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Autore: IWontFade    10/09/2011    1 recensioni
Questo è il prologo di quella che è la mia prima vera fanfiction. Quando nello stesso istante una normale ragazza italiana scopre di non essere così normale e un incredibile uomo americano scopre che si, è davvero incredibile, qualcosa di strano può accadere e stravolgere due interi universi.
Io non conosco assolutamente i protagonisti e non so come si comporterebbero in situazione assurde e improababili come queste, ma far galoppare la fantasia è forse una delle qualità migliori che ho e mi piace vivere, morire, sanguinare per lei, nella mente, negli ochhi la posso vedere , è la fantasia.
Di questo parla la storia. Di pura fantasia.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La prima volta che incontrai Jared Leto fu una totale casualità.

Giravo per le strade di Milano, nel dicembre 2010. Ero felice, in una delle mie strane passeggiate fuori porta con puro scopo artistico. La mia migliore amica in quel periodo era una fuji finepix s, rigorosamente nera, con la memoria esterna che avrei voluto non finisse mai. In quel periodo la mia vita era musica, fotografia e filosofia. Adoravo perdermi nei miei pensieri esistenziali con le cuffie nelle orecchie o la chitarra in mano, e la mia stanza era letteralmente tappezzata delle mie fotografie. Mi ero laureata in scenografia da ormai 5 anni e vivevo grazie alle frequenti collaborazioni con teatri e alle rare quasi inesistenti chiamate che ricevevo dal mondo del cinema. Oltre a quello avevo già stampato due raccolte fotografiche e fatto tre calendari a degli artisti nazionali.

Ovviamente oltre a tutto questo avevo la mia musica. Suonavo la chitarra da più di 20 anni e qualche volta mi capitava di fare piccoli concerti in locali a tema o serate fuori città.
Insomma io andavo matta della mia vita, mi piaceva ogni cosa!

Dunque quel pomeriggio andavo in giro a Milano, scovando i vicoli più stretti intorno al duomo, trovando le persone più stravaganti da portare con me a casa dentro a quell’obiettivo. Il tempo non era soleggiato, anzi, c’era quella tipica luce giallognola che si trova solo prima di un temporale. Adoravo quella luce, mi sembrava trasportasse tutto in una specie di percezione parallela.

Una gatta sopra ad una macchina.

Un senzatetto con l’iPod.

Un piccione volante, sul cielo grigio ma luminoso.

Un turista con tanto di poncho rosso su pantaloni arancio.

Una di quelle artiste che conoscono solo la propria armonica e il proprio cane.

Un uomo coi capelli blu. Un uomo coi capelli blu?!?!

Quello doveva essere straniero, canadese, americano o giù di la. Avevo da sempre stimato gli uomini con le palle per andare in giro con i capelli colorati e quella sfumatura stile puffo mi faceva proprio impazzire. Anche se quell’uomo non sembrava avere niente a che vedere con i puffi. Era alto, fisico asciutto e, ci avrei scommesso, muscoloso al punto giusto, blackberry incollato nelle mani e occhi incollati nel blackberry. Girava solo, il che mi aveva fatto subito escludere il fatto che fosse una stella del cinema o qualcosa di simile.
Ma quando alzò lo sguardo verso di me (o verso il celebre e maestoso duomo che era dietro di me) mi accorsi che mi sbagliavo. Non potevo che riconoscere quel viso, quelle labbra sottili ma non troppo, la barba leggermente incolta, il nasino un po’ all’insù e gli occhi.
Gli occhi che tutti hanno desiderato, gli occhi davanti ai quali molti hanno sognato, molti non sono mai riusciti a non spalancare la bocca.
Enormi occhi azzurri, di un azzurro non molto diverso dai capelli, donavano a quell’individuo una familiarità quasi spaventosa. 

  
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