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Autore: Pwhore    09/09/2011    1 recensioni
Arin ha 22 anni, è un batterista e suona con gli Avenged Sevenfold. Il suo migliore amico è Synyster Gates, chitarrista della stessa band.
Synyster ha problemi con la ragazza, Cassidy, e quando viene buttato fuori di casa per colpa di Arin, viene a stare da lui. All'inizio va tutto a gonfie vele, ma man mano che le ore passano, il giovane batterista si accorge che i suoi sentimenti per l'amico stanno cambiando. Spaventato, deve fare una scelta: sarebbe stato meglio confidare al ragazzo i suoi nuovi sentimenti e mettere a repentaglio la loro amicizia, o continuare a comportarsi come se niente fosse, sopprimendo i propri sentimenti, ma senza dover temere un distacco?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Passammo la notte abbracciati, respirando ognuno l'odore dell'altro. Era la prima notte che passavamo insieme, da fidanzati. Mi sembrava ancora un po' strano dirlo, ma strano in senso positivo. Mi faceva sorridere, ecco. Dopo tutte le paranoie e le seghe mentali che mi ero fatto, poter baciare Syn quando mi pareva era meraviglioso. Anche se, in effetti, era più Synyster quello che ne approfittava. Diciamo che io ero troppo timido per farlo, e che mi sembrava di essere assillante, ad abbracciarlo continuamente. Syn non si faceva tutti 'sti problemi, e, quando gli girava, mi stringeva e mi baciava su tutta la faccia, incurante degli sguardi degli altri. 'Sono solo gelosi, perché io posso farlo e loro no' scherzava lui tirando fuori la lingua, mentre la gente ci guardava furtivamente. La cosa mi faceva sorridere. Mi piaceva pensare di essere di sua proprietà, perché era come se dicessi che, di conseguenza, lui era mio e solo mio; che era ciò che avevo, appunto, sperato per giorni e giorni. Sorrisi, voltandomi verso Syn. Sapevo che era sveglio, quindi rimasi in attesa. Lui aprì li occhi e mi sorrise, rimanendo in silenzio.
"Buongiorno" mormorai. Lui bofonchiò qualcosa, richiuse gli occhi e mi tirò a se.
"'Giorno, meraviglia" sussurrò mezzo addormentato, baciandomi la spalla. "Quali sono i programmi per oggi?" domandò sbadigliando. Posai la testa sul suo petto ed esitai un attimo.
"Potremmo andare a fare un giro fuori città.." proposi. "Oppure organizziamo una cosa con Zacky e gli altri". Syn annuì, senza scegliere.
"Forse sarebbe meglio chiamare i ragazzi e fare qualcosa tutti insieme" constatai. "Non vedo Johnny da una vita" aggiunsi.
"Johnny è in vacanza, tesoro" mormorò Syn, sempre con gli occhi chiusi. "Non lo troverai manco se lo cerchi sotto un sasso. Sarà lontano anni luce da qui, ci scommetto la testa" concluse. Annuii un paio di volte, immaginandomi il bassista spaparanzato su una sdraio in qualche bella spiaggia isolata, in compagnia di un cocktail e qualche amico. Se la stava sicuramente spassando.
"Provo a chiamare Matt?" proposi.
"Mmh.. Mi pare andasse fuori città per il week-end, sai" mormorò Syn.
"Oh. E Zacky, allora?"
"Sta con una certa Tyler al mare, giù in California. Gli andava di fare il turista" rispose, mettendosi le mani sulla faccia.
"Non mi dire che siamo gli unici a stare ancora in città!" dissi, sgomento. Lui rise, come a confermare la mia ipotesi. Mi sbattei una mano sul volto, poi mi tirai a sedere. 'Dove posso portarlo affinché non si annoi?' mi chiesi, mordendomi il labbro. Idee, saltatemi addosso.
"Andiamo a vedere che aria tira giù al lago?" propose il moro. "Un po' di isolamento non fa mai male" aggiunse. Scrollai le spalle e dissi che per me andava bene. Lui annuì e si tolse le mani dal volto, sbadigliando. Scesi dal letto e preparai due caffè, portandone uno a Syn.
