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Autore: LadyOrlando    10/09/2011    2 recensioni
Allora in questa storia sono presenti alcune celebrità, prima fra tutte Mika e Jamesa Franco- come personaggio secondario-.
Dal primo capitolo:
"“Voglio dire che potremmo contattare qualche cantante famoso per scrivere una canzone, così poi potrebbe lanciarla come singolo e tutti direbbero : “Oh questa è la canzone del film the intellectuals”. Cosa ne pensi?”.
“Ho capito, ma sai è difficile trovare un cantante o una cantante adatto al nostro film. Noi parliamo di… disadatti, nerd, ragazzi che non sono propriamente cool, di certo non puoi chiamare Britney Spears!”.
“Infatti io ho già chiamato il manager di un altro cantante e fidati è quello giusto”. [...]
 Negli ultimi mesi Michael Holbrook Penniman Jr non aveva avuto un attimo per respirare: da quando era uscito il suo terzo album si trovava catapultato da ogni parte. Italia, Francia, Regno Unito, Germania, Stati Uniti. Tutti volevano sapere tutto su di lui. Sempre le stesse domande. 
commentate, anche se la storia non vi piace per niente.
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ecco il nuovo capitolo! Allora prima di lasciarvi vorrei dirvi un paio di cose: allora da quando inizierà la scuola prevedo che gli aggiornamenti saranno un po' meno frequenti. Credo che tutti comprendiate il perchè. La seconda cosa è: in questo capitolo ho parlato di una coppia che nella realtà non so se esista o meno (alcune migliaia di fan si pongono la stessa domanda), però dato che questa storia è mia, io ho deciso in questo modo(come sono democratica!). Mi dispiace non rispondere a chi mi ha recensito, vi manderò nei prossimi giorni un messaggio privato.

