Ti guardo, in quegli occhi giovani.
Occhi di astuzia e burrasca.
Hai solo undici anni, ma cosa porti nel cuore?
Se mi fermo sul tuo viso riesco a scorgere un giovane impaurito, fragile e solo. Talmente solo da non aver paura della solitudine, da ritenerla fidata compagna di giochi che mai hanno increspato le tue labbra in sorriso.
Ma se osservo dentro i tuoi occhi, solo lo sgomento può dire da quali precipizi si getta il mio cuore.
Occhi d'ombra, in cui si infrange raramente la luce. Ed anche quando questo avviene è solo una luce d'ombra che riesco a cogliere.
E mi dibatto tra il disperato bisogno di aiutarti e la repulsione.
Tom, chi lo sa dove potrai arrivare? Se alla luce del tuo talento o all'ombra di un animo buio?
-Professore, la ringrazio.
La tua voce è ancora docile, lieve come una crisalide spezzata. Pronta a farsi farfalla o, forse, falena.
-Per cosa Tom?
-Per avermi portato qui!- rispondi, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Cosa si cela oltre il dimenarsi dell'oceano di pece delle tue iridi? Un tenace inseguirsi d'onde e sogni o un abisso di sete di forza?
Non so dirlo nemmeno a me stesso.
Quel che so è che ho ancora del tempo per salvarti, tenderei una mano e respireresti, finalmente, fuori dall'abisso di te stesso. So che saresti disposto a lottare contro quelle ombre, che vivresti nella luce. Invece è solo un attimo, già svanita questa mia certezza, perché tu hai già capito che non poteva essere altrimenti. Che tutto è un continuo equilibrio. Hai capito anche che tu, non sei fatto per vivere a metà. Ma questo ancora non lo sai, Tom.