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Autore: Lady Warrior    09/09/2011    2 recensioni
Katherine era una bambina normale. Viveva con la sua famiglia, sino a che lui, Will-occhi-di-ghiaccio, il capo dei vampiri, non la morse. Da quel giorno la sua vita cambiò. Costretta bad ubbidirgli, deve ora abitare coi vampiri e arrendersi all'idea di essere una di loro. Ma perchè hanno morso proprio lei quel giorno? Per fare un dispetto ai suoi genitori, dei cacciatori di vampiri? E sarà vero ciò che dice Will, che lei è la loro massima risorsa?
Il tempo scorre, e lei riuscirà a vedere Will, ma succederà una cosa che stravolgerà la sua già burrascosa relazione con Josh, un altro vampiro. Ma un'altra sorpresa sconvolgerà la sua vita. E questa volta dovrà fare una scelta che le cambierà decisamente la vita.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La chiave



Lasciai andare Marius ma all’improvviso mi venne in mente di fermarlo. Dovevo consolarlo.
Corsi per il corridoio e gli presi la mano.
-    Marius … -
-    Katherine?
-    Grazie. Adesso so cosa sono. Un vampiro. E sono orgogliosa di esserlo-
Marius sorrise.
-    Ma perché sono così? I vampiri non crescono dopo essere morsi …
-    Questo è ciò che ti hanno detto. I vampiri crescono, ma più lentamente degli umani. Will è stato morso a sedici anni, ma ha quasi cento anni ora. Ne dimostra una ventina. Pure io. I vampiri bambini invece crescono molto velocemente, come gli umani. Solo che a una data età, nel tuo caso a diciotto anni, beh, smettono di crescere velocemente. Altrimenti i purosangue sarebbero tutti appena nati no?
-    Già- vidi che non era tranquillo. Pensava ancora a sua moglie e sua figlia.
-    Marius … mi spiace per tutto … io … se sapevo tutto non li avrei rammentati. Non avrei voluto essere con loro
-    Non devi scusarti. Non sapevi niente. È che tutto ciò mi rende triste
-    Capisco.
Aveva gli occhi velati.
-    E quel che più non sopporto- aggiunse – è di essere ancora vivo. Il pensiero mi ha tormentato per molto tempo. Perché io sì e loro no? Poi mi son detto che se sono vivo c’è un perché, che sono vivo per loro. Che se sono vivo c’è un perché che io non posso sapere. Non ora, forse.
-    Marius …
-    Ora basta parlare di questo. Resteranno sempre nel mio cuore, ma attraverso ricordi felici. Non con questo. Non voglio più parlarne-  concluse. Mi sorrise. – scusa ma ora devo andare- mi disse.
Rimasi a guardarlo uscire, prima di scoppiare in lacrime. Mi inginocchiai per terra, piangendo. Mi chiesi il perché di tutto questo. Il castello che avevo costruito era ormai davvero crollato. Mi chiesi il perché di tutte le bugie narratemi dai miei genitori. Volevo bene a Marius, ma il solo pensiero che i miei genitori gli avevano fatto ciò mi faceva venir ribrezzo. Avevo sempre ricordato mia madre e mio padre come due persone gentili, dolci e disponibili. Persone pronte ad aiutare gli altri … e ora scoprivo che erano mostri. Provai ribrezzo verso di loro e verso me stessa. Provai rabbia contro di me per quelle volte che Marius mi aveva trattato un po’ male. Se fossi stata al posto suo avrei ucciso la figlia di chi mi avrebbe fatto ciò. Non era una vera e propria certezza, ma era probabile che l’avrei fatto. Potevo essere anche la persona più forte di tutte, come Will, ma non sarei stata tanto forte d’animo come Marius. Non ci sarei mai riuscita. En come avrei potuto guardarlo negli occhi?
-    Cos’è successo?- chiese una voce dietro di me.
-    Josh … sono stata alla riunione dei generali- gli narrai tutto per filo e per segno. Gli spiegai che piangevo per il fatto che i miei genitori erano dei mostri, ma non gli narrai la storia di Marius. Non avrebbe voluto.