Capitolo nono

Come poteva definire l’ultimo periodo della sua vita? Semplicemente come sua moglie, anzi la sua ex-moglie, aveva definito il suo aspetto qualche settimana prima. Era innegabilmente in declino. A stento riusciva ad ammetterlo. Nel giro di un anno aveva perso tutto quello che si era costruito in tanti anni di sudate parole.
La sua ascesa nel mondo del giornalismo era stata rapida. Non grazie al suo talento, questo lo sapeva benissimo. Infatti la qualità che forse contraddistingueva di più Jonathan Kins era il saper sfruttare a proprio vantaggio ogni conoscenza. Sapeva osservare le situazioni e manovrare le persone accanto a lui.
Era subdolo? Si. Lo ammetteva lui stesso d’aver fatto carte false pur di ottenere quel posto al Times.
Ma c’era sempre stata una cosa che lo aveva spaventato: il talento altrui. Sapeva benissimo che appena fosse arrivato qualcuno con del vero talento lui sarebbe apparso a tutti come la parodia di un genio; insomma senza arte né parte. Quello che era davvero. Per i primi anni aveva dormito sonni tranquilli: nessuno era mai diventato un pericolo reale. Il vero brivido di freddo, quello della paura atroce, gli aveva accarezzato la nuca quando in un afoso giorno di Giugno aveva letto il primo articolo di Violet Harris.
La ragazza studiava alla Columbia University e già alla fine del suo primo anno era riuscita ad ottenere un impiego estivo nella redazione del New York Times, in particolare nel suo ufficio. Chiunque l’avesse assunta aveva intravisto in lei qualcosa di veramente speciale. E Jonathan era perfettamente d’accordo.
Aveva trascorso i primi giorni ad osservarla attentamente: era bella quanto intelligente, era giovane, intraprendente, eppure non gli ricordava per niente se stesso alla sua età. Dopo un paio di settimane l’aveva invitata a prendere un drink. E così aveva saputo che era inglese, che aveva vissuto in giro per l’Europa. Fin da subito aveva capito che non aveva avuto molte storie e che questa carte era tutta a sua favore. Qualche sera più tardi, qualche complimento e qualche drink in più completarono l’opera. Alla fine dell’estate erano una coppia fissa e lei l’anno successiva non aveva fatto nemmeno domanda. Aveva detto che preferiva non mischiare lavoro con vita privata. E lui ne era contentissimo. In alcuni momenti della loro relazione aveva provato un po’ di pietà per quella ragazza così fragile. Dopotutto lei era quella che poteva definirsi una brava persona, sempre pronta ad aiutare il prossimo anche a discapito degli altri. La loro relazione procedeva tra alti e bassi, ma lui interessava che lei stesse lontana dalla sua redazione.
Era la situazione perfetta per lui: la vedeva soltanto quando non voleva dormire solo,per il resto della settimana poteva uscire con chi voleva perché lei era troppo impegnata a studiare. Si era laureata perfino con un anno di anticipo. Ma prima che questo avvenisse aveva incontrato Barbara.
Per lui Barbara era la svolta. La donna era una sua nuova collega sulla trentina. Sembrava quello che Violet sarebbe diventata: una donna in carriera senza tempo per l’amore. All’inizio non le aveva prestato particolare attenzione, dopotutto anche in redazione qualcuno sapeva della sua relazione con la bella studentessa come del resto ne era a conoscenza tutto il campus. Tutto si svolse in poco tempo: la ragazza dopo essersi laureata era tornata a Londra per un paio di mesi, lui si era dato alla pazza gioia ed una sera era anche uscito con la sua collega. Quella sera scoprì che la donna avrebbe presto lasciato il suo lavoro in redazione per andare a lavorare in televisione. La cosa non lo interessò molto e continuò a frequentare la donna.  Inizialmente quella relazione non aveva secondi fini, ma l’uomo si ritrovò a ringraziare gli dei quando il suo capo lo informò che aveva in mente di offrire a Violet un lavoro in redazione. Infatti vedeva in lei delle grandi doti e non aveva intenzione di lasciarla alla concorrenza.
Questo per lui significava solo una cosa: la tanto attesa e temuta rovina sarebbe avvenuta.
Decise di giocarsi la sua ultima mossa: metterla a conoscenza della sua relazione e lasciarla per la donna, anzi ancora meglio sposarla. Tutto andò secondo i propri piani. Ricordava ancora le lacrime della ragazza quando le aveva detto di Barbara e del matrimonio. Non aveva accettato il lavoro, anzi aveva lasciato la città. Non poteva chiedere di meglio.
Tutto stava andando secondo i suoi piani. Barbara era diventata in poco tempo la giornalista di punta del telegiornale nazionale, lui aveva avuto anche una promozione. Dopo un anno circa dalle nozze Violet aveva riavuto la sua rivincita: un’importante casa editrice aveva pubblicato il suo primo libro . In breve tempo in campo letterario non si faceva che parlare di lei e delle sue enormi potenzialità. A 23 anni era diventata la sua minaccia. Negli ultimi due anni era tutto precipitato: sua moglie si era innamorata di un altro e voleva il divorzio, l’ex invece aveva pubblicato un altro romanzo e si apprestava a conquistare anche il mondo del cinema. Però nonostante tutto aveva intravisto la luce in fondo al tunnel quando gli era venuta in mente un’idea da proporre al suo capo: una rubrica mensile da un corrispondente a Londra. Lui, naturalmente, avrebbe fatto il corrispondente. Era perfetto: si sarebbe allontanato da New York e avrebbe avuto la possibilità di poter lavorare anche per altre testate.
Peccato che il suo capo gli avesse preferito qualcun altro. E non una persona qualsiasi.
Aveva visto Violet di sfuggita quando era venuta in redazione. Non era stato nemmeno incluso nella riunione, l’ennesimo smacco. In quel momento capì che oltre a lei non c’era nessun altro per quel posto, nessun altro tranne lui aveva le credenziali per sostituirla. Doveva soltanto trovare un modo per farla licenziare e l’unica via possibile era suscitare uno scandalo. Si era interessato nuovamente a lei, aveva provato a chiederle scusa, ad esserle amico; tutto vano. Non si era perso d’animo e ed aveva continuato ad attendere l’occasione propizia.
I primi articoli erano stati pubblicati con grande successo, ma lui non demordeva. Lui era come uno sciacallo in attesa di un errore della sua preda, in attesa di Violet.
 
