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Autore: LazyMe    10/09/2011    1 recensioni
Ambientata in un'ipotetico sesto anno, Hermione e Draco si incontrano dopo aver mandato tutto all'aria...
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Making peace



Il sole era basso nel cielo infuocato d’autunno, nuvole pallide e pigre scivolavano lungo l’orizzonte montuoso a ridosso del castello e il suo sguardo indugiava su una di esse, cercando di definirne la forma.
Alle sue spalle sentì l’avvicinarsi di passi circospetti e, subito dopo, una voce la chiamò con tono dubbioso. Perché indugiava? Cosa voleva, ancora, da lei? Il silenzio calò pesante e indiscreto tra loro, la ragazza cominciò a sentirsi a disagio e poi inquieta, mentre un vago senso di malinconia la assaliva lentamente. Cosa diavolo stava aspettando?
Quando parlò di nuovo era molto più vicino, giusto un paio di passi da lei, e la sua voce suonava terribilmente incerta. Pregò che facesse in fretta, che la trafiggesse definitivamente e la lasciasse in pace, finalmente in pace dopo tanto tempo.
“Hermione…” una pausa e il tempo di rabbrividire sentendo il suono del suo nome sulle sue labbra, ancora una volta. “Mi dispiace… ti chiedo scusa.”
Parole insicure, sussurrate più al vento e a se stesso che a lei, ma sufficienti per sconvolgerla e farla vacillare. Sufficienti per eliminare la sua maschera di rassegnazione. La bocca improvvisamente arida e l’eco di quei sospiri – più che parole, che ancora rimbombava nella quiete ritornata pigramente tra loro.
“Perché?” chiese cercando di sembrare indifferente, mentre il tremito nella voce svelava la sua reale apprensione. Lui sembrò in difficoltà e questo la fece sorridere tra sé e sé, perchè non lo era mai stato, era sempre stata lei a prendere tempo per riuscire a trovare delle risposte soddisfacenti. Lui sbuffò prima di proseguire e sembrò valutare attentamente le parole successive da pronunciare.
“Io… so di averti tradita, so di averti ferita e di aver approfittato di te,”
“Che novità! L’hai sempre fatto,” la frase suonò più acida di quanto avrebbe voluto.
“Lo so, ma era diverso. Noi eravamo diversi. Io ero diverso…” rispose accorato agitando le mani in aria.
“Senti, non mi importa nulla delle tue scuse, davvero, non ti sforzare. Posso farne a meno.” Obiettò scocciata voltandosi nella sua direzione e cercando di fissarlo negli occhi. Tentò di essere glaciale e di restituirgli tutta la durezza che aveva sempre ricevuto in cambio da lui, non voleva dargli altre possibilità.
“Vedi Draco, la vita non è sempre importante. A volte le persone significano qualcosa solo in base al loro obiettivo. Il mio unico dispiacere è di averlo capito solo ora e, in verità, non concepisco il fatto che tu non ne fossi al corrente.” Concluse con una smorfia amara e un gesto brusco delle mani intirizzite dal freddo.
“Stupida Grifondoro testarda!” gridò infastidito il biondo, dopo aver perso la pazienza a disposizione, “non hai capito proprio un cazzo. Le persone decidono da sole del proprio destino, sono loro stesse a imprigionarsi e a rendersi schiave di un padrone spesso inesistente. Sei stata tu a farmelo capire!”
“Cosa vorresti dire?” mormorò sentendosi improvvisamente esausta, “che sono stata io stessa a illudermi, che ho fatto tutto da sola e che…” sentì mancarle le parole, oltre al respiro, poi credette di comprendere cosa voleva dirle e – se possibile – si sentì ancora peggio.
Lui rimaneva in silenzio, immobile e fremente nell’ attesa, dandole la possibilità di continuare.
“Non so perché mi stupisco,” borbottò distogliendo lo sguardo, per non mostrarsi ulteriormente debole di fronte a lui; poi aggiunse alzando la voce “vuoi metterti a posto con la coscienza, giusto? Tutto qui, è questo il tuo problema: il povero, vulnerabile, egoista Malfoy non riesce a dormire la notte per i rimorsi.”