-    Quindi tu …?
-    D’ora in poi sarò una generale, sì
-    Figo …- disse Josh.
Poi sorrise e iniziò a farmi dei complimenti, delle frasi di amore. E mentre le diceva mi ricordai prima il bacio con Will, poi quando avevamo fatto l’amore. Mi ricordai ciò ripetutamente, perciò lo bloccai.
-    Josh, senti … devo dirti una cosa importante.
-    Cosa?
Mi si strinse il cuore al solo pensiero di ferirlo definitivamente. Non volevo dirgli tutto, magari era troppo presto … ma ogni notte sognavo Will, ogni volta che lo vedevo quel fremito mi perseguitava e provavo un grande desiderio di lui. Non potevamo continuare così. Se avevo sperato di poter dimenticare Will, quella era stata una vana speranza.
-    Josh, senti. Possiamo rimanere amici, tu mi piaci molto. Ma non nel modo che a una persona piace un amato. Tu mi piaci come amico, sei simpatico e … insomma, io amo Will. Noi … abbiamo provato ma non riusciamo a fare a meno l’uno dell’altra-  dissi tutta d’un fiato. Erano le uniche parole che mi erano venute in mente.
-    Ah, è così? Da quant’è che mi tradisci con lui?
-    Una volta sola l’ho fatto
-    Quella volta …
-    Una volta sola, sì. Ma il desiderio ha continuato.
-    Bene. Potevi dirmelo prima
-    Pensavo di ferirti troppo …
-    La verità, detta subito, fa meglio di quella detta tardi. Io credevo che tu mi amassi davvero. Quelle che mi avevi detto l’altra volta erano solo parole vane, inutili, non è vero?
-    Josh, scusa …
-    Un corno- disse lui, andandosene.
Sospirai. Forse aveva ragione. Avrei fatto meglio a dirglielo prima.
-    Brutta giornata, eh? Faresti meglio a prepararti. Anche se manca ancora qualche ora è meglio trovarsi pronti, non trovi?- chiese qualcuno con una voce estremamente profonda.
Mi voltai. Lotharius.
-    Hai lasciato il mio protetto?- chiese.
-    Nessuno ti ha autorizzato a sentire una discussione privata- dissi, indignata. Stavamo già partendo col piede sbagliato.
-    Oh, scusa. Ma sai, siamo in un corridoio. Chiunque avrebbe potuto sentire. E poi volevo dirti una cosa, ma quando ti ho visto parlare con lui ho pensato non fosse il momento giusto di interromperti e così vi ho lasciato continuare. La prossima volta mi metterò dei tappi agli orecchi-
-    Faresti meglio. Cosa vuoi?- chiesi, scontrosa.
-    Le armi. Devi prendere le armi e allenarti un po’- disse lui, prima di voltare le spalle e andarsene.
Scesi nell’armeria.
C’era Will.
-    Mi aspettavi?- chiesi.
Si voltò.
-    Sì.
-    Ho lasciato Josh.
Vidi gli occhi di Will illuminarsi. Si avvicinò, mi prese la testa fra le mani e mi baciò appassionatamente in bocca. Il mio cuore cominciò a battere all’impazzata, cominciai a immaginarlo mentre faceva l’amore con lui. Anche lui parve farlo, perché mi sfilò la maglietta, e cominciò a baciarmi sul collo, sulle spalle … mentre io respiravo forte a causa del godimento.
Ci adagiammo per terra. Will mi tolse il reggiseno e si slacciò la cintura.



Eravamo sdraiati l’uno accanto all’altra, mano per la mano.
-    Forse però è l’ora che ti dia l’occorrente- mi disse Will.
Si vestì e anche io, alzandomi, lo feci.
Will camminò elegantemente fino alla teca dove teneva le pistole.
Me ne porse una.
