Persino
l’aria sembrava immobile all’interno della gilda in
quel momento. Lucy sudava freddo, guardandosi intorno freneticamente
per
sincerarsi che Natsu non ci fosse; quando si fu assicurata che fosse
effettivamente così, riuscì a rilassarsi un
pochino. Almeno quell’incontro era
rimandato per il momento, sebbene gli sguardi di quelli che erano stati
i suoi
nakama non promettessero niente di buono.
“Mamma…
queste persone sono strane”, piagnucolò Lázuli
nascondendosi dietro le sue gambe. Fu il momento
critico.
“Mamma?!”.
Un coro di voci
si era levato nella stanza, come se le parole
dei maghi fossero tornate tutte nello stesso istante, e Lucy
arretrò di un
passo, quasi spaventata, quando li vide avvicinarsi tutti insieme e
tempestarla
di domande, dalla più ovvia “Che fine avevi
fatto?!”, ad altre decisamente più
indiscrete, del tipo “E il papà
dov’è?”.
“Ragazzi…
uno alla volta, vi prego”, balbettò, tentando
inutilmente di calmarli, quando una voce acuta si levò sopra
le altre.
“Lu-chan!”,
esclamò un piccolo tornado dai capelli azzurri
lanciandosi fra le braccia di Lucy. “Dove sei stata, ero
tanto in pensiero!”
Lucy si
irrigidì per una frazione di secondo, prima di
ricambiare in lacrime l’abbraccio di Levi. Quanto le era
costato stare lontana,
solo ora lo capiva! Lì, in quel momento, fra le braccia di
quella che era stata
la sua amica più cara a Fairy Tail, tornava a sentire quel
senso di calore e
affetto che l’aveva portata ad amare la gilda come fosse
sempre stata la sua
famiglia, come se la sua vita prima di incontrarli non avesse avuto
senso.
“Levi-chan…
scusami! Io… non potevo restare, perdonami!”,
riuscì a dire dopo qualche minuto di pianto liberatorio. Si
guardò intorno,
incontrando gli sguardi felici dei suoi compagni; qualcuno si era
commosso,
qualcun altro sorrideva semplicemente, ma una persona la guardava in
maniera
tutt’altro che amichevole: Lisanna non sembrava felice di
vederla. Tentando di
ignorare la sensazione di disagio che le provocavano quegli occhi
azzurri
freddi come ghiaccio, prese in braccio Lázuli.
"Ragazzi, voglio
che conosciate una persona, anche se
avrete capito tutti che lei è mia figlia! Si chiama Lázuli”.
Levi
ridacchiò, accarezzando la testolina della bimba.
“Ti
sono sempre piaciuti i nomi di fata”.
Lucy sorrise
annuendo. “Hai ragione Levi-chan!”. D’un
tratto
si rabbuiò, ricordando il motivo principale per cui era
tornata. “Il master è
qui? Ho bisogno di parlargli molto urgentemente, Lázuli
è in pericolo”.
“Il
master non è qui”, intervenne la voce perentoria
di Erza.
“Ma qualsiasi cosa minacci tua figlia, dovrà
vedersela con noi, giusto
ragazzi?”.
Un altro coro,
questa volta di frasi affermative, riempì le
pareti della gilda e il cuore di Lucy che non potè fare
altro che chinare la testa
per nascondere le lacrime di gioia che minacciavano di scorrere ancora
sul suo
viso.
“Grazie
ragazzi… siete dei veri amici,
però…”, si morse il
labbro per frenare il pianto. “Io non so cosa minacci la mia
bambina. E
qualsiasi cosa sia, la aggredisce nel sonno, mentre dorme”.
“Però
il signore buffo mi salva sempre!”, rispose a quel
punto la piccola Lázuli.
“Chi
è il signore buffo?”, chiese incuriosita Levi.
“Non
so come si chiama… ha sempre una sciarpa lunga, lunga e
sputa fuoco dalla bocca!”, esclamò la bambina con
il suo tipico entusiasmo
infantile.
Lucy non aveva
detto una parola né accennato una smorfia da
quando la bambina aveva cominciato a parlare dello strano signore, e a
quel
punto, ai più perspicaci fra i suoi compagni, non poterono
sfuggire il sorriso
sornione e i capelli particolarmente ribelli di Lázuli; ma persino
i più tardi fra
loro, avevano intuito perfettamente che a salvare la bambina, in
qualche modo,
era Natsu.
“Lázuli ma lo sai
che il signore buffo
vive qui anche lui?”, sorrise Levi chinandosi a guardare la
bambina.
“Davvero?!”.
“Si,
davvero, vedrai che tornerà da un momento
all’altro”.
A quelle parole,
Lucy cominciò a tremare e guardò Levi con
un’espressione quasi spaventata.
“D-dov’è…
dov’è N-Natsu?”.
Lo aveva detto.