Lui sussultò contrariato a quelle parole, ma lei non se ne accorse, troppo concentrata a fissare le foglie rossastre calpestate nel fango sulla riva del lago.
“Mi hai colpita sai? Credevo non ce l’avessi nemmeno una coscienza!” sentenziò aspra dopo una breve pausa.
Draco scosse la testa frenetico, attirando la sua attenzione e protendendosi verso di lei esasperato. “Continui a non capire, Granger, sei certa di essere tanto intelligente? Sinceramente, sto cominciando a stancarmi.” Esordì con tono strascicato e distaccato: era tornato quello di sempre.
“Da quando mi ritieni addirittura un essere pensante?! Sono davvero onorata…” rispose brusca e sarcastica mentre incrociava le braccia sul petto.
“A questo punto ho dei dubbi in proposito. Cazzo, vuoi almeno degnarti di guardarmi in faccia mentre provo ad essere onesto per la prima volta nella mia vita?!” sibilò stringendo i pugni e serrando la mandibola.
Hermione spalancò gli occhi, sbalordita per avergli sentito pronunciare quell’ultima frase e sollevò il capo, soffermandosi sulla sua espressione corrucciata e allo stesso tempo determinata, limpida come non gli aveva mai visto. Corrugò le sopracciglia e cercò di non pensare alla morbidezza delle sue labbra, a quanto avrebbe desiderato baciarle.
“Bene. Ora, per favore, ascoltami.” Nonostante l’intonazione decisa sembrò più che altro una supplica, ma lui non era certo il genere di persona che implora; aveva sempre preteso e basta, senza nessun ringraziamento, senza chiedere mai per favore, men che meno a lei…la Mezzosangue.
Annuì appena, in risposta, troppo frastornata per fare qualsiasi altra cosa.
“Sono solo un’idiota, un pallone gonfiato viziato e egoista e tutto quello che ti pare. Avevi ragione, tu hai sempre avuto ragione su di me. Per questo ho avuto paura. E poi, sono stato semplicemente terrorizzato dall’idea di essere in grado di provare un sentimento del genere… io… mi sono sentito impotente e credevo di poterlo ignorare, di riuscire a far finta di niente, di scappare a gambe levate senza rimpianti come faccio sempre, come ho sempre fatto. Tradendo la tua fiducia senza rimorsi.” Tentennò un momento cercando l’assenso nei suoi occhi e si passò una mano davanti al viso, come se si vergognasse e tentasse di nascondersi. “Ma non ha senso far finta che non ci fosse qualcosa solo perché non era nei piani, perché non l’avrei mai creduto possibile. E, beh, soffrivo senza capirne il motivo, perché non volevo giustificarne il motivo… io non mi ero mai sentito così…” cercò di nuovo il suo guardo, “ti sembra tanto strano?”
“Sì, parecchio” sputò caustica, cercando di trattenere il rancore nei suoi confronti che non sembrava ancora del tutto svanito.
“Già,” riprese lui con una rigida alzata di spalle, “la vita è strana.”
“Sentirtelo dire sembra quasi una barzelletta che non fa ridere.” Replicò polemica e scettica.
Lui abbozzò un sorriso triste, “E’ la semplice verità, quella stessa verità che non avevo mai avuto il coraggio di ammettere. Lo sai che sono un codardo, per questo sono qui… non solo per mettermi a posto con la coscienza, e nemmeno per sperare nel tuo perdono…”
Hermione continuava ad essere diffidente nei suoi confronti, ma cominciava anche ad essere molto confusa, “E allora cosa- ”
“Non lo so.” La interruppe nervosamente senza lasciarle finire la frase “Non so nemmeno io perché sono qui, sai, mi ero preparato un bel discorso ma ora non me lo ricordo più e non credo fosse poi così importante. Il punto, forse, è che voglio scusarmi… temo sia la prima volta che sento il bisogno di farlo e mi risulta terribilmente difficile, ma quando si tratta di te non c’è mai niente di semplice.” Lo disse tutto d’un fiato e fissando i mutamenti della sua espressione. Era sincero, di questo ne era sicura, lo capiva dal modo in cui la guardava insistente, da come si torceva le mani sottili e dal tormento che traspariva nelle sue parole impazienti. Le tremarono le ginocchia e deglutì a vuoto, seppe di non poter reggere a lungo ostentando quella finta sicurezza e quella studiata indifferenza, sostenendo quello sguardo senza rimanerne imprigionata per sempre. Un’improvvisa folata di vento freddo e pungente la fece stringere maggiormente nel mantello e le portò alle narici quel suo intossicante profumo.