-    È una Pfeifer Zeliska .600 Nitro Express. La pistola più potente.. usala con precauzione. È un po’ pericolosa. I proiettili che ti ho dato sono alcuni normali e alcuni d’argento nel caso ci siano vampiri traditori. Ma ti dico ciò che ho detto a Lotharius. Cercate di non sparare stanotte, se non è strettamente necessario, eh?
-    Va bene, Will. Sono più felice così.
Si avviò verso la teca delle spade.
Me ne diede una con un impugnatura nera.
-    Tua. Usala bene.
-    A proposito di Lotharius. Mi sta già antipatico. Ha scoltato la mia discussione con Josh, di nascosto. Era privata.- dissi amareggiata.
Will scoppiò a ridere.
-    Sì lo so. è un po’ … ehm … curioso, diciamo, a volte. Ma è simpatico, te lo assicuro. Cerca solo degli scoop da raccontare a Liz- spiegò Will.
-    Bello scoop- commentai.
-    Ah, e Katherine, sii prudente. Fa’ attenzione e non farti del male, ok?- mi disse Will.
Annuii. Non ci tenevo davvero a farmi del male.



Alle otto in punto mi trovai davanti al portone con Lotharius.
-    Che pistola hai?- mi chiese.
-    Una Pfeifer Zeliska .600 Nitro Express- risposi.
-    La migliore a te, accidenti. Ed è la tua prima missione … io ho portato la mia. La .454 casull.-
-    Interessante- dissi. In verità non m’importava niente.
-    Pronta?- mi chiese Lotharius. Annuii.
Cominciammo a correre e ci trovammo nel punto indicatoci da Will.
-    Dobbiamo nasconderci- dissi.
-    Ovviamente- rispose Lotharius e mi portò dietro una casa abbandonata, vicino al monumento.
Sfondò la porta, ma senza fare troppo rumore. La rimise poi nei gangheri, e salimmo al primo piano. C’era una finestra spaccata probabilmente da una pallonata. Da lì si poteva sentire tutto. Ci accucciammo tanto da vedere senza essere visti.
Lotharius era accanto a me, uno accanto all’altra. Avevo un po’ paura, ma con qualcuno accanto questa si placava un poco.
Arrivarono quattro persone.  E questo è ciò che vedemmo e sentimmo:



Due persone arrivarono davanti al monumento. Poco dopo ne giunsero altre due. Si salutarono.
-    Sappiamo perché siamo qui- disse un uomo biondo platino.
-     si Mike- rispose un altro.
-    Si tratta della ragazza. Di quella che quel bastardo ha morso. –
Mi si strinse il cuore pensando a quella parola riferita,. Come avevo capito, a Will. Sentii Lotharius fare un verso strano di disapprovazione.
-    Mike, sappiamo tutti della sua storia
-    Sì, Jordan. Lo sappiamo tutti. Ma perché l’ha morsa?
-    Non saprei- s’intromise un altro – ma qualcosa sotto c’è di sicuro. Ci scommetterei la testa-
-    Allora preparati a vedertela scoppiare- sussurò irritato Lotharius, accanto a me.
-    Certo che c’è qualcosa sotto, caro. Ci hanno ordinato di trovarla. E di prenderla. La cura, dobbiamo provarla su di lei.
Ora cominciò a parlare anche il quarto uomo.
-    Dobbiamo iniziare subito le ricerche. Non possiamo perdere tempo in chiacchiere. Ricordatevi che lei è la chiave-
-    Hai ragione, Sean- constatò Mike.


-    La chiave?- esclamai.
-    Interessante. Mi sono sempre piaciuti i gialli e i thriller- disse Lotharius.
-    Ma questo non è un thriller- constatai io – è una cosa reale-
-    Lo so. dobbiamo riferire tutto al Capo. Ma non sai quanto vorrei mangiarli tutti quei figli di puttana- disse Lotharius.
Sospirai. E ebbi una strana sensazione. Il respiro si fece più veloce, i denti si allungarono da soli, visto che potevano anche ritrarsi e sentii come se avessi bisogno di qualcosa di veramente importante.
