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Autore: pink    10/05/2006    19 recensioni
L'universo femminile è più complesso?
Le donne sono più sensibili, più affettuose, più romantiche, più...amichevoli?
In una giornata in cui ti senti circondata da maschilisti, un'amica puo' farti sentire meglio. Sempre se si tratta di un'amica...!
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Daphne Greengrass, Pansy Parkinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dannati Maschilisti

Dannati Maschilisti!

 

Note dell'Autore:

Era da tempo che volevo scrivere una slash e così...eccomi qua! Tra l'altro sono veramente poche le yuri in circolazione, anche se io le trovo molto piacevoli da leggere. Piccolo avviso: nel testo ho utilizzato un neologismo, o per meglio dire mi sono completamente inventata un termine: "mammonite". Ma abbiate pazienza, mi sono concessa una piccola licenza...Ah, quasi dimenticavo: la storia non è ambientata in un periodo preciso della saga, soprattutto non si colloca nel sesto anno poiché Draco è ancora ad Hogwarts. Basta, sto dicendo troppo. Spero la storia vi piaccia, io mi sono divertita da matti a descrivere questa Pansy sarcastica e un po' isterica...e, mi raccomando, lasciatemi un commentino per dirmi come avete trovato questa fanfiction...ciao a tutti!


***


Dannati maschilisti…
Tutti.
Draco per primo.
Questa mattina è stato un vero stronzo. Beh, naturalmente lui è quasi sempre stronzo. È una specie di malattia congenita e incurabile, ce l’ha nel dna. E naturalmente io sono una calamita per i maschilisti stronzi.
Oggi l’ho visto con quella “brava” ragazza, per non dire altro, che è Tracey Davis, a scambiarsi bacini e bacetti come se fossero due gatti in calore. Come da copione gliel’ho fatto notare appena ne ho avuto l’occasione e Draco ha tirato in ballo il fatto che con Tracey sono solo amici e che io sono troppo gelosa e non lo lascio respirare.
No, aspetta.
Io cosa? Non lo lascio respirare? Ma sta parlando di me? Quella che gli permette di fare le notti brave nella stanza coi suoi amici bevendo e fumando, magari con qualche ragazza infiltrata? Quella che in due anni di fidanzamento gli ha chiesto sì e no quattro volte dove stava andando? Quella che se lo vede su di giri lo lascia in pace, ignorando la voglia di stargli accanto? No, sicuramente mi tradisce. Perché è fisicamente, logicamente, maticamente, e tutti i mente di questo mondo, impossibile che si stia riferendo a me. Mi ha preso sicuramente per un’altra ragazza.
Fosse solo questo, poi…
Io, già irritata dopo questa sua uscita assurda, ma comunque ancora molto paziente, gli ho ricordato che l’ultima volta che mi sono arrischiata ad abbracciare una persona di sesso maschile, per inciso il suo migliore amico Blaise Zabini, per poco non si è preso a cazzotti.
E visto che io di certo non mi immagino le cose, e gli abbracci di Draco e Tracey andavano molto più in là di un semplice saluto tra amici, per amore della logica mi doveva come minimo delle scuse.
Scuse? Aspettate che rido. Ecco appunto, mi ha letteralmente riso in faccia, dicendomi che non mi doveva nessuna scusa. E per giunta, mi ha girato le spalle e se n’è andato.
“Io sono calma.” articolo mentre sferro un potente calcio sulla spalliera del letto.
Certo, chi lo mette in dubbio?