"Come lo vuoi?" domandai.
"Come il tuo". Annuii e gli passai il caffè. Lui ne buttò giù un sorso e si tirò a sedere, gemendo.
"Ma come diavolo lo bevi, tu?!" domandò con una smorfia disgustata.
"Come capita. Questo è nero" mormorai, bevendone un sorso. Lui mi guardò esterrefatto, poi poggiò la tazza sul comodino e si risdraiò.
"Non sono pronto a simili cose di prima mattina" bofonchiò, affondando la faccia nel cuscino.
"D'accordo, d'accordo, ti ci metto il latte" acconsentii, fingendo un tono esasperato. Raccattai la tazza e mi diressi verso la cucina, dove presi del latte e lo versai nella tazza. Poi tirai fuori lo zucchero e ce ne misi qualche cucchiaino, tanto per addolcirlo ulteriormente. Tornai quindi da Syn e gli porsi il suo caffè.
"Ecco a lei, signor Gates. Ci ho messo il latte, come mi aveva chiesto. Va bene, ora?" scherzai.
"Peggio di prima non può essere" borbottò lui, buttandone giù un sorso. Scossi la testa e tornai al mio caffè, che avevo lasciato sul davanzale.
"Andiamo a pescare, al lago?" domandai, appoggiandomi al muro.
"Potrebbe essere un'idea" annuì Syn, a cui la cosa non sarebbe dispiaciuta affatto. "Sai pescare?"
"Sono più il tipo che si lancerebbe nel lago con un'arpione per acchiappare un pesce, piuttosto che uno che usa la canna, ma sì, so pescare" risposi dando un sorso alla bevanda. Syn ridacchiò, aggiungendo che se ci avessi provato, avrei spaventato tutti i pesci, lasciandolo senza vittime.
"Vuol dire che mi limiterò ai metodi classici" borbottai, pensoso. "Quanto conti di stare lì?"
"Una settimana, forse"
"D'accordo" annuii. "Dovremo controllare le previsioni del tempo" dissi tra me e me, conscio che sarei stato io a doverlo fare. Syn si limitò a bere un altro sorso di caffè, rigirandosi poi la tazza vuota tra le mani.
"Da' qua" mormorai, indicandola con la testa. Syn me la passò, e andai a posarla nel lavello. Aprii l'acqua e, dopo averla sciacquata, misi la tazza a posto. Feci per asciugarmi le mani sulla maglietta, ma poi mi accorsi di aver dormito solo in mutande. Aggrottai la fronte e andai ad asciugarmi le mani sulla faccia addormentata di Syn, che protestò, non troppo animatamente. Mi avviai quindi verso camera mia, e misi su un paio di jeans puliti, prendendo poi la maglietta più vicina a me. La infilai e andai in bagno a sciacquarmi la faccia. Mi guardai allo specchio e mi portai una mano al viso, constatando che non si era gonfiato quasi per niente. Faceva male, però. Spostai la mano e ritornai in salotto, dove Syn girava senza maglietta lamentandosi per il caldo.
"Prima prepari le valige, prima si parte verso il fresco" dissi sedendomi sul letto. Lo guardai raccattare la sua roba per un po', poi tornai in camera a fare la mia, di valigia. Ci ficcai dentro delle magliette e dei pantaloni, poi cercai una felpa. Misi dentro pure quella, poi mi alzai e presi calzini e mutande dal cassetto; quindi richiusi la valigia e tornai di là. Synyster era ancora all'inizio, quindi agguantai le chiavi e mi infilai le scarpe.
