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Autore: Meme06    10/09/2011    2 recensioni
Cosa succederebbe se dopo aver trovato la quinta mew mew ne scoprissero una sesta? E se questa nasconde un'infanzia oscura perfino per gli alieni? La mia prima ffc, spero che vi piaccia.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Erano al caffè, sedute ormai da chissà quanto tempo a chiacchierare spensierate. Cinque ragazze che indossavano ognuna la divisa di un colore diverso parlavano felici, di moda, di libri, della battaglia che avevano appena combattuto, perfino di ragazzi. Solo una non si era unita al loro dialogo. Una ragazza con la divisa nera che si intonava alla perfezione con i suoi capelli. Con gli occhi rossi coperti da lenti a contatto verdi. Avevano lavorato fino ad ora e non le aveva ancora tolte. Se ne stava semplicemente in piedi, appoggiata al muro. Le mani giunte dietro la schiena. Le gambe incrociate. Se ne stava lì a guardare quelle ragazze che sorridevano, cosa che non faceva ormai da tempo lei. A volte credeva che non ricordasse nemmeno più come si facesse un sorriso buono, non cattivo o sadico come la maggior parte dei suoi.

Spesso aveva desiderato di essere come loro, come quelle ragazze normali. Posò lo sguardo su ognuna di loro. Prima Ichigo. Quella ragazza che aveva fatto i salti mortali per esserle amica e che non aveva ottenuto nient'altro che le sue battutine ironiche e molto spesso cattive. Era davvero una brava persona, riusciva sul serio a metterti di buon umore. Dopo tutto Zoe doveva ammetterlo questo. A volte era un po' sciocca, a volte sbadata, ma era un tipo fatto così. Ed ora eccola lì, aveva appena ucciso il suo ragazzo ed era riuscita a superare la cosa. La mora era convinta che ancora soffrisse dentro di se per questo, ma per non far sentire agli altri il peso della sua sofferenza preferiva mascherarlo con sorrisi fatti dalle sue labbra sottili e dai suoi occhi dolci color cioccolato, sorridenti e allegri.

Guardò poi Minto, nonostante si comportasse da snob era una ragazza sensibile, glielo si leggeva negli occhi. Zoe era una ragazza che riusciva a cogliere tutto di una persona, dal suo lato più buono a quello più malvagio. Questa cosa le era sempre piaciuta. Uno sguardo ed ecco fatta la diagnosi della persona. Un po' come l'ecografia che facevano all'ospedale. Anche lei riusciva a guardare dentro ad ogni individuo.

Spostò gli occhi su Retasu. Non c'era poi molto da capire di quella ragazza. Era timida, talmente tanto che si vergognava quasi a ridere. O almeno sembrava questo visto che stava a testa bassa con un sorrisetto ad incresparle le labbra, leggermente rossa sulle gote.

Guardò Purin. Anche su di lei c'era poco da dire. Era una bambina e diceva e faceva quello che le passava per la testa ogni minuto. Però sapeva anche essere molto adulta, poiché a parte il fatto che si occupasse dei fratellini quando era morto Taruto aveva espresso tutta la sua sofferenza e comunque era stata forte e non si era lasciata andare alla disperazione.

Zakuro era un muro. Un muro di ghiaccio quasi impenetrabile. Appunto quasi… forse lo era per il mondo esterno, ma per Zoe qualsiasi muro può essere abbattuto. Infatti aveva già scoperto che persona era. Nonostante apparisse fredda e distaccata sapeva comunque sempre come tirarti su il morale, comportandosi come una vera e propria amica. Inoltre era intuitiva quasi quanto lei. Ogni volta che capiva qualcosa faceva un sorrisetto e lasciava le cose in sospeso, non era un tipo invadente, a lei bastava solo intuirlo.

- Hey Zoe! - la richiamò una voce. Era stata Ichigo, la quale ora la guardava sorridendo. - Perché non vieni a parlare con noi?

