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Autore: xMoonyx    31/08/2011    13 recensioni
A detta di Merlin Arthur è un borioso ed arrogante somaro regale, egoista e viziato, che si preoccupa solo di se stesso e non ha a cuore nessun altro.
Dal canto suo Arthur pensa che il suo servitore sia incapace, idiota e logorroico, oltre che totalmente inutile; però entrambi sanno che senza l'altro la loro vita risulterebbe incredibilmente piatta e monotona.
E se a sconvolgere questa monotonia ci pensasse un mago in cerca di vendetta contro il regno di Camelot, decidendo di mischiare le carte dei loro destini, scambiando le loro vite?
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Si voltò cercando il se stesso e lo vide avanzare reggendo qualcosa tra le mani: uno specchio.
Prima ancora che potesse dire qualsiasi cosa l'altro Merlin gli aveva praticamente spiattellato l'oggetto sul naso.
«Adesso… mi vuoi… stare… a sentire?!»
Merlin batté le palpebre, dimenticandosi di respirare.
Di fronte a lui la superficie riflettente gli rimandava l'espressione pallida e sconvolta di Arthur Pendragon.
Un attimo di comprensione, poi accadde.
Merlin urlò.
Si era trasformato nel regale Somaro!

[Naturalmente Merlin x Arthur *-*]
(Capitolo 9 finalmente online!)
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione
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Arlin 1 Titolo: Changing
Rating: Verde per ora, ma sicuramente più avanti passerà al giallo e chissà, forse sfocerà anche nell'arancione.
Genere: Fantasy, Commedia, Comico, Romantico e poi non saprei proprio xD
Contesto: Mmm io la collocherei più o meno a metà della seconda serie, anche se non ha un contesto preciso. Sicuramente, in ogni caso, non fa riferimento alla terza serie, infatti il drago è ancora nelle segrete del castello e Morgana non è passata al.. lato oscuro della forza xD.
Riassunto: A detta di Merlin Arthur è un borioso ed arrogante somaro regale, egoista e viziato, che si preoccupa solo di se stesso e non ha a cuore nessun altro. Dal canto suo Arthur pensa che il suo servitore sia incapace, idiota e logorroico, oltre che totalmente inutile; però entrambi sanno che senza l'altro la loro vita risulterebbe incredibilmente piatta e monotona. E se una fresca notte di primavera un mago in cerca di vendetta contro il regno di Camelot decidesse di mischiare le carte dei loro destini, scambiando le loro vite?
Avvertimenti: La seguente storia conterrà elementi slash in futuro, perciò se vi disturba il genere potete decidere di avventurarvi in questa follia o di cliccare sulla x rossa in alto a destra.

Infine, buona lettura! :)


Changıng


Capitolo I


Il cielo era di un azzurro limpido ed una brezza leggera accarezzava le creste e i merli del castello agitando gli arazzi a righe rosse e nere sormontate da un leone dorato.

Né caldo, né freddo.

Gli uccellini cantavano le loro armoniose melodie e il sole riscaldava tutto ciò che bagnava senza scottarlo troppo.

Una giornata perfetta, insomma; a meno che non ti chiami Merlin e sei il valletto personale del giovane principe Arthur Pendragon.

Con un gemito strozzato, infatti, il servo moro del gentile e altruista suddetto principe cadde a terra, avvolto da una nuvola di schegge. Tra le dita affusolate e tremanti reggeva uno scudo di legno.

«Insomma, Merlin, la vuoi finire di perdere l'equilibrio? Un mulo sarebbe più efficiente di te!»

Il più piccolo si rimise faticosamente in piedi con una smorfia e gli rivolse uno sguardo sarcastico. «Chiedete a lui la prossima volta, sire. Sono certo che sarà più che entusiasta di soddisfare i vostri capricci.»

«Almeno non parla.» fu la replica ironica, subito seguita da un affondo che colse il servo alla sprovvista.

Ancora una volta Merlin perse l'equilibrio per l'urto ed inghiottì la polvere.

