Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: virgily    11/09/2011    2 recensioni
"Ci vediamo dunque costretti a sguinzagliare le tre ombre della Regina: il fedele Cane; l’abile Ragno e la nobile Perla. Speriamo che la collaborazione di questi grandi enti della sicurezza inglese possano rendere sua Altezza fiera di voi, come sempre è stato.
Cordiali saluti.
Sua maestà, la Regina."
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si ritrovarono tutti e cinque al di fuori della struttura davanti le proprie carrozze. Per tutto il tempo del tragitto dall’ufficio di madre Catherine all’uscita non era volata neanche una minima parola. Silenzio, era lui ad accompagnarli
-Dunque, io credo che sia più saggio controllare la lista e vedere se sono presenti i nomi delle vittime...- bofonchiò’ Phantomhive annullando finalmente quella quiete funesta
-Bene. Credo di potermene occupare personalmente non appena saremo tornati alla Town house- rispose la giovane Duchessa sorridendo appena. Quel breve riso per un istante rassicurò Ciel, che per tutto il tragitto non aveva fatto altro che ripensare alla sua frase di poco prima:
“Non temiate sono pronta anche a questa futile eventualità”
In verità non era stata proprio la frase in se a turbarlo, più il tono con cui quella frase era uscita dalla sua bocca: beffarda, temeraria e, per certi versi, spietata
-Non dovete preoccuparvi my lady. A questo posso pensarci io- ribatte’ il maggiordomo nero guadagnandosi un’occhiata gelida da parte di quella che cominciava ad allettare il suo spirito diabolico
-Assolutamente. Insisto. E poi dovrò pur tenermi occupata mentre attenderò di assistere alla vostra lezione di scherma-
-Uh, una lezione di scherma a porte aperte. Sarei molto curioso di vedere come se la cava il mio Ciel- ridacchiò beffardo lord Trancy, che nel frattempo, aveva già elaborato qualcosa. A quell’affermazione Ciel s’irrigidì di colpo: Alois in casa sua. Era certo che ci fosse un motivo se il ragno aveva deciso di autoinvitarsi, e sebbene il suo istinto lo stesse implorando di toglierlo dai piedi una volta per tutte; il suo lato razionale e cortese sapeva bene che non accettare la sua presenza non sarebbe stato altro che un atto di pura villania nei suoi confronti, e questo non era nell’estetica del lord Phantomhive
-Se proprio lo desideri...- si limitò a rispondere dipingendo un sorriso storpio e del tutto finto. Tuttavia ad Alois non importava, lui mirava a ben altro e proprio grazie alla “generosità’” di Ciel si stava avvicinando sempre più al suo primo obbiettivo.
 
Elegantemente seduta allo scrittoio di cui la sua stanza era fornita, lady Killarney maneggiava con cura svariati fogli di carta che non esitava a leggere con fervore. Ben quattro nomi di donna passarono sotto i suoi occhi, ma quella che attirò maggiormente la sua attenzione fu proprio Mary Angie Wotton.
“Mary Angie Sunset fu moglie di un modesto medico, il signor Gregory Wotton, e madre di Juliet Wotton, futura moglie di un ricco commerciante di seta. Venne ritrovata carbonizzata assieme al corpo della figlia dopo l’incendio avvenuto all’orfanotrofio di Santa Clara nel 1859. Questa aveva passato la sua infanzia presso l’orfanotrofio dividendo la stanza con Angelica Winter; Tamara Lovejoy; Claire Wellbeloved e la sua gemella Daisy Sunset.”
Un sorriso amaro si disegnò tra le labbra della giovane lady, che afferrando un secondo foglio, scritto a mano da lei stessa ricopiando i punti chiave degli articoli dei giornali, lesse con disgustata curiosità le seguenti notizie:
Angelica Winter: 35 anni, ritrovata in un vicolo di Londra priva degli arti superiori e del fegato.
Tamara Lovejoy: 38 anni, scovata nella piazza del mercato priva degli arti inferiori, dei reni  e del cuore.
Claire Wellbeloved: 36 anni. Ritrovati solamente gli arti e la testa sigillati all’interno di una pattumiera a Piccadilly.