-    Hai fame, eh? L’odore di quelli di fanno venire il desiderio di succhiargli tutto il sangue. Bastardi- disse Lotharius.
Era fame. Data dalla rabbia contro di loro.
Volevano prendermi. Dimenticando di non dover essere notata, a causa della rabbia, mi alzai. Volevo vederli in faccia, quelli. Vedere chi mi voleva prendere. Ma feci rumore, e un pezzo di marmo del davanzale cadde per terra con un tonfo. I quattro si voltarono e videro la mia faccia davanti alla finestra del primo piano.
-    Oh, cazzo- imprecò Lotharius – nessuno ti aveva detto di stare attenta?- disse.
Non replicai, ma impugnai la mia pistola. Era fredda, perciò gelò la mia mano. Lotharius impugnò la sua nella mano destra.
-    Mini lezione di pistola: sii veloce e precisa- disse Lotharius prima di scendere giù velocemente. Lo seguii.
Sibili di pistola squarciarono il silenzio. Mi riparai dietro Lotharius. Era davanti alla finestra del pianterreno. Cominciò a sparare, ferendo Mike. Poi si accucciò. Lo imitai.  Sgattaiolai in ginocchio verso la porta d’uscita. La aprii un poco, e sbirciai. Non c’era nessuno. Mi adagiai accanto al muro, vicino all’angolo. Sbirciai attraverso di questo. C’era uno di loro in piedi, stava andando verso il lato opposto della casa. Alzai il braccio e sparai. Il proiettile percorse velocemente la linea d’aria che ci separava, conficcandosi nella spalla dell’uomo. Egli si voltò, e mi sparò. Feci in tempo a rifugiarmi dietro il muro.
Sentii dei passi. Si stava avvicinando. Mi riaffacciai e sparai velocemente, ma un suo proiettile mi colpì nella spalla. Lo tolsi e la ferita si rimarginò istantaneamente. Guardai. L’uomo era in terra, ancora cosciente. Corsi verso di lui, scansando i proiettili che fuoriuscivano dalla sua pistola. Gli schiacciai la faccia con un piede e gli tolsi la pistola. Dovevo sparargli, lo sapevo. Poteva riferire di avermi vista, e uccidermi con un asso nella manica, o uccidermi in futuro. Chiusi gli occhi e gli puntai la pistola nella tempia. Sospirai. Non ce l’avrei mai fatta, no. Era troppo. Gli diedi un calcio in testa, facendolo svenire e ritornai da Lotharius che, nel frattempo, aveva ucciso Mike.
-    Se la piantava forse era ancora vivo. Che peccato- commentai.
-    Lotharius, dobbiamo andare-
-    Lo so. ma dobbiamo vedere dove sono gli altri. Ne abbiamo fatti fuori due …
-    E dove sono?
-    Tu nasconditi dietro l’albero qui accanto, io andrò dietro quello al lato opposto. Se vedi qualcuno spara e non indugiare- ordinò Lotharius.
Ubbidii. Mi nascosi dietro l’albero. Era un grande abete. Sentii un rumore di vetri infranti. Qualcuno era entrato nella casa. Guardai Lotharius, dalla parte opposta alla mia.
Non parve vedermi. Il rumore dei passi s’intensificò. Mirai all’entrata della porta, in tensione. Qualcuno uscì, tenendo la pistola con due mani. Mi nascosi dall’altra parte dell’albero.  Egli si voltò verso Lotharius che, però, era sparito, come constatai. Ne approfittai. Uscii allo scoperto e sparai. L’uomo cadde in terra, senza forze. Rimasi al mio posto, in attesa di Lotharius che arrivò cinque secondi dopo.
-    Ce ne hai messo di tempo- disse.
-    Quanto ce n’è voluto- risposi. – e poi tu non hai nemmeno fatto la tua parte. Non ti ho mai sentito sparare- continuai.
-    Il silenziatore- spiegò.
Il silenziatore, non ci avevo proprio pensato.
Ci avviammo verso il grattacielo. Eravamo andati a piedi, nonostante il posto non fosse poi così vicino, così avemmo più tempo per parlare.