La caduta fu più rovinosa delle precedenti ed il ragazzo rimase a terra col respiro affannoso.

«Stai familiarizzando col terreno per caso? Rimettiti in piedi!»

«Il terreno è più gentile di voi.» biascicò Merlin eseguendo l'ordine.

In realtà restare sdraiato a riprendere fiato era una prospettiva ben più allettante.

«Cosa hai detto?»

«Niente, niente!»

E fu così che l'allenamento riprese.

Dieci affondi, quattro parate e sette cadute di Merlin dopo, quando ormai il sole era calato all'orizzonte tingendo tutto di lilla, il giovane rampollo dei Pendragon ritenne finalmente saggio terminare l'allenamento.

Merlin sorrise alla notizia, rimettendosi in piedi in un attimo.

«Avete deciso di non farmi stancare inutilmente? Vi ringrazio!»

«Beh un servo moribondo non mi serve a niente.» si schermì il principe con orgoglio ed un sorriso sardonico «E i miei venti stivali desiderano tanto una ripulita!»

Il sorriso di Merlin si smorzò in un attimo.

Come non detto… pensò il ragazzo imponendosi la calma.

Ma non ci riuscì e la risposta mordace che premeva per liberarsi abbandonò le sue labbra prima che il moro riuscisse a frenarsi.

«Siete sempre il solito Asino.»

«E voi il solito servo idiota.» Arthur gli diede una sonora pacca sulla spalla tanto forte da sbilanciare il più piccolo e rischiare di farlo cadere di nuovo a terra. «E stasera per il grande banchetto ho bisogno dei miei stivali lustri.»

«Perché ovviamente indosserete tutte e dieci le paia di stivali, suppongo.» borbottò il servo superandolo a capo chino, diretto verso le stanze del principe.

«Cosa hai detto?»

«Niente, niente.»

«Ecco. Allora, invece di parlare a vanvera come fai sempre vedi di sbrigarti che l'ora della cerimonia si avvicina!»

Merlin non si arrabbiò neanche per la mole eccessiva del lavoro.

Ormai ne era avvezzo, ogni giorno era la stessa storia, e sebbene le sue membra stanche ne risentissero, non credeva fosse il caso di lamentarsi.

Proteggere Arthur era il suo destino, e l'unico modo che aveva per stargli vicino ed impedire che morisse in circostanze misteriose era fargli da servitore.

E poi Arthur, sebbene si mostrasse sempre arrogante e borioso -ed ovviamente anche asino- in fondo aveva un cuore puro.

Un po' in fondo.

Okay… molto in fondo.

Raggiunse la scalinata di pietra con uno sbuffo e si accinse a percorrerla; non sentendosi seguito, però, si voltò a cercare la familiare chioma bionda.

Arthur sorrise al suo sguardo interrogativo. «Sali pure senza di me, Merlin. Ho da fare.»

«Da fare, dite?» ripeté il mago col suo solito scetticismo divertito. «E cosa, abbronzarvi?»

«Non ne ho bisogno, a differenza di te che sei bianco come un morto.»

«Siete sempre gentilissimo.»

Arthur ghignò, ma non rivolse gli occhi al servitore: continuava a fissare un punto imprecisato nella piazzetta.

Il moro, perplesso, seguì la traiettoria dello sguardo e sospirò con un mezzo sorrisetto tirato.

Doveva immaginarlo. Gwen.

Arthur sorrideva come un citrullo ed avanzò con fare ebete verso la ragazza.

O almeno questi furono i pensieri del giovane mago, che si risolse decidendo di salire alle stanze del principe per terminare al più presto il suo compito e potersi concedere qualche minuto di riposo prima della cerimonia.

Al castello, infatti, era giunto il Re di un regno vicino, il regno di Evrard, per firmare un trattato di pace.

Re Leonard a causa della sua moglie sterile non aveva ricevuto un erede. La regina però era morta di malattia quando lui era ormai troppo vecchio per potersi risposare e provare ad avere un erede, ed era consapevole di dover lasciare il regno al suo fratello minore, Marcus.

