Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: ElenaNJ    10/09/2011    3 recensioni
[crossover con Cosmowarrior Zero]
Siamo nel 2984 e la rinata Federazione Terrestre è sotto shock: Tadashi Daiba, il suo amatissimo Primo Ministro, è stato assassinato da un individuo identificato come... Harlock!
Warius Zero, di ritorno da una lunga missione ai confini del cosmo, è contattato in gran segreto da Yuki Kei e, messo al corrente degli inquietanti fatti che fanno da contorno e precedono il delitto (tra cui il sospetto di una cospirazione ai livelli alti del Governo e la sparizione di gran parte dell'equipaggio dell'Arcadia), decide di portare a termine la missione che gli era stata affidata quattordici anni prima: catturare Harlock.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Yuki si svegliò di colpo.
Qualcosa non andava.
Troppo silenzio.
Dal giardino della casa non proveniva alcun suono, nonostante da ormai tre giorni e quattro notti un folto gruppo di agenti del Governo lo presidiasse con l'incarico di vigilare sulla sua sicurezza.
Erano un problema, più che altro: da quando erano arrivati doveva essere cauta nei suoi spostamenti e prestare costante attenzione ai loro perché non scoprissero Tadashi, senza contare che sia nel combattimento che con la pistola era più abile della maggior parte di essi.
Non aveva però avuto il coraggio d'opporsi alla loro presenza: una mossa simile avrebbe potuto insospettire i suoi sconosciuti nemici; per loro, lei era e doveva rimanere una donna sola, scossa da un terribile lutto e forse in pericolo, coi nervi a pezzi.
Un'ombra oscurò la luce della luna.
Chissà perché, Yuki ebbe la certezza che non si trattava d'una nuvola.
Regolarizzò il respiro e la sua mano corse sotto al cuscino sull'altra sponda del letto.
Le sue dita si chiusero sull'impugnatura della Cosmo Gun.
Scalciò le coperte e si gettò di lato. Tre lampi argentati squarciarono l'oscurità.
Il rumore di vetri rotti le parve assordante nel silenzio della notte e l'odore di tessuto bruciato le riempì le narici: il copriletto aveva preso fuoco.
Si riparò dietro il comodino e si sporse quel tanto che bastava per osservare il suo assalitore.
Attraverso il fumo, l'intruso era una sagoma nera in controluce sul davanzale della finestra.
Con un calcio ben assestato, frantumò quel che era rimasto del telaio ed entrò.
Yuki sparò, ma il colpo non andò a segno.
Si guardò intorno e sudò freddo. Non lo vedeva più. Non lo sentiva muoversi.
– Esci fuori!
Silenzio. Non aveva davvero sperato che il suo assalitore sparasse a vuoto rivelandole così la sua posizione, ma negli anni passati sull'Arcadia aveva imparato che bisognava tentare il tutto per tutto, sempre.
Un killer esperto... e prudente.
La porta era a pochi metri da lei. Scattò.
Una raffica di colpi la costrinse a gettarsi di nuovo a terra. Rotolò dietro la scrivania e la rovesciò.
I suoi libri, le foto e la lampada caddero.
L'intruso ne approfittò per muoversi a sua volta. Yuki ne ebbe una fugace visione nella penombra.
Indossava abiti scuri e dalla struttura fisica dedusse che doveva essere un uomo, non molto muscoloso ma piuttosto alto. Gli sparò di nuovo: quattro colpi in rapida successione.
Lui li evitò con una serie di veloci spostamenti laterali, si riparò dietro l'armadio e rispose al fuoco.
Yuki si slanciò di nuovo verso la porta, la testa bassa, le braccia a proteggere il capo dalle schegge che piovevano da ogni direzione.
La raggiunse. Uscì nel corridoio.
Per fortuna non aveva mai voluto installare serrature elettroniche alle porte... e per fortuna non aveva l'abitudine di chiudersi a chiave come Mayu.
Mayu!
Il suo cuore accelerò i battiti. Soffocò l'istinto di chiamarla per accertarsi che stesse bene e sperò che il killer fosse entrato solo nella sua stanza.
E che lei non sia in camera.
Che non senta nulla.
Che abbia il buonsenso di mettersi al sicuro.
