Film > Pirati dei caraibi
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Autore: LordBeckett    10/09/2011    16 recensioni
Questioni d’affari? No, affatto. La mia vita è rimasta nel mistero troppo a lungo. Questa è una questione di principio. Dovete sapere che cosa si nasconde nel mio passato; quali eventi mi hanno spinto a dichiarare guerra alla pirateria; come io e Jack Sparrow ci siamo conosciuti, il suo ammutinamento, la sua presunta morte… È giunto il momento che sappiate ogni cosa, ma voglio essere io a raccontarvi la vera versione dei fatti.
Spero che comprenderete la mia posizione, e vi ringrazio.
Lord Cutler Beckett, Presidente della EITC
***nel caso qualcuno fosse interessato, sappiate che ciò che state per leggere (a differenza di tutte le palle che racconta Jack -quando inizia con una tartaruga marina non credetegli in partenza!! è un consiglio-) è stato confermato dalla Disney, e in particolare in un libro uscito da poco. Se volete informazioni a riguardo chiedete pure (farò il possibile)***
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Jack Sparrow, Lord Cutler Beckett
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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PRIMA DI LEGGERE: il capitolo più triste, lungo e segreto della mia vita è interamente ambientato nel la contea di Somerset, e più precisamente dei pressi di Taunton. Rispetto ai prologhi dovete fare un salto indietro di oltre 15 anni. Per potermi capire fino in fondo, infatti, ritengo necessaria da parte vostra una conoscenza dei principali eventi che mi hanno reso l’uomo che sono. Vi avverto: non è un’infanzia felice… diciamo pure che non c’è niente da ridere in questo capitolo (contrariamente ai primi due e ai prossimi). Ma alla fine le cose volgeranno per il meglio, o quanto meno ci sarà una svolta!
Buona Lettura
**come al solito: fatti e persone sono reali, e questa è una trasposizione narrativa di ciò che la Disney ha detto sul mio conto**

Cutler appoggiò la penna e allontanò da sé i pesanti libri che stava ormai traducendo da ore.

Il silenzio di quel pomeriggio estivo era rotto unicamente dell’autoritaria voce di suo padre. Erano settimane che non faceva altro oltre annullare partenze verso le colonie americane. Il signor Beckett era preoccupato per la sua merce: i pirati erano sempre più numerosi e rendevano le coste caraibiche praticamente impossibili da raggiungere sani e salvi.

Per la prima volta in quasi dodici anni, però, a Cutler non importava nulla di ciò che si sarebbero detti “i grandi”. I suoi pensieri erano tutti rivolti agli avvenimenti di quella mattina.

Si guardò intorno per assicurarsi di essere solo, quindi aprì il volume che gli aveva appena donato il precettore. “My life Amonge The Pyrates” di Capitan J. Ward.
Leggendolo con attenzione avrebbe imparato tutti i segreti dei sette Mari, e sarebbe stato pronto ad affrontare ogni avversità una volta diventato membro della Beckett Trading Company, società fondata da suo nonno quasi cinquant’anni prima. Così gli aveva detto il maestro.

< E sarò il miglior capitano della storia > aggiunse Cutler abbassando i grandi occhi azzurri sulle pagine.

Era un mondo sconosciuto, magico, quasi immateriale per lui, che raramente era uscito dalla Villa di famiglia. Un mondo che lui da solo, un giorno, sarebbe riuscito a conoscere e possedere… cominciò a leggere, sempre più avidamente.
Barbanera, stava girando per tre volte intorno alla nave sulla quale gli era appena stata tagliata la testa, quando Cutler sentì un paio di mani appoggiarsi sulle sue spalle.

