Fanfic su attori > Robert Pattinson
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Autore: Giulls    09/09/2011    2 recensioni
Michelle Waldorf è all'apparenza una ragazza normale: ha 18 anni, vive con la madre a Los Angeles, sta per diplomarsi ed è il capitano della squadra di pallavolo della scuola. Eppure la sua vita viene presto sconvolta da due avvenimenti: il fantasma del suo passato e lui, il suo nuovo vicino di casa. Robert Pattinson.
< Ti va di ricominciare? > propose porgendomi la mano, < ciao, mi chiamo Robert Pattinson >
< Piacere, Michelle Waldorf >
< Waldorf? > ripeté sgranando gli occhi, < come Blair Waldorf in Gossip Girl? Cavolo, puoi farmi un autografo? Non capita tutti i giorni di conoscere una ragazza che faccia di cognome Waldorf >
< Va bene, ma tu devi promettermi di mordermi sul collo > risposi a tono e entrambi incominciammo a ridere.
[...]
< Io avrei ancora un paio di scatoloni da sistemare… okay, più di un paio e avrei bisogno di qualche buon'anima che mi dia una mano. Ti andrebbe? >
< Certo, perché no? > risposi alzandomi in piedi, < ma mi offri la colazione >
< Va bene, > asserì, posando una banconota da dieci dollari sul tavolo, < andiamo? >
< Andiamo > dissi mente prendevo la mia borsa e uscii dal bar insieme a Robert. Chissà, questo potrebbe essere l'inizio di una nuova amicizia.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Conoscenze, banchetti, minacce e le tanto attese risposte

< Ammetto di non essere più sicura di voler andare > confessai a Robert mentre una hostess ci stava indicando le nostre postazioni.
< Ormai è tardi, Mitchie > ribatté sedendosi < siamo a bordo e i biglietti non sono più rimborsabili >
< Che cosa ingiusta > borbottai sedendomi accanto a lui < pensi che sia giusto prendere parte al matrimonio? >
< Penso di sì > disse prendendo la mia mano tra le sue.
< Non sarebbe stato meglio andare in auto? >
< Davvero avevi voglia di guidare per due giorni ininterrottamente? >
< Ma se fossimo partiti oggi in macchina saremmo arrivati giusto in tempo per il matrimonio. Invece con l'aereo arriviamo nella città del mattone il giorno prima del giorno prima del matrimonio. E non mi pare giusto >
< Stai vaneggiando, lo sai? > chiese ridendo.
Sbuffai una seconda volta e posai la testa sulla sua spalla, chiusi gli occhi e mi lasciai coccolare da lui, che di tanto in tanto lasciava dei baci sui miei capelli.
< Abbiamo tempo di vedere un film? >
< No, tesoro. Arriveremo tra un'ora. Verrà tuo padre a prenderci all'aeroporto? >
< No, è impegnato con Katia a non so far cosa per il gran giorno. In compenso verranno i miei nonni >
< Che tipi sono? >
< Sono delle persone splendide, non lo dico solo perché sono loro nipote. Mio nonno ogni tanto ha la testa tra le nuvole e per questo nonna si arrabbia sempre. Lei, invece, è un tipo particolare, è lunatica più di me, ma è meravigliosa, è stata come una mamma per me > gli spiegai sorridendo al ricordo dei miei nonni.
Dopo le varie raccomandazioni del pilota e del copilota l'aereo decollò e per un'ora intera non feci altro che litigare con un bambino che si divertiva a tirarmi i calci alla sedia. Gli avevo anche promesso un autografo di Robert con tanto di foto per farlo tacere, ma mi aveva risposto sputandomi il suo succo di frutta alla pesca addosso. Risultato? Un'ora dopo la partenza puzzavo di pesca e avevo i vestiti macchiati, senza contare che quella piccola peste mi aveva macchiato il mio top preferito. Non avrei mai avuto dei bambini, mai e poi mai.
Dopo aver recuperato il bagaglio che avevamo diviso per il viaggio feci una scappata in bagno e cambiai il top con una camicia a quadri, uno dei pochi indumenti che mi ero portata dietro. Uscii dal bagno e Robert mi guardò ridendo.
< Vogliamo fare i gemellini? >
Ebbene sì, anche lui stava indossando una camicia a quadri. Ma io la portavo meglio: non l'avevo allacciata e quindi si intravedeva la canotta bianca e avevo arrotolato le maniche fino al gomito. Lui, invece, aveva lasciato le maniche lunghe e l'aveva chiusa.
