luke, di nuovo Mamma, un paio di amiche. Bene, era una lunga lista e l’avrebbe tenuta sveglia per un po’. Ovviamente la mamma chiedeva sue notizie, se stava bene (gliel’aveva detto almeno diecimila volte, dopo l’incidente!) e…
-Cosa?NO!- le sfuggì, giusto per farsi maledire mentalmente un paio di volte, per aver alzato la voce. “Magari faccio preoccupare qualcuno se urlo così..” pensò, immaginando il principino e ricominciando a sbavare, metaforicamente. No, di sicuro non era sveglio ad ascoltare, di sicuro stava dormendo beato. Lui ci era abituato ai baci come QUELLO. Sospirò.

Mamma,
Assolutamente no! Non c’è bisogno che tu venga qui! Sto benissimo, davvero. Mi scuso se non rispondo ma non è che devi per forza pensare che io stia MORENDO, se ritardo un paio di volte. Ok?
E no, non sto lavorando (“Dio, quante volte gliel’avrò già scritto?!”). Tornerò al lavoro tra un paio di settimane, ma per poco, perché mi considerano ancora studentessa (perché effettivamente lo sono mamma!!!) e quindi ho le vacanze di tre mesi per l’estate, come stabiliva la borsa di studio-lavoro. Forse faccio un salto da voi.
Adesso vado, qui è tardino (ops, anche lì vero?)
Salutami papà e Matte, baci, mi mancate
Ginnie

p.s. Non sono a casa, quindi non rispondo alle chiamate su fisso. Se volete potete contattarmi allo chalet di..

Appena dieci secondi dopo aver battuto “p.s.” si rese conto della cazzata che stava facendo. Ovvio. MAMMA PAPA’ HO APPENA BACIATO UN EREDE AL TRONO D’INGHILTERRA! Ovvio. Ovvissimo. Riveliamo al mondo intero le cazzate che combina quell’idiota di Gin, e procuriamo imbarazzanti gossip sui reali ai famelici giornalisti inglesi, e del mondo! In pratica: come farsi odiare dai suoi nuovi amici (e lui –sospiro- ,lo considerava solo amico?). Come poteva essere così stupida?
“Cogliona.” Cancello in fretta il post scriptum, vergognandosi di aver anche solo pensato una cavolata del genere, e inviò.
Le altre mail erano le solite, di un paio di amiche italiane, e ovviamente (come aveva potuto tirare un sospiro di sollievo il giorno prima?) Joe e Luke. Con le loro assillanti domande sulla festa, sul perché non fosse tornata, sul fatto che avessero dovuto dare da mangiare al suo “spocchioso gatto”. Gin alzò gli occhi al cielo e sorrise. In fondo in fondo li adorava. Scrisse poche parole di risposta e inviò, perché il sonno si faceva finalmente sentire. Alle cinque del mattino. “Allelujahh” Chiuse il computer e crollò sul letto, addormentandosi con il sorriso sulle labbra, le stesse labbra che sembravano ancora formicolare per quella strana sensazione di benessere che le aveva lasciato il bacio del suo principe rosso.
 
 
 
Si svegliò lentamente, restando a crogiolarsi un po’ sul letto morbido in quello stato di dormiveglia in cui si cade appena si aprono gli occhi, con un sorriso ebete stampato in faccia. Riuscì a girare la testa (“Dddio, che sforzoo..”) e a guardare fuori dalla finestra. C’era un sole sfavillante e tutto risplendeva, perché le gocce di pioggia della notte riflettevano i raggi solari. Poteva benissimo essere in paradiso, mancavano solo gli uccellini cinguettanti per trasformare definitivamente il suo dolce risveglio in un risveglio da favola. Poi all’improvviso si rizzò a sedere, come avesse preso la scossa.
“Toast caldi e …” fece di nuovo un respiro profondo per sentire meglio il profumo che aleggiava in camera, e che proveniva dalla cucina.
“Croissant…Mmmm” Cominciarono a luccicarle gli occhi, mentre il cuore ricominciava a correre all’impazzata, i ricordi si riaccendevano vividissimi e la mente galoppava al piano di sotto, dove l’unica persona che avrebbe potuto prepararle una colazione stupenda come quella che stava sognando grazie ai profumi (nonché unica persona a casa oltre a lei) la stava aspettando. Per un attimo fu assalita da un sacco di domande –lo starò facendo aspettare troppo? Devo prepararmi in qualche modo? E se ha fatto tutto per sé?- ma poi scosse la testa come per liberarsene e si alzò. Se fosse stata in un film di quelli sdolcinati e stupendi che aveva guardato fin da piccola, in stile Singin’ in the rain, avrebbe cominciato a ballare e cantare per la stanza, ma nella dura e…nient’affatto cruda! ma cotta e profumata, realtà si stava limitando a continuare a sorridere come un’idiota e a inseguire quel sogno con la mente, che già si perdeva a immaginare il principino con un grembiule da cucina che le scaldava la colazione. Uscì dalla sua stanza. Dio quanto era felice, le sembrava di sfiorare il cielo con un dito. Si chiuse la porta dietro le spalle e inalò un'altra boccata di buon odore, per poi fiondarsi giù dalle scale. Se ci stava veramente tentando, l’aveva presa per il punto giusto. La gola.