Il mio piede pulsa dolorosamente; ignorandolo mi accingo a tirare un pugno alla porta, non senza pronunciare un “Io sono calma.”
Qualcuno mi ferma dal mio tentativo suicida trattenendomi per il polso. Maledizione.
“Certo che sei calma, calmissima! Come al solito…o meglio, come ogni volta che Draco si comporta una schifezza.”
Daphne sorride, e per poco la mia rabbia svanisce.
Per poco.
“Daphne, te l’ho mai detto che arrivi nei momenti meno appropriati? Non lo vedi che sto cercando di sfogare i miei istinti repressi sugli oggetti? Adesso mi toccherà sfogarli sulle persone…” dico osservandola sadica.
“Non guardare me!”
“Oh, sì, invece…!”
Faccio schioccare la lingua minacciosa mentre mi scaglio su Daphne, che ha già preso il volo per la stanza.
Nonostante tutti i miei sforzi, sfondando quasi mezzo dormitorio, non la riesco a prendere. Per forza, mi dico, Daphne è uno scricciolo in confronto a me. Oltre ad avere qualche strato di pancetta indesiderato mi ritrovo con una quarta di seno. E non sono certo il tipo di ragazza che definiresti esile. Lei è tutto l’opposto. Intendiamoci, non è bassa, ma è praticamente invisibile, i suoi fianchi potrebbero essere la metà dei miei. È una lotta impari.
Sfiancata, mi soffermo nel bel mezzo della camera circolare per esaminare la situazione. Non mi arrendo, non lo faccio mai, devo assolutamente vincere.
Daphne ride di gusto vedendo che mi tengo la pancia con entrambe le mani. “Lo so che è contro la tua morale…” sentenzia “ma io al posto tuo mi arrenderei. Non ce la farai mai a battermi!”
La sua frase, al contrario, sembra ridarmi nuova carica; mi getto ad inseguirla più scattante di prima su per i letti, fino ad incastrarla in un angolo, un unico divanetto polveroso a dividerci.
Daphne sembra in difficoltà, anche lei è una che non si arrende facilmente, la sfida si presenta difficile. Mi concedo un ghigno trionfante quando fa passare nervosamente lo sguardo da una parte all’altra della stanza in cerca di una via d’uscita. Sei in trappola, tesoro.
Un solo sguardo, i suoi occhi cerulei striati di chiaro che incontrano le mie iridi nocciola.
Sono frammenti di un cielo screziato dalla lattescenza delle nubi; incantevoli.
Mi stupisco a pensare questo, ho sempre detto che avesse dei begli occhi, ma da qui ad osservarli nei minimi particolari…
Ma le mie riflessioni vengono interrotte nel raggio di un secondo; prima i suoi occhi, poi il buio. Solo buio.
Ecco, penso, cosa ci si guadagna nel trovarsi nel mondo magico. Ognuno è libero di utilizzare la magia per renderti la vita difficile.
Dove l’avrà presa poi la bacchetta…? Mica l’avevo vista.
“Daphne, da brava, prendi la tua cara bacchetta e usala per fare qualcosa di utile…”
Nessuna risposta.
Ma per mille Schiopodi Sparacoda! Stavo quasi per vincere e questa nanetta mi deve togliere tutto il gusto…
Inizio a tastare tutto quello che trovo sul mio cammino nella ormai vana speranza che si tratti di Daphne.
Divano.
Cuscino.
Vuoto.
Sento dei passi verso sinistra e mi lancio verso quella parte.
Vuoto.
Ancora vuoto.
Un quadro.
Una cassettiera.
Per l’anima di Salazar, sto veramente perdendo la pazienza.
Aspetta un momento.
Cos’è quello che sto toccando?
È qualcosa di morbido, leggermente ricurvo, rivestito di stoffa.
No, calmiamoci. Mi sembra che questo qualcosa si sia mosso. Ho sentito anche un sospiro.