< Sì, ma sta meglio a me > ribattei sorridendo e lo baciai senza lasciargli il tempo di controbattere < forza, voglio vedere i miei nonni >
Mi sfilò la valigia di mano e dopo aver afferrato intrecciato le nostre mani libere raggiungemmo l'ingresso dell'aeroporto di New York, dove ad attenderci c'era una donna di sessantacinque anni che indossava un paio di jeans a pinocchietto e una maglia a mezza manica verde. Era decisamente mia nonna Susan.
< Michelle! > esclamò abbracciandomi.
< Nonna! Che bello vederti > risposi correndo verso di lei ricambiando l'abbraccio.
< Accidenti, è da un anno che non ti vedo e sei diventata una bellissima donna >
Sorrisi e le indicai Robert.
< Nonna, lui è Robert > dissi orgogliosa.
< È un vero piacere, signora >
< Chiamami Susan, ti prego. Signora mi fa sentire più vecchia di quel che già sono > disse sorridendogli < coraggio, Alan non vede l'ora di vederti >
Girammo l'angolo e vidi nonno Alan all'interno di una Punto rossa. Non appena mi vide uscì dalla macchina e venne ad abbracciarmi.
< La mia bellissima nipotina. Come stai? >
< Bene, sono felicissima di vedervi > risposi ricambiando l'abbraccio < nonno, lui è Robert, il mio ragazzo >
< Salve, signor Waldorf >
< Ciao, ragazzo > disse mio nonno ricambiando la stretta di Robert < ma io ti ho già visto da qualche parte. Hai mai lavorato nella rosticceria a Dallas? >
< No, Alan, lui è un attore > ribatté la nonna ridendo.
< Sei sicura, Susan? >
< Ma sì! È l'attore di cui parla sempre Beatrice >
< Chi è Beatrice? > domandai curiosa.
< La bambina dei nostri vicini di casa. Lei stravede per te >
Robert sorrise imbarazzato e si passò una mano tra i capelli, facendomi capire che era in imbarazzo.
< Nonna, ma voi da quanto siete qui? > chiesi per cambiare discorso.
< Siamo arrivati due sere fa > rispose mentre ci invitava a salire in macchina.
Il tragitto per arrivare a Newark fu abbastanza lungo, ma il tempo sembrò volare in macchina con Robert e i miei nonni. Mi divertii da matti con loro, specialmente perché il nonno fissava Robert dallo specchietto retrovisore e gli diceva sempre che se mi avesse fatto soffrire lo avrebbe cercato anche in capo al mondo per fargliela pagare. Ma il viaggio fu piacevole soprattutto perché nessuno tocco l'argomento rapporto padre-figlia. Verso le sette di sera arrivammo davanti al vialetto di casa di George e lui con la sua bella famigliola felice al seguito mi venne incontro. Il mio sorriso si spense e mi venne la nausea.
< Michelle, non sai quanto sono felice di vederti! > esclamò prendendomi tra le sue braccia e stritolandomi < Robert, è un piacere rivederti > continuò stringendo la mano di Robert.
< Salve signore >
< Michelle, sei bellissima > disse Katia mentre si avvicinava per abbracciarmi, ma non appena la fissai in cagnesco si limitò a porgermi la mano < ecco…loro sono i miei figli >
< Sì, George me ne ha parlato > risposi interrompendola e incrociai le braccia al petto.
< Salve, signora, io sono Robert > intervenne lui presentandosi e lo stesso fece anche con i suoi figli e Hannah lo guardò estasiata.
< Io…io sono una tua grandissima ammiratrice! > disse mentre gli stringeva la mano e lo abbracciò.
< Ti ringrazio, Hannah > rispose Robert impacciato.
< Amore, perché non accompagni i nostri ospiti nelle loro camere? > propose Katia mentre guardava George e per un attimo pensai sul serio di vomitare.
< Ma certo > rispose sorridendole < seguitemi >
Robert prese la valigia e dopo aver salito le scale George ci disse che io avrei diviso la stanza con Hannah, mentre Robert avrebbe dormito nella stanza degli ospiti.
< Scherzi, vero? > domandai furiosa.
< No > ribatté secco mentre mi mostrava la mia nuova stanza < non mi piace che tu dorma nello stesso letto del tuo fidanzato >
< Come se non l'avessimo mai fatto prima d'ora > dissi con tono di sfida e lo vidi irrigidirsi.