-Che sia solo una coincidenza?- pensò ad alta voce tra se e se mentre distrattamente sorseggiava del thè, ormai freddo. Corrucciò’ le labbra e ingerendo alla svelta quel poco della bevanda congelata, il suo viso assunse un’aria del tutto stizzita e nauseata. Rimise la tazzina al suo posto e sollevandosi dalla seggiola si diresse ad ampie falcate verso il tavolo dei liquori, proprio accanto alla porta che portava ai bagni. Lentamente sollevò il globo di cristallo che fungeva da tappo alla sontuosa bottiglia lavorata e versò il suo contenuto ambrato all’interno di un piccolo bicchiere di vetro trasparente. Dopo aver riposto il tappo sulla sommità del collo del pregiato contenitore, Viola afferrò velocemente il suo bicchiere e ne saggiò un sorso. Amarognolo e forte il liquido cominciò a scendere liscio nella sua gola, infiammandole in un attimo l’esofago. A quella sensazione di piacevole tepore al petto, non seppe resistere e sorrise
-Quello è Brandy invecchiato di dodici anni...- la voce schietta e malevola del giovane conte, che fissandola divertito sostava con le spalle allo stipite della porta sorrideva a sua volta alla sua espressione compiaciuta
-Non lo sapete, mio caro Ciel, che è consuetudine farsi annunciare, o come minimo bussare, prima di entrare nelle stanze di una donna?- domandò sollevando un sopracciglio mentre osservava come, con passo deciso e fiero, il giovane lord Phantomhive si avvicinava a lei con impresso un sorriso beffardo sul volto
-E voi, Viola, lo sapete che non è bene che una donna beva prima dei pasti?- si fissarono per qualche istante, sfidandosi e studiandosi, proprio come la prima volta. Tuttavia, dopo pochi attimi, ambedue scoppiarono a ridere e lasciando andare il bicchierino sul vassoio argentato la giovane rispose
-Rilassatevi conte. Mi stavo solamente rifacendo la bocca. Il sapore acre del thè gelido mi ha turbata- e quando si voltò per guardarlo in viso, ecco che quel bambino già si era accomodato alla sua scrivania, studiando le sue scartoffie. Gli occhi grandi della donna rotearono fissando esasperati il cielo, ma subito dopo rise sotto i baffi, dopotutto la sua curiosità poteva considerarla “tenera”
-Siete riuscita a fare questo in due ore?-  domandò stupito leggendo attentamente il contenuto di ognuno di quei fogli, rimanendo incantato dalla calligrafia elegante e sofisticata che la sua ospite aveva adoperato
-Beh, dovevo fare qualcosa mentre eravate alle prese con i vostri impegni. E noto con molto piacere che il mio tempo è stato speso bene...- delicata e silenziosa la duchessa giunse sino alle spalle del giovane conte, e chinandosi appena lasciò scivolare le mani sulle sue clavicole, incorniciandogli il collo in un abbraccio che lo turbò. Stupore, calore... Un tepore che non sentiva da troppo tempo aveva improvvisamente cominciato a bruciargli il petto
-Siete molto teso conte- sussurrò nello stesso modo dolce e sensuale con cui la sera precedente lo aveva catturato, imprigionandolo in una gabbia da cui nessuno, neanche il suo maggiordomo, sarebbe riuscito a trarlo in salvo. Come se il suo fiato morbido e suadente lo “tentasse” mediante la tenerezza della sua voce. Il suo corpo era rigido, e il cuore intrepidamente pulsante nel suo petto... Come se quel gesto amorevole fosse riuscito a sciogliere il gelo che intorpidiva sempre più quella parte di lui che aveva mostrato a due persone soltanto in tutta la sua vita: sua madre e suo padre. E tutto ciò, per quanto potesse sembrargli assurdo, gli piaceva. Tuttavia lui era Ciel Phantomhive, e nella sua nuova vita non c’era più posto per le sdolcinatezze
-Semplicemente non amo questo genere di smancerie- rispose seriamente senza minimamente scomporsi, lasciando la donna piacevolmente interdetta. Viola sorrise, ci vedeva un po’ di se dentro quella corazza apparentemente inattaccabile. Forse era proprio questo a renderla così spensieratamente materna nei suoi confronti
-Peccato. Gli abbracci portano sempre del bene. Soprattutto ai bambini...- rispose sollevandosi dalla schiena piccola del giovane conte, trascinandosi fino alla grande finestra che dava all’imponente balcone in marmo bianco. Osservava tristemente le grandi nuvole che lentamente si espandevano sul cielo azzurro di cui avevano goduto qualche ora prima. Dal canto suo Ciel rimase immobile per svariati attimi, senza fiatare. Quella frase, in un certo senso, lo aveva “ferito”. Non nell’animo e tanto meno nel corpo...  Ma nell’orgoglio, ed era questo a fargli male.