Ma che diamine…?
Sto ancora cercando un’esclamazione adatta. Quel qualcosa si sta tendendo sotto il tocco delle mie mani.
Altro sospiro.
Qualche anima buona lassù deve avermi aperto la porticina del cervello e averci messo la comprensione. Immagino che se non ci fosse la luce spenta mi si vedrebbe persino spuntare dalla testa la lampadina del genio. E per piacere, nessun commento sulla parola genio.
Comunque, sta di fatto che rimango come imbambolata senza accennare a spostare le mie mani da quel qualcosa, che si dà il caso sia il seno della mia amica Daphne.
Sta ansimando. Sta ansimando di piacere. E anche se lo sta facendo il più silenziosamente possibile sa che riesco a sentirla.
Forse sono completamente pazza. Anzi, non è una probabilità, è una certezza.
Perché sono pazza?
Perché una persona normale non farebbe quello che sto facendo io.
Sono pazza perché non riesco a staccare le mie maledette mani dal suo seno.
Sono pazza perché le sto anche facendo scivolare lentamente per poi lasciarle scorrere verso l’alto.
Sono pazza perché sto provando piacevoli brividi mentre sento la mia amica ansimare per merito mio.
Sono pazza perché non sono minimamente imbarazzata da quello che sto facendo.
Conclusione: sono pazza.
Daphne, dici qualcosa, che cavolo! Anzi non dire nulla…se tu dicessi qualcosa in questo momento mi faresti diventare rossa dalla vergogna, anche se naturalmente non lo potresti vedere con questo buio colpevole.
Le mie mani scorrono verso il tuo ventre piatto, in una lenta carezza, poi risalgono sul tuo viso. Senza nessuna incertezza so già a quale altezza si trova la tua bocca, come se ti conoscessi nei minimi particolari. Non so nemmeno io quando ho registrato nella mia mente la tua immagine.
I miei polpastrelli si muovono sulle tue labbra tornite tracciandone la linea ondulata. Le hai socchiuse, lo sento.
Perché non mi dici nulla, Daphne? Perché me lo lasci fare…?
Non sono l’unica impazzita, allora. Ti sto trasportando con me. O forse sei tu che stai trasportando me. Che importa. Il punto è…il punto è…il punto è…
Il punto è che mi stai facendo impazzire. No, non volevo dire questo. Diamine, Daphne, mi hai fatto dimenticare quello che volevo dire. Magari stavo dicendo qualcosa di ragionevole. Ragionevole? Cosa ci può essere di tanto ragionevole da dire quando mi stai facendo impazzire? Le tue mani, Daphne, sposta le tue mani…Sposta…le…tue…mani…
Esatto, proprio quelle mani, Daphne. Quelle che sembrano voler ricambiare il favore delle mie carezze andandosi a poggiare sul mio seno. Sposta…le…tue…mani…
Mi sto avvicinando, ecco. Tutta colpa tua.
E adesso?
Sono lisce e sode. Sì, proprio così. Le tue labbra sono lisce e sode, hanno il sapore di…no, non volevo dire quelle cretinate del tipo sapor ciliegia o che so io. Ma sono così sensuali, sono diverse da tutte quelle che ho sfiorato. Non sono le labbra appiccicose del mio ex ragazzo, Kyle, non sono nemmeno le labbra dal nauseante retrogusto di fumo, quelle che bacio ogni giorno, quelle di Draco.
Le tue labbra sanno di…fresco. Emanano tutta la tua freschezza e il tuo fervore, sanno d’estate, e di ricordi lontani, di un mare inviolato, dell’aria fredda della notte, di un tiepido fascio di luce, e di lacrime di pioggia. Sanno di un gusto indefinito, sanno di te.