Robert mi posò una mano sulla spalla e mi mimò con le labbra un “Michelle, stai calma”. Una volta rimasta sola nella stanza di Hannah sbuffai e mi guardai intorno.
< Scusa, ero convinta che George vi stesse mostrando la casa > disse Hannah entrando in camera sua.
< A quanto pare non è così, invece > ribattei mentre mi sedevo sul bordo del letto < quale dei due letti usi? >
< Quello di sinistra > rispose indicando il letto sotto la finestra < ad ogni modo io sono Hannah >
< Michelle > risposi atona.
< Quindi sei tu la figlia dispersa di George. Sai, ti immaginavo più…diversa >
< Diversa in che senso? >
< Beh, abiti e a Los Angeles e il tuo cognome è Waldorf…credevo fossi la tipica oca californiana > rispose e la guardai stralunata < senza offesa >
< Figurati > risposi sarcastica e in quel momento bussarono alla porta.
< Ragazze, scusate > disse Robert entrando dentro la stanza < mi manda George e vorrebbe sapere se avete voglia di uscire per mangiare fuori >
< Come no! > esclamò Hannah e dopo aver preso la giacca che era sul letto uscì dalla stanza.
< Come sta andando? >
< Sono qui da dieci minuti e voglio già tornarmene a casa > risposi scuotendo la testa < e tu sei un idiota >
< Cosa dovevo fare, puntare i piedi perché tu dormissi in camera con me? È tuo padre e già non credo di stargli molto simpatico >
< Beh, ora mi sente > dissi incamminandomi verso la porta, ma Robert mi afferrò per un braccio e mi fece tornare davanti a lui.
< Mitchie, sul serio, datti una calmata > mi ammonì mentre mi passava una mano sulla guancia e pochi secondi dopo mi baciò.
< Ragazzi, stiamo aspettando solo voi > ci interruppe George.
Mi allontanai mal volentieri dalle labbra di Robert, presi una giacca e scendemmo di sotto. Quella sera andammo a mangiare in una pizzeria non molto lontana dalla loro casa, ma nonostante il tragitto fosse breve venimmo interrotti un sacco di volte da fans urlanti, raggiungendo così la pizzeria trequarti d'ora dopo.
< Mi dispiace per… >
< Tranquillo, Robert, non c'è problema > ribatté Katia sorridendogli.
Riuscimmo ad avere un momento di pace solo quando entrammo in pizzeria e una volta seduti al nostro tavolo George ordinò dello champagne e si alzò in piedi per brindare.
< Voglio brindare a questa bellissima donna che tra meno di quarantotto ore diventerà mia moglie, ai miei piccoli che vedranno i loro genitori sposarsi e a Michelle perché è qui. Non potrei essere più felice >
< Salute! > risposero tutti allegri, mentre io mi limitai a fare un lieve sorriso e a bere a piombino lo champagne.
< Michelle, come sta tua madre? > domandò Katia sorridendomi.
< Nonostante quello che è successo? Oh, sta alla grande. Ora si scopa un uomo che non credo nemmeno la ami, sai? > risposi sarcastica e ignorai la gomitata che Robert mi diede allo stomaco, mentre a tavola era sceso il gelo.
< Mamma, cosa significa sco…cosa ha detto lei? > domandò la bambina mentre mi indicava.
< Niente, amore > rispose Katia accarezzando il suo piccolo viso, mentre George mi lanciò un'occhiataccia.
Pochi secondi dopo il cameriere venne a prendere le nostre ordinazioni e subito dopo mi spostai in bagno per cambiare aria. Mentre mi chiudevo dentro la toilette sentii la porta del bagno aprirsi e la risata di due ragazze.
< Oh, mio dio, hai visto quella sfigata della Sanchez? > domandò una voce e capii subito che stavano parlando di Hannah perché in camera sua sul suo comodino avevo trovato un libro con su scritto proprietà di Hannah Sanchez.
< Ha un orrendo vestito hippie. Pronto, siamo negli anni duemila! Ma come mai è nello stesso tavolo con quello schianto di Robert Pattinson? > sentii subito dire dall'altra voce, nasale come la prima.
< Sicuramente quella sfigata avrà partecipato ad un concorso, avrà vinto e si sarà portata la famigliola al seguito per andare a mangiare fuori. Avessi vinto io l'unico posto dove l'avrei portato sarebbe stato il mio letto e ci saremmo divertiti per tutta la notte > ribatté la prima ragazza e strinsi il pomello della porta tra le mie mani, progettando già di ucciderla, finché non si aprì ancora la porta < Hannah! > esclamò una delle due ragazze < Ma che bello vederti qui! Ed hai un vestito stupendo, lo adoro! >
< Ehm…grazie > sentii rispondere con un sussurro.
