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Autore: _Syn    10/09/2011    8 recensioni
Sana/Akito
“Dove sei?”
“Sulla Luna!”
“Buon per te, qui il caldo ci sta uccidendo tutti.”
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Sana/Akito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: Questi due testoni mi mancavano, perciò eccomi qui. Godetevela, per quanto possibile :D

Alexiel-che-ora-ha-voglia-di-gelato-alla-fragola-Fay.

Impossibile



Dove sei?”
Sulla Luna!”
Buon per te, qui il caldo ci sta uccidendo tutti.”
Sana ride dall'altra parte del telefono e lui sente le labbra distendersi automaticamente. Si dimentica sempre che non serve a niente chiederle dove si trovi, e che ci vorrà almeno un'ora per carpirle quell'informazione, anche se si sono dati appuntamento vicino l'università circa... mezz'ora prima.

Allora raggiungimi.” propone lei, la voce squillante e divertita. Il suo tono sembra così allegro, leggero, privo di qualsiasi ombra, che per un attimo Akito pensa che sia davvero sulla Luna, a galleggiare nel vuoto. Strano – oppure no – non è difficile immaginarlo.
Dovrei cambiare facoltà, diventare un genio, andare a lavorare alla NASA, convincere il Presidente degli Stati Uniti che siamo pronti per organizzare una seconda capatina sulla Luna, salire su uno shuttle e atterrare su quella palla bianca?”
Sana sbuffa e comincia a darsi arie da sapientona, rimproverandolo per la sua mancanza di fantasia.

Rendi sempre le cose difficili, tu. Guarda che ti basta salire di nascosto su un missile, atterrare su un satellite artificiale insieme agli astronauti e poi buttarti giù e cominciare a nuotare nello spazio. Tanto galleggi. In un poof arrivi sulla Luna, da me.”
Tu le rendi sempre impossibili.”


Akito si riscuote all'improvviso, quando sente qualcosa di freddo colpirgli le labbra. Chissà perché, gli è tornata in mente quella vecchia telefonata. E' una delle tante che gli fanno dubitare, prima che della sanità mentale della sua ragazza, della propria.
Comunque, quel freddo che ha percepito appartiene al gelato alla fragola che Sana sta mangiando e che ora, poof, è finito tra le sue labbra insieme al sorriso di lei.

Avevi la testa tra le nuvole.”
Pensavo alla Luna...” risponde vago lui, non che senta il bisogno di giustificarsi. Il tono di lei non era neanche accusatorio. Più divertito, in effetti.
Dovremmo andarci.” medita Sana.
Mmmh.” non sono conversazioni così strane dopo che ci hai fatto l'abitudine. Akito potrebbe continuare a sfogliare la rivista medica che sta leggendo e parlare di alieni con le antenne rosa senza far vacillare il suo cipiglio serio.
Intanto Sana l'ha costretto a mandare giù un altro boccone di gelato alla fragola, e ora se ne sta appoggiata alla sedia, le mani allungate sul tavolo, con l'aria di qualcuno che sta per dire qualcosa.
E così fa.

Dimmi un po', Hayama, quand'è che ti sei innamorato di me?”
Akito si strozzerebbe con il gelato se solo avesse il tempo di reagire; ma con Sana ha a stento il tempo di respirare, e l'apparato respiratorio funziona per conto proprio, lui non dovrebbe neanche starci a pensare. Questo, per sottolineare quanto detto su.

Insomma, mi è venuto in mente mentre giravo la scena del nuovo film... In realtà non c'entra davvero niente con innamoramento, amore e batticuori. Stavo prendendo a pugni il tizio che cerca di fermarmi mentre corro all'aeroporto senza biglietto... e mi sei venuto in mente tu. E poi la domanda.”
Akito ingoia con calma il gelato e si gela un dente. E' carino che la sua ragazza si ricordi di lui mentre riempie di botte qualcun altro.