Accantonò quei pensieri: doveva rimanere lucida.
Corse in direzione delle scale.
Un colpo la sfiorò e sentì un dolore lancinante al braccio: la manica della sua camicia da notte aveva preso fuoco.
Strinse i denti per non gridare e chiuse le dita ancora più forte sull'impugnatura della pistola: non doveva lasciarla cadere o sarebbe stata la fine.
In questo momento, è la mia speranza!
Saltò oltre la balaustra, atterrò nell'atrio e si rotolò a terra per assorbire la caduta e spegnere le fiamme. Il sensore di movimento scattò e le luci s'accesero.
Si rialzò ansimante, puntò la pistola verso le scale e indietreggiò.
Il pavimento era gelido sotto i suoi piedi nudi, le caviglie facevano male.
Devo attirarlo in giardino... lontano da Mayu, lontano da Tadashi!
La porta dell'ingresso non le era mai sembrata tanto lontana.
La raggiunse proprio mentre l'intruso toccava terra ai piedi delle scale.
Yuki sparò alla cieca per coprirsi e abbassò la maniglia, conscia che in quel momento era un bersaglio sin troppo facile.
La serratura scattò, altri due colpi andarono a vuoto. Uscì all'aperto.
Il sistema d'allarme non diede segni di vita... proprio come aveva temuto.
Nel giardino, tutto era buio e silenzio.
Continuò a indietreggiare, la canna della Cosmo Gun puntata sulla porta.
Avanti, esci!
Yuki era una buona tiratrice. Non appena l'intruso avesse messo il naso fuori, avrebbe mirato alla testa. Così da vicino, riparata dal buio e con la sagoma del suo avversario in controluce, non lo avrebbe certo mancato.
Ma l'uomo non uscì dalla porta.
Troppo tardi, Yuki s'accorse del cigolio: la finestra dello studio.
Premette il grilletto, ma l'uomo era già fuori. Lo mancò. Lui rispose al fuoco.
Yuki s'abbassò, saltò all'indietro.
Il suo tallone urtò contro qualcosa di solido, un ostacolo ingombrante e viscido.
Perse l'equilibrio, cadde e batté la schiena, così forte da rimanere senza fiato.
Tossì. L'uomo era già su di lei. Yuki lo guardò.
Era Harlock.
Yuki sparò. Una, due, tre, forse quattro volte. Nessuno dei suoi colpi andò a segno.
Solo l'ultimo recise una ciocca dei suoi lunghi capelli castani.
Stupida! Sono una stupida!
Gli occhi le si riempirono di lacrime e tremò. Non per lei.
Cosa ne sarà di Mayu e Tadashi, ora?
Harlock le afferrò il polso destro e lo torse.
Yuki gridò e lasciò cadere la pistola. Harlock la calciò lontano.
Yuki sbatté le palpebre e lo guardò di nuovo.
Una parte di lei, ancora, non voleva credere alla realtà che aveva di fronte e continuava a sperare che Tadashi si fosse sbagliato, che i dati del sistema di sicurezza del Palazzo del Governo fossero falsati, che chi aveva scritto i rapporti sull'esplosione di Elpìs avesse preso un granchio colossale.
Ma quell'uomo aveva il viso di Harlock, il suo sguardo, persino il suo odore... e aveva sparato per uccidere.
– Capitano... dimmi che non è vero!
– Yuki...
Anche la voce era quella di Harlock.
Le lasciò il polso, la afferrò per il bavero e le appoggiò la canna della Cosmo Dragoon sul petto.
Bruciava, ma a Yuki non importava.
Non voleva più vedere niente, non voleva più sentire niente... e non aveva più la forza di lottare.
Chiuse gli occhi.
Sentì uno sparo, ma nessun dolore.
Harlock la mollò di colpo e qualcosa di liquido e caldo le piovve nella scollatura.
– Sta' lontano da lei! Getta quell'arma o sparo!
Yuki aprì gli occhi.
Con orrore vide Mayu in piedi a pochi passi da loro, la Dragoon fumante in pugno.
Harlock balzò indietro, una mano sulla spalla insanguinata.
Non aveva lasciato andare la pistola.