Dopo cinque anni trascorsi nel tentativo di
dimenticare la sua esistenza, tornava a pronunciare ad alta voce il
nome di
Natsu. Suonava ancora così dolce! Aveva cercato di
cancellare tutto di lui, una
figlia che gli somigliava così tanto era sufficiente a
ricordarle in ogni
momento suo padre; eppure, ora più che mai, era evidente che
non era
minimamente riuscita nell’intento.
“E’
partito per una missione ma si è detto sicuro di riuscire
a tornare entro stasera. Lu-chan, lui… non fa altro che
lavorare da quando sei
andata via, non litiga più nemmeno con Gray…
qualsiasi cosa sia successa fra
voi, resta; sono certa che tornerebbe il vecchio Natsu”.
Lucy
abbassò lo
sguardo, fissando il sorriso fiducioso di Lázuli.
“Mi dispiace Levi-chan ma
adesso conta solo Lázuli per me.
Natsu sa cavarsela da
solo”.
Natsu scese di
malavoglia dal treno quella sera; odiava i
mezzi, stava malissimo quando doveva prenderne uno ma negli ultimi
cinque anni
aveva decisamente rivalutato la spossatezza che quel malessere gli
causava.
Stava così male da mantenere appena un barlume di coscienza,
troppo poco per
pensare, troppo poco per ricordare; per ricordare quanto era stato
felice
quando aveva lei accanto, lei e i suoi occhi che sapevano parlargli
prima delle
labbra e sapevano udirlo, prima che qualsiasi suono fuoriuscisse dalla
sua
bocca.
Un mese. Tanto
era durata la sua gioia più grande, per un
mese aveva amato Lucy e lei lo aveva ricambiato ma poi… poi
si era lasciato
prendere dalla paura, il terrore nero di perderla, di vederla un giorno
mira
dei suoi nemici, il timore insensato che morisse fra le sue braccia
durante
l’ennesima missione in cui la trascinava.
“Che
idiota!”, sbuffò mettendosi le mani nei capelli.
“Aye!”,
sentenziò Happy che lo seguiva come sempre.
L’exceed
non aveva mai saputo cosa fosse accaduto tra Natsu e
Lucy; nonostante il Dragon Slayer lo considerasse a tutti gli effetti
il suo
migliore amico, non aveva voluto rivelargli cosa avesse fatto a Lucy
per
spingerla a fuggire da Magnolia e sparire nel nulla ma a lui mancava
così tanto
la sua amica!
“Cosa
vorresti dire?!”, ruggì Natsu, reagendo alla sua
provocazione.
“Natsu
lo hai detto tu, io non ho detto nulla, aye”.
“Senti
un po’, da quando sei co…”.
Natsu si
interruppe di colpo, e prese a guardarsi intorno
freneticamente, cercando una ben nota capigliatura bionda fra le decine
di
persone che affollavano le strade di Magnolia a quell’ora. Da
cinque anni non
sentiva quel profumo ma lo avrebbe riconosciuto fra mille; Lucy era
tornata in
città e forse era andata proprio alla gilda… non
c’erano dubbi, quella era la
strada che portava a Fairy Tail!
“Natsu?”.
“Happy
tu… non lo senti? Non senti il profumo di Lucy
qui?”.
Happy rivolse
un’occhiata scettica a Natsu, pur annusando
anche lui l’aria circostante. “Non
c’è proprio nessuno qui… hai le
allucinazioni al naso?”.
“Non
l’ho immaginato! Lucy è tornata ti dico, ed
è andata a
Fairy Tail!”.
Natsu
cominciò a correre verso la gilda, inebriandosi a ogni
passo del profumo che lei aveva lasciato dietro di sé;
profumava di buono Lucy,
e aveva quella nota particolare che derivava dal contatto con gli
Spiriti
Stellari. Profumava di stelle, stelle remote che non tutti possono
vedere. Lui
li aveva visti quegli astri, e aveva stupidamente chiuso gli occhi
lasciando
che tornassero ad allontanarsi.
Avvicinandosi
alla gilda, la fragranza di lei divenne più
forte e Natsu rallentò improvvisamente, decine di domande
che gli vorticavano
in testa. Lucy era tornata ma se non fosse tornata per lui? Sentiva il
profumo
di un’altra persona con lei, perché non era sola?
Possibile che non fosse
riuscita a perdonarlo, che dopo cinque anni si fosse rifatta una vita?
Che non
avesse capito quanto lui fosse soltanto terrorizzato all’idea
di perderla?
Strinse i pugni
fino a farsi sbiancare le nocche. C’era un
solo modo per avere delle risposte: entrare e vedere con i propri occhi
chi
accompagnasse Lucy, chi avesse osato avvicinarsi a lei, che era sua e
di nessun
altro. Natsu Dragneel non si tirava mai indietro davanti a una sfida; e
avrebbe
dato battaglia persino a Zeref se solo avesse osato guardare la sua
Lucy.