Quanto avrebbe voluto che qualcuno glielo chiedesse. Nessuno l'aveva mai fatto, eppure aveva atteso questo momento da quando aveva dieci anni. Quasi quattro anni ormai erano passati dall'ultima volta che aveva desiderato ricevere attenzioni. E ora ecco chi la richiedeva. Ichigo, la ragazza a quanto pare non si era ancora arresa e voleva ancora diventare sua amica.

- Non mi va. - rispose Zoe. Ecco, ora poteva definirsi anche lei un'idiota. Eppure un si non le sarebbe costato niente. Ma di cosa avrebbe parlato con loro? Di quanto desiderava vendicarsi da anni e finalmente ora c'era riuscita? Forse poteva parlare di disegno, ma nessuna di loro avrebbe trovato l'interesse che trovava lei in una matita. Di moda di certo non era neanche da prende in considerazione. Era già tanto se lei guardava la taglia quando comprava le maglie, avendo un corpo molto magro le stava bene anche la taglia più piccola quindi non c'erano problemi per lei. L'unica cosa che guardava era il colore. Prendeva sempre tutti colori scuri, per lei era un modo per dire 'state alla larga', si sentiva quasi protetta sotto quegli abiti. Di libri poteva anche parlare ma dubitava che avessero gli stessi gusti in fatto di letteratura. Lei andava molto spesso a nozze con Stephen King, cosa che non è proprio da tutti. I ragazzi era proprio un argomento in cui non riusciva neanche a parlare. Con le poche relazioni umane che aveva mai avuto, figuriamoci se capitava che si innamorasse.

- Perché no? Non ti piace parlare? - le chiese Ichigo inclinando leggermente la testa verso destra.

- Già, non sono brava con le parole. - rispose.

- Come vuoi tu… - disse allora un'Ichigo rattristata riprendendo il dialogo interrotto con le amiche.

Zoe mise le braccia conserte e si avviò nei camerini. Si tolse la divisa, ripiegandola e mettendola in una scatola. Poi si rivestì e quando fu pronta uscì dal camerino andando a sbattere però contro il biondino.

- Zoe, scusami non ti avevo visto…

- Fa niente… - fece Zoe alzando le spalle. Poi gli porse la scatola. - Tieni questo è per te…

- Che cos'è?

- Aprilo quando me ne sarò andata, te ne accorgerai da solo. - gli rispose per poi donargli il più bel sorriso che Ryan avesse mai visto. Almeno sulla sua faccia. Non l'aveva mai vista sorridere così, qui c'era sotto qualcosa. La ragazza si diresse verso l'uscita del caffè. - Io vado ragazze.

- Oh, vai già via? - chiese Minto.

- Si, devo andare. Però prima volevo dirvi che non mi sono poi trovata tanto male con voi, è la prima volta che mi faccio delle amiche. - disse, per poi guardare ichigo e farle un sorrisetto. Certo, sentire la parola amiche sulla bocca di Zoe Tanaka era strano quanto sentire la parola uccidiamolo sulla bocca di Ichigo Momomiya.

Detto questo la ragazza uscì dal caffè. Chiamò un taxi e si fece portare nel luogo dove doveva andare.


- Chissà perché è andata via dicendo quelle cose? - chiese Purin incuriosita dal comportamento della corvina.

- Boh e chi può saperlo… - commentò Minto incrociando le braccia al petto.

- Forse io lo so il motivo. - fece la sua comparsa Ryan con in mano una lettera. - Mi ha ridato la divisa e ci ha lasciato una lettera.

- Che stai aspettando leggila! - esclamò Purin mentre le altre annuirono d'accordo.

- C'è scritto: Addio. - disse.

- Solo una parola… -.-' - fece Ichigo.

- Lo aveva detto che non le piaceva molto dialogare… - commentò Zakuro.

- Quindi ora dove sarà andata? - domandò ancora Purin.

- Sicuramente all'aeroporto. È il modo più veloce per lasciare il paese. - disse Ryan.

