Aprì gli occhi con fatica. Dov’era? Non riusciva a
distinguere nulla, era tutto una massa informe di blu e grigio ai suoi occhi. E
cos’era quel rumore? Onde che si infrangevano sugli scogli, senza dubbio. Ma cosa
ci faceva su uno scoglio?
Provò
a muovere un braccio, non ci riuscì, “fango” mormorò.
Era
disteso su un terreno fangoso. Una mano andò automaticamente a toccarsi i
capelli a quel pensiero.
“Ehi
tu!”
Chiamavano
lui? Chi era? Che cosa voleva da lui?
“Ehi, mi senti? Si può sapere che diavolo ti è
preso a stare fuori durante una tempesta?”
Era
una voce di donna, non più grande di lui.
“Allora?”
incalzò la donna arrivata. Lui la guardò senza parlare. Capiva quello che
diceva ma non era in grado di darle una risposta. Sbatté le palpebre. Lei
sbuffò e lo aiutò ad alzarsi.
“Puoi
camminare?” ancora silenzio. “fantastico” disse tra sé la ragazza.
Un’ora dopo l’uomo era all’interno di una
catapecchia di legno, aveva una coperta di lana puzzolente e sporca sulle
spalle e mangiava una zuppa calda. Appena finito reclinò la testa,
abbandonandosi ai suoi pensieri. “grazie…” sussurrò. La donna continuava ad osservarlo.
“Allora,
adesso mi spieghi cosa ci facevi là fuori?” lui aprì gli occhi di scatto, confuso.
“C’è stata una tempesta” continuò la ragazza.
“Quando?” chiese finalmente recuperando l’uso
delle corde vocali.
“Due
giorni fa. È finita stamattina.”
“E
tu che facevi fuori dopo una tempesta?” domandò sospettoso.
“Ero
uscita per cercare le barche, anche se non credevo che avrebbe portato a
qualcosa. Infine ho trovato te.”
“Abiti
qui?”
“…Non
proprio. Per adesso si”
“Spiegati”
ordinò l’uomo autoritario.
“Prima
tu. Non hai ancora risposto” ribattè.
“Questa è casa tua?”
“Si. Vivo qui, contento? E non ho tempo da
perdere con arroganti ingrati come te, né io né nessuno in questo paese!
Credimi, faresti meglio a tornare da dove sei venuto alla svelta! Nessuno ama
gli stranieri qui, per di più se danno ordini, fanno domande e non danno risposte!”
“..questo
paese? Ci sono altre persone?” la donna rimase in silenzio ostinato.
“Dimmi
almeno dove mi trovo! Così magari posso andarmene più velocemente” disse
sprezzante.
“Un paesino di una piccola isola in mezzo
all’Atlantico” rispose indifferente
“Azkaban?” farfugliò l’uomo all’improvviso
allarmato. La donna alzò un sopracciglio: “Questo paese ha molti nomi, ma di
certo non Azkaban” disse freddamente
“Non sai cos’è Azkaban?” chiese di nuovo
sbalordito “E…Hogwarts?”
“Prego?” rispose ancora più irritata.
“Sei
una babbana!” esclamò disgustato alla fine alzandosi.
“Mi
stai prendendo in giro? Di cosa parli?”
“Niente. Non puoi capire, voglio andarmene da
questo posto orribile”
“E tu cosa ne sai se posso capire o no?”
ribattè la ragazza sempre più innervosita dal comportamento di quello “e
comunque questa casa è abbandonata da anni, io vivo qui solo da una settimana,
scusi tanto mio signore se non è di suo gradimento!” e gli strappò la coperta
di mano gettandola in un angolo. Sotto lo sguardo dei due questa si piegò da
sola. L’uomo la osservò di stucco.
“Allora sei una strega!”
“Basta
domande. Ma se è con una strega che vuoi parlare, ti ci porto subito, a patto
che tu te ne vada di qui”
“Come
fai a sapere se è una vera strega? Chi è? Portami da lei, deciderò io se lo è o
meno!” così dicendo la afferrò per un braccio con violenza guardandola negli
occhi. Lei si liberò con facilità.