< Sai, non ho potuto fare a meno di notare che sei nello stesso tavolo con Robert Pattinson. Come mai lo conosci? >
< È…è un invitato al matrimonio di mia madre >
< Ma davvero? E credi di potercelo presentare? Sai, mi piacerebbe molto chiedergli un autografo e fare una foto con lui, dopotutto è il mio attore preferito > continuò una delle due ragazze.
< Non credo sia una buona idea, mi dispiace >
< Coraggio, non farti pregare > ribatté l'altra.
< N-n-n… >
< N-n-n… > disse la ragazza con la voce più nasale prendendola in giro < cavolo, Sanchez, sei una sfigata anche al di fuori della scuola >
Aprii di scatto la porta facendo appositamente rumore e raggiunsi sia Hannah che le due ragazze facendo sobbalzare tutte e tre e quando Hannah mi vide sgranò gli occhi, mentre la mora, che aveva sia il naso che le labbra rifatte, e non ci voleva un genio per capirlo, sembrava volesse uccidermi a giudicare dai suoi occhi assassini.
< Hey, morettina, fossi in te distoglierei lo sguardo > le dissi squadrandola e mi portai accanto ad Hannah.
< E tu chi ti credi di essere? > replicò ridendo e l'amica bionda la seguì a ruota.
< Questa è proprio una sfigata! > esclamò la biondina ridendo e notai subito quei dirigibili rifatti al posto del seno.
< Mi stai dando della sfigata? > chiesi sorridendole e lei annuì.
< Sì, hai dei problemi? > ribatté mettendosi le mani ai fianchi e la riconobbi subito come la ragazza che voleva portarsi Robert a letto.
< Credi di farmi paura? > domandai avvicinandomi e mi trovai a pochi centimetri dal suo naso < Tesoro, qualche settimana fa ho tirato un pugno sul naso ad una barbie oca proprio come te, non stuzzicarmi. E se dirai ancora qualcosa di cattivo su mia sorella te ne pentirai amaramente > sibilai minacciosa e circondai con il mio braccio le spalle di Hannah < hey, torniamo di là? > chiesi guardando Hannah e la vidi annuire < oh, biondina, voglio mettere in chiaro una cosa: prova ad avvicinarti al mio fidanzato di mezzo metro e ti ci porto io in un letto, ma quello di un'ospedale. Ma prima ti forerò quei due gommoni finti che ti trovi al posto delle tette > sibilai minacciosa, dopodiché aprii la porta del bagno come se niente fosse, feci uscire Hannah per prima e dopo aver augurato alle ragazze un buon proseguimento di serata tornai al tavolo.
< Ti sei persa? > sussurrò Robert al mio orecchio < Non puoi sparire e lasciare me a fare il lavoro sporco >
< No, ho solo fatto amicizia con due ragazze davvero simpatiche > ribattei guardando Hannah, la quale mi sorrise complice.
Pochi secondi dopo voltai lo sguardo verso destra e vidi le due rompiballe di prima guardarmi con occhi spalancati. Risi e le salutai con una mano, mentre con l'altra afferrai la forchetta e la mostrai alla bionda. Hannah mi guardò e scoppiò a ridere.
< Che succede, ragazze? >
< Niente > rispose Hannah mentre si tagliava la pizza.
Sorrisi a Robert e gli feci cenno con la testa di non fare domande. Tutto sommato la cena proseguì tranquillamente e per gran parte della serata chiacchierai con Hannah: dovetti ricredermi su di lei, era una ragazza molto simpatica e socievole. Forse era un po' timida, ma non appena prendeva confidenza chiacchierava tranquillamente.
Verso le nove e mezza la figlia più piccola e i due gemellini iniziarono a reclamare un letto, così George pagò il conto per tutti e quando rientrammo a casa Katia accompagnò i figli a letto. Non appena Robert ed io salimmo al piano di sopra perché io prendessi la mia camicia da notte dalla valigia, vidi la bambina che mi fissava accanto alla porta della sua camera. Le sorrisi e mi avvicinai a lei.
< Ciao piccolina > la salutai inginocchiandomi per essere alla sua stessa altezza.
< Ciao > rispose timidamente.