 
La folla stava urlando ancora il suo nome quando Mika rientrò  nel proprio camerino stremato. Era trascorsa da poco la mezzanotte. Quello era il primo concerto da quando Violet era partita.
Nei giorni successivi alla festa si era rifugiato nella sua musica ed era riuscito a completare in breve tempo tutte e tre le canzoni. Ormai il suo tour era incominciato e sarebbe finito solo due mesi dopo circa. Riusciva ad andare avanti pensando che il tempo sarebbe trascorso in fretta.
Tentava di rassicurarsi, ma alla fine era preoccupato. Aveva paura che lei si potesse dimenticare di lui, magari si sarebbe innamorata di uno degli attori e lo avrebbe lasciato tramite e-mail o al massimo durante una video-chiamata su Skype.
Si guardò nello specchio del suo camerino. Dio se era sudato! Aveva anche gli occhi rossi. Fantastico!
“Sembri un po’ stanco” disse suo fratello sarcastico appoggiandosi alla porta.
“Leggermente”.
“Come va?”. Il cantante sapeva benissimo a cosa si stesse riferendo il fratello.
“Ormai mi sono abituato al fatto che mi manchi, tento di non pensarci troppo. La musica, come sempre, è la mia medicina”.
“Io ci sono. Adesso andiamo ci aspetta un bel letto caldo”. Era proprio quello che ci voleva.
Le giornate si susseguivano una uguale all’altra. A volte gli sembrava che fosse ricaduto nella malinconica e frenetica routine di in tempo, prima della pausa, prima del film, prima di Violet. Per tutti era il Mika di sempre, acclamato in tutto il mondo ed adorato dalle fan per la sua creatività e stravaganza. Ma quasi ogni giorno lontano da tutto e da tutti lui si chiudeva in una stanza con il proprio computer e si metteva in contatto con lei.
Tutto era cominciato con un’e-mail, la prima dopo il party. Era stata lei a scrivergli dopo un paio di giorni.
Avevano deciso di limitare gli sms e le chiamate per non sentire troppo la distanza, ma lei, come recitava la lettera, non aveva resistito. Ed allora aveva preso il computer. Gli aveva raccontato di tutti i problemi che lei e James avevano affrontato in così poco tempo, di Chris che inspiegabilmente aveva deciso di raggiungerli. Lui le aveva risposto immediatamente dicendole di quanto mancasse anche a lui, dei testi che stava scrivendo, di Melachi che scorrazzava in giro per casa.
Avevano continuato assiduamente e Violet aveva mantenuto la propria promessa.
In ogni e-mail gli narrava le incredibili avventure che accadevano sul set da quando le riprese erano iniziate.
Tom era un burlone e si divertiva a fare scherzi di ogni genere; la sua vittima preferita in assoluto era Chris.
Quest’ultimo aveva legato in particolar modo con Mia e Violet. Dopotutto avevano molto in comune: anche Chris scriveva ed era già autore di un film e di un libro.
 Poi, dopo circa un mese gli aveva chiesto se lui avesse un account Skype. Dopo un’ora si era svolta lo loro prima videochiamata. Solo quando vide il viso suo viso sullo schermo si rese conto di gli mancasse.
“Ciao” disse Violet agitando la mano.
“Ciao anche a te. Lì che ore sono? Deve essere davvero tardi se qui sono le 11 del mattino”.
“In effetti è un po’ tardino. Il mio orologio segna le due”.
“E tu perché sei sveglia?”.
“Abbiamo appena finito di girare un scena di sera. James è così sadico che mi ha costretta ad aiutarlo!”. Scoppiarono a ridere e poi riprese “Almeno ha avuto una punizione divina: Chris era così stanco che si è addormentato sul set e lui se l’è dovuto caricare in spalla fino alla roulotte. Tu invece dove sei?”.
“Parigi. Domani ho un concerto”.
“Uh dove abita Gaspard!”. Ecco: il momento era arrivato, adesso lei gli avrebbe parlato con sguardo adorato di questo francesino che, magari, le aveva promesso di farle da cicerone nella città dell’amore.
“Chi è Gaspard?” chiese con tono non curante, o almeno ci provò.
“Gaspard Ulliel. È un attore francese. In verità non lo conoscono in molti. È quello della pubblicità Bleu de Chanel. Interpreta Roy. Posso dirti una cosa?”.
Stava per finire tutto. Annuì semplicemente, incapace di proferire parola.
“Non mi è molto simpatico. Insomma è educato, quando mi vede mi saluta, ma niente di più. È stata Mia a dirmi che abita a Parigi”. Tornò a respirare.
“Chi interpreta?”.
“Roy”.
“Allora capisco perché ti è così antipatico!”. Lei rise.
“Hey stai offendendo un mio personaggio!”.
“Oddio! Scusami!”. Iniziarono a ridere compulsivamente. Poi si fermarono e si guardarono. Lei aveva gli occhi lucidi per il troppo ridere.
Mika sfiorò lo schermo, quasi come se volesse accarezzarla e le disse: “Non è la stessa cosa”.
“Lo so, ma è sempre meglio di niente. A fine Agosto ho un paio di settimane di pausa”.
“Mancano solo due mesi in fondo”.
“E poi io non ho mai visto Parigi”.
“Oh Parigi ad Agosto è splendida”. Si sorrisero. “Penso che sia meglio che tu vada a dormire, altrimenti James dovrà portare anche te in braccio!”.
“Buona notte”.
“Buona notte”. Chiusero la chiamata.
Mika aprì una nuova pagina internet e prenotò due biglietti per Parigi.
 
