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Autore: IWontFade    12/09/2011    1 recensioni
Questo è il prologo di quella che è la mia prima vera fanfiction. Quando nello stesso istante una normale ragazza italiana scopre di non essere così normale e un incredibile uomo americano scopre che si, è davvero incredibile, qualcosa di strano può accadere e stravolgere due interi universi.
Io non conosco assolutamente i protagonisti e non so come si comporterebbero in situazione assurde e improababili come queste, ma far galoppare la fantasia è forse una delle qualità migliori che ho e mi piace vivere, morire, sanguinare per lei, nella mente, negli ochhi la posso vedere , è la fantasia.
Di questo parla la storia. Di pura fantasia.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi sembrò di rimanere un’infinità di secondi immersa in quegli occhi. Non sentivo più un rumore, non vedevo più nient’altro. Forse era quello che tutti chiamavano colpo di fulmine, forse stavo vivendo un’ esperienza ultracorporea. E, concedetemi questo, ero convinta che lui la stesse vivendo con me. Continuavo a pensare che il motivo per cui l’avevo riconosciuto era perché lui si era fatto riconoscere da me, con un’occhiata, una specie di radiografia a distanza. Per un’ ennesima coincidenza o per il destino nelle mie cuffiette era partita la versione acustica di The Story dei 30 Seconds To Mars.

Close your eyes.

Lo feci.  O almeno ne chiusi uno perché per puro istinto le mie mani avevano avvicinato la macchina fotografica all’occhio sinistro, che era ormai fin troppo abituato a lavorare da solo.
Click. Click.
Con una piccola zoomata mi accorsi del sorrisetto che scoprì appena dei denti perfetti, ma non della smisurata macchina fotografica che lentamente mi stava inquadrando.
A quel punto ne ero certa,. Avevo gli occhi di Jared Leto nel mio obiettivo, nel mio minuscolo e insignificante obiettivo!
Per l’ennesima volta sentii un click, il mio dito ormai andava da solo.  Tra una foto e l’altra c’era forse mezzo secondo di distacco, avevo registrato ogni singola mossa di ogni muscolo del cantante. 
Ad un certo punto un uomo mi urtò, facendomi cadere addosso ad un altro tizio. Mi scusai infinitamente un bel po’ di volte, con la coda dell’occhio sempre rivolta verso il mio soggetto.
Non si era mosso di un millimetro, almeno complessivamente, ma io non potevo vedere il suo dito che premeva, non potevo vedere la sua macchina che metteva a fuoco innumerevoli volte il mio viso, né il suo sorriso che soddisfatto si apriva sul volto.
Raccolsi le cuffie che mi erano uscite dalle orecchie e, tirandomi indietro i corti capelli, guardai verso il punto che fino a poco prima era occupato da Jared.
Fino a poco prima. Non potevo credere di averlo perso di vista. Mi sentii mortificata, avevo avuto la possibilità di passare un po’ di tempo con lui, o almeno guardandolo in carne ed ossa, ed ero riuscita a rovinare tutto.  Mi girai a destra e a sinistra, non poteva essere andato lontano in così poco tempo. L’ora di punta però si stava avvicinando e la folla nella piazzetta aumentava a vista d’occhio. Beh ma per me non era mica un ostacolo, cercavo un uomo con i capelli blu!
Mentre ancora mi guardavo intorno per trovarlo una voce mi sorprese.

-Non credo che tu possa tenere quelle foto, la mia faccia ha un certo valore…

Quella era l’ultima cosa che mi sarei aspettata. Mi girai, ero senza parole. Continuai a guardarlo, esaminavo ogni centimetro del suo viso, che tanto avevo ammirato da lontano o in foto. Non ebbi il coraggio di guardarlo negli occhi, non era una cosa che facevo facilmente, ancor più in quel caso che sapevo che mi avrebbe fatto almeno svenire. Ad un certo punto mi sventolò la sua mano davanti al naso.

-Ehilà? C’è nessuno?

Cercai di ricordarmi qualche parola in inglese, qualsiasi cosa, anche solo per aprire bocca. Buio, buio totale su qualsiasi nozione grammaticale o d’uso comune sulla mia lingua preferita. Mentre la mia mente macinava, il mio istinto mi aveva fatto trovare un po’ di coraggio per guardarlo negli occhi da vicino. Se non l’avessi fato come mi suggeriva il buon senso, me ne sarei pentita per sempre. Ora se stessi qui a descrivere le infinite sfumature, la profondità, la sincerità e la bellezza di quello che vidi e quello che provai, finirei almeno tra un anno.
Quando finalmente mi accorsi che era passato fin troppo tempo dalla sua ultima domanda, presi fiato e dissi qualcosa:

-Ciao.