< Posso vedere cos’è? >
La frase suonò più come un ordine che come una richiesta, e il ragazzino si vide costretto a obbedire.
Il signor Beckett fece scorrere le pagine con noncuranza, poi infilò il libro in una delle tasche interne della giacca < Non voglio che ti riempia la testa di stupidaggini! Tutti noi sappiamo stare al nostro posto, abbiamo un lavoro, e svolgiamo quello per cui siamo portati. Figliolo, non sei adatto alla vita sul mare. Ti aspetta un futuro diverso dal mio e quello dei tuoi fratelli… > si fece pensieroso. Non lo voleva all’interno della Beckett Trading Company.
Poi ebbe un’idea e sorrise: < Saresti un perfetto uomo di Dio. Il tuo precettore mi ha detto che sai parlare molto bene e scrivi in modo impeccabile. L’ideale per un buon predicatore! E a parte questo, beh… è una vita tranquilla. Solo un insieme di feste in giardino, balli, eventi sociali e thè pomeridiani > si avvicinò ulteriormente al figlio assumendo un’aria complice < Ci sono sempre ragazze di buona famiglia che cadrebbero ai piedi del loro vicario, lo sai? Si potrebbe anche avere l’imbarazzo della scelta! >

Cutler fece per ribattere ma suo padre continuò a parlare fingendo di non essersene accorto.

< Quindi, perché mai perdere tempo leggendo di pirati e mostri che nemmeno esistono? Anzi, voglio che tu impari in più in fretta possibile i 4 Vangeli a memoria. Avviserò il tuo insegnante di questa splendida idea >

Aprì la bocca, deciso a rispondergli anche a costo d’interromperlo.

< Scommetto che non mi deluderai. Ti voglio bene, figlio mio > concluse l’uomo in fretta.

Sentendo quelle parole, Cutler decise di restare zitto, almeno per un po’. Si limitò ad annuire.
< Non vi deluderò, padre > bisbigliò quando ormai era solo nella stanza.

Se fosse riuscito in ciò che gli aveva appena chiesto avrebbe finalmente attirato l’attenzione della famiglia. Ne era certo. Avrebbe dimostrato di non essere esclusivamente bravo nello studio, e tutti si sarebbero ricreduti sul suo conto. Dopo tanti anni era arrivata la sua occasione. Non l’avrebbe persa…

******
Estate, 1719

Jonathan Beckett chiuse la Bibbia e la diede al figlio: < Bravo! Sei sorprendente, non hai sbagliato una sola parola, come sempre del resto >

Cutler accennò un sorriso decisamente innaturale. Per anni aveva studiato quei libri, e per anni era stato l’unico argomento di dialogo con suo padre. E non era cambiato nulla.

L’uomo si stiracchiò alzandosi dalla poltrona della biblioteca < Adesso sono sei le lingue che parli correntemente, giusto? > s’informò svogliatamente.

< Esatto. Senza contare greco e latino >

< Due cose molto utili per quando prenderai i voti > gli batté una pacca sulla spalla e controllò il suo prezioso orologio da taschino < Uhm.. le 5: ora del thè. Oggi devo fare un annuncio importante > disse più tea sé e sè che al figlio. Poi uscì dalla stanza e scese al piano di sotto.

Cutler lo seguì pensieroso. La sola idea che presto sarebbe finito in qualche Chiesa gli dava la nausea. Non credeva più in nulla che non fosse lui stesso da parecchio tempo, eppure tutti i suoi tentativi di farlo capire sembravano vani. Un po’ come quelli per essere notato. Solo sua sorella Jane lo degnava di qualche rara attenzione; e Cutler aveva l’impressione che lo facesse più per pietà che per autentico affetto. In quella casa non avrebbe mai trovato ciò che cercava.
Immerso in questi pensieri, raggiunse la spaziosa veranda e si sedette al solito posto.

Non appena ci furono tutti, il Signor Beckett suonò una campanella e immediatamente alcune cameriere entrarono con biscotti e una brocca colma di thè.