A dire il vero non era una grande novità… ormai a Camelot giungevano spesso re dai paesi vicini per stipulare un accordo di tregua col regno, e non è che quei giorni fossero diversi dagli altri.

Anzi, se possibile Merlin aveva ancora più lavoro da fare, perché doveva servire da bere al banchetto invece di poter cenare in compagnia del caro Gaius nella tranquillità della loro modesta abitazione.

Però, a pensarci meglio… ora che Arthur era impegnato nel tentativo di ingraziarsi la serva di Morgana, Merlin sarebbe stato da solo nella stanza.

E fu con un sorrisetto che il moro si richiuse la regale porta alle spalle: per una volta poteva usare la magia senza paura di essere visto!




Finalmente sarà soddisfatto di me, quell'Asino! pensò Merlin mentre fissava compiaciuto la spugna imbevuta di schiuma strofinare gli stivali uno ad uno con meticolosa perizia.

Altro che maledizione, la magia era un dono!

«Merlin?»

«Eh?»

Merlin sussultò e la porta si aprì mostrando il volto tirato del principe Arthur.

In un attimo la spugna precipitò a terra e Arthur la fissò con fare perplesso, grattandosi la tempia come per assicurarsi di averci visto bene.

«Arthur!» ansimò Merlin sentendo la fronte imperlata di sudore freddo. Si stirò in un sorriso falso e raggiunse il principe, che continuò a fissare la spugna confuso.

«Che stavi facendo?»

«Pulivo i vostri stivali, sire.»

Arthur corrugò le sopracciglia.

«Assurdo… per un attimo ho creduto che la spugna si muovesse da sola…»

Poi scrollò le spalle ed alzò gli occhi sul servitore.

«Ottimo lavoro, Merlin, come premio ti esento dai tuoi doveri per oggi.»

«Ma adesso c'è la cerimonia!» gli ricordò Merlin spalancando le braccia, querulo. «Tutti i servi devono essere presenti! Non posso certo mancare!»

Arthur si finse sorpreso. «Ah che peccato, allora! E io che volevo essere magnanimo… sarà che non è destino!»

E con un sorrisetto innocente si volse a rimirare la sua armatura.

Merlin avrebbe voluto replicare qualcosa di duro, ma alla fine si limitò ad un semplice. «Non mi parlate di destino…»

«E tu non parlare e basta. La cerimonia sta per iniziare e devo essere pronto entro breve.»

Merlin tramontò gli occhi al soffitto raggiungendo il guardaroba: spalancò le due ante e rimirò l'interno, tuffando le mani tra le varie vesti alla ricerca di quella più adatta e del consueto mantello rosso.

«Com'è andata con Gwen?» chiese fingendosi disinteressato mentre recuperava anche i calzoni e la cintura.

Arthur sospirò mentre si toglieva la veste, rimanendo a torso nudo per aspettare che Merlin gli facesse indossare la tunica, e sorrise.

«E' andata.»

«I miei complimenti, sire.» replicò lo smilzo avvolgendogli la cintura attorno ai fianchi. «Allora non siete così asino come sembrate.»

«Dovrei mandarti alla gogna solo per questo, Merlin…»

«Ma non lo farete.»

«Solo perché oggi mi servi.» fu la replica.

Come se gli altri giorni non gli servissi… riflettè Merlin con una smorfia. Poi scelse una delle dieci paia di stivali e li portò al capezzale del principe.

«Che vi siete detti? Era contenta di vedervi?»

«Mmm sì.» rispose il principe vago, compiacendosi di vederlo fremere per avere più notizie.

«E vi siete baciati?» concluse Merlin mostrandosi indifferente mentre gli assicurava il mantello sulle spalle. Alzò un attimo gli occhi su Arthur, non vedendolo rispondere, e in quell'istante si accorse che erano particolarmente vicini.

«Non sono affari che ti riguardano.» rispose Arthur irritato. Poi fece un pallido sorriso. «Sono un principe, Merlin.»

«Un principe Asino.»

«E tu sei troppo indiscreto.»

«Ma almeno non sono un Asino.»

