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Autore: xMoonyx    10/09/2011    10 recensioni
A detta di Merlin Arthur è un borioso ed arrogante somaro regale, egoista e viziato, che si preoccupa solo di se stesso e non ha a cuore nessun altro.
Dal canto suo Arthur pensa che il suo servitore sia incapace, idiota e logorroico, oltre che totalmente inutile; però entrambi sanno che senza l'altro la loro vita risulterebbe incredibilmente piatta e monotona.
E se a sconvolgere questa monotonia ci pensasse un mago in cerca di vendetta contro il regno di Camelot, decidendo di mischiare le carte dei loro destini, scambiando le loro vite?
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Si voltò cercando il se stesso e lo vide avanzare reggendo qualcosa tra le mani: uno specchio.
Prima ancora che potesse dire qualsiasi cosa l'altro Merlin gli aveva praticamente spiattellato l'oggetto sul naso.
«Adesso… mi vuoi… stare… a sentire?!»
Merlin batté le palpebre, dimenticandosi di respirare.
Di fronte a lui la superficie riflettente gli rimandava l'espressione pallida e sconvolta di Arthur Pendragon.
Un attimo di comprensione, poi accadde.
Merlin urlò.
Si era trasformato nel regale Somaro!

[Naturalmente Merlin x Arthur *-*]
(Capitolo 9 finalmente online!)
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione
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Arlin 2 Mi scuso innanzitutto per il ritardo, la prossima volta non vi farò aspettare tanto, o almeno spero! :) Da questo capitolo inizia il paradosso! E se avete delle idee divertenti, paradossali, bizzarre o romantiche in conseguenza allo scambio di corpo, mi raccomando, non esistate a dirle, così vedrò se posso inserirle nella storia in vostro onore! :)

Dedico il capitolo a Orchidea Rosa, elfin emrys, Your guardian Angel, _Sahara_, Il_Genio_del_Male, Sakura Nakamura, mindyxx e principessaotaku93 per le loro meravigliose recensioni! ^^
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Changıng


Capitolo II


Merlin ebbe bisogno di diverse boccate di ossigeno prima che il suo cervello registrasse il messaggio offertogli dallo specchio.

«Che bisogno hai di urlare?» lo redarguì l'altro se stesso, ovvero… Arthur.

«Dovresti solo fare i salti di gioia per avere la possibilità di rimirare il mio bellissimo viso!»

Era piuttosto assurdo sentirlo parlare usando la sua faccia.

Ed era altrettanto assurdo scorgere il volto del principe, nello specchio, in una posa sconvolta.

«Ma io rivoglio il mio di viso!» replicò, ostinato.

Arthur rise al suo fianco. «Te lo ritornerei volentieri, oggi ero quasi svenuto quando mi sono specchiato.»

«Eih!»

«Ma insomma, dico io… come fai a sopportarle?»

Merlin sollevò un sopracciglio, sarcastico, mentre cercava di mettersi in piedi.

«Cosa?»

«Le tue orecchie!» spiegò Arthur, ovvio, afferrandosi i lobi.

Il mago lo guardò male. «Che hanno le mie orecchie che non va?»

«Sono… come dire?… enormi!»

Doveva aspettarselo…

Tacque, mentre cercava una bacinella d'acqua: aveva bisogno di rinfrescarsi le idee, senza dubbio.

«Oh povero, come potrai sopravvivere con tali enormi difetti?»

«Me lo chiedo anche io. La natura non dovrebbe permettersi di fare certi scherzi, non avrebbe dovuto appioppare delle simili scodelle ad un essere umano!»

Okay, il moro stava decisamente per perdere la pazienza.

Avrebbe presto ucciso il principe… ma no, doveva contenersi.

Finalmente raggiunse la bacinella con l'acqua, e si affacciò: tuttavia non incontrò i suoi familiari occhi azzurri, o la chioma nera.

No, ancora una volta si ritrovò a fissare l'antipatico volto del principe.

Dunque non era un sogno…

Si voltò a guardare se stesso con l'anima di Arthur, che nel frattempo stava imprecando contro la Natura per gli scherzi che aveva fatto a Merlin, come dotarlo di quelle "scodelle" al posto delle orecchie, di un corpo ossuto, di due gambe assai gracili, di vestiti di terza -o forse centesima- mano, e di zigomi troppo pronunciati.