"Torno subito" esclamai chiudendomi la porta alle spalle. Corsi giù dalle scale e uscii dal palazzo, dirigendomi verso la fontana del paese. Syn ci avrebbe messo un'eternità, quindi tanto valeva trovarsi qualcosa da fare. Camminai osservando i negozi attorno a me, ma senza davvero fare attenzione a ciò che vendevano. Arrivai alla fontana in una decina di minuti, senza aver incontrato troppa gente. Mi sedetti sul bordo, chiudendo gli occhi e godendomi il vento fresco che arrivava da nord. Rimasi immobile qualche minuto, poi aprii gli occhi. Non c'era quasi nessuno nella piazza, neanche i vucumprà che, di solito, affollavano l'area. In effetti, erano pochi gli scemi che rimanevano in città a fine estate, quando, invece, c'erano le gare per accaparrarsi gli ultimi raggi di sole nelle spiagge. Misi una mano nell'acqua della fontana e la mossi un po', prima di schizzarmi la faccia. Si stava bene, è vero, ma un po' di fresco extra non mi faceva certo schifo. Diedi un'occhiata all'orologio e mi alzai, avviandomi verso casa. A circa metà strada, mi fermai in un bar, dove comprai due cornetti e un paio di panini, che avremmo mangiato durante il viaggio. Arrivai a casa verso le dieci e mezza, aspettandomi di trovare Syn che armeggiava con la lampo della valigia; ma, invece, notai che aveva già finito.
"Ti ho preso la colazione" esclamai, porgendogli un cornetto ripieno di cioccolata.
"Grazie" sorrise lui, addentandolo.
"Quando conti di partire?" domandai, quando ebbe finito di mangiare.
"Non saprei. Anche subito" disse scrollando le spalle. Annuii, prima di aggiungere che sarebbe stato meglio partire col fresco. Syn stette in silenzio per alcuni secondi, poi fece un cenno verso la porta.
"Hai incontrato qualcuno?"
Scossi la testa. Fortunatamente, tutti parevano dormire profondamente. Syn annuì, poi si alzò in piedi.
"Avanti, partiamo" annunciò, prendendo la valigia e avviandosi verso la porta.
"D'accordo" mormorai, andando in camera a prendere la mia. Scendemmo le scale senza fare troppo casino, e notammo che le tracce di pomodoro erano sparite.
"Evidentemente quel tipo si vergognava del suo atteggiamento cretino" borbottò Synyster passando oltre. Ne dubitavo abbastanza, in quanto nel palazzo erano semplicemente tutti fissati con l'ordine, ma evitai di dirlo a Syn. Sistemammo le valige nel bagagliaio e poi salimmo in macchina, abbassando i finestrini.
"Hai preso tutto?" domandai.
"Credo di sì"
"Le chiavi dello chalet?"
"Sono qui" annuì, mostrandomele.
"Allora si va" annunciai, avviando il motore.
Ero stato nella casa al lago di Syn un paio di altre volte, prima di allora, quindi conoscevo la strada. In realtà, lo chalet non era solo di Syn, ma di tutta la famiglia Haner. Comunque, in quella stagione, i genitori di Syn erano al mare, quindi la casa era tutta nostra. Il che era un bene, perché sarebbe stato difficile spiegare al padre di Syn che stavamo insieme e che eravamo lì per passare qualche giorno da soli. Avevo visto i genitori di Syn solo un paio di volte, ma non mi erano sembrati molto permissivi nei confronti del figlio. No, non permissivi, non è la parola giusta. Mi sembravano un po' all'antica, ecco. Anche se, in effetti, la cosa non era possibile, visto che il signor Haner era un musicista come noi; ed essere musicista implicava sempre avere una mentalità piuttosto aperta. In realtà, non avevo visto i signori Haner così tante volte da avere un'opinione precisa su di loro, quindi mi limitavo a non pensare troppo a loro. Non ci sarebbero neanche stati, quindi non avrei neanche dovuto preoccuparmi di loro.
Sorrisi, scacciando il loro ricordo dalla testa. Ora dovevo concentrarmi nel guidare, o avrei sicuramente finito col sbagliare strada, portandoci chissà dove. No, non era decisamente il momento di distrarsi; cosa che, invece, mi veniva naturale. Accellerai, dirigendomi verso l'autostrada. Due ore di viaggio non ce le avrebbe tolte nessuno.
   
 
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