Un tuono forte ed impavido ruppe quel fastidioso silenzio straziante, precedendo una frase che giunse amara all’orecchio della giovane duchessa
-Rimangiatelo- e non appena Viola si voltò, rimase inchiodata con le spalle contro la finestra, messa alle strette dalla vicinanza e dallo sguardo spietato del piccolo Ciel
-Prego?- domandò con una punta di stizza e superbia
-Rimangiatevi ciò che avete appena detto- ribadì scandendo parola per parola la sua richiesta
-Cosa dovrei rimangiarmi? Il potere benefico di due coccole? O il fatto che voi siete un bambino?- nella seconda domanda Ciel riuscì a vedere il tono malevolo e di sfida che trasudava dalle sue labbra, e ciò fu imperdonabile
-IO sono Ciel Phantomhine, e non sono un bambino-
-Dimostratelo allora...- eccola li, nuovamente ad assalirlo quella fastidiosa sensazione che provava ogni qual volta che con quelle iridi  la duchessa lo guardava “in quel modo”: con un sopracciglio elegantemente sollevato verso l’alto; le labbra distese sopra un ghigno insolente. Strinse i pugni per mantenere la calma, digrignando silenziosamente i denti tra le labbra.
“Dimostrare di essere un uomo” ma come? Cosa doveva fare? Ci pensò a lungo, e più passava il tempo più sentiva il peso di quello sguardo sopra di lui. E ciò cominciava a diventare pericoloso
-Ma come, il gatto vi ha morso la lingua?- ridacchiò avanzando appena, accorciando quella breve distanza che permetteva a Ciel di respirare regolarmente sebbene si sentisse smarrito. Eppure Viola non riusciva a farne a meno, provocarlo e ammirare come il giovane conte si mostrasse sereno, semplicemente intatto. Più si avvicinava e più sentiva che c’era qualcosa ad unirli, un legame... Un passato simile, una perenne tristezza che aleggiava e risiedeva nel profondo dei loro occhi, ed ogni volta che questi s’incrociavano non potevano far altro che lasciarsi andare e capirsi. Fermandosi proprio innanzi il giovane, la piccola lady s’inginocchiò ai suoi piedi, così che guardarlo in viso fosse notevolmente più facile. E allungando la mano piccola e guantata gli carezzò il viso, soffermandosi sulla guancia e la curva dell’occhio scoperto, rapita dal blu intenso della sua iride e da ciò che essa celava al suo interno
-Dov’è quella forza che irradia il tuo viso? Dov’è quella splendida luce?- ridacchiò spavaldamente prima di sentire una stretta al polso. E quando mise bene a fuoco vide le dita affusolate e tiepide del ragazzo stringerle la pelle, sebbene non le procurasse il minimo dolore o fastidio, in fondo nessuno ci riusciva. Tuttavia Viola si ritrovò servita di ciò che da tempo cercava: un riso sadico, i lineamenti rigidi e duri, e occhi che non ammettevano alcuna pietà
-Duellate con me, lady Killarney. Sono certo che non ve ne pentirete-
-Duellare dite? E sia- rispose finalmente strappandogli un sorriso, che pur essendo lieve, era sempre un sorriso. Lentamente lasciò che le sue dita scivolassero sul polso della donna, giungendo alla sua mano. Con eleganza Ciel aiutò Viola a tornare in piedi, e quando questa riuscì a sollevarsi del tutto, in quel preciso istante Sebastian bussò alla porta, facendoli sobbalzare
-Perdonatemi. Ma i preparativi per la lezione sono terminati- affermò inchinandosi appena portando una mano al petto
-Bene. Spero, mia cara Viola,  che la mia proposta non vi rechi disagio- affermò beffardo il più basso facendola ridere di gusto
-Oh Ciel, voi neanche vi immaginate quanto mi divertirò a disarmarvi-
-Sembrate molto sicura di voi stessa my lady-
-Ho i miei buoni motivi per esserlo- rispose mettendo fine a quel breve testa a testa che incuriosiva e divertiva il giovane demone che, nel frattempo, osservava con cura il volto del suo padrone: non lo aveva mai visto così “preso” dalla voglia di duellare
-Chiedo venia. Quindi Lady Killarney parteciperà alla lezione?- domandò guadagnandosi gli sguardi dei due giovani nobili