***

“Pansy, ti vedo pensierosa…” Millicent, sentendosi improvvisamente in vena di simpatie, continua a parlare. “Da oggi ti chiamerò Pansyerosa!”
Per risposta le rivolgo uno sguardo omicida, poi ritorno a poggiare la testa sul tavolo.
“Ehm…scherzavo. Comunque, si può sapere che hai?” Millicent ha assunto un’espressione preoccupata. Neanche fosse mia madre.
“Non ho nulla.” sbotto. Qualsiasi persona con almeno un neurone nel cervellino capirebbe che è meglio stare alla larga da me oggi. Proprio per questo dico sempre che Millicent non possiede nemmeno quel neurone.
“Tesoro, non ti senti bene?”
Mi sentirei molto meglio se ti infilassi un pallone in quel forno che ti ritrovi al posto della bocca. Tesoro.
“No, stai tranquilla, sto benissimo.”
“Oddio, Pansy, non sarai ancora arrabbiata con Draco…?” Ci voleva giusto quel deficiente di Blaise a completare il quadretto. “Lascialo respirare questo benedetto ragazzo!”
Di nuovo? Respirare? Ma che sono, una camera a gas, che non lo lascio respirare? Un boa constrinctor?
“Che poi cosa avrà fatto di male? Se adesso abbracciare gli amici è diventato un reato…”
Blaise ha fatto due errori.
Uno: non stavo minimamente pensando a Draco. Due: quello tra Draco e Tracey non era un semplice abbraccio tra amici.
Sono tutti dei maledetti maschilisti!
“Blaise, stai zitto, non sono arrabbiata.”
La mia calma va lentamente scemando mentre Millicent mi fissa come se fossi in punto di morte e pronuncia il classico “Hai un colorito…”
Tutti avranno incontrato almeno una volta nella loro vita, disgraziatamente, una persona come Millicent, che sentendosi in vena di “mammonite”, fa un’osservazione come quella di cui sopra. Ecco, quasi sicuramente la reazione subitanea sarà quella di sferrare un pugno nello stomaco della suddetta persona. Per fortuna, sono di natura una ragazza molto razionale. Molto.
Sbuffo. “Apri le orecchie: Sto. Bene.”
Non ho urlato, mi sono limitata a sputare le parole come fossero veleno.
“Ma…”
“MA UN CORNO! STO BENE!”
Adesso sì che ho urlato.
“Ehi, ehi…tutto bene?”
Ancora una volta la parola “bene” e giuro che bestemmio in goblinese.
Mi volto come una furia verso la persona che ha pronunciato la frase e che mi ha poggiato una mano sulla spalla, non so se per calmarmi o per evitare che io mi lanci su Millicent.
E la mia rabbia sfuma, così rapidamente com’era venuta.
Daphne, col suo perenne sorriso, mi squadra in cerca di risposte.
I capelli bruni sono legati in una coda morbida da cui ricadono flosci sulle spalle, pur con una certa compostezza. Contrastano con la sua pelle alabastrina. È un contrasto che toglie il respiro.
Mi accorgo di essere stata ferma per diversi secondi, per di più con la bocca dischiusa e gli occhi incollati su quella figurina esile che sprizza vitalità da tutti i pori.
“Daphne.” dico quasi in un sussurro con una voce sorprendentemente stridula.
“Ma brava, sai come mi chiamo?”
Rimango un po’ ferita dal suo tono ironico, ma subito lei aggiunge “Ti va…ti va di fare una passeggiata?”
Sorrido per nascondere l’ansia che mi sta divorando in questo momento. “E me lo chiedi?”
Lei intreccia una mano con la mia. È un gesto così stupido tra donne, così scontato, ma io so che dietro questa precisa stretta vi è qualcosa di più.
Usciamo così dalla Sala Grande, il tramestio che pian piano si attenua mentre raggiungiamo il parco. Adesso stiamo correndo sul prato. Mi sento…boh…libera. Anzi, aggiungiamoci: libera e felice come una farfalla. Sì, e c’è anche l’assorbente volante. Ma sto divagando.
Ora non stiamo più correndo. E già. Per l’esattezza Daphne sta cercando in tutti i modi di sembrare più alta del suo metro e sessanta, mentre mi nasconde alla vista due ragazzi che si stanno baciando, o meglio stanno improvvisando un balletto mentre muovono le mani in tutti i posti possibili, insomma se potessi regalerei loro uno sgabuzzino per pietà.
Ah, per l’appunto: i due piccioncini sono Draco e Tracey.
Siamo solo amici, come no!
E certo, perché, voi con i vostri amici in genere non fate un po’ di sano sesso?
“Tracey, è inutile che ti stiri la colonna vertebrale, li ho già visti.” affermo con la voce più calma e atona che riesco ad ottenere, ma mi sento tesa come una corda di violino.
Ora la mia amica mi compatirà e penserà che sono una scema a fidarmi di Draco. Questa è la cosa che mi fa più incazzare. La compassione, quando in realtà l’unico essere sulla Terra che dovrebbe fare pietà è Draco Lucius Malfoy. Pietà perché non ci arriva proprio col cervello a capire la parola “fidanzamento”. Povero piccolo anatroccolo.
Aspettate. Tutti fermi.
Daphne non mi sta compatendo, assolutamente.
Daphne mi sta baciando.
E che bacio…
Mi sento sulle nuvole, sì, questo è il paradiso.
Dopo un bel po’ di tempo ci fermiamo.
Che caldo, ragazzi!
“Daphne?”
“Sì?”
“Ti adoro.”
E l’adoro veramente questo scricciolo.
Ma è tempo che il sipario si chiuda, le mie cellule grigie sono stanche di blaterare…
Solo una cosa. Alla faccia di Draco. E sì, perché potrà prendere a cazzotti quanti ragazzi vuole, e chi se ne frega. Ma voi dite che potrebbe fare a pugni con il mio scricciolo^__^?

 

 

  
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