«Avete finito di insultarmi?» lo accusò, avvertendo una vena di rabbia pulsare nei suoi polsi. Sentire la voce del principe urlare le sue parole era semplicemente… incredibile.

Arthur sospirò. «Non ti stavo insultando!»

«No, figuriamoci…»

«Piuttosto, tu non c'entri niente con questa storia vero?»

Inutile: per quanto si sforzasse di contenersi, aveva perso la pazienza.

«Io? E perché dovrei aver fatto una cosa del genere? Non ci tengo per niente a vestire i vostri nobili panni, sire!»

Arthur distolse lo sguardo, non sapendo cosa dire.

«Lo so, è solo che… ho sperato fosse un sogno, uno scherzo, ma a quanto pare non lo è.»

«E' opera di stregoneria.» meditò Merlin, senza pensarci. Si accorse subito dopo dell'errore, quando Arthur gli lanciò un'occhiata perplessa.

«Beh è evidente, no? Sicuramente non è opera mia.»

«E chi potrebbe essere stato?» domandò il regale asino, mostrandosi un irrecuperabile somaro ancora una volta.

«La domanda non è chi ma perché!  Perché qualcuno vorrebbe scambiarci di corpo?»

Si guardarono per un attimo interminabile, poi la consapevolezza si fece strada nei loro sguardi, e impallidirono, urlando all'unisono:

«Il torneo!»

«Ma certo!» aggiunse Merlin, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, ed iniziò a percorrere il perimetro della stanza. «Al torneo dovrò partecipare io, sire, e sicuramente verrò sconfitto!»

«E io non perdo mai i tornei!»

«In questo modo riceverete gli sguardi delusi di vostro padre…»

«E il popolo perderà fiducia in me!»

Si guardarono di nuovo, disperati.

«Dobbiamo fare qualcosa!» concluse Arthur, determinato e… beh, in fondo anche supplichevole.

«Se riuscissimo a spezzare l'incantesimo… ma come?»

Il mago ed il principe, ognuno nel corpo dell'altro, si sedettero sul letto del pupillo dei Pendragon, l'uno con le mani nei capelli, l'altro con i pugni serrati.

«Non abbiamo nessuna pista da seguire, è come cacciare una preda trasparente!» osservò Arthur, con le mani tra i capelli neri. «Non sappiamo da dove incominciare! Forse dovremmo dirlo a mio padre…»

«No!»

«Dobbiamo chiedergli di annullare il torneo! Tu non puoi gareggiare, mi faresti uccidere!»

«Nessuno deve saperlo!» sibilò Merlin, turbato. «Immaginate come reagirebbe vostro padre: in men che non si dica lo saprebbe tutto il regno e… nessuno si fiderà più di voi, vedendovi nelle vesti di un servitore!»

Arthur si lasciò allora cadere sul letto, sconfortato. «Hai qualche altra idea, genio?»

«Per adesso dobbiamo fingere.» spiegò Merlin, laconico. «Del resto non mi verrà difficile: basterà essere arrogante e borioso, guardare tutti dall'alto in basso e fare sorrisetti sarcastici che danno sui nervi ai servitori.»

Il principe lo guardò tra l'incredulo e il divertito.

«E a voi occorrerà solo apparire gentile e disponibile.»

«Perché tu saresti gentile e disponibile

«Ed anche di ottima compagnia, sire.»

«Deliri.»

«E voi non avete voce in capitolo, sire, perché…»

«Perché al momento sono un servitore, lo so.»

«Quello anche, ma intendevo che siete un asino.»

Si zittì solo quando il biondo -adesso moro- gli lanciò contro un cuscino.

«Per questa insolenza meriteresti la gogna, Merlin.»

«Ma voi non potete mandarmi alla gogna, sire.» replicò il mago, nascondendo il cuscino dietro la schiena in modo che il regale somaro non potesse recuperarlo.

«Ah no? E da quando si discutono i miei ordini?»

«Non rendereste mai il vostro nobile volto una cesta per la frutta!»

Arthur si rimise a sedere, colpito nel segno.

«Ovvio che no! Un principe alla gogna, non si è mai sentito!»

«Non ci siete mai finito, quindi…»

«E perché dovrei finirci, scusa? Quel posto è riservato ai comuni servitori come te… che non rispettano le regole.» assunse un'aria imperiale «che parlano a sproposito e -aihme- troppo… e che non fanno mai bene il loro dovere.»