Non si accorse del rumore di pneumatici sulla strada e di portiera sbattuta, tanto era presa dalla fame. Infatti si bloccò a metà scala quando il campanello suonò. Aveva interrotto i suoi sogni (con tanto di musichetta romantica). Dopo essere restata interdetta per alcuni attimi si chiese chi poteva essere. Will e Kate? No, era troppo presto (o aveva dormito così tanto?) e in ogni caso avrebbero usato le loro chiavi. Il suo cervello ancora mezzo intorpidito si sforzò di fare solamente quella proposta per poi tornare alla disgrazia per quell’interruzione. Le veniva quasi da battere i piedi per terra e cominciare a strillare. Poi il suo angelo caduto dal cielo uscì dalla cucina e si diresse verso la porta di legno massiccio, interrompendo il tentativo infantile di fare i capricci. Gin non si perse mezzo movimento di quel corpo da urlo, della sua schiena e del suo fondoschiena, coperti solo dalla maglietta e dalla tuta che aveva messo quella notte dopo la doccia. Prima di… “Aaaah…” si perse di nuovo nel mondo dei sogni. “Però ha il grembiule!” sorrise tra sé.
Lui non la vide, o almeno non parve farlo (“meglio, almeno lo posso guardare evitando di diventare color peperone e cominciare a balbettare davanti a quei suoi occhi stupendi”), e andò subito ad aprire la porta. Poi fu come se il tempo si fosse fermato. Lui se ne stava immobile davanti alla porta, lei sulle scale, e a quanto pareva anche l’ospite se ne stava fermo sul pianerottolo, lasciando intravedere solo i folti capelli castani. Poi successe l’imprevedibile, per come la pensava Gin.
L’ospite abbracciò Harry con foga, e gli stampò un sonoro bacio sulla guancia (forse troppo, troppo vicino alle sue labbra) mentre gli si attaccava al collo, con le sue graziose e eleganti mani tra i capelli rossicci di lui (“I miei capelli!” pensò Gin stizzita) e il viso che si affacciava sopra la sua spalla. Il tutto accompagnato da un: -Haaarrrryyyyyyyyyyyyyy- urlato sopra i centomila decibel.
-Ehi..- rispose al saluto il principe.

La verità le si abbatté addosso come una secchiata di acqua gelida e graffiante. Ovvio, la stava aspettando. Come poteva aver pensato che la stupenda colazione fosse per sé? Figuriamoci! Come poteva aver pensato che qualcuno sulla faccia della terra, tralaltro qualcuno di bello e importante, ricambiasse anche in minima parte i suoi sentimenti? L’unica cosa che la stupiva ora è come avesse fatto quel donnaiolo di Harry, principe de sto cazzo, a non approfondire il contatto della sera prima, visto che era talmente inebetita che avrebbe potuto offrirgliela su un piatto d’argento con tanto di fiocchettino e biglietto d’auguri senza accorgersene. “Idiota. Idiota. Idiota. Ci sei cascata di nuovo”

Rimase così, completamente spiazzata e a bocca aperta, finchè la ragazza si accorse della sua presenza.
-Oh,- le sorrise.- tu devi essere la ragazzina che harry ha investito!-
Sentì il proprio sguardo farsi di ghiaccio puro, affilato e tagliente.
Ragazzina?” se prima era stupita, ora era furente. Per l’abbraccio focoso, per il bacio a un millimetro dalle labbra, per l’epiteto che miss lato b del secolo le aveva appena appioppato, per il fatto che era nata così stupida da cascare nella stessa trappola un miliardo di volte. Trattenne la rabbia a stento. Perfetto. La sua mattina stupenda era andata completamente a farsi fottere, assieme al suo umore.
I due intanto si sciolsero dall’abbraccio, e Harry si girò sorridendo, mentre la ragazza si avvicinava alle scale mostrando i denti perfetti e le guanciotte alla cip e ciop, tendendo una mano verso di lei.
-Gin, questa è Philippa.- si rivolse a lei il principe.
-Ma puoi chiamarmi benissimo Pippa!!!- disse lei piena di entusiasmo e tendendo ancor di più il braccio, senza però azzardarsi a salire le scale.

“Già, davvero perfetto” pensò Gin scendendo le scale e tentando di sorridere, quasi sicura che il suo sorriso assomigliasse di più a una smorfia, per poi stringere la mano della Middleton minore
.


~ ~~~ ~~~~~~~ ~~ 
Anche se sembrava fossi morta, non lo sono, e invece mi metto in ginocchio sui carboni ardenti perchè non pubblico praticamente da una vita!
Sono stata un po' impegnata, tipo con vacanze impreviste..
indovinate un po'? L-O-N-D-O-N!  *_____,*
Avrò tempo di raccontare la mia visita in uno dei prossimi capitoli (io che penso con espressione da pazza isterica e con gli occhi che luccicano di una luce strana: "Masssì! Sbattiamoci dentro un po' di riflessioni assurde! muahahaha")
Nel frattempo incrocio le dita e spero che quello che ho scritto fin ora vi sia piaciuto,
e che qualcuna di voi lasci una recensione (cosa che adddoro.)
Saluto anche le magnifiche lettrici silenziose tipo *CiaosonoLillaefacciopartedellelettricianonime*
Graziegraziegrazie se siete arrivate fin qui
Sere
  
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