< Mi dici come ti chiami? >
< Madeline, ma odio il mio nome >
< E come vorresti essere chiamata? >
< Maddie. Maddie come la ragazza di Zac&Cody! > esclamò sorridendo ed il suo sorriso era talmente bello che non potei fare a meno di ricambiarlo.
< Beh, Maddie mi piace un sacco. Io mi chiamo Michelle e lui è Robert >
Maddie lo guardò e assottigliò lo sguardo.
< Hannah ha una foto enorme di te nel suo armadio > disse indicandolo.
< Maddie > ci interruppe sua madre mentre si avvicinava < coraggio, saluta i nostri ospiti perché è ora di fare la nanna >
< Può mettermi lei il pigiamino? > domandò la bambina indicandomi e rimasi stupita da quella richiesta.
< Io non ho problemi, ma devi chiederlo a Michelle > rispose Katia sorridendomi timidamente.
< Me lo metti tu il pigiamino? > domandò Maddie sorridendomi.
< Certo, piccola > risposi ricambiando il sorriso e dopo averle preso la mano Katia mi posò una mano sulla spalla e mi ringraziò.
Robert accese la luce della stanza e vidi che le pareti non erano rosa, colore che andava per la maggiore nelle camere delle bambine, bensì verdi. E non un verde pisello o verde pistacchio, ma verde fosforescente. Ed erano le pareti più belle che io avessi mai visto.
< Anche tu dirai che non sono pareti adatte ad una bambina? > domandò Maddie mentre prendeva il pigiama da sotto il cuscino.
< Scherzi? Io le adoro! E poi ti confesso una cosa: a me il rosa non è mai piaciuto >
< Nemmeno adesso? >
< No > ribattei mentre scuotevo la testa.
< Io volevo la pelle come quella di Kermit (*), ma quando mi sono dipinta la faccia di verde la mamma mi ha sgridata >
Risi e l'aiutai a infilare i pantaloni.
< Ora chiamo la tua mamma, va bene? > le proposi quando s'infilò sotto le coperte.
< Sì > rispose la bambina annuendo < posso farti una domanda? >
< Certo >
< Ma se lui è qui > disse indicando Robert, che era rimasto a guardarci dalla soglia della porta < la foto nel poster c'è ancora o è sparita? >
< Che ne dici se domani mattina ci guardiamo insieme? > proposi e annuì soddisfatta.
Prima di lasciare il posto a sua madre, accarezzai la testa di quella bambina che ricordava me da piccola e lei si sporse per baciarmi la guancia. Le sorrisi e uscii dalla camera, chiudendomi la porta alle spalle.
Guardai Robert con gli occhi che brillavano e lui mi trascinò nella sua stanza.
< Però, è una bambina furba > disse mentre si sedeva sul letto.
< Mi assomiglia molto, nonostante abbia meno della metà dei miei geni > ribattei sedendomi accanto a lui < sto riconsiderando questa famiglia >
< Davvero? >
< Sì. O perlomeno la parte femminile della famiglia: Hannah è simpatica e Maddie è adorabile >
< E Katia? >
Sospirai e mi buttai a peso morto sul materasso.
< Mi piace. Insomma, so bene di averla trattata malissimo, ma durante la serata si è scoperta una persona piacevole. E poi sono curiosa di conoscere i due gemelli, non abbiamo parlato molto >
< E tuo padre? >
Sbuffai e mi buttai sul letto accanto a lui.
< Una parte di me continua a detestarlo e credo continuerà a farlo fino a che non mi darà quelle dannate risposte >
< Pensi che te le darà? >
< Sono qui solo per quelle e lui lo sa bene, deve darmele > ribattei mentre stringevo le mani in due pugni.
Quando bussarono alla porta tornai in posizione eretta e Robert andò ad aprire la porta, trovando davanti a lui i miei nonni.
< Ragazzi, volevamo darvi la buonanotte > disse mia nonna venendo ad abbracciarmi < tu non hai idea di quanto sia bello averti qui, Michelle > mi sussurrò all'orecchio e ricambiai l'abbraccio.
< Ti voglio bene, nonna >
Lasciai la nonna per abbracciare il nonno e augurai loro la buonanotte, salutai Robert e mi incamminai verso la camera di Hannah per dormire: nonna Susan mi aveva pregato di dormire nel letto assegnatomi per non far ammattire il suo figlio maggiore ed io mi ero lasciata convincere. Attraversai il corridoio e bussai.