«Ma al momento queste superbe qualità le incarnate voi.»

Arthur richiuse la bocca, improvvisamente cinereo. Si voltò immediatamente verso di lui, puntandogli un dito come monito.

«Non vorrai…»

Merlin sorrise, e Arthur si irrigidì.

«No… no! So cosa stai pensando ma… non oseresti

Il sorriso del mago si allargò. «Ne siete tanto convinto?»

«Non dirai sul serio?!» quasi urlò il principe, mettendosi in piedi. «Tu… tu… ma che insolenza! Quando torneremo normali, Merlin, ti giuro che…»

«Se torneremo normali.»

A quell'improvviso cambio di tono il principe richiuse la bocca, serio.

Merlin sospirò, consapevole di aver appena buttato a terra il morale dell'amico.

«Ma sì, certo che torneremo normali!» continuò, più rivolto a se stesso che all'altro, però. Si schiarì la gola, e si passò una mano tra i capelli. Quando li sentì più lunghi dei suoi e spettinati si ricordò che erano quelli del principe, e riabbassò la mano.

Eppure erano così morbidi…

«Comunque, come ha reagito Gaius stamattina? E… oh! Ho dimenticato di chiedervi come mai eravate già nelle vostre stanze quando mi sono svegliato!»

«Gaius non c'era, questa mattina.»

«Come no?»

«Non l'ho visto, poi beh… sai com'è, quando mi sono svegliato nella tua or-» lo guardò un attimo, imbarazzato, e finse un colpo di tosse. «nella tua stanza… ero abbastanza confuso. Mi chiedevo se non fossi svenuto e quindi tu, stupidamente, avessi pensato di medicarmi portandomi nella tua camera. Speravo di incontrare Gaius per chiedergli dove fossi finito ma fortunatamente non c'era. Immagina come avrebbe reagito vedendo il suo protetto chiedergli dove fosse se stesso!»

Rise e Merlin, suo malgrado, si ritrovò ad imitarlo. Quando entrambi si furono calmati, però, l'aria nella stanza si era fatta pesante e la tensione palpabile.

«Quando avete capito che…» Merlin si zittì, esortandolo con uno sguardo a continuare. Arthur lo fissò un attimo inebetito, batté le palpebre, e poi emise un flebile "Oh".

«Quando sono uscito fuori ed ho incontrato Gwen che si dirigeva a raccogliere l'acqua.»

«E cosa le avete detto?»

Arthur scrollò le spalle. «Le solite cose.. un sorriso accattivante e semplicemente irresistibile di qua, un "vuoi che ti aiuto?" di là…»

Merlin si batté una mano sulla fronte.

«Siete un asino.»

«E tu promesso alla gogna!»

«Un sorriso accattivante e semplicemente irresistibile?» ripeté Merlin, allargando le braccia. «Ma vi rendete conto che quello ero io?! Povera Gwen, chissà cosa starà pensando…»

Arthur guardò il soffitto, riflettendo. «Infatti quando ho tentato di baciarla lei si è sottratta.»

«Avete tentato di baciarla?!»

Merlin avrebbe voluto sprofondare nel terreno. «Oh mio dio… non avrò più il coraggio di guardare in faccia la povera Gwen!»

«Vedi il lato positivo, finché sarai nel mio corpo potrai guardarla quanto ti pare senza preoccuparti di nulla.» lo rincuorò il principe, distratto. Si accorse forse dopo dell'ambiguità di quella frase, perché arrossì.

«Non nel senso che devi guardarla! Anzi, te lo proibisco!»

Merlin tramontò gli occhi al soffitto. «Come se me importasse della vostra amata! Invece, ditemi come avete capito che qualcosa non andava.»

Arthur fece una smorfia. «Quando mi è caduto l'occhio sul catino che portava Gwen, e mi sono specchiato nell'acqua, immagina la mia reazione nel guardare la tua faccia lì dove sarebbe dovuta esserci la mia! Anche se a dirla tutta sospettavo che qualcosa non quadrasse già quando ho visto le mie mani.»

«Davvero?»

«Sono piccole, bianche ed ossute!» e gliele mostrò. «E io non ho le mani piccole, bianche ed ossute!»

«Notevole.» commentò Merlin, ironico. «Avete proprio occhio per i miei difetti, sire.»