-    Ti piace davvero Liz?- chiesi.
-    Liz? Beh, onestamente … non mi vergogno a dirlo. Con quei capelli lei sembra il sole nel bel mezzo del cielo azzurro.
-    Ti sei innamorato solo del suo aspetto fisico?
-    Certo che no! Non sarebbe amore. Lei è bella. Ma è anche dolce, simpatica, estroversa, un poco egocentrica e ha anche una grande voglia di vivere. Senza di lei non sarei niente, senza di lei sarei ancora quella mezza mela, senza di lei sarei una macchina senza di ruote, senza di lei sarei un cielo senza stelle- disse Lotharius, sorridendo.
-    Guarda- mi disse ad un tratto, indicandomi una stella, quella che brillava più di tutte. – quella l’ho denominata Liz. E quella lì accanto si chiama Lotharius. Come me. Sono lì tutte le notti, non si separano mai. Come io e Liz. Non ci separeremo mai. So che in fondo, anche io le piaccio.- spiegò.
Lo guardai. Amava Liz, veramente. Avrebbe fatto di tutto per lei. Scommetto che si sarebbe pure fatto sottoporre alla cura per divenire umano, se lei glielo avesse chiesto.
Ma volli cambiare discorso.
-    Chi dirà tutto a Will?
-    Noi due. E gli dirò del tuo fallo
-    Lotharius, non credevo  di far rumore! esclamai.
Un rumore però ci sorprese. L’uomo che avevo ferito ci aveva seguito.
-    Sei stato abbastanza silenzioso- disse Lotharius – ma ti avevo notato. Perciò ho rallentato il passo, ora- spiegò. In effetti lo aveva veramente rallentato. Ora eravamo in un posto isolato.
-    Lo vuoi te?- mi chiese Lotharius. Sentii un formicolio in gola. La fame. Ma non volevo assecondarla.
-    No- risposi – ma … - non feci in tempo a ribattere.
L’uomo non fece in tempo a difendersi che Lotharius gli fu addosso. Vidi i suoi denti allungarsi e i suoi occhi socchiudersi. E affondò nella tenera carne dell’uomo quei due denti affilati come coltelli. Vidi un rivolo di sangue colare sul collo dell’uomo e un altro macchiare i denti perfettamente bianchi di Lotharius. Dopo una decina di minuti questi ritrasse i denti e fece cadere a terra l’uomo, esanime ed esangue.
Si pulì la bocca con un fazzoletto.
-    Andiamo- disse.
Pareva soddisfatto. Era più felice e arzillo di prima.
-    Fare una bevuta fa bene- disse.
-    Ma come si fa a placare la fame?- chiesi.
-    O non le dai ascolto, e questo costerà moltissima fatica, o bevi qualcosa. Ma non funziona per sempre. Alla fine la fame vincerà-
-    Ma si deve bere qualcosa di alcolico per forza?
-    No, non per forza. Ma io mi prendo un bicchierino di rhum una volta alla settimana.
-    Ah, interessante- mentii.
Facemmo il resto del viaggio in silenzio.
Arrivammo a tarda notte nel grattacielo. Ci recammo immediatamente nell’alloggio di Will.
-    Com’è andata?- ci chiese.
-    La signorina ci ha fatto scoprire. Ma per il resto, bene. Si trattava di Jordan, Mike, Sean e Clark-
-    Ah, quelli ..- commentò Will.
-    Vogliono Katherine per somministrarle una, così la definiscono, cura per farla diventare umana. Pare che la voglia il loro capo, e hanno accennato al fatto che lei è la chiave- spiegò in breve Lotharius.
-    Bene. Che intendono per chiave? Chi li comanda?
-    Non me l’hanno voluto dire. Sean ha accennato due volte alla chiave della loro definitiva vittoria contro di noi. Ma non so cosa intendesse.
Will si versò un bicchierino di liquore e lo bevve lentamente.
-    Fintanto che è una vampira non abbiamo da temere- disse.
   
 
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