«Oh! Basta con questa storia, idiota!»

Merlin sorrise come al suo solito e si allontanò, per rimirare il risultato.

«State benissimo sire, sicuramente stasera farete colpo su qualche dama o… impressionerete quella che già avete.»

«Io non ho una dama!» replicò Arthur imbarazzato e Merlin sorrise del suo rossore.

«Adesso avete una faccia da rospo.»

«Ma sei zoofilo?!» scattò Arthur sarcastico. «Prima dici che sono un asino, poi che ho la faccia da rospo! Il prossimo insulto sarà che ho i piedi a papera?»

Merlin mosse un indice come se si fosse accorto di una cosa solo in quell'istante. «Avete ragione! Ora che ci faccio caso avete proprio i piedi a papera!»

«Oh santa pazienza!» Arthur mosse la braccia in un gesto esasperato. «Quanto ancora dovrò sopportarti?»

«Fino alla morte, temo.»

«Dio ce la scampi.» fu la replica sconfortata.




La cerimonia non durò a lungo, ma fu ugualmente stressante per tutti: per Uther, che dovette mantenere sempre il sorriso e mostrarsi gentile con tutti, per Arthur che fu costretto dall'Etichetta a confermare le parole del padre senza battere ciglio e dimostrarsi un figlio ed un erede degno, e per Merlin che si ritrovò a correre da un commensale all'altro per versare il vino o porgere qualche piatto di portata.

E non far cadere nulla non era certo un gioco da ragazzi!

Alla fine Uther richiamò l'attenzione di tutti alzandosi e quando ebbe ottenuto il silenzio annunciò che Camelot, in onore dell'arrivo di Leonard e del fratello, avrebbe organizzato una settimana di giochi a cui naturalmente il suo figlio Arthur avrebbe partecipato.

Il principe non sembrava molto entusiasta all'idea, anzi tutto il contrario, perché durante il tragitto di ritorno alle sue stanze non aveva aperto bocca.

Non che ce ne fosse bisogno, dal momento che Merlin stava snocciolando con fare logorroico tutte le richieste assurde dei commensali.

«E versami questo, passami quello, ma che pretese! A questi nobili di Evrard servirebbe una buona dose di umiltà. Solo perché ho fatto accidentalmente cadere una goccia di vino sulla regale manica di uno di loro mi sono meritato insulti e minacce…»

«Merlin…»

« E voi, nel vostro regale ozio, non vi siete nemmeno curato di difendermi! Ma no, ovvio, io sono solo il servo idiota, a voi cosa importa se…»

«Merlin!»

Il servo si zittì, quando il principe si voltò a guardarlo muovendo di scatto le mani.

«Sono stanco, non sono in vena di ascoltare le tue lamentele! Te ne rendi conto? Un altro torneo!»

Varcarono la soglia della stanza del principe e Merlin si affrettò a slacciargli il mantello rosso.

«Certo che lo so, non sono sordo!»

«Alle mie richieste sì.»

«Ma voi siete un forte e abile soldato, no? Vincete sempre quei tornei e questa volta non sarà diverso.»

Turno della cintura.

Il principe sospirò di nuovo.

«Ti ringrazio per la fiducia Merlin, davvero. Ma il punto non è che ho paura di non vincere. Il punto è che sono stanco del fatto che mio padre prende delle decisioni senza consultarmi!»

Il mago tacque, sapendo che se avesse parlato avrebbe peggiorato la situazione.

«E'… è frustrante, Merlin.»

Sembrava così fragile in quei momenti, ben lontano dall'arrogante e borioso Asino quale si mostrava in pubblico.

«Mi dispiace, sire. Posso capirvi… quando qualcun altro sembra sapere più di voi.»

«No che non puoi capire!» abbaiò il biondo a quel punto, tanto improvvisamente che Merlin indietreggiò, lasciando la presa sulla sua maglia.

Poche volte aveva sentito Arthur urlare, specialmente contro di lui.

Sembrava davvero sconvolto.

«Sei solo un servitore, Merlino!»