«Non è un difetto, sono solo un po' femminili, ecco.»

«Femminili? Le mie mani non sono femminili!»

«Ma sì, invece!»

«Oh, voi siete un asino!»

«Non ti ho insultato, Merlin, non c'è niente di male ad avere mani femminili, anzi a molti uomini piacerebbero. Ho solo detto che io non ce le ho così…»

«Amoltiuominipiacerebbero?» ripeté Merlin tutto d'un fiato, arrossendo furiosamente. «Che intendete dire, sire?»

Arthur lo guardò senza capire, poi arrossì anche lui.

«Io non intendevo… oh accidenti, non è come pensi!»

«Lasciamo perdere. Piuttosto, pensiamo alla situazione in cui siamo finiti! Per adesso ci conviene fingere, anche perché ricordo di aver letto da qualche parte -o sentito dire, sinceramente non saprei- che questi incantesimi durano un giorno solo, e all'alba del giorno dopo svaniscono.»

«Intendi dire che dovrò stare in questo… dovremo stare in questo stato solo fino a domani?»

«Sì, se non erro.»

Il principe si picchiettò l'indice sul mento, riflettendo, l'altra mano dietro la schiena chiusa a pugno.

Poi iniziò a camminare avanti ed indietro e Merlin pensò che stesse veleggiando negli oscuri sentieri della sua mente, alla ricerca dei pro e dei contro che avrebbe comportato la sua scelta.

«Solo per oggi dovrò fingere di essere te.» ripeté ancora, e Merlin annuì.

«E tu dovrai -senza fare l'idiota come tuo solito- fingere di essere me.»

«Esattamente, sire.»

Arthur sospirò, voltandosi a guardarlo.

«Si può fare.»

Merlin sorrise, mettendosi anche lui in piedi, e gli porse una mano. «Perfetto!»

Arthur osservò la mano, poi guardò con cipiglio Merlin e quello ritrasse le dita.

«Come non detto, sire.»

«Spero davvero che tu abbia ragione, Merlin, perché non ho intenzione di sopportare le tue orecchie giganti per più di un giorno!»

«Vi diverte tanto insultare le mie orecchie?»

«No, certo, ma nessuno dovrebbe averle tanto grandi! Che poi, da tale grandezza uno si aspetta che tu senta meglio degli altri, e invece alle mie richieste rimani sordo!»

«Ma pensate ai vostri piedi a papera! Non so come fate, sinceramente, a correre senza inciampare!»

«Taci, Merlin, oppure…»

«Sì, lo so, quando torneremo nei nostri rispettivi corpi voi mi metterete alla gogna, sì. Come se fosse una novità.»

«Questo non cambia che hai delle orecchie sproporzionate!»

«E voi i piedi a papera!»

«Orecchie enormi!»

«Piedi a papera!»

«Orecchie enormi!»

«Piedi a papera!»

Qualcuno bussò alla porta, ma nessuno dei due lo sentì.

«Orecchie enormi!»

«Piedi a papera!»

«Emh…»

«Orecchie enormi!»

«Piedi a papera!»

«Non vorrei…»

«Orecchie enormi!»

«Piedi a pap-»

«Scusate!»

Entrambi si voltarono, irritati. «CHE C'E?!»

Morgana batté le palpebre, interdetta, con un mezzo sorriso perplesso.

«Ho interrotto qualcosa?»

I due avvamparono, e Arthur nel corpo di Merlin si massaggiò la nuca.

«Scusaci, Morgana.»

Morgana avanzò, sorridendo al suo indirizzo, poi si rivolse a Merlin nel corpo di Arthur con una breve riverenza simile ad un inchino.

«Buongiorno a te, Arthur, Uther mi ha mandato a chiamarti, voleva farti un discorsetto subito dopo colazione, a proposito del torneo di domani, credo. Così ho pensato di anticiparlo facendotene uno io.»

«Non dovevi, sei solo una donna!» rispose Arthur, e Merlin gli rivolse un'occhiataccia.

Morgana inclinò la testa, fingendosi offesa.

«Perdona l'insolenza del mio servitore!» si affrettò a rimediare Merlin, afferrando la spalla del giovane e guidandolo alla porta. «Non sa quello che dice, tende a parlare troppo! Concedimi un attimo, che gli offro alcune delucidazioni sul suo lavoro, e sarò immediatamente da te, lady Morgana.»