< Entra! > rispose Hannah da dentro la sua stanza e quando mi vide, mi sorrise < Non ho avuto modo di ringraziarti per quello che è successo prima. Sì, insomma…è stato fico e tu sei stata davvero gentile >
< Non ringraziarmi, l'ho fatto con piacere. E poi detesto le oche >
Hannah mi sorrise e si sistemò meglio sotto le coperte, poi tornò a guardarmi.
< Ti copro io >
< Come? >
< Se vuoi dormire con Robert, ti copro io. Basta che tu domani mattina alle sette sia di nuovo qui. George si alza sempre alle sette e mezza e sicuramente verrà a controllare >
< Grazie > dissi sorridendole calorosamente e dopo essermi infilata la camicia da notte uscii dalla stanza e sgattaiolai in quella di Robert, trovandolo sotto le coperte e intento a leggere un copione.
< Cosa ci fai qui? > domandò Robert guardandomi curioso.
< Hannah si è offerta di coprirmi. È il copione di Wide Sargasso Sea? >
< No, questo è un altro. Me l'ha consegnato Emma poco prima di tornare da Toronto. Il film si intitola Water for elephants, è carino. Lavorerò con Reese Whiterspoon >
< Fico > dissi sbadigliando.
< Sì, ma se ne parlerà dopo l'estate >
< Perché? > domandai sbadigliando una seconda volta.
< Perché Reese è impegnata in un altro film > rispose mentre mi copriva con la coperta e mi avvicinai a lui attaccandomi esattamente come il cucciolo di koala era solito fare con la madre.
Biascicai qualcosa che potesse assomigliare ad un buonanotte e mi addormentai di botto, dormendo fino alle sette del giorno seguente, poi mi svegliai senza far rumore e ritornai in camera di Hannah di soppiatto. Mi misi sotto le coperte, mi addormentai una seconda volta e verso le otto e mezza venni svegliata dalla mia compagna di stanza.
< Buongiorno, hai dormito bene? Mamma, zia Jess ed io stiamo uscendo per l'ultima prova dell'abito di mamma, vuoi venire con noi? >
< E i piccoli? > domandai sbadigliando.
< Resteranno con i nonni. Ti prego, vieni con me, non lasciarmi sola con quelle due. E poi anche io dovrò provarmi il mio vestito e ho bisogno di una persona che mi dica che sono la figlia della sposa più bella del mondo. E quel qualcuno sei tu >
Risi e mi misi a sedere.
< Mi dai dieci minuti? >
< Anche un'ora se vuoi. L'appuntamento per la prova d'abito è alle dieci >
< Okay > risposi sbadigliando una seconda volta e mi alzai dal letto più stanca che mai, uscii dalla stanza e mi incamminai fino a quella di Robert, aprii la porta e lo trovai ancora a dormire beatamente < forza, pigrone! > esclamai mentre saltavo sul letto, svegliandolo di soprassalto.
< Cosa diavolo stai facendo? > borbottò mentre si stropicciava gli occhi e mi misi a cavalcioni su di lui.
< Buongiorno > gli dissi sorridendo e gli baciai la guancia.
< Perché mi hai svegliato? >
< Perché se io non posso dormire, allora nemmeno tu puoi > ribattei ghignando.
Robert mi sorrise e mi fece accomodare accanto a lui.
< Quali sono i programmi della giornata? >
< Alle dieci devo andare con Hannah, sua zia e Katia alle prove dell'abito da sposa >
< Bene, così io avrò la possibilità di guardare un altro po' il copione >
Sorrisi e mi tirai su dal letto, tirando fuori dall'armadio il secondo cambio che mi ero portata dietro.
< Vieni a fare colazione? > chiesi guardando Robert e lui mi rispose che mi avrebbe raggiunto tra poco, così io lasciai la sua camera ed entrai in cucina < Buongiorno > dissi entrando nella stanza.
< Buongiorno, Michelle > rispose Katia sorridendomi < come hai dormito? >
< Molto bene, grazie. Hannah mi ha invitato ad uscire con voi per la prova vestito, spero non ci siano problemi >
< Problemi? Scherzi, sono contenta che tu venga! >
Le sorrisi e mi sedetti davanti a lei, accettando la ciotola con dentro il latte e vi misi dentro delle palline di cioccolato.
< Mi dispiace per come mi sono comportata ieri. È solo che l'impatto mi ha fatto un certo effetto >
< Accetto le tue scuse, ma non preoccuparti. Tu non hai niente di cui farti perdonare >
La guardai e le sorrisi una seconda volta, poi Robert interruppe il nostro discorso e scese di sotto.