- E non dovremo andare a salutarla? - domandò Ichigo.

- No, non credo proprio, se ci ha salutati così vuol dire che voleva essere lasciata in pace. - disse Zakuro.

Le ragazze non sapevano se dovevano essere tristi. Zoe non era stata di certo una buon amica per loro, anzi non aveva fatto altro che evitarle. Tutto per raggiungere il suo obbiettivo, più importante di gran lunga dell'amicizia. Sicuramente lo ha fatto per vendicare sua madre, questo lo capivano. Ma non potevano comunque considerarla un'amica a tutti gli effetti. Si guardarono tra di loro e nessuna sembrava esprimere nulla. Solo Ryan sembrava triste. Ovviamente com'era abituato tenne dentro quello che provava. Per questo lasciò la stanza senza dire una parola e si diresse nella sua stanza.


Poco lontano da lì, all'aeroporto una ragazza dai capelli corvini fissava senza entusiasmo il biglietto che teneva in mano. Troppi brutti ricordi erano legati al Giappone, per questo aveva deciso di andare in America. Almeno lì si sarebbe rifatta una vita. Avrebbe potuto ricominciare tutto da capo. Non che l'idea la entusiasmasse più di tanto, dopo tutto in un certo senso si era affezionata alle Mew Mew e a Ryan quel ragazzo biondo che le aveva iniettato i geni del pipistrello.

Però doveva cambiare aria. Certo avrebbe perso quelle persone. non aveva neanche salutato Kyle. Era proprio un'ingrata. Però, sembrava come un destino. Lei ci provava ad essere felice, solo che se ci riusciva era come se avesse paura di essere felice. E allora lei scappava. La felicità dopo tutto la devi tenere ben stretta, una cosa dura da tenere e possedere. Lei per non avere questo impegno come le arrivava in mano la lasciava scivolare via. Basta prendere per esempio l'episodio al cimitero. Poteva abbandonarsi al bacio di quel ragazzo, invece aveva preferito allontanarlo, sempre per paura di provare un sentimento che non sarebbe riuscita a reprimere. Oggi al caffè avrebbe potuto fare amicizia, ma anche quello ha rifiutato. Avrebbe potuto chiedere a Ryan di accompagnarla all'aeroporto, no, aveva preferito lasciar perdere e andarci da sola, addirittura lasciarli lì senza dire la sua meta.

Era davvero una vigliacca. Lei aveva sempre creduto che le persone vigliacche sono quel che non hanno fegato per compiere certe azioni del tipo aiutare la gente o ucciderla. Invece lì l'unica vigliacca era lei. Tutti sono buoni a scappare, tutti sono buoni a dire addio e a tentare di ricominciare tutto da capo. È dire 'resto qui', la vera difficoltà, è dire 'lo affronto' lo sforzo più grande. Scappare, correre, fuggire via da tutto e da tutti è solo un modo per evitare il problema, per tentare di non farlo mai arrivare a te. E questo lei continuava a fare, continuava a fuggire. A volte pensava ' questa è l'ultima volta, la prossima volta sarà diverso'. Ma non ce l'aveva mai fatta a cambiare se stessa come avrebbe voluto. L'unica cosa che era riuscita a portare a termine era stato un assassinio. Eco cosa sapeva fare lei.

Scosse la testa per scacciare via quei pensieri. Il suo aereo era arrivato e lei doveva andare. Si voltò un ultima volta a guardare Tokyo attraverso i vetri dell'edificio, pensando: un giorno tornerò qui… Chissà se almeno questa promessa l'avrebbe mantenuta.



Fine!!! Beh che dire, a mio parere credo che questo sia il capitolo più profondo di tutta la storia che abbia mai scritto. E se posso anche il più bello. Spero che vi sia piaciuta la mia storia, anche se è uscita da una mente come la mia. Per ultima cosa da dire ringrazio chi mi ha seguita. Grazie davvero!

  
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