Violet chiuse il computer. Rivederlo era stata più dura di quanto avesse pensato. Lui era lì, ma non poteva toccarlo, sentire il suo profumo, le sue labbra.
In realtà aveva aiutato James quella sera di sua spontanea volontà. Tutto pur di non pensare a lui. Durante il giorno tra un ciak e l’altro riusciva a scacciarlo dalla sua mente per qualche ore. Aveva davvero benedetto il fatto di essere così impegnata. Era persino riuscita a completare la trama per il suo prossimo romanzo.
Lo aveva accennato anche al cantante in una delle sue ultime e-mail, il loro modo di comunicare.
Quella sera durante una pausa tra un ciak e l’altro Chris le aveva suggerito di utilizzare Skype.
"Durante Glee io lo usavo per parlare con la mia famiglia ed i miei amici” le aveva detto.
“Ma non sarà la stessa cosa”.
“Almeno sarà qualcosa. Non otteniamo sempre quello che vogliamo, no?”. Il suo tono era malinconico.
“Vieni qui: voglio abbracciarti!”. Si strinsero l’uno nelle braccia dell’altro. Il ragazzo le sussurrò che tutto sarebbe trascorso velocemente.
Posò la testa sul cuscino. Si addormentò quasi subito sognando di essere a Parigi. Mika le mancava terribilmente.
 