< Buongiorno > disse avvicinandosi al tavolo e dopo avermi baciato i capelli prese posto accanto a me.
< Buongiorno a te, Robert. Come hai dormito? > domandò Katia sorridendogli.
< Alla grande, davvero. E grazie ancora per l'ospitalità >
< Uhm, Rob, senti questi cereali, sono fenomenali > dissi mentre gli porgevo il cucchiaio con il latte e i cereali per farglieli assaggiare.
< Meglio dei Cap'n Crunch! > esclamò dopo che ebbe ingoiato e lo fulminai con lo sguardo.
< Non c'è niente di meglio dei Cap'n Crunch, ricordatelo bene >
Katia rise e ci porse due tazze fumanti di caffè.
< Siete proprio una bella coppia, lo sapete? > ci disse sorridendo e risposi al suo sorriso con uno leggermente imbarazzato.
< Dov'è George? > domandò Robert.
< È andato all'aeroporto a prendere suo fratello Marshall e i miei genitori, dovrebbe tornare per pranzo >
Annuii e mi alzai dallo sgabello, andai a lavarmi i denti e tornai di sotto. Pochi minuti dopo Robert se ne andò a guardare il copione, aspettammo Jessica, la sorella di Katia, e dopo aver fatto la sua conoscenza partimmo per la nostra destinazione.
Il vestito di Katia era a dir poco splendido: era lungo e con uno strascico di almeno tre metri, era bianco e le metteva in evidenza le curve senza essere volgare.
< Katia, sei bellissima > le dissi sorridendole e quando fu il turno di Hannah di uscire con l'abito per la cerimonia le feci altrettanti complimenti: lei indossava un abito color albicocca lungo fino alle ginocchia e con la scollatura a cuore e senza spalline.
Rientrammo a casa che era l'una inoltrata e quando ci sedemmo tutti a tavola George non incrociava mai il mio sguardo e il suo gesto mi irritava parecchio: che fosse una scusa per non volermi dare delle risposte? Beh, le avrei avute, a costo di cercarmele da sola. E così feci, infatti. Dopo pranzo lui uscì per fare chissà cosa, così aspettai che tutti fossero impegnati per entrare nel suo studio e cercare qualcosa, qualunque cosa che mi facesse capire perché mi aveva abbandonata: lettere di minacce, un esame del mio DNA non compatibile, qualunque cosa. Volevo delle risposte.
< Cosa stai facendo? > domandò George all'improvviso.
< Tu non mi hai ancora dato una risposta, così sono venuta a cercarla di mia spontanea volontà > risposi appoggiandomi alla sua scrivania.
George sospirò e si sedette sul lettino dove sicuramente stavano i suoi pazienti.
< Cosa vuoi sapere? >
< Sai benissimo cosa voglio > risposi dura.
< Va bene > replicò sospirando una seconda volta < ma voglio che tu sappia una cosa prima. Non è stato semplice >
< Non è stato semplice? > ribattei ridendo istericamente < Vuoi prendermi in giro? Te ne sei andato, punto! Mi hai lasciato sola, mi hai privato di un padre per dieci anni! Per sette anni era come se tu non ci fossi, ci vedevamo solo due volte l'anno e improvvisamente sei sparito dalla mia vita. Hai idea di come mi sia sentita male? > urlai a pieni polmoni e non mi importava se anche gli altri potevano sentirci, dovevano rendersi conto dello stronzo che era.
< Michelle, volevo essere un buon padre per te > rispose guardandomi con occhi lucidi e in quel momento scoppiai in lacrime.
< Un buon padre? Se volevi essere un buon padre, dove diavolo eri quando mi hanno trovata al parco con Genesis, mezze morte? Dove diavolo eri quando lei è morta? Dove diavolo eri quando Bianca mi ha fatto rinchiudere per sei mesi dentro l'Hill facendomi così perdere un anno di scuola? Eh? > sbottai senza riuscire a placare le lacrime, ma lui mi guardava sconvolto < Rispondi! > urlai senza smettere di piangere, ma più io lo guardavo, più lui abbassava lo sguardo.
Dopo aver tirato su col naso uscii dal suo studio sbattendo la porta con tutta la forza che avevo in corpo e corsi verso la camera dove si trovava Robert, ignorando i richiami di mia nonna.
< Mitchie, ma cosa succede? > domandò non appena mi vide piangere, ma invece che rispondergli mi fiondai tra le sue braccia e lui, da bravo gentiluomo, gettò per terra il copione e mi consolò.