La donna annuì, con un sorriso, e Merlin si richiuse la porta alle spalle, lasciando la sorellastra nella sua stanza.

«Sire, d'ora in poi ricordate la nostra finzione!» lo biasimò, e Arthur lo guardò sdegnoso. «E da quando tu mi fai la ramanzina?»

«Non c'è tempo per reclamare le vostre regali condizioni! Ricordate che nessuno deve scoprire la verità!»

«Non posso lasciarti là dentro con quella vipera, sicuramente combinerai qualche idiozia!»

«Non combinerò nessuna idiozia, ve lo prometto, sire, e se chiederà qualcosa di irrimediabilmente personale vedrò di trovare una scusa per uscire dalla stanza. Voi nel frattempo… tornate da Gaius! Anzi no, venitemi a portare la colazione, dovremo imitare il più possibile la realtà!»

«Nella realtà io non ti porto la colazione!»

«Solo per un giorno!»

«E va bene, ma solo per oggi. E la colazione la mangerò io.»

«Fate come volete, ma sbrigatevi! Non intendo rimanere da solo con lady Morgana ancora a lungo!»

Arthur annuì, allontanandosi, poi si girò un attimo.

«Posso togliermi questo odioso fazzoletto dal collo? Come fai ad indossarlo ogni giorno, è scomodissimo! Insomma, sembra un cappio!»

«Perché naturalmente voi avete provato sul vostro nobile collo la stretta dell'impiccaggione.»

«Idiota, sai cosa intendo! Ricordati che se combini qualche disastro -come fai sempre- nessuno ti eviterà un mese di gogna, quando torneremo normali!»

«Chiarissimo.»

«Buona fortuna, allora.»

«Anche a voi, sire, sono sicuro che vi servirà.»

«Per cosa?»

«Per trovare la strada delle cucine.»

Arthur gli diede uno scappellotto sul collo, divertito, poi si allontanò nel corridoio.

Merlin si massaggiò il punto dolorante, con un lieve sorriso, seguendo con lo sguardo le movenze del principe.

Certo che era piuttosto strano parlare con se stesso e ricevere da se stesso colpetti sulla nuca.

«Arthur?»

«Arrivo subito, lady Morgana!»

***


Arthur percorse il corridoio con una lentezza voluta: un giorno, solo ventiquattro ore, e lui avrebbe rivisto i suoi capelli biondi allo specchio.

Ma intanto era un servo; ciò significava che non poteva dare ordini o imporre divieti.

Ma voleva significare anche che era esentato dall'onere di figlio del re e futuro erede al trono almeno per quel giorno.

Niente rimproveri paterni, niente allenamento coi cavalieri, nessun infinito discorso sulle responsabilità di un principe. Non era nemmeno costretto a camminare a testa alta; poteva correre, poteva urlare, poteva fare qualsiasi cosa… perché era solo un servo.

O meglio, no. Non era solo un servo. Era il suo servo, e non poteva permettersi di prendersi la gogna per comportamento sconsiderato.

Avrebbe approfittato di quella situazione solo quanto bastava.

Con un sorriso astuto Arthur accelerò il passo, diretto alle cucine.

C'era stato una volta, da bambino, e solo quella volta. Ma alla sua età praticamente gli impedivano l'accesso, e del resto non vi era stata occasione che lo volesse lì. I servi entravano nelle cucine; perché i servi portavano i piatti col cibo.

Cosa avrebbe dovuto fare un principe in quelle quattro mura, a parte impartire ordini?

Passò accanto a due soldati che stavano passeggiando nel corridoio del cortile interno, e non li salutò. Del resto quelli non gli rivolsero nemmeno uno sguardo.

Doveva essere così la vita di Merlin… semplicemente, "senza pensieri".

Svoltò l'angolo, e i due battenti della porta della sala regale si aprirono mostrando il re in compagnia di Gaius e di Sir Leon.

L'archiatra lo riconobbe immediatamente e gli sorrise. «Ben svegliato!»

«Buongiorno Gaius!» lo salutò Arthur distratto, affrettandosi ad allontanarsi. «Buongiorno anche a voi, padre.»

 Poi sparì oltre l'angolo.

«Sì, sì, buongiorno!» rispose sbrigativo il re.

Un attimo dopo batté le palpebre, perplesso, guardando i due amici.

«Padre?»