Perché vuoi saperlo? E' passato tanto tempo.” replica il ragazzo.
Sana si stringe nelle spalle e comincia a giocherellare con una ciocca di capelli rossicci, l'aria pensierosa. Ha delle tracce di gelato rosa, alla fragola, vicino alle labbra e Akito si irrigidisce un attimo dopo averlo notato. Ha l'aria più innocente del mondo, con quella maglietta troppo larga, grigia, e con una scritta ormai sbiadita. E dire che fino a cinque minuti prima giocava con il cucchiaino di plastica rosa del gelato. Ora ha le labbra sporche di gelato alla fragola e lui vorrebbe solo baciarla e dirle che, probabilmente, si è innamorato di lei proprio in quel momento – di nuovo. Suona stupido anche a lui, però quell'energia che lei gli comunica, che fa rifluire attraverso i loro corpi continuamente, lo riporta di continuo al punto di partenza, al primo istante in cui ha voluto seriamente averla tutta per sé, alla gelosia, alle stupidaggini che ha fatto e al giorno in cui l'ha lasciata andare. Torna al punto di partenza amandola di più, perché solo così può ricordarsi di non smettere mai di farlo. Come se potesse.
Se glielo dicesse, comunque, non eviterebbe la domanda.
Lei insisterebbe e Akito finirebbe per riportare la mente a quel giorno di tanti anni prima, quando lei l'aveva incontrato al parco e cullato come fosse sua madre, ricorderebbe la febbre che saliva piano, insieme alla sua voce e alle parole, le sue mani sulla testa, le carezze dolci e materne, il suo calore che piano piano l'aveva invaso, le coperte calde e la colazione preparata da sua sorella; penserebbe con una strana malinconia allo stomaco che non ne voleva sapere né di saziarsi né di piantarla di infastidirlo con quei dolori strani. E alla fine ricorderebbe come, quello stesso giorno, aveva finito per consumare il nastro della videocassetta solo per guardare Sana ripetere la stessa frase, con quegli occhi pieni di sentimento e passione, tristezza, e si renderebbe conto, ancora una volta, che lei guardava lui. Tra i milioni di persone là fuori, che la guardavano, lei aveva fissato gli occhi su di lui e gli aveva parlato.
Akito era convinto che quel giorno, quella mattina, qualcosa fosse successo, ma non era sicuro che si fosse innamorato di lei prima, oppure dopo. Era difficile da dire, perché lei non stava mai ferma e lui più che seguirla aspettava di coglierla di sorpresa, di afferrare quel momento e sentirla fermarsi per un attimo, tra le sue braccia, per lui.
Però, se ci pensava, quello era il primo momento che ricordava con chiarezza. E si ripresentava nella luce abbacinante di un nuovo mondo, nella tenerezza di una mano che sfiora il sole per la prima volta, in due occhi ipnotizzati dal volto di una persona che per prima l'aveva guardato, dopo sua madre, e l'aveva amato ingenuamente, con il sentimento di un uragano, senza saperlo. Prima era solo un mondo buio, con la sua anima che galleggiava alla ricerca di un mondo a cui appartenere, un mondo in cui non ci fosse bisogno di ricoprire rumori con altri rumori, in cui non ci fosse bisogno di ferire per dimenticare il dolore. Un mondo in cui ci fosse lei. Non l'aveva cercata, non aveva sentito di aver bisogno di lei per sostituire qualcosa di brutto. Sana era lì per riempirlo di colori, di suoni e per ricordargli che basta solo un po' di forza, di amore e affetto, per riafferrare nel vuoto la sensazione di volersi bene. Chissà, pensa Akito, se aveva ripreso a volersi bene prima o dopo aver cominciato ad amare lei. Chissà, pensa, se non è la stessa cosa.

Non te lo ricordi? Ah, ti vergogni!” esclama Sana.
Akito arrossisce più per il modo in cui lei si lecca via il gelato dalle labbra che per l'affermazione che gli spara contro. Forse era meglio prima, ora sente il dovere di alzarsi, chinarsi, e baciarla proprio dove c'era prima il gelato. Lì, in quel punto preciso, dove si è marchiato l'ultimo movimento di Sana, che ora invece se ne sta immobile a fissarlo, come per sfidarlo.

Ti rispondo se rimani ferma solo un attimo. Ferma.”
Lei non dice niente, ma resta immobile. Akito capisce che è un sì, che non si muoverà. Allora, visto che è piegata un po' sul tavolo, le dita delle mani rivolte verso di lui, decide che non è necessario alzarsi. Si sporge verso di lei, fa scivolare le mani verso le sue e le sfiora, gioendo dentro mentre le sente immobili e aspettando il momento in cui, finalmente, si intrecceranno alle sue. Si allunga ancora un po' e uno dei laccetti della felpa finisce nella ciotola del gelato di Sana, ma lui ha già chiuso gli occhi e non se ne accorge. L'ultima cosa che ricorda di vedere è lo sguardo sicuro di Sana, la propria immagine riflessa negli occhi di lei, così pieni di quello di cui lui ha bisogno.
Nel buio in cui sa esattamente dove trovarla, nel buio in cui si muove a diecimila miliardi di chilometri al secondo, lei rimane ferma. Solo le sue labbra, quando Akito la bacia a occhi chiusi, fremono involontariamente e poi lo seguono, diventando una cosa sola con quelle di lui.
Sa di fragola, dovrebbe essere una cosa ovvia, ma lui rabbrividisce percependo quel sapore freddo e dolce sulla lingua di Sana. Afferra con le labbra la traccia di quell'ultimo movimento, brilla dietro i suoi occhi e poi vortica e gli permette di perdersi dentro di lei.
Diecimila miliardi di chilometri in un secondo.
Un inizio sempre nuovo.
Luce.

Quando...?”
Lei si muove, lui la ferma e ne percepisce il moto infinito tra le mani. Ha le vertigini, ma cadrebbe mille volte a quella velocità spaventosa per riafferrarla.

Quando ho percorso diecimila miliardi di chilometri in un secondo.”
Non suona per niente stupido mentre glielo dice, non più stupido di quando lei gli ha chiesto di raggiungerla sulla Luna.
In effetti, a quella velocità potrebbero raggiungere luoghi ben più lontani, perduti, e rimanere sempre lì, capaci di tornare al punto di partenza solo con uno sguardo.
Capaci di frenare all'improvviso senza finire scaraventati da qualche parte, divisi, ma bloccandosi insieme.
Sana sorride.
Diecimila miliardi di chilometri in un secondo. Più veloce della luce.
Poof.
E' difficile dire precisamente quando si sia innamorato di lei, ma è impossibile – ed è felice di ciò – negare che ricomincerebbe ad amarla per sempre, fino a quando, superando la luce, riuscisse a raggiungere l'origine di quel sentimento, senza fermarsi mai. Anche se restasse indefinito, nella nebbia, sulla Luna, in uno sguardo sfuggente, allora lui sarebbe sicuro di non avere il bisogno di rimpiangere niente. Mai.


Niente è impossibile, Akito, lo sai?”
Scommettiamo che ti dimostro il contrario?”

  
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