“Non
mi toccare. Ho detto che ti ci porto. Abita lontano da qui ed è molto
conosciuta, tutti sanno che è una strega. Alzati” poi più tranquilla aprì la
porta e mentre l’altro non guardava, lei prese una manciata di fango e lo
plasmò a formare una sfera, che lasciò sospesa a mezz’aria. Pian piano la sfera
si cristallizzò e si schiarì, diventando una vera e propria fonte di luce.
“servirà per camminare al buio, il sole non è ancora del tutto sorto e le nubi
sono molto spesse da queste parti.” Allora venne in mente all’uomo che sarebbe
bastata la sua bacchetta a fare luce, ma scoprì con rammarico di non averla con
sé.
Mentre
camminavano con la sfera di luce come guida, un uomo anziano si stagliava
all’orizzonte e veniva proprio verso di loro. La figura divenne più nitida:
aveva la barba grigia non molto curata, una benda sull’occhio destro, un
cappotto blu una gamba di legno, una pipa in bocca che lasciava cerchi di fumo.
Anche lui era guidato da una sfera luminosa, ma aveva un colore diverso da
quella della ragazza.
“Evelyn!
Hai recuperato le barche?” chiese subito con fare scorbutico
“Don,
come credi che avrei potuto recuperarle, tanto meno vederle con la bufera che
c’è stata? Te l’avevo detto che era inutile! È facile incaricare gli altri per
poi lasciargli la responsabilità!”
“Ti consiglio di cambiare atteggiamento,
ragazza. Ti abbiamo permesso di restare qui per adesso, ed è solo temporaneo e
lo sai. Ma se ti rifiuti ancora di fare il giuramento” fece una pausa e guardò
l'uomo accanto a lei “dovrai andartene! Insieme al tuo nuovo amico” concluse.
“Tranquillo
Don, è proprio quello che voglio fare!” Don si allontanò zoppicando e
maledicendola. “Donald è uno dei più anziani qui…”
“Devi fare un giuramento?” interruppe l’uomo.
“Si, per restare qui e diventare davvero un
abitante del paese, sapere tutti i suoi segreti… ma non intendo farlo.”
“Che
paese è?” chiese l'uomo.
Evelyn
rise: “Non è segnato su nessuna carta, è un posto isolato da tutto. Gli
abitanti lo chiamano in vari modi, gli piace sentirsi…speciali. ‘il paese’ o
‘rocca del faro’ o ‘la rocca’. Se giuri non ti potrai allontanare più di due miglia
per mare e per terra. Io sono solo in transito, perciò non farò nessun
giuramento e me ne andrò. Voglio andarmene.”
“E se infrangi il giuramento…?”
Evelyn
rise di nuovo. “Non si può.”
“Vuoi dire che muori?”
“No,
no. Non puoi andare più lontano di due miglia. Sei confinato dentro, non ti
resta che accettarlo. È come se cercassi di oltrepassare una barriera
invisibile ma insormontabile.”
“Come lo sai?”
Evelyn
esitò. Poi decise di rispondere allo straniero.
“…mio
padre cercò di scappare.”
“Tuo
padre vive qui?”
“Viveva.
È morto una settimana fa, per questo sono tornata.”
“Ma
allora tu hai passato la barriera!” esclamò, quasi accusandola.
“Avevo 14 anni quando io e mio padre tentammo
la fuga da qui… ma io non avevo ancora giurato, solo a 20 anni puoi farlo. Io
riuscii ad andarmene, lui invece… rimase qua.”
“E tua madre?” domandò ancora curioso.
“è la strega da cui stiamo andando”
L’uomo
rimase un po’ sorpreso a quelle parole, tuttavia la curiosità prevalse in lui. “Perchè
è una strega?”
“Ci
sono molte leggende in quest'isola. Alcune molto stupide, altre che alludono al
vero. Lei abita oltre quella montagna in una capanna umida e desolata” Evelyn
guardò l'uomo “Ma non vedo alcun motivo per dirtelo” tagliò corto.
Lui
la scrutò. “E di grazia, come faremo a raggiungere quella montagna? A piedi? ”
“Esatto.
Come vedi in questo paese, gli unici mezzi di trasporto utilizzati sono le
barche ”
I
due si guardarono per qualche secondo.
“Seguimi”
ordinò la ragazza.
Lui
esitò.
“E'
la strega che volevi, giusto?”
Lui
esitò ancora ma poi decise di seguire la
ragazza.