Inopportuno e improvviso come una stilettata, la colse il ricordo di lui che le insegnava a sparare e, come se fosse allora, risentì quella frase: “La tua Cosmo Gun è come la speranza: tienila sempre stretta, non abbandonarla mai... qualunque cosa accada!”.
– Arrenditi, o giuro che t'ammazzo! – Mayu mosse un passo verso di loro.
Harlock sollevò il braccio destro e prese la mira. Senza esitazioni.
– Ma tu... – la voce di Mayu si ruppe – Tu sei...
– Mayu! Va' via!
Yuki si gettò addosso ad Harlock e riuscì a farlo cadere. Gli afferrò il braccio e gli morse il polso.
Di più, sempre di più, finché non sentì il sapore metallico del sangue sulla lingua.
Lui urlò, finalmente lasciò cadere la pistola... ma fu solo un momento.
La afferrò per i capelli con la mano sinistra e la scaraventò via come se fosse stata una bambola di stracci. Era troppo forte per lei, non poteva farcela.
L'allarme scattò. Tutta la casa e il giardino s'illuminarono a giorno.
Yuki aveva sempre odiato il rumore di quelle sirene, ma in quel momento le parvero una musica celestiale.
Harlock s'alzò e si guardò intorno. Yuki si slanciò in avanti, afferrò la Cosmo Dragoon ancora ai suoi piedi, s'allontanò con una capriola e lo puntò.
Lo sguardo dell'unico occhio di Harlock andò da lei a Mayu e quindi alla casa; strinse la spalla ferita, si voltò e sparì nel buio oltre il cancello.
Yuki lasciò cadere l'arma.
Ora che l'adrenalina non era più in circolo, aveva freddo, si sentiva spossata e dolorante.
Si guardò intorno e rabbrividì.
Il giardino era disseminato di corpi, almeno una dozzina. Anche quello che l'aveva fatta inciampare era un cadavere... o meglio, ciò che rimaneva di una delle guardie. Giaceva a faccia in giù, in una pozza di sangue che già cominciava a rapprendersi e puzzare e che macchiava anche l'orlo della sua camicia da notte.
Dominò la nausea e raggiunse Mayu, che era rimasta immobile con le braccia tese e la pistola in pugno.
Le posò una mano sulla spalla. Come se si fosse appena risvegliata da un incubo, lei la guardò con gli occhi spalancati, lasciò cadere la pistola e si rifugiò fra le sue braccia. Tremava come una foglia. Yuki le accarezzò la schiena e lei singhiozzò.
– Yuki! Mayu! Dove siete?
La voce preoccupata di Tadashi la scosse. Doveva essere stato lui a far scattare l'allarme.
– Tadashi!
Era pallido e sudato, appoggiato allo stipite della porta. Yuki prese per mano Mayu e corse da lui.
Avrebbe voluto buttarsi fra le sue braccia, piangere e gridare, ma si trattenne.
– Era lui?
Yuki annuì.
Tadashi guardò il sangue nella sua scollatura, le bruciature sul suo braccio destro e la sua camicia da notte lurida e stracciata. S'accigliò e contrasse i pugni.
Per un istante, Yuki credette che avrebbe sferrato un colpo alla porta, ma alla fine lui rilasciò le dita, passò un braccio attorno alle sue spalle e uno attorno a quelle di Mayu e le strinse a sé.
– Cosa facciamo, adesso? – Mayu tirò su col naso.
– Non possiamo più rimanere qui – Tadashi le guardò entrambe, cupo – Prendiamo le armi, andiamo subito dal Dottore e diciamogli di contattare Zero. Bisogna cambiare i piani.


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Disclaimer: fanfic basata sul mondo ed i personaggi di "Capitan Harlock" (Uchū kaizoku Kyaputen Hārokku" e "Cosmo Warrior Zero" (Kosumo Wōriā Zero), creati da e © Leiji Matsumoto.
Tutti i diritti per questi personaggi sono © Leiji Matsumoto, Toei Animation, Enoki Fims e probabilmente un mucchio di altra gente.
Il loro utilizzo in questa storia non implica appoggio, approvazione o permesso da parte loro.
Siccome questa storia è stata pensata e scritta da una fan per altri fan, prego di non plagiarla, di citarmi come autrice in caso di pubblicazione altrove e di non ridistribuirla a pagamento. Grazie!
   
 
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