 
Un’altra chiamata persa. Ormai era innegabile ad entrambi che lo stava evitando. Accadeva ogni giorno da due mese ormai, da quando era partito per girare il suo nuovo film. Chris pensava che con il tempo le sue chiamate sarebbero diminuite per poi cessare del tutto. invece aumentavano ogni giorno come se volesse sfinirlo con tutta quell’insistenza. E così succedeva che lo schermo del suo I-phone fosse  pieno di un solo nome:Darren. Gli mancava terribilmente, ma doveva resistere; era una questione di principio.
La maggior parte delle chiamate avvenivano quando lui stava girando e quindi non poteva davvero rispondere; ma c’era una piccola parte che lui evitava deliberatamente. E questo gli causava un’enorme fatica. Il suo istinto infatti gli diceva di mandare l’orgoglio in vacanza e di premere quel dannatissimo tasto verde perché in fono l’unica cosa che gli interessava davvero era risentire il suono della sua voce.
La sua mente veniva costantemente occupata dai ricordi degli ultimi due anni.
Il telefono vibrò un’altra volta. Era davvero ostinato. Era talmente concentrato a guardare il piccolo schermo che non si accorse che qualcuno era entrato nella sua roulotte senza bussare.
“Chris vieni a mangiare con noi?”. Nessuna risposta.
“Chris, tutto a posto?”. Niente. Violet si avvicinò all’attore e prese in mano il telefono che ormai aveva cessato di squillare. Il ragazzo cercò invano di strapparglielo dalle mani.
“Perché hai 19 chiamate perse da un certo  Darren?” chiese ridandogli il telefono.
“Ah fantastico: un nuovo record”. Chiuse gli occhi e si sedette sul divano.
“Aspetta Darren… non è per caso quello che conosco io?”disse posizionandosi accanto a lui.
“Si, hai indovinato. Io non ce la faccio più a fingere Violet! Basta segreti!”.
“Di cosa diamine stai parlando?”.
“Io devo raccontarti un paio di cose”. Sospirò.
“Aspettami qui”. Ritornò dopo poco con una vaschetta enorme di gelato al cioccolato e due cucchiai.
“Nessuno ci disturberà per questa sera. Ho portato anche la cena!”. Si sedettero a terra ed iniziarono a magiare il gelato in silenzio. Lei non voleva forzarlo a dire qualcosa, dove sentirsi pronto al cento per cento.
A metà vaschetta Chris incominciò a parlare. Le raccontò di quando aveva conosciuto Darren Criss, il suo fidanzato in Glee, e di come erano diventati amici subito. Erano sempre insieme sul set e fuori. Condividevano una marea di passioni, la maggior parte da nerd, prima fra tutte: Harry Potter. Avevano trascorse pomeriggi interi tra una scena e l’altra a discutere di quale fosse il miglior personaggio. Le cose erano cambiate drasticamente quando Darren lo aveva baciato a Dublino durante l’ultima tappa del tour di Glee. Un bacio non previsto che aveva confuso entrambi. Soprattutto Darren che  si era sempre dichiarato etero. Poi aveva capito che quello che provava per l’altro era qualcosa di talmente forte che andava al di là delle definizioni. Si era innamorato, tutto qui. Avevano dovuto mantenere la loro relazione segreta, anche se i fan sembravano già aver capito qualcosa. Ryan Murphy, come James, era stato categorico: niente implicazioni sentimentali tra i vari membri del cast. Inoltre lui non si sentiva ancora pronto a fare coming out. Chris aveva aspettato pazientemente che le riprese finissero. Ma i veri problemi sorsero a questo punto. Darren, infatti, aveva paura, una tremenda paura. Negli ultimi mesi le discussioni si erano moltiplicate fino a quella fatale dopo la festa la Theatre quando Chris aveva messo in dubbio l’amore dell’altro ed era partito senza nemmeno salutarlo. Da quel momento non c’era giorno in cui l’amato non lo chiamasse e lui puntualmente non rispondeva.
“Per me dovresti rispondere per sentire cosa ha da dire. Chris: o dentro o fuori. Lo devi sapere”.
“Ho paura della risposta. Se rimando, ho ancora l’illusione che non sia tutto finito”.
Violet pensò che Darren doveva essere davvero innamorato per chiamarlo ancora dopo due mesi, ma celò questo pensiero all’amico. Dopotutto non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.
Restarono lì tutta la sere e si addormentarono per terra.
Chris aprì gli occhi improvvisamente: un cellulare stava suonando, ma non era il suo. Prese con una mano l’oggetto e lesse il nome sullo schermo:Mika. Rispose.
“Pronto, Mika. Sono Chris, Violet sta dormendo qui accanto a me. Ha trascorso tutta la notte a consolarmi. Le volevi dire qualcosa?”.
“Non la svegliare. Non preoccuparti, anzi non dirle che ho chiamato”.
“Va bene. Ciao allora”.
“Ciao, Chris”.
 
Dall’altra parte del mondo, Mika sorrise: le avrebbe fatto una sorpresa.
 
La sua auto sfrecciava veloce per le strade del Connecticut. Se Chris non voleva rispondergli al telefono, sarebbe andato di persona. Si fa tutto per amore.
 
“Jonathan, ti va di andare ad una conferenza stampa?”.
“Si, non sto lavorando a nessun articolo. Su cos’è?”.
“Cinema, devono annunciare chi canterà la colonna sonora di un film”
“Che film?”.
“The Intellectuals”.
  


  
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