Fu quella frase, da sola, che lo travolse come un'onda.

In un lampo si accese tutta la frustrazione che aveva accumulato, giorno dopo giorno, ma che non aveva mai avuto il coraggio -o meglio, il buon senso- di palesare.

Ma questo era troppo.

Non riuscì a chiudersi la bocca, e le parole fluirono fuori come un fiume in piena, che non vedesse l'ora di straboccare.

«Certo, un povero servitore non potrebbe mai capirvi perché non è alla vostra altezza.» replicò acido e offeso. «E voi che siete un Asino cosa ne sapete di quello che devo sopportare io? Mentre voi state a giocare con le spadine insieme ai vostri soldatini io fatico giorno e notte per pulire le vostre cose e per giunta senza ricevere mai un grazie!»

«Quelli non sono giochi, ci rischio la vita io!»

«E la mia vita allora? E' venduta ai vostri capricci!»

«Ma se non vuoi farmi da servitore puoi andartene! Quella è la porta, nessuno ti trattiene!»

Merlin sbiancò, il respiro affannoso.

Entrambi stavano urlando.

Entrambi erano infuocati dall'ira.

Entrambi sapevano che il giorno dopo si sarebbero pentiti per quelle parole taglienti.

Ma a nessuno dei due importava, al momento.

«Voi siete un egoista, sire, e pensate sempre a voi stesso! Solo voi soffrite, solo voi siete incompreso, solo voi avete problemi! Ho sempre cercato di aiutarvi per attenuarvi le sofferenze ma voi per me cosa avete fatto a parte sommarmi altri compiti?»

Arthur gli diede le spalle. «Non potrai mai comprendere quali sono i doveri di un principe.»

«Vorrei poterli comprendere allora!» urlò il servo disperato, sentendosi ferito come non mai.

Ogni parola del biondo era stata come una pugnalata, e per colpa sua adesso gli occhi gli bruciavano incredibilmente.

«E vorrei che voi capiste come mi sento io!»

Arthur non replicò, e quella da sola fu una risposta. La conversazione era terminata, il principe lo stava congedando.

Merlin trattenne le lacrime, si voltò con un grande sforzo e raggiunse la porta. Infine se la richiuse alle spalle e corse attraverso il corridoio, come a porre la maggior distanza possibile tra lui e il somaro.

Si sentiva distrutto…

Non aveva mai litigato con Arthur… non così pesantemente, per lo meno.

Di solito si limitavano ad insultarsi e prendersi in giro, ma niente di grave perché loro erano… amici.

Amici?! Merlin, finalmente uscito all'aria aperta, calciò con violenza una pietra. Figurarsi se quel somaro mi considera un amico!

Come una furia raggiunse la porta della casa di Gaius e la aprì con una spallata.

«Merlin!» sobbalzò l'uomo rischiando di farsi sfuggire dalle mani una boccetta di liquido verde.

Il ragazzo si passò velocemente una manica sugli occhi per cancellare le lacrime di rabbia e senza una parola raggiunse la porta della sua stanza.

«Faccio tanto per aiutare quel somaro di Arthur e lui continua ad ignorare i miei sforzi! Io così non ce la faccio più, Gaius…» si aggrappò con una mano alla parete, rendendosi conto solo in quell'istante di quanto fosse stanco, e di quanto male gli facessero quelle parole.

«Non valgo niente secondo lui, niente di niente!»

«Merlin…»

«Vado a dormire!»

«Merlin, aspetta!»

Il cerusico gli poggiò una mano sulla spalla e il ragazzo fu costretto a voltarsi.

Ringraziò l'oscurità, che impedì al vecchio di intravedere le lacrime di rabbia sul suo viso: avrebbe voluto conoscere un incantesimo per rendersi invisibile, al momento, oppure per essere inghiottito seduta stante dal terreno.

«Merlin, non permettere a nessuno di farti dubitare di te. Non è vero che non sei nessuno, non importa se il principe Arthur lo pensa.»

Merlin abbassò lo sguardo, passandosi le dita sugli occhi per ricacciare indietro quelle maledette lacrime.