“Scusa…” sussurrò Draco abbassando il capo in segno di remissione, “credo di essermi innamorato…” bisbigliò impallidendo mortificato.
Hermione sentì la terra mancarle sotto i piedi e gli alberi che li circondavano cominciare a vorticarle intorno, per sicurezza domandò di chi…? con una voce che non sembrava appartenerle.
L’angolo della bocca gli si inclinò verso l’alto in una smorfia irrisoria, “Di una stupida Grifondoro so-tutto-io, di chi altri?!” esclamò.
Lei sospirò, accorgendosi solo in quel momento di aver inconsapevolmente trattenuto il respiro e sentendosi immediatamente più leggera. Avrebbe voluto dirgli molte cose: insultarlo, rimproverarlo, rassicurarlo, ma si accorse di avere la testa completamente vuota, di non riuscire a far niente oltre a sorridere incredula e ancora sospettosa.
Quando la razionalità sembrò tornare ad appartenerle addolcì lo sguardo e si decise a rispondergli, abbassando le proprie difese e rinunciando a tutti i suoi propositi di vendetta.
“L’amore non è una cosa per cui scusarsi,” Considerò a voce alta.
La guardò dubbioso, con l’ombra di un mite sorriso sul viso in parte incendiato dagli ultimi raggi del sole morente.
“Realizzare quanto ti ho fatto soffrire, mi ha fatto stare malissimo… ma io non ne so niente dell’amore, della fiducia, non sono dolce, non sono romantico, non so cosa vuol dire occuparsi di qualcuno, non so cosa significa essere altruisti e generosi. Non ho parole di conforto né gesti gentili. Io… non so davvero da dove cominciare.” disse con voce flebile, affondando le mani nelle tasche della divisa e sentendosi irrimediabilmente stupido e fuoriluogo.
“Nessuno sa mai da che parte cominciare, non ci sono regole o leggi su cui fare affidamento, si tratta solo di sbagliare, in continuazione” Sorrise lei divertita vedendolo alzare un sopracciglio shockato e proseguì “sì, si cade e ci si rialza, a volte è più facile, altre più difficile e più doloroso, ma l’amore è così. Un attimo sei in paradiso e quello successivo ti sembra di essere all’inferno, non ci sono vincitori o sconfitti, e soprattutto non si tratta di essere brave o cattive persone. Perché le nostre debolezze sono parte di noi e si finisce per amare soprattutto quelle.” Concluse inclinando la testa di lato e osservando la sua espressione seria e concentrata. Sentì immediatamente un moto d’affetto riscaldarle il petto e risalirle fino alle guance, insieme ad una sorta di presuntuosa speranza.
Nonostante tutto, nonostante il dolore che le aveva procurato e le notti insonni trascorse fissando il buio, cercando di dimenticare tutti quei dettagli che sembravano impressi a fuoco nella sua memoria, nonostante tutti i sentimenti ignorati e le emozioni calpestate, non poteva non amarlo.
Aveva provato di tutto, era perfino arrivata ad odiarlo, perché non riusciva a non amarlo perdutamente e disperatamente, con tutta se stessa. Aveva trascorso momenti di frustrazione e apatia tali da convincerla di non valere niente; era arrivata ad un punto da non riconoscersi più.
Ma ora, ora aveva finalmente capito. L’amore non lasciava nessuna possibilità di scelta a nessuno, non importava se eri un mago o un babbano, Grifondoro o Serpeverde, se ti chiamavi Draco Malfoy o Hermione Granger, perché nell’amore non esiste il libero arbitrio. Più ci pensava e più le sembrava un concetto semplice e lineare, tanto da domandarsi come aveva potuto non comprenderlo prima.