Si può di certo immaginare la faccia di Jared quando sentì questa unica parola. Beh ma io sono fatta così, se sono emozionata o vorrei attirare l’attenzione di qualcuno divento muta, e se apro bocca non mi ferma più nessuno.
Però dopo quel ciao fu diverso, mi sentii quasi a mio agio con quegli incredibili occhi piantati nei miei. Forse anche perché era partita Kings & Queens, la mia preferita.

Desperate and broken.

Lui sorrise, per il mio essere così imbranata o sentendo la sua stessa voce a così alto volume nelle mie cuffie. Vietai al mio cervello di farsi i complessi e tenni a bada e emozioni, se questo è possibile.

-Devi scusarmi, sono un po’ distratta,non tutti i giorni mi capita una cosa così.

-Capisco non ti preoccupare, ne sono abituato…

Sorrise di nuovo e io davvero pensai che sarei svenuta. Non sapevo assolutamente cosa dire.
Abbassando lo sguardo vidi la sua macchina e indicandola dissi la cosa più stupida che si potesse immaginare.

-Bella! È Canon?

-Si si. Ma ormai è vecchia, vorrei prenderne un’altra ma a questa ci sono affezionato, ci ho fatto il giro del mondo!

We were the kings and queens of a promise.

Ridemmo un po’, giusto per rompere la tensione imbarazzante che di lì a poco si sarebbe creata.

-A proposito, stavo dicendo che anche se ti dispiacerà non potresti tenere quelle foto.

-Speravo proprio che te ne fossi dimenticato!

Presi in mano la mia fuji pronta e rassegnata cancellare le mie foto. Evidentemente il dispiacere mi si leggeva in faccia perché Jared mi fermò dicendomi:

-Forse un modo per tenerle c’è. Sai, io ho un concerto domani sera e tu potresti venire e dimostrarmi che non venderai quelle foto a nessun giornalista impazzito. Oppure se voi mi paghi un po’ di soldi ed è come se te le avessi vendute.

-Credimi mi piacerebbe proprio venire domani sera, ma è da ingenui pensare che ci siano ancora biglietti in giro.

Into your eyes.

-Lo so, lo so. È sold out da tre mesi… però non so se ti sei accorta che alla fine Jared Leto sono io e che il concerto è mio quindi, pensa un po’ che caso, ho dei biglietti in più, per gli ospiti invitati personalmente.

Il cuore mi batteva a mille. Non potevo crederci. Il mio cervello continuava a dire: non ti illudere, è solo un sogno, tra poco ti sveglierai e vedrai che non è realtà, ti deprimerai a vita come minimo. Non ti illudere e stai attenta, è di certo un sogno.

In defense of our dreams.

Jared frugava intanto nelle tasche della sua giacca di pelle nera e dopo poco tirò fuori un biglietto un po’ stropicciato, che, stirato con le mani, sembrò come nuovo.

-Ecco qui. Io te lo affido, fanne buon uso.

Mi girai e rigirai il biglietto fra le mani.

-Che diavolo di uso posso farci se non quello di usarlo per entrare al concerto? E comunque tu sei matto, questo è un golden ticket, le persone normali pagano questo foglietto più di 500 euro e tu lo regali a una persona che nemmeno conosci?

-Ehi, non dire così. Molti dicono che io ho la capacità particolare di avvertire l’arte, di percepirla. E prima, quando hai fatto tutte quelle foto, ti giuro che c’era qualcosa di frizzante, di elettrico e maledettamente magnetico nell’aria, c’era qualcosa che non avevo mai avvertito prima, come se quel momento fosse in qualche modo determinante, come se il fato mi stesse dicendo: Ehi, stai attento! Aguzza le orecchie. E poi non è vero che non ti conosco, anche solo guardare le tue foto mi basterebbe per comprenderti più a fondo che se parlassimo dieci anni. Fidati.

The age of man is over.

Ero a bocca aperta. Sapevo che Jared Leto era una persona creativa e artistica, ma mai avrei immaginato una risposta così. Mi schiarii la voce, riprendendomi.

-Ma tu non hai ancora visto le mie foto…

-Spero proprio che succeda presto!

Si allontanò lentamente e dopo pochi passi si girò.

-Ci vediamo, mia vecchia Echelon sconosciuta. E non sto dicendo che mi dispiaccia. Un giorno forse ci incontreremo ancora.

This lessons that we’ve leart here, have only just begun. 

  
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