Jonathan, nell’abituale posizione a capo tavola, spostò la sedia dal lato del primogenito, da sempre il suo figlio preferito nonché omonimo.
Oltre all’affetto paterno, Cutler gli invidiava l’abilità con la spada, cosa che, malgrado i molteplici allenamenti, non aveva mai avuto. Per non parlare di quei 20 cm d’altezza in più. Essere il più basso della famiglia era una cosa che da sempre sopportava a fatica. Ma erano tutte cose poco importanti. Sbuffò, e fece cenno ad una cameriera di versargli il thè.

< Cari ragazzi, è arrivato il momento di comunicarvi una cosa > cominciò l’uomo più anziano sistemandosi in fretta la parrucca bianca < Ho deciso di ritirarmi, entro tre anni, dalla Beckett Trading Company > lanciò rapide occhiate ai famigliari < Suvvia, non fate quelle facce! Dopotutto mi merito anch’io un po’ di riposo. La Compagnia passerà a voi, i miei figli > il suo sguardo di ghiaccio era fisso su Jonathan Jr. e Bartholomew < Dovrete cavarvela da soli. Non sarà semplice >
Srotolò una dettagliata mappa e indicò le aree che interessavano i traffici della Compagnia < Ovviamente sarà necessario che uno di voi tratti con le colonie americane mentre l’altro rimanga legato ai traffici europei. Se sarà il caso ridurremo la nostra rete di commercio rinunciando ai porti del Mediterraneo >

Sentendo quelle parole, Cutler appoggiò la tazza colma di thè fumante e senza accorgersene cominciò a versarci dentro un numero esorbitante di zollette di zucchero.

Jane vide la scena e, alzando gli occhi al cielo, fermò la mano del fratello.
< Ti sfido a berlo, adesso! Impara a controllare i tuoi nervi > bisbigliò così sottovoce che nessuno riuscì a sentirla: < Si può sapere che cosa ti prende? > aggiunse in tono un po’ più forte.

Cutler non rispose, ma lasciò cadere sul tavolo il cucchiaino.
Il rumore fece calare il silenzio nella tavola, e tutti gli occhi furono puntati su di lui.
< Qualche problema? > domandò suo padre infastidito dall’interruzione.

Era il momento. Era l’ultimo momento per dire la verità < Ehm… mi chiedevo… > sospirò Cutler continuando a spostare lo sguardo dal Signor Beckett al tavolo e viceversa  < Mi chiedevo se il giorno in cui voi lascerete la Compagnia potrò affiancare i miei fratelli occupandomi del Mar Mediterraneo. Credo di essere… all’altezza >

Jane sgranò gli occhi, mentre Jonathan e Bartholomew si scambiarono battute di scherno.

< Non sei all’altezza di niente, in ogni senso tu voglia intendere la frase > sghignazzò il fratello maggiore.

L’uomo più anziano, invece, rimase serio per alcuni istanti. Poi anche lui emise una risata soffocata e scosse la testa < Dopo tutto questo tempo? Ancora il mare? Pensavo ci avessi rinunciato! Ma quando capirai di non poter diventare un uomo d’affari. E poi, proprio di traffici marittimi! Andiamo, non sai neanche nuo… >

< Vi sbagliate! Ho imparato due anni fa, esattamente come so maneggiare una spada e comandare una nave > Cutler alzò la testa e sostenne quello sguardo. Il suo tono di voce rimase pacato, ma l’odio che provava era palese.  Si alzò in piedi, deciso ad andare via, il più lontano possibile da lì.

Adesso era il Signor Beckett quello a cui mancavano le parole < Come… osi!? > riuscì a bisbigliare.

Il ragazzo non prestò ascolto a nessuno e uscì dalla stanza, seguito dalla sorella.
< Fermati! Ti prego… >
Cutler continuò a salire le scale senza voltarsi.
< Che cosa hai in mente?! Non fare stupidaggini! > lo ammonì Jane afferrandolo per la camicia.

< Gli affari sono affari, giusto? Beh, è venuto il momento che anch’io mi occupi dei miei. E se non posso farlo in questo… posto, troverò un altro luogo da chiamare “casa”, e altre persone da chiamare “famiglia”! >

   
 
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