-Certamente. Consideralo un “giochino” tra me e il tuo padrone- ridacchiò facendolo fremere. Nel suo tono, Sebastian riusciva a leggervi una sottile aria malevola che caratterizzava la sua voce come “seducentemente diabolica”. Inarcando compiaciuta le labbra la donna ebbe il privilegio di gustare lo sguardo cremisi del maggiordomo che si tuffava nel suo; esso tuttavia non era come quello folgorante e proibito di qualche ora prima, o come quello intenso della sera prima. Notò infatti con un certo disappunto che questo era notevolmente sminuito, tenue... Come se fosse distratto da altri pensieri piuttosto che a lei, e fu questo a convincerla a cambiare traiettoria
-Bene. Credo che sia ora di prepararci. Sarebbe scortese far attendere ulteriormente lord Trancy- affermò fissando il pavimento. Era sconcertata, o peggio ancora, delusa... Come se quel scambio continuo di sguardi fugaci ed intensi gli fossero da sempre piaciuti, e questo improvviso “cambiamento” da parte del giovane maggiordomo l’avesse “ferita”.
-Non sia mai!- aggiunse il conte con sarcasmo, dirigendosi velocemente verso il suo servitore, il quale ancora guardava la giovane donna che aveva davanti, impietrito. C’era qualcosa che non andava in lui... E ciò cominciava a turbarlo parecchio. Aveva bisogno di risposte, perché’ sicuramente c’era un motivo se quella donna esercitava un certo impulso nei suoi confronti, e avrebbe fatto di tutto per scoprirlo
-Su andiamo Sebastian, suppongo che la nostra ospite debba cambiarsi d’abito- disse freddamente Ciel stupendosi del fatto che il suo demone si fosse distratto per un attimo, lui che era sempre attento e in guardia
-Si signorino- rispose fissando per qualche decimo di secondo un’ ennesima volta la ragazza, che tuttavia non volle ricambiare.
Quando i due uscirono finalmente dalla sua camera, Viola non aspettò neanche un secondo e chiamò la sua amata Cecily affinché’ l’aiutasse a prepararsi per l’imminente battaglia
-La tenuta da scherma? Volete davvero duellare contro il signorino Ciel?- domandò stupita. Lady Killarney infatti non amava mostrare le sue abilità ad estranei, e questo improvviso cambiamento la lasciò fortemente provata
-E’ una sfida a cui non posso tirarmi indietro. E poi chissà... Potrei anche battere il suo maggiordomo- ridacchiò beffarda fantasticando su di un loro ipotetico duello: lei contro un demone, una sfida a colpi di spade e sguardi
-Il signor Sebastian sembra possedere un’innata abilità in tutto. E’ un uomo dalle mille sorprese- ridacchiò sotto i baffi la moretta facendosi colorare le guance di un soffice color porpora, cogliendo immediatamente l’attenzione della sua padrona
-Dovete fare molta attenzione con quel maggiordomo mia cara Cecily- rispose seriosa mentre s’infilava la calza maglia candida
-C-Certo signorina- rispose abbassando lo sguardo, sebbene sapeva che le era particolarmente difficile resistere ad un certo desiderio che provava nei confronti di quell’uomo. Eppure era una sensazione priva di un qualsiasi sentimento, Cecily lo riconosceva, però era quasi più forte di lei... Come se Sebastian Michaelis tentasse di indurla alla lussuria
-Con “dovete fare molta attenzione” intendo che gradirei che quell’uomo mantenesse una distanza di sicurezza da voi- affermò voltandosi di scatto, fissando intensamente le iridi scure della sua cameriera. Questa, quando vide le iridi profonde e ardenti della sua padrona arrossì ulteriormente, intuendo che Viola avesse capito la sua difficoltà
-Cecily, dopo tutti questi anni per me sei un’amica carissima. E se devo vederti con un uomo, gradirei che questo sia almeno uno che tu ami davvero- “ uno che provi anche una briciola di sentimenti umani. Uno che non macchi la tua purezza con la sua essenza infernale” pensò stringendo appena le mani della donna tra le sue. Di questo Viola era veramente preoccupata: che la purezza della sua migliore amica venisse deturpata da un demone sadico e senza scrupoli.