Amare – in ogni caso – era difficile, doloroso e meraviglioso, ma non si poteva evitare; non si trattava di rassegnazione, ma di consapevolezza e accettazione, perché non si poteva né ingannare né ignorare l’amore, solamente viverlo.
“Quindi tu… tu mi hai, ecco… capisco che,” La voce di Draco la distolse dai suoi ragionamenti, era strano sentirlo barbugliare in quel modo, era buffo e inverosimile.
“Io sono innamorata di te,” disse risoluta e socchiudendo gli occhi, “e non so cosa farci.”
Un ghigno spuntò sulle labbra del biondo, che sembrò ritrovare almeno in parte la sua sfrontatezza “beh, a dire il vero, in questo caso, avrei molte idee che potrebbero essere messe in pratica…”
La ragazza fece roteare gli occhi fingendosi esasperata e sentendosi, in realtà, profondamente felice.
“Il lupo perde il pelo ma non il vizio.” lo canzonò.
“Così si dice in giro. Ma io non sono un lupo, al massimo sono una perfida serpe.” Disse raggiungendola in poche falcate.
“Sono modi di dire Malfoy, la tua ignoranza in proposito è a dir poco sconcertante.” Rispose fingendosi costernata e portando una mano a scostargli una ciocca bionda dal viso affilato.
“Basta parlare.” Sentenziò lui indugiando con lo sguardo sulla sua bocca per poi scendere a baciarle delicatamente il collo.
“Dici così perché ti rode darmi ragione, sei subdolo.” insinuò allacciandogli le braccia sulle spalle,
“Sono un Serpeverde, mi sembrava di avertelo detto,” ribattè prima di baciarla dolcemente sulle labbra socchiuse.
Hermione chiuse gli occhi e lo assaporò avidamente, ascoltando il battito del suo cuore e i loro respiri caldi confondersi in un unico, appagato, sospiro. Quanto le era mancato! Si strinse maggiormente a lui e desiderò che quel momento non finisse mai, pensò che passare l’eternità stretta tra le sue braccia sarebbe stato semplicemente magnifico, che sentire il suo sapore sulle labbra era l’unica cosa di cui aveva necessariamente bisogno.
Ma non bastano le parole per superare le difficoltà e per combattere, anche se si tratta di stupidi sproloqui o discorsi brillanti; c’è sempre bisogno di prendere delle decisioni e di agire. Non è possibile rimanere nel piacevole limbo del dubbio, vivendo giorno per giorno di incertezze e fragili illusioni. O, per lo meno, a loro non era concesso.
Il bacio terminò con riluttanza da parte di entrambi e Draco appoggiò la fronte su quella della ragazza, attorcigliando con noncuranza le ciocche scure dei suoi capelli sulle dita diafane.
“Hai molto da farti perdonare e non me la sento di assicurarti la mia fiducia.” Mormorò la riccia.
Accostandosi al suo orecchio Draco sussurrò in risposta: “Posso solo cercare di riguadagnarmela e conservarla con cura, promettendoti che non commetterò gli stessi errori. Posso solo chiederti di chiudere gli occhi, allargare le braccia e lasciarti cadere nel vuoto, promettendoti di essere qui per sostenerti.”
“Dovrai essere paziente, e azzardare.” Aggiunse lei chiudendo gli occhi e trattenendo un gemito quando le prese il lobo tra le lebbra e le accarezzò il viso dolcemente. “Farò del mio meglio.” le assicurò cingendola in un nuovo abbraccio carico di promesse.
Entrambi avevano una guerra da combattere, contro il mondo e contro loro stessi – prima di tutto, ma quale fosse la parte giusta e quale quella sbagliata pareva ancora impossibile da definire.
Tuttavia era cambiato qualcosa in loro, forse erano maturati, forse stavano finalmente crescendo e cominciando a prendersi le proprie responsabilità, iniziando a percorrere quella strada che si delineava sfocata verso l’orizzonte. Forse stavano cominciando a vivere, per davvero.
O forse erano semplicemente innamorati, e – a questo punto – vi assicuro che non c’è differenza.

  
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