Spalancò
il portone con malagrazia e vide le teste dei suoi
nakama voltarsi tutte verso di lui nello stesso istante. Una sola
persona gli
dava ostinatamente le spalle ma non aveva bisogno di vederla in viso
per avere
la conferma che quella fosse lei. Gli altri maghi guardavano ora uno
ora
l’altro, nello stesso identico movimento che avevano compiuto
alla vista di
Lucy accompagnata da Lázuli. Fu proprio
la bambina a
interrompere quel moto perpetuo, sporgendosi dalle braccia della madre
per
vedere anche lei chi avesse suscitato tanta curiosità.
“Il
buffo signore! Mamma è lui, il mio amico!”.
Natsu rimase
gelato dove si trovava, sicuro di aver sentito
il proprio cuore andare in mille pezzi e temendo che se avesse compiuto
un solo
passo le gambe non lo avrebbero retto. I suoi timori erano reali, Lucy
lo aveva
dimenticato e si era rifatta una vita con una persona che non era lui,
con una
persona che le aveva dato una figlia.
“Lu…”,
riuscì a dire, con pochissima voce ma abbastanza
perché la diretta interessata lo udisse.
Lucy
lasciò scendere Lázuli e si
voltò lentamente, tanto
lentamente che a Natsu sembrava avesse impiegato giorni per mostrargli
nuovamente il suo viso.
“C-ciao
Natsu”.
Mosse un passo
avanti, verso Natsu; nonostante ciò che era
accaduto, nonostante tutto il dolore, nonostante la solitudine patita,
sentiva
l’impulso di correre da lui, abbracciarlo e finalmente fargli
conoscere Lázuli. Fu Lisanna
a ricordargli dolorosamente quanto non
esistesse più nulla tra loro, correndo ad abbracciare Natsu
al suo posto.
“Natsu!
Ci hai messo tanto questa volta, va tutto bene?”.
Natsu la
fissò smarrito, non meno di ogni mago della gilda,
Mirajane compresa. Velocemente, tornò a posare lo sguardo su
Lucy ma ciò che
vide era inequivocabile: gli dava di nuovo le spalle e si era
avvicinata a
Mira.
“Mira,
pensi che potremo restare qui, io e Lázuli? La casa
dove vivevo non è più mia da molto
tempo”.
Mirajane
annuì appena. “Certo Lucy ma…
Natsu?”.
“Non
è affar mio, evidentemente”, disse la maga
rivolgendo
un’ultima, furente occhiata al Dragon Slayer, prima di
incamminarsi verso gli
alloggi. “Andiamo Lázuli”.
“Lu,
aspetta!”, tentò inutilmente di fermarla Natsu,
stendendo un braccio come a volerla trattenere.
“E’
meglio che non la chiami così, mamma non vuole! Nemmeno
Hibiki può farlo”, disse Lázuli prima di
correre dietro a Lucy,
inconsapevole di quanto quelle parole stessero straziando il cuore
malconcio di
Natsu.
‘Hibiki
di Blue Pegasus… allora è lui che ha
osato… no, che è
riuscito a renderla felice’. Salamander non rispose,
lasciò cadere le braccia
lungo il corpo, restando immobile a fissarsi ostinatamente i piedi.
“Puoi
anche smetterla adesso Lisanna. Come hai potuto vedere
a Lucy non interessa più nulla di me”.
Lisanna
abbracciò piano Natsu. “Voglio solo proteggerti.
Da
cinque anni soffri per lei, basta”.
“Non
è stata colpa sua… sono io che ho rovinato
tutto”.
Natsu sedette
mestamente a uno dei tavoli, fissando
ostinatamente il legno davanti a sé. Aveva creduto che
nessuna mancanza potesse
essere più forte di quella di Igneel e che se sopravviveva a
quella, nessun
sentimento lo avrebbe ferito; quanto sbagliava, non c’era
assenza che gli
pesasse di più di quella della donna che aveva stupidamente
allontanato e
spinto fra le braccia di un altro.
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Buonasera ^-^
Eccomi qui anche
stasera con un nuovo capitolo; a dire il
vero non sono molto convinta di questo capitolo, sebbene lo legga e
rilegga da
stamani, non riesco a ottenere ciò che voglio :s
Spero che non
odiate Lisanna, non è per gelosia che si
comporta a quel modo ma solo per il grande affetto che porta al suo
amico
Natsu, spero di essere riuscita a trasmetterlo!
Ho anche
rimandato, per il momento, il confronto tra Natsu e Lázuli, non volevo
mettere troppa carne al fuoco, il capitolo
ne sarebbe stato appesantito altrimenti.
Grazie come
sempre a chi legge e due volte grazie a chi legge
e recensisce, grazie ^-^