 
Nell’altra ala della casa, invece, proprio nelle stanze di lord Ciel, uno stranamente silenzioso Sebastian preparava il suo giovane padrone al duello che avrebbe dovuto affrontare con l’unica donna che era stata un grado di farlo distrarre, ma infondo era certo che tutto ciò non fosse soltanto uno scherzo del fato, ne era pienamente convinto
-Sei troppo silenzioso per i miei gusti- sussurrò con stizza mentre l’uomo gli annodava il fiocco al colletto della casacca azzurra. Ciel non era stupido, e aveva ben capito che c’era qualcosa che turbava l’animo del suo demone, e tutto ciò lo trovava sadicamente divertente
-Stavo solamente pensando signorino- rispose tranquillamente sorridendo in quel modo sfacciatamente sereno che distruggeva continuamente i perfidi sogni del piccolo Ciel
-Ebbene? A cosa ti hanno portato i tuoi pensieri?- domandò lasciandosi andare sul letto, sedendosi comodamente sul suo giaciglio, osservando curioso il suo mero maggiordomo
-E’ soltanto una supposizione, ma credo che Lady Killarney non sia del tutto umana...-
-Me ne sono accorto. E’ anche per questo che ho deciso di sfidarla... per vedere fino a che punto il suo corpo può spingersi. Ma dubito di riuscirci da solo. Perciò Sebastian: nel caso dovessi perdere, dovrai duellare con lei. E’ un ordine- e con quell’ardore negli occhi, Ciel fissò il suo diabolico servitore, che d’impulso fece brillare le sue iridi cremisi di una luce violacea e rovente, proprio come i suoi pensieri: lui, faccia a faccia con lei, finalmente.
-Yes, my lord- rispose eseguendo un inchino pieno d’enfasi, come se fosse onorato di svolgere quel “delicato” incarico tant’è che sul visetto di Ciel un ghigno gustosamente maligno e spietato si dipinse sulle sue labbra
-Di un po’, razza di demone: non ti sarai per caso infatuato della mia ospite?- fastidiosa e pungente, affilata come una lama quella domanda colpì in pieno il diavolo, disarcionandolo. 
E se fosse vero? Se davvero un angolo remoto del suo cuore carbonizzato e privo vita fosse stato colpito da uno spiffero di calore? Di amore?!
Ci pensò pochi istanti, poi scosse il capo divertito dall’assurdità che era uscita dalla bocca del suo padrone
-Sono un demone Bocchan. Questo genere di sentimenti non mi sfiora neanche- rispose con tono sereno e pacato, fastidiosamente tranquillo. Lord Phantomhive non riuscì a trattenere un sottile ghigno scettico, sollevandosi dal suo giaciglio con aria superba e inattaccabile, mascherando il più possibile la sua delusione
-E’ un vero peccato. Sarebbe stato divertente vederti alle prese con una donna di cui non ti interessi l’anima o la purezza- ammise voltandosi appena, inchiodandolo con lo sguardo più spaventosamente sincero che Sebastian Michaelis vide in tutta la sua lunga vita.
  
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