Arthur raggiunse finalmente le cucine e si richiuse la porta alle spalle con espressione da cervo spaventato con un branco di cani affamati al seguito.

Merlin aveva ragione, era un asino! Come poteva chiamare "padre" colui che per Merlin, ciò che era adesso, non era altro che il proprio re?

Doveva scordarsi di essere il principe. Doveva scordarsi di essere Arthur!

Si passò una mano sul viso pallido, sentendolo particolarmente spigoloso al tatto. Spigoloso e… incredibilmente liscio.

Possibile che Merlin non avesse la barba?

«Ti serve qualcosa? Che ci fai lì impalato?» chiese una voce.

Arthur sussultò, tornando al presente, e alzando lo sguardo incontrò il viso molle e grassoccio di un cuoco. Dietro di lui gli altri, già al lavoro a preparare strani intrugli in altrettanti strani calderoni, risero genuinamente.

Stava per replicare, irritato, che non era quello il tono di rivolgersi ad un principe quando si rese conto della cruda ed amara realtà.

E allora gli giunse spontaneo rispondere: «Ho bisogno della colazione per il principe Arthur.»

«Ma questo lo sappiamo già, smilzo!» ghignò il cuoco, dandogli una sonora pacca sulla spalla.

Arthur fu sicuro di aver sentito le proprie spalle scricchiolare, e si impose di offrire da mangiare metà della sua colazione al servo, quando sarebbe tornato normale. Se perfino i cuochi l'avevano definito "smilzo", non era solo una sua impressione: Merlin era troppo magro, sul serio!

Il pupillo dei Pendragon aspettò pazientemente che un giovane paggio preparasse il piatto con molta cura, e poi chiese di aggiungere qualcosina in più, perché il principe era particolarmente affamato quella mattina.

«Ah questi Pendragon! Padre e figlio, stessa solfa!»

Arthur si fece improvvisamente attento, guardando negli occhi il cuoco grasso, che stava affettando il prosciutto come se fosse la cosa più facile al mondo.

«Che intendi dire?»

«Ma sì, sempre così arroganti quei due! Non fanno altro che dare ordini, e ci fanno sgobbare come capre, a noi comuni mortali! Aaaah, sapessi smilzo, io non mi faccio mettere i piedi in testa da nessuno, se potessi sarei il primo a ribellarmi ma poi si sa come vanno a finire queste cose… il Re mi farebbe giustiziare ed un padre morto non servirà a nulla ai miei figli, così come un marito assente non farà che rendere ancora più povera mia moglie. E poi morirebbero tutti di fame.»

«Il Re non è così crudele!» replicò Arthur, offeso nell'orgoglio.

«Ah no? Quello farebbe giustiziare tutti, se solo ne avesse voglia. Gli basta schioccare un dito…»

«Non lo farebbe, ti dico!»

Il cuoco lo guardò con quella che ad Arthur parve… "compassione".

«Sei ancora così giovane… forse capirai più avanti, quando anche tu avrai una famiglia da tirare avanti.»

Un altro cuoco annuì, allungando la mano per disporre a cerchio i pezzi di formaggio.

«Eh, purtroppo questa è la nostra sorte!»

«Già, a loro che importa?» continuò il primo, con tanta enfasi che la fetta di prosciutto che stava tagliando scivolò sotto il tavolo.

«Il Re tiene molto alle sorti di Camelot, non farebbe mai giustiziare ingiustamente il suo popolo!» ribatté Arthur, deciso a difendere se stesso ed il padre.

«I fatti dimostrano il contrario.»

«E soprattutto, suo figlio non è come lui!» continuò Arthur convinto, e anche… arrabbiato. «Suo figlio è una brava persona e diventerà un buon re, forse il migliore -senza modestia- che Camelot abbia mai avuto l'onore di ospitare!»

Il suo breve monologo ottenne un improvviso silenzio, insieme a sguardi accigliati.

Il cuoco più grande si aprì in un sorrisetto sarcastico, e consegnò con sgarbo l'ultima fetta di prosciutto nel piatto.

«E da cosa lo deduci? Non mi sembra che ti abbia mai trattato bene, quel teppistello! Ordini di qua, rimproveri di là.»

«Lui è molto gentile con me.» rispose Arthur, sorpreso.

«Strano, fino a ieri ripetevi che era un somaro borioso ed insopportabile.» rispose tranquillamente il cuoco.

Arthur arrossì.

