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Autore: Roxanne Potter    09/09/2011    1 recensioni
Il primo giorno in cui Tom Riddle entrò a Diagon Alley. Le sue sensazioni, i suoi pensieri nel trovarsi finalmente tra i maghi come lui. Tom Riddle, a Diagon Alley, si sente nel suo mondo.
Questa storia ha partecipato al contest "Benvenuti a Diagon Alley" classificandosi seconda.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tom O. Riddle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Era nel suo mondo.

Tom Riddle poteva dare un temporaneo addio all'orfanotrofio dove era cresciuto e alle sue stanze umide, a quei bambini urlanti che lo disturbavano di continuo, le donne che li fissavano con cipigli severi, gli occhi colmi di freddezza, le labbra che non si aprivano mai in un vero sorriso.
Quando aveva odiato quel luogo e le persone che vi abitavano!
Ma si sentiva nel suo mondo, adesso che poteva girare tutto solo per le vie di Diagon Alley, le mani strette sul sacchetto di galeoni che Silente gli aveva consegnato.
Era nel suo mondo, mentre entrava al Ghirigoro, sfiorava le copertine dei libri, li sfogliava fissando avido le formule degli incantesimi. Avvertiva un'attrazione verso quei libri, il suo animo ambiva a carpire i loro segreti, racchiudere in sé tutto quel sapere.
Era nel suo mondo, mentre avanzava disinvolto per le strade, in mezzo a maghi e streghe portanti lunghe tuniche e cappelli appuntiti, le braccia piene di oggetti particolari come orologi urlanti e minuscole sfere colme di fumo rosso.
Era nel suo mondo, mentre scrutava le uova azzurre e le bilancine poste sugli scaffali della Farmacia da Misurino, respirava i vapori provenienti da alcune boccette aperte e faceva tintinnare un gruzzolo di falci sul bancone, squadrando il commesso con aria di superiorità.
Chissà se era degno di trovarsi lì, in una città di maghi. Se i suoi genitori fossero stati semplici Babbani, Tom avrebbe provato disgusto nel vedere una persona dal sangue macchiato lavorare a Diagon Alley.
Questo è il mondo dei veri maghi, la nostra comunità. Nessun discendente dei Babbani dovrebbe trovarsi qui., pensava. Che poi sua madre fosse stata probabilmente una Babbana... cercava di convincersi che non fosse così, che in lui scorresse puro sangue di stregone.
Era nel suo mondo, mentre indossava una lunga tunica nera e svolazzante, quella divisa da mago che avrebbe portato ogni giorno una volta entrato a Hogwarts.
Già poteva immaginarsi, nei corridoi di quel castello, con una vera bacchetta stretta tra le mani.
Lì, aveva deciso, si sarebbe interessato agli stadi più avanzati e complessi della magia, per ottenere il potere e diventare qualcuno.
Era nel suo mondo, semplicemente guardando quella gente dalla faccia allegra camminare per Diagon Alley come se la conoscesse da sempre, passando davanti alle vetrine ospitanti scope da corsa, barattoli, libri di Astronomia, rospi e gufi dalle lunghe piume corvine.
E, infine, era nel suo mondo, mentre le sue mani passavano avide da una bacchetta all'altra, nel buio negozio del signor Olivander.

Una bacchetta. Il vero fulcro di tutto. Il mio accesso alla magia!
Non conosceva neanche un incantesimo, ma già si sentiva potente impugnando quelle bacchette, sfiorando il legno fresco con le dita.
-Provi questa.- disse il signor Olivander. -Legno di tasso e piuma di fenice, lunga tredici pollici.
Non appena Tom chiuse la mano intorno al manico d'osso della bacchetta, il calore che si diffuse dentro di lui fu meraviglioso; come se non fosse calore, ma un potere che lo elevava su tutti e che sembrava scorrergli nelle vene.
Per un folle istante, si sentì pieno di una forza senza pari.
-Questa bacchetta l'ha scelto, signor Riddle.
Sì, era nel suo mondo.
   
 
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