< Voglio tornare a casa > dissi dopo qualche minuto.
< Ne sei sicura? > chiese mentre mi accarezzava la guancia e annuii.
< Tre anni. Ho aspettato tre fottutissimi anni per ricevere delle rispose e cosa ottengo? Un bel niente >
In quel momento la porta si aprì e vidi George fissarmi.
< Non mi sono fatto più sentire perché ogni volta morivo quando leggevo la sofferenza nei tuoi occhi. Ci ho riflettuto parecchio e dal momento che ci stavamo allontanando sempre di più ho creduto che se fossi sparito saresti stata meglio senza un padre bastardo come me, ma di certo non avrei mai pensato che poi tu avresti iniziato a… > si bloccò e mi venne incontro < oh, Michelle. Sei la mia bambina ed io ti voglio bene. Te ne voglio tantissimo, non puoi immaginarlo. Sono stati anni massacranti questi >
Singhiozzai e scossi la testa.
< Non so se ti credo e se posso fidarmi ancora di te. Chi mi dice che non mi abbandonerai di nuovo? >
George mi guardò piangendo e mi prese le mani tra le sue.
< Ti prego, perdonami per tutto il male che ti ho fatto. Perdona un padre stupido che, credendo di fare la cosa giusta, ti ha rovinato l'adolescenza >
Lui era lì, a pochi centimetri da me, ed io non ce la facevo più. Mi sporsi verso di lui e lo abbracciai, finalmente felice di aver avuto le mie risposte e ritrovato il mio papà.
< Promettimi una cosa > dissi scostandomi da lui.
< Cosa? >
< Non abbandonarmi più >
< Te lo prometto > rispose sorridendo e mi prese le mani < resterai per il matrimonio? >
< Sì > dissi abbracciandolo e dopo che mi ebbe baciato la fronte si alzò dal letto e si avvicinò alla porta < ehm, papà? >
< Sì, tesoro? >
< Visto che abbiamo chiarito…non è che questa sera mi lasci dormire con Robert? >
Papà mi guardò scoppiando a ridere e scosse la testa.
< Ci hai provato, signorina > disse aprendo la porta e quando uscì lasciò Robert e me con due sguardi confusi.
< Credi che Katia possa convincerlo? > domandai, ma zio Marshall entrò nella stanza degli ospiti e interruppe il nostro discorso.
< Robert, questa sera andiamo a festeggiare per l'addio al celibato di mio fratello. Vieni con noi? >
< Certo, cosa si fa? >
< Andiamo a bere qualcosa e poi il suo collega Jacob ed io abbiamo preparato una bella sorpresina… > rispose ghignando.
< Ma certo, noi donne passeremo una serata al karaoke e voi uomini vi divertirete con una spogliarellista. Non è corretto >
< Nasci uomo la prossima volta, nipote nana >
Guardai zio Marshall e gli feci la lingua e dopo aver detto a Robert che sarebbero usciti per le sei ci lasciò soli.
< Il mio fidanzato trascorrerà la serata con altri uomini arrapati ed una spogliarellista, mentre io canterò e mi ubriacherò al karaoke! > esclamai alzando le mani al cielo e mi buttai sul letto < Non è giusto >
< Vorresti anche tu una spogliarellista? > domandò Robert sedendosi accanto a me, ma dopo quella sua triste battuta mi alzai dal suo letto e tornai in camera di Hannah, la quale alzò gli occhi dal libro di trigonometria e mi guardò.
< Sei pronta per questa sera? >
< Sono pronta a sentirvi cantare, io non so cantare > risposi e scoppiò a ridere.
< Mi dispiace, ma tutti devono cantare, nessun escluso >
< Ma io sono stonata come una campana! > esclamai imbronciandomi.
< Queste sono le regole > ribatté alzando le spalle.
Provai a convincerla in tutti i modi che cantavo malissimo e lo stesso feci anche con Katia, Jessica e le loro amiche, ma nessuna mi volle dar retta. Anzi, cantai talmente male che mi chiesero per tre volte il bis.


(*) Kermit la rana, pupazzo dei Muppets


Ciao!
Mi scuso per il mio enorme ritardo, ma tra il lavoro e i test di ingresso non avevo tempo di postare. Ma ora tecnicamente ho finito tutto, quindi spero di riuscire a postare ogni settimana.
Spero mi perdoniate per il ritardo e che il capitolo sia di vostro gradimento.
A presto,
Giulls

   
 
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