«E poi non credo che lo pensi, altrimenti ti avrebbe licenziato dopo il primo giorno.»

Gaius sospirò, stringendolo tra le braccia.

«Tu sei speciale, Merlin, non scordarlo mai!»

Il moro sorrise tra le lacrime e rispose con calore all'abbraccio.

«Grazie Gaius.»

«E ora vai a dormire, che domani ti aspetta un'altra giornata estenuante!»

Merlin, finalmente, si concesse una lunga risata. Quella era la sua casa.

Quella era la sua famiglia.




«Caro Merlin… sei così ingenuo!» celiò sadicamente una voce maschile.

 La figura a cui apparteneva sorrise in direzione di una sfera di cristallo: al suo interno veniva mostrato l'abbraccio del vecchio e del servitore «Non immagini neanche quanta magia possono contenere le parole. Ma lo scoprirai presto… te lo assicuro. E adesso: sogni d'oro.»

I suoi occhi si illuminarono d'oro così come la sfera, che lanciò diversi bagliori. Un attimo dopo l'interno della casa di Gaius e i due abitanti scomparvero, sostituiti dalla visione di intense volute di fumo.

E né Merlin né Arthur avrebbero potuto immaginare ciò che sarebbe accaduto da lì a qualche ora…


***


«Che state facendo, Gaius?»

Il vecchio cerusico sollevò la testa, insieme ad un folto sopracciglio, ma non degnò l'allievo se non per qualche attimo.

«Una pozione.» rispose laconico tornando a mescolare una crema dall'odore nauseabondo nel fondo di una ciotola di legno. Merlin avanzò cauto, tappandosi il naso, e allungò il collo scorgendo una pasta color verde muschio; distolse immediatamente lo sguardo, reprimendo un conato.

«Non sembra molto invitante.»

«Non deve esserlo, l'importante è che funzioni. Solo così il principe guarirà.»

Merlin fece una smorfia: il principe era sempre ferito o in punto di morte, ed era lui, il mago, a doverlo salvare ogni volta.

E nonostante ciò, mai un ringraziamento!

«Com'è fatta?»

«Acqua bollente, estratto di erica e, naturalmente, l'Essenza.»

«L'Essenza?»

«Varia da persona a persona, ed è un materiale legato in un qualche modo al paziente; nel caso del principe… ecco qui.» cincischiò dentro la tasca interna della tunica, poi estrasse qualcosa che sembrava un ciuffo di peli grigi.

«Cosa sono?» chiese Merlin, sospettando la risposta.

«Peli di asino.»

Il moro sorrise: ecco l'Essenza del prin-…


«Alzati!»

Quella voce…

Merlin mugghiò nel sonno, strofinando la guancia sul cuscino per ricevere calore e conforto.

«Ancora cinque minuti, Gaius…»

«E' un ordine, Merlin! Alzati!»

Quella voce era così familiare...

Sentendosi strattonato il giovane mago imprecò mentalmente contro chi stava osando disturbare il suo sonno.

Ma ormai era troppo tardi; lentamente la sua mente decifrò la realtà, abbandonando il mondo onirico e l'Essenza del principe.

Sbuffò contro il cuscino, mentre la mano molesta continuava a scuoterlo, sempre con più decisione.

«Ti butto giù dal letto, guarda! E non mi importa niente delle conseguenze!»

Quella voce… no, non apparteneva a Gaius.

Merlin grugnì di nuovo e si voltò aprendo piano le palpebre: così come i colori, inizialmente sfocati, presero nitidezza ed intensità, così i ricordi e la consapevolezza di sé tornarono a galla; litigio compreso.

La luce del sole lo ferì e lo costrinse a richiudere le palpebre, cercando la coperta per tirarsela via.

La trovò ammucchiata in un angolo, particolarmente soffice… ma con la mano sfiorò qualcos'altro, più leggero e setoso.

Merlin batté le palpebre, mentre la fastidiosa figura insisteva a torturalo, e si accorse di star stringendo qualcosa che assomigliava vagamente ad una tenda rossa.

