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Autore: _imahero    08/09/2011    1 recensioni
Io ero perduto,un giorno ho "incontrato" lei.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando ti si apre una strada,te ne si chiude subito un'altra...e questo non è per niente giusto.La vita è così...difficile.Per me lo è sempre stata,sin da quando ero piccolo.
Mi chiamo Jack Mayer,ho 17 anni e vivo in South Dakota,in una noiosa cittadina. Vado la penultimo anno di liceo al Mark Novel High School.
Non credevo nell' amore.Per me l'amore era solo una scusa per baciare qualche ragazza in più.Era una cosa rosa e sdolcinata per dodicenni impazzite davanti alla televisione guardando John Travolta che si atteggiava in modo "molto fico" in una tutina succinta nera.Patetico...
 
Era una fredda mattina di novembre.Quando scesi per mangiare i miei soliti cereali,vidi quelle stramalette bottiglie di birra sul tavolino vicino al divano.
"Cazzo!".Capì che mio padre si era ubriacato di nuovo,come faceva di solito quando andava male al lavoro.Presi le bottiglie in mano,il vetro spesso e verde era ancora bagnato.Doveva essere stato tutta la notte a bere.Buttai nel cestone nero le bottiglie,corsi su per le scale, e entrai nella camera di mio padre .Era disteso sul letto su un fianco,ancora con il vestito da lavoro.Le scarpe erano in un angolo buttate vicino all'armadio,la giacca sulla testiera del letto,la camicia l'aveva parzialmente slacciata.
"Vado a scuola".Nessuna risposta.Tipico. Presi lo zaino e chiamai Zara,la donna sulla sessantina che faceva le pulizie e che,certe volte,aiutava mio padre a rimettersi dopo le sbornie.
Presi lo zaino e il cappotto blu della North Face, e uscii di casa sbattendo la porta forte in modo che mio padre sentisse.Ma lui non sentiva mai.
Incominciava a piovere.Passai per il giardino del retro.L'erba bruciata mi ricordava di quanto mio padre trascurasse il nostro giardino  in autunno e in inverno.Mi venne in mente per un attimo di come eravamo felici quando ero piccolo.C'era anche la mamma.Giocavo per ore e ore nel giardino con mio padre.Lui mi insegnava alcune marce che aveva imparato durante la guerra,e io lo imitavo mentre la mamma preparava la limonata per me e la mia amichetta Martha,compagna di avventure durante l'estate;era venuta tutte le estati fino a undici anni,poi se ne era andata...
Mi ripresi e continuai a camminare per la mia strada con le mani in tasca.La scuola era vicina,e io ci arrivavo a piedi senza problemi.
Quando entri in un liceo c'è il più grande casino del mondo:gente che ti saluta,gente che grida,le ragazze con i reggiseni imbottiti che appena possono se ne fanno una nel bagno,gli atleti pompati,gli sfigatelli che ti guardano come se fossi Dio attraverso i loro occhiali Giganti.Non avendo rapporti con nessuno di questa gente,di solito,mi dirigevo in classe e iniziavo a scrivere frasi che mi ispiravano la mente.
Le giornate erano sempre le stesse.Io correvo nel campo da atletica tutti i giorni per sfogarmi,ma spesso era tutto inutile...La rabbia che provavo,il dolore verso mio padre,la solitudine che provavo quando restavo solo in casa tutta la notte.
Tornai a casa e mi fionda sul letto.Chiusi gli occhi e pensai:"Ma perché non ho qualcuno da amare?Qualcuno a cui voglio bene davvero?Mi basta anche un pesce rosso.Ma così non ce la posso fare."
Poi mi addormentai in un sonno nero e rabbioso,mentre immaginavo mia madre in ospedale con un camice bianco,che baciava mio padre,stanco di essere infelice, sulla testa.Ma qualcuno Ci stava osservando.
La mattina dopo mi svegliai tardi.Non avevo riposato abbastanza.Come ogni sabato andavo in palestra,lì c’era gente che teneva davvero al suo fisico,non come me che si teneva in forma solo per narcisismo.Tornando a casa mi chiesi se avesse avuto senso  andare ai campi da calcio per passare il resto della mattina con Ben ,per poi andare.Benjamine,detto sin da piccolo Ben,era il mio migliore amico.Una persona schietta,con un grande cuore e un grande senso dell’umorismo,ma era un pervertito di prima categoria.Tornai a casa per prendere la Vespa che mia madre mi aveva lasciato quando se n’era andata,forse come segno d’amore nei miei confronti.Ma io ero talmente deluso da mia madre,che aveva tradito mio padre sin dall’inizio del loro matrimonio,che non avevo mai usato quel “regalo” ,fatto solo per comprare la felicità di un bambino di nove anni.La Vespa era appiccicosa,ma era l’unico mezzo disponibile,dato che non avevo i soldi per comprarmi una macchina.Accesi il motore scoppiettante e mi diressi verso i campi.
Arrivato notai subito l’erba curata dei campi,e la misi a confronto della mia.Notai anche che su ogni filo d’erba c’era una goccia d’acqua,semplice e pura.Libera.Anche io volevo essere così.
Notai Ben tra undici o dodici giocatori che si dirigevano verso lo spogliatoio.Ben era inconfondibile alto e grosso com’ era;i riccioli neri gli cadevano sulla bronte umida di sudore freddo,mentre il naso dritto era un po’ irritato…probabilmente aveva starnutito.
“Ben!”gridai.Si girò di scatto,e iniziò a ridere fragorosamente.”Ciao Jack.!”fece una pausa mentre si dirigeva con il passo lungo verso di me.”Lo sapevo che saresti venuto!Stai cercando una ragazza da portare  a casa sta sera?”.Le battutine a tema sessuale implicite erano le sue preferite.”No.Scusami”.”Oh,bè…peccato”.Ci dirigemmo tutti e due verso lo spogliatoio dei maschi,che,intanto,si era svuotato.Ben si asciugò il suduro freddo con un panno vicino alla sua borsa da calcio.”Guarda,ho scoperto una cosa”.Entrò in un gabinetto,chiuse la tavoletta e si affaccio al finestreno che dava sullo spogliatoio femminile.”No,Ben,io non lo faccio!”dissi scocciata.”Smettila di fare la donnetta,vieni”.Mi convinceva sempre.”Ecco,cosa c’è di speciale è vuoto…”.”Guarda meglio”.Notai l’armadietto di Benny King,il capitano della squadra femminile di calcio per cui Ben aveva una cotta,e che era molto strana,secondo me.”Questa ragazza ha bisogno di cure…”sostenni.L’armadietto era completamente spalancato e,sul portello c’era un post -it  con su scritto:«Chiamare Greg per sapere della gita oltre il bosco ».Il “Greg” a cui lei si riferiva lo conoscevano tutti per un motivo piuttosto spiacevole.Gregory Landsand era un ragazzo che frequentò l’ultimo anno al Mark Novel l’anno prima,e ,si deceva,che avesse avuto una relazione segreta con Benny.Gregory,una sera,tornato da una festa ubriaco fradicio,mi ricordava mio padre  per certi versi,era stato investito acidentalmente.Ma era morto,e lo sapevano tutti.”Povera Benny” disse Ben.
Su una cosa eravamo certi.Benny era matta.Matta come un cavallo.O ferse no…
  
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