«Ha de-- ho detto così?» domandò, cercando di aprirsi in un sorriso tagliente.

Ma i muscoli facciali di Merlin non sembravano voler collaborare.

«Sicuro!» commentò il cuoco mentre gli altri annuivano vigorosamente. Due servi aggiunsero salame e pane nel piatto. «Ti lamenti sempre della mole di lavoro che ti tocca, e di quanto è frustrante non aver nessun ringraziamento.»

«Oh.»

Questa Merlin me la paga… pensò in un attimo di rabbia mista a soddisfazione il giovane rampollo biondo. «Beh ho cambiato idea.» rispose in fretta, prendendo il vassoio col piatto, la caraffa ed i calici. «Arrivederci.»

Si avvicinò alla porta e nel frattempo si mise in bocca un pezzo di formaggio, per sedare il buco nello stomaco nascente.

In quell'attimo, mentre assaporava l'aroma del cacio, gli venne un'idea. Si voltò, con ancora il pezzo di formaggio in bocca, e si indicò la guancia.

«Vedete?! Mi lascia persino mangiare un quarto della sua colazione! E' così nobile e gentile! Un principe coi fiocchi!»

Poi alzò le spalle ed uscì, saggiando anche la consistenza del prosciutto.

Nella cucina i cuochi si guardarono tra di loro.

«Quello è fuori.» commentò uno dei più giovani, le sopracciglia arrivate ormai all'attaccatura dei capelli.

«Forse il principe l'ha minacciato.» rifletté un secondo.

«O forse lo smilzo si è innamorato.» concluse il cuoco, mentre gli altri ridacchiavano. «Per parlare così bene di lui, per forza!» fu la sua spiegazione; poi il tutto fu soffocato dalle risa.

Ma nessuno pensò alla spiegazione più logica, ovvero che Arthur, per cause sconosciute ed incredibili, si trovasse imprigionato nel corpo del suo servitore e quindi stesse solo complimentando se stesso. Beh, a pensarci non era proprio la spiegazione più logica. Anzi, non lo era per niente.

Era più logica addirittura la scusa sentimentale… o forse no?

In ogni caso, fortuna che Arthur non fosse nei paraggi...




~To be continued~






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«Merlin? Non credevo che fossi tu ad… attentare alla salute del principe!»
Arthur arrossì furiosamente e Merlin abbassò la testa più imbarazzato di lui.
«No!» urlò il regale pupillo con le guance dello stesso colore di un pomodoro maturo. «Io e Me-…Arthur?! No, ma che accidenti…»
«Non dovete spiegarmi nulla!» cinguettò la mora, congiungendo le mani. «Anzi vi lascio soli!» e con una risatina uscì, richiudendosi la porta alle spalle.





_____________________________________________________________________________
Angolo Autrice.


Ed eccomi tornata con un nuovo capitolo! Che ne pensate? Ancora una volta mi auguro di non essere sfociata nell'OOC.
Merlin ed Arthur inizieranno da qui la loro giornata da "scambiati", sperando che riusciranno a strapparvi almeno una risata!
Personalmente, la scena che preferisco è quella di Uther che viene chiamato "padre" da Merlin, anche se non so come sia uscita fuori. Quella che avevo in mente era semplicemente troppo spassosa, immaginate l'espressione di Uther, che all'improvviso batte le palpebre, perplesso, con la bocca semi aperta e gli occhi grigi puntati nel vuoto, che ripete "Padre?!" xD
Oltretutto stamattina ho abbozzato un discorso comico tra Gaius e Merlin... potrei scriverci una shot! *.*


Note: sinceramente non so se Arthur sia andato spesso nelle cucine, ma dal momento che è il principe ho pensato che le occasioni non richiedono la sua presenza lì, quindi spero di non aver scritto una fesseria troppo poco credibile! :3

Non so che altro dire se non che questa storia non è una Arthur-Cessifer (alias Gwen), per tranquillizzare qualche recensore.
Però, essendo ambientata più o meno a metà della seconda serie, potremo dire che Arthur ha sì baciato Gwen un paio di volte ma non è ancora fissato con lei in maniera morbosa (e falsa perché nata dal nulla -.-) come nella terza serie. Ma la fic è una MerlinxArthur, quindi non temete! Si capirà più avanti! :)
Per adesso, arrivederci
al prossimo capitolo! =(°-°)=



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