Lo scocciatore lo richiamò ancora, schiaffeggiandolo.

«Ma ti ci vuole tanto per svegliarti, ogni giorno?! Santo cielo, povero Gaius!»

No, un momento… tende rosse? E da quando dormiva in un letto con tende rosse?

«MERLIN!»

Il ragazzo finalmente si voltò, scorgendo in volto l'uggiosa creatura.

Sussultò.

Di fronte a lui c'era… se stesso.

«Ma che diavolo?!»

«E' stata la mia stessa reazione!» convenne l'altro Merlin, disperato.

Il giovane mago si ritrovò a ridere della sua stupidità.

«Sto sognando… oh sì, sono ancora nel mondo dei sogni.»

«Non sai quanto vorrei che fosse così.» replicò l'altro se stesso, riottoso. «Ma invece quest'incubo è reale, dannazione!»

Merlin non riusciva a credere a quello che stava succedendo: un attimo prima sognava di Gaius che preparava una pozione con peli d'asino, un attimo dopo ecco che stava tranquillamente -o quasi- conversando con se stesso.

No, decisamente qualcosa non andava.

O il suo mentore gli aveva avvelenato l'acqua con qualche sostanza che provocasse allucinazioni, oppure era completamente uscito di senno.

«Tu non sei reale, sei nella mia testa…»

«Piantala di fare l'idiota, Merlin, e rispondimi: cosa ricordi di ieri?»

«Sei un'illusione… ora torno a dormire così sparisci!»

L'altro Merlin tramontò gli occhi al cielo col respiro corto ed un'evidente irritazione, e allungò la mano verso un cassetto.

Il vero Merlin invece fu colto da uno sbadiglio e si portò immediatamente la mano alle labbra. Qualcosa luccicò e lui si fissò perplesso le dita: da quando portava un anello?

E perché vi era inciso lo stemma dei Pendragon?!

Batté le palpebre diverse volte, col cuore che aumentava inesorabilmente i battiti.

No… pensò, sconvolto, guardandosi intorno disperatamente. No, no, no!

«Se tu sei me…» mormorò più a se stesso che all'altro, senza  sapere chi fosse di preciso il "tu".

«Io…»

Tutto ciò gli ricordava la stanza del somaro, ma non poteva essere reale…

Eppure... quello era il medesimo letto.

Quelle le medesime coperte.

Quelle le medesime tende rosse.

Si voltò cercando il se stesso e lo vide avanzare reggendo qualcosa tra le mani: uno specchio.

Prima ancora che potesse dire qualsiasi cosa l'altro Merlin gli aveva praticamente spiattellato l'oggetto sul naso.

«Adesso… mi vuoi… stare… a sentire?!»

Merlin batté le palpebre, dimenticandosi di respirare.

Di fronte a lui la superficie riflettente gli rimandava l'espressione pallida e sconvolta di Arthur Pendragon.

Un attimo di comprensione, poi accadde.

Merlin urlò.

Si era trasformato nel regale Somaro!



~To be continued~





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Angolo Autrice.


Avevo in mente da più di un mese di scrivere una fic su Merlin, naturalmente Methur (o Arlin, come preferite xD) e alla fine è uscita questa... cosa. E' un esperimento, ed è la prima volta che scrivo su questo fandom, quindi spero di non essere sprofondata nell'OOC, in quel caso chiedo venia e clemenza!
Piuttosto, mi farebbe mooolto piacere ricevere dei pareri da voi lettori, perciò... ai posteri l'ardua sentenza! u.ù

Note: 1. Non so quanto si dilungherà, ma sicuramente supererà i 10 capitoli. La mia idea è di scriverne 13, come gli episodi di ogni serie di Merlin, per il resto si vedrà! :)
2. L'idea dello scambio mi affascina... ho sempre pensato a quanto sarebbe stato comico se fosse successo in uno degli episodi. Non c'è stato e così mi sono presa la libertà di creare questa possibiltà! :)

Grazie in anticipo e arrivederci al